Paolo Costa - Dell'arte poetica

6 SERMONE D ' amor pel suo subhietto , che non osa D' abbandonarlo : pesta , indi ripesta L'orme calcate , e per minut~ narra Tutto che viengli in fantasia. M' adduce Ad un palagio ? La facciata , i portici E le ca1nere tutte ad una ad una Mi vien mostrando ; le dorate porte , E le travi dipinte , e i ricchi marini , E vuoi che ogni balcone, ogni cornice , '0gn.i specchio, e tappeto , e cento e cento Zacchere io guardi, e non rifina mai D' intronarmi g~i orecchi: finalmente Sull' erbe del giardin stanco mi lascia. Oh vani sforzi ! Oh misera ricchezza! Mandan gran luce pochi segni e veri , Come poca favilla alza gran fiamma. A Dante guarda e a Lodovico : tutto Che ti accennan costor tu vedi e palpi. Fuggi il tro~ ma guardati che mentre Cariddi evìti non oifenda in Scilla. . . Quando breve esser voglio , oscuro , magro , Smilzo son fatto : dilombato e fiacco Fui dianzi ? ora son duro. Andai pedestre ? Or tumido pallon varco le nubi. Vuoi tu degni del cedro i versi tuoi '? Varia le cose e i suoni : chi ritocca Sempre una corda , chiama in su le ciglia Degli ascoltanti il sonno. Aborro il suono

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==