Memorie di un garibaldino

Memorie di un Garibaldino 37 sito splendido che io preconizzava ; e poi dicevo delle merav1glie della mia Firenze, e del campanile di Giotto che sarà stato lungo come cinquanta volte quello della parrocchia di Modugno, e della cupola del Duomo che poteva essere a un bel circa come cento paghai tutti insieme, e delle nostre ! statue greche che erano belle quasi quasi come la Carolina, t delle Cascine, e dei Fiorentini arguti, l e del trasporto della Capitale,. e dei buzzurri che vengono nell' inverno dalla ~vizzera a far la patioM. . A notte inoltrata ci separammo, e dovetti dire che sarei andato la mattina di poi a far colazione con loro. Povera Carolina ! avea pro~esso di apparecchiarmi i ct·ostini col burro e un caffè e latte coll'uovo ; ma i fati disposero che la colazione, e quello che poteva veo]rne ìn appresso, rimanessero allo stato di ghiotto ed erotico desiderjo. Infatti appena r ientrato in caserma, trovai sottosopra H reggimentq, e tutto fn preda a una smodata allegrezza. « Che c' è egli di nuovo ? » dissi all'amico mio Antonio, quello stesso che era venuto con me il giorno della partenza da casa « Non sai tu? » mi rispose.tutto raggiante l'amico : « Bottino ha annunziato alle Camere che si fa la guerra all'Aus..tria, e noi domattìna partiamo. Si va su in Lombardia. » , Saltai al collo di Antonio, e mandai al diavolo i bene avviati amori. L'ordine era. propriamente venuto che parttssimo sol- l lecitamente, che bisognava fra pochi gior·ni attaccare il fuoco. ·Prima dell'alba dovevamo essere in marcia. alle due dopo mezzanottd sarebbe sonata la diana. Ma io vi so dir·e che non c'era punto bisogno de11a sveglia. Ognuno di noi era affaccendato a ripulire il fucile, a rHustrare le buHetterie, ~ rjmettere i bottoni mancanti delle ghe1 te, a fai"e castelli in aria sulle prossime vicende della guerra oramai inevitabile. Avevamo fatto venire in caserma qualche barHotto di vjno, e bevevamo allegramente fumando e cantando. Due fiorentini usi a gh·andolare p0r i Carnaldoli, nelle serene notti d'estate, con la ch1tarra al collo e co a , la vena della poesia sempre a tiro, si sfidarono alla Singolare tenzone dell'ottava, e non appena, , uno dei due ebbe incominciato il canto, una folla· di ga· \ '

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