Paolo Costa - Dell'arte poetica

38 Fin qui è dimostrato evidentemente che il tempo :finto deve essere di necessità maggiore del tempo reale. Ma di quanto? Si potrà estendere, dicono gli odierni s~guaci di .Aristotile, a ventiquattr~ ore o poco p1ù. Ma ch1 fece questa ltgge? Aristotile, ripigliano. AristotiJe non istabi lì una legge, ma espose un fatto dicendo: La tragedia si sforza quanto è possibi.le di restringere il ten1po delJa sua azione in un solo giro di sole , o variarlo di poco. Dice che la tragedia si sforza e non dice ch'ella sia obbligata a questa legge. Ma, dato pure ch' ei dicesse che ne è obbligata, dovrcn1o noi anteporre J' autorità di quel Filosofo ai consigli della ragione? Io non trovo argomento che mi ()i mostri che il fingere i l tempo dell'azione maggiore delle 24 delle 28 òeJie 30 ore faccia ntoslruosa la favolct , ma ne trovo per concludere che mostruosa Ja può fare i l tempo o troppo ristretto, o allungato al di là di alcuni ljmiti. A fine di c h i ari re questa rn i a op i n i o n e l a d i scorro c o sì : Supponiamo che Sofocle a \' esse "·oluto far creÒ ere che i casi, pei quali Ed ·ipo viene dalla prosperità alla miseria, fossero accaduti in tre ore: Chi non direbbe essere inveri:iin1i le il procedere eli tante cose i n sì corto spazio di ternpo? Supponiamo all'incontro che il poela avesse voluto far credere che que ll e cose medesime fossero avvenute· in più mesi ·: chi non direbbe essere inverisimiJe che in tempo sì Jungo non si fossero operate altre cose oltre a quelle che si veggono nella Tragedia? E perchè fingtre tanto tetnpo per sì poca materia? Da queste due supposizioni ~i ricava che il poeta teatrale di mente discreta si studierà di ragguagliare il tempo finto alla quan-

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