Ernesto Mezzabotta - Il 1848

11 1848 25 Il segretario, vistosi solo nella sua camera prese il lume e accostatosi alla finestra lo alzò e lo abbassò tre volte. ~ ·Un fischio rispose -a quel segnale. Allora l'abate aprì la finestra. Subito un essere bizzarro, metà contadino e metà cac~iatore, s'inerpicò colla rapida agilità della scimmia, su pel muro, e venne a po· sare i gomiti sul davanzale. L'abate si chinò all'orecchio dello -sconosciuto visitatore, _e gli mormorò alcune parole che l'altro ascoltò colla più profonda attenzione. Poi scom f)arve senza strepito, come era venuto. L'abate chiuse la finestra e se ne andò a dormire col sonno tranqoillo del giusto che sa di non doversi alzare all'alba, malgrado gli .ordini cardinalizi. .. Infattf, all'ora in cui la carrozza doveva essere pronta, un mozzo di stalla venne con aria spaventata a dire a Sua Eminenza cho i cavalli, affranti Idi febbre, molli di sudore e di schiuma, non potevano levarsi dallo strame ove erano sdraiati. Il card!nale esaurì tutto il ricco dizionario di bestem.. mie della lingua tedesca e del dialetto veneto, che sotte questo rapporto può essere considerato come una lingua madre. Fu mandato a chiamare il veterjnario comunale. Questi, esaminati quei nobili animali, dichjarò che essi erano rattrappiti per l'errore commesso di lasciarli freddi de esposti all'a.ria, dopo che per la lunga corsa fatta e· rano grondanti di sudore. La spiegaz1one a rigore era an1missib~le. Ma quando final!I!.ente in mezzo a ~un profluvio di paroJe tecniche

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