Ernesto Mezzabotta - Il 1848

' ' ~BIBJ_jlOTECA PATRIOTTICA • PER ROMA EDOARDO PERINO, EDITORE•TIPOGRAFO Pi dzzetta e Vicolo Sciarra, 62 z886. -

Proprietà Letteraria dell'Editore EDOARDO PERlNO ' MAZ 0700 00025 l •

• IL1848 C..\ PlTOLO I. La taverna di Charing-Cross - L'ordine di rivolta - Il gran ballo di Febbraio - Luigi Filippo a gambe all'aria - L'imperatore d' A.ustria a rotta d~~ collo - . . La Germania - Pauv·a generale de,: brigant~ - EleZ?·one di Pio IX. Lasciamo per un momento le inc~ntevoli terre d,Jtalia, sorrise dal paltido sole di novembre che si illumina ·dei più belli suoi raggi, come per affrontare con mag~ ior gaiezza le nevi imminenti. · Rechiamoci nel paese della birra e della nebbia, dove risuona perpetuamente il fragore del ferro percosso, dove ' il fischio del vapore empie di" continuo raria, dove il lavoro, nume del nostro secolo, ha eletto il suo tempio di ferro e d'oro. Rechiamoci sulle rive del Tamigi. t Siamo nel mese di novembre 1847; e in tutta Italia, jn utta Europa, una greve pesantezza di servag~io piomba sul petto affaticato dei 'Popoli. .. •

' ( BIBLIOTECA PATRlOTTlCA Oh, cerchiamo, cerchiamo un asilo nella libera Inghilterra, dove prepotenza di1 ministri e orgoglio 4i re si · frangono innanzi alla porta chiusa Jel più umile cittadino; dove le ingiustiz.ie e le tirannie si discutono sempre, non già a por :·.e chiuse e al cospetto di giudici venduti, -··· ,, ~ · ma innanzi al più grande tribunale del mondo - quello del Parlamento - con tutto il popolo britannico spetta- · tore interessato! .. Sii benedetta, o terra inglese; e .non già pei fumaioli · innumerevoli donde sfugge a neri torrenti il fumo delle tue officine. non pei vascelli poderosi che solcano tutti i mari, non pei fiumi d'oro che il Tamigi instancabile versa ai piedi dei tuòi lordi e dei tuoi princìpi mercanti. No; io ti benedico ·perchè nel tuo libero suolo trovarono asilo inviolabile i grandi nostri che lo straniero 1 perseguitava a morte; perchè la generosa parola dei tuoi ministri marchiò a fuoco gli atroci ~ominii che tortura- , van9 l'Italia, e proclamò il governo borbonico « La negazione di Dio; » perchè sotto l'egida invitta delle tue lib~rtà poterono pensare e combattere per la patria col loro che erano destinati a r~dimerla, Ma1Jzini e Garibaldi. .. ·L'unghia · grifagna dell'Austria, che si distendeva fru. gando per tutto il continente, si arrestava dinanzi all'oceano che, com~ una corazza di diamante, cinge la grande Isola ~Hanca, la formidabile Albione. Avventurjamoci dunque per Londra seuza paura. A ' Vienna, a Madrid, a Parigi, a .Milano, a Roma, a quest'dra un birro ci avrebbe adocchiati, e udendoci a parlare di Patria ci avrebbe arrestati senz'altro. Ma qui la perso·na e la parola sono liberi, e non ci sono sbirri tedeschi che ci ' vengano a seccare... •

IL 1848 5 Nella Taverna germanica di Charing-Cross, uno dei quartieri più poveri di Londra, convengono la sera, gli addetti all'Ùmile è onesta corporazione dei facchini di carbone. ' Colà, per poche penees, banno un bicchiere di ·gin o di brandy che scuote le membra assiderate, distrugge l'effetto della nebbia, ed è considerato dal cokney (proletario inglese) come il compimento indispensabile di una buona giornata. La taverna, quantunque abbja nome di germanica, e quantunque sia tenuta da un tedesco, non ha la menoma preferenza in fatto di avventori; inglesi, francesi, tedeschi, americani sono accolti collo stesso Sorriso, la cui espansione varia soltanto secondo la capacità bevitoria . dell'avventore e la sua solvibilità riconosciuta. Al .fianco dell'immenso bancone, coperto di latta in- , chiodata nel legno, che serviva di trono al fortunato monarca dei liquori spiritosi, si apriv& la porta di uno stanzino riservato, che gli abituati della grande stanza terrena affumicata non contemplavano fuorchè con un rispettoso terrore. QueHo stanzino riceveva di tanto in tanto la visita di uomini che avevano l'aspetto di commessi di negozio, di impiegati nell'amministrazione .della City, o di addetti alla sagrestia ·della chiesa di San Paolo; insomma dì una classe di cittadini immensamente al disopra di quella dei frequentatori ordinarii. Nello stanzino si portavano bottiglie di rhum, bicchieri dpumanti di ala freschissima, e talora del buon vino di · Porto -- il celebre vino di Porto che forma, nella mente del popolano britannico, qualche cvsa di simile al nettare serbato alle labbra celesti. · •

. \ ' ' 6 BIBLIOTECA PATRIOTTICA È inutile il diro che il rlspetto dei clienti spiccioli ai frequentatori dello stanzino era appunto basato sulla qualità di ciò che questi ultimi bevevano. Come mai un semplice bevitore di gin, p(lr es( ·m pio, avrebbe potuto lòttare con un signore che avr'ebbe potuto beversi, e forse si era bevuta un'intera bottiglia di Porto!.. La verità di questo fatto ~ così evidente, che i gran signori dell'aristocrazia credono di adempiere a un sacro dovere quando, alla fine di un pranzo, in seguito alle co· piose libazioni, vanno ~ ruzzolare sotto la tavola. Orbene, la sera del novembr~ 1847 di èui abbiamo gtà p~rlato, lo stanzino di Cbaring-cross era al gran completo; che vuoi dire che c'erano le. dieci o dodici persone che avevano a intervalli .l'abitudine di frequentarlo. L'adunanza non si era cuasi mai trovata così nume- .rosa; il che indicavaJ o che : 1 quella sera vi' doveva essere una solenne sbevazzata, ovycro che si doveva trattare di cose gravi. Ma bastava un'occhiata alla tìsono ~ . ·· ·. di quei congregati per assicurarsi che essi non si . ~ ~. Junavano certamente per bere. . Erano i volti oscuri, robusti, caratteristil uei capi di popolo; fronti auguste, pr edestinate, suìle quali par che Dio abbia impresso il segno di luce che deve farle riconoscere; fJ•onti di pensatori e di poeti, occhi di guerrieri valorosi e di martiri. Uno sopratutto di quei raccolti spiccava -per la nobiltà della sua fisonomia, per la profondità e i 1 lampo dei suoi occhi, per la dolcezza veramente ape 3 Jolica delle sue maniere e della sua voce. Quando ci furono tutti, uno di loro fece segno che vo- · leva parlare: • {

IL 1848 7 - Siamo tutti~ .. - siamo soli~ - domandò, più per formalità di abitudine che per diffidenza. Gli adunati si contarono, erano quanti dovevano essere, undici. - Posso procedere alla relazione~ - disse quegli che aveva già parlato, e che sebbene avesse aspetto nobiUssimo e autorevole, pareva nondimeno occupare fra quei raccolti una posizione inferiord. l/uomo dalla testa di apo.stolo fece un cenno di sì. Allora il giovane trasse di tasca un foglietto coperto di .cifre minutissime e intelligibili a · lui solo; quindi co- . . ' minCIO: ' - Il coute Firmian, a Milano, ha fatto scoprire' e sequestrare il _ deposito d'armi di via della Spiga. Tre dei nostri sono stati arrestati, e a quest'ora saranno stati giustiziati. .- Sangue di martiri!.. - disse l'apostolo senza batter J palpebra - Il terreno ne sarà fecondato. Un uomo dal limpido sguardo, dalla barba e dalla capigliatura bionda, dai modi bruschi e soldateschi prese la parola. - Maestro - disse - mi pare che non sarebbe inutile il provvedere. perchè qualcuno di noi fosse di persona · sul luogo. - E perchè, capitano Garibaldi!.. - rispose colla sua voce impassibile colui eh~ era sta~o chiamato Maestro. - Perchè l'idea di povera gente che arrischia la vita, mentre noi, che li abbiamo incitati all'opera, stiamo qui al :-:sicuro, mi pare intollerabile .. - Capitano - risposa con asprezza il ·maestro, voi non sapete nulla di politica - Il vostro coraggio è eroico, il vostro braccio ha fatto le sue prove a Montevideo e

8 l BIBLIOTECA PATRlOTfiOA altrove; ma la condotta degli avvenimenti~non vi si conviene. Quelli che muoiono per la patria sono ben più fortunati di quelli che devono pe1 vantaggio della patria sfruttare questi martirii. Garibaldi fece un moto. 1 , - E dèl resto - aggiunse Mazzini, chè il presidente di quella riunione era appunto l'apostolo genovese - a del resto verrà giorno in cui tutti pagheremo di persona; e questo giorno è vicinissimo. Proseguite, fratello. Il relatore seguitò: , - Il signor S...... che è entrato nell'ultima combinaziqne ministeriale francese, si è impegnato a spingere il re Luigi Filippo e il suo ministero alla proibizione dei banchetti patriottici. S... e gli amici di laggiù contano che questa misura odiosa spi'ngerà all'armi il popolo; del resto Lamartine, che in questo momento è popolarissimo, d:i- , chiara che se questo fatto si verifica egli è risoluto a sollevare Parigi. - Lama.-ane è dei nostri?.. - domandò con accento ~f · . tedesco pro~unziantìssimo un signore dai capelli bianchi e dall'aspetto grave, che fino allora non a-veva pronun ciato una parola. - Dio ce ne guardi! - esclamò vivamente Mazzin - Lamartine, quel verboso pallone di vento, ammesso ai nostri consigli!.. Egli sarebbe capace di venderei tutti pel piacere di trovare una bella frase. E poi. .. Gli altri tacquero, aspettando. - E poi - concluse Mazzini - è impossibile che io ' mi trovi in · pieno accordo coll'uomo che ha chiamato l'Italia la terra dei morti. , - · Nondimeno ce ne serviamo - osservò con tristezza Garibaldi.

'., IL 1848 9 - Sì, come di uno strumento che si spezza quando si è adoperato. É imminente il giorno del1a luce, capitano; e vedrete allora quanti idoli infranti fngombreranno di loro rottami il pavimento!.. Per ora... lavoriamo!.-. Il segretario7proseguì la lettura delle sue note: · - Il fermento in Ungheria è giunto al colmo. L'Austria, non trovando altro mezzo, ha suscitato contro gli Ungheresi l'antica rivalità dei Croati Si annunziano imminenti le ri"Yolte; il conte Andrassy, presidente del comitato di Budapest, chiede soccorsi e facoltà di agii e. - Andrò io, se il consiglio lo permette! - esclamò uno dei membri dell'adunanza, balzando in piedi! - Vivadio, signori!.. bisogna che H sole ungherese illumi~i an~ora una volta la spada di Kossuth!.. - Che· ne dite, fratelli 1 - rispose Mazzini, volgendo intorno uno sguardo -= Il nostro fratello Kossuth chie~e il permesso: di andai e a mettersi alla testa della rivoluzione ungherese. P~r mia parte io approvo questo divisamento, che farà tremare sulla sua base il colosso infernale di Vienna. - Noi approviamo! - risposero a una fola voce gli adunati. - Oh, grazie, signor~!.. - esclamò Lodovi co Kossuth, balzando in piedi con aspetto così rjsoluto, così pieno di fede e di entusiasmo, che avrebbe ispirato la fede a qualunque incredulo. Garjbaldi si levò anch'egli, e coglì occhi umidi si gettò fra le braccia dell'ungherese, esclamando: - Fratello, come t'invidio! - Partirete domani, Kossuth- d1sse Mazzini al~ futuro dittatore dell'Ungheria: ;- Proseguite,"t" Orsini; credo che avete aneora molte notizie da comunicarci.

lO BIBLIOTECA PATRIOTTlCA E le più gravi! - rispose Felice Orsini, che es· sendo il più giovane della comitiva faceva appunto l'ufficio di segretario. - Una lettera da Milano ci avverte che fra poco la rivoluzione scoppierà con noi o senza di noi. - Guai a loro ! - griàò Mazzini sorgendo irritato -· Se il loro moto=non è coordinato con quello di Vienna, siamo perduti! - Nondimeno, maestro, bisognerebbe vedere di contentare quella gente, tanto più che il Piemonte, sotto re Carlo Alberto, si traveste da liberale per attirare a sè ·le popolazioni 1ombarde. - Chi sono i capi rivoluzionari acc~nnati nella lettera? - Emilio Visconti-Venosta, Cesare Correnti, Gabrio Casati e Cesare Cantù. - Male, male 1...• - borbottò il maestro- Di costoro non c'è che Emilio V1sconti-Venosta, buono, è fidato repubblicano ; gli altri sono intinti della pece monarchica .... Poj, a voce alta: - Scrivete a Visconti-Venosta che trovi modo di aggregare Cattaneo al .d Comitato ; è uomo sicuro. Pel resto aspettino le istruzioni. Orsini prese nota del comando. - E per la Germania - disse allora il genovese - nes-:- suno ci sa dir nulla?.. .. .Voi fr·at""llo Lassalle, non avete nessuna notizia lieta per l'umanità?.... Il filosofo si alzò. · - Il nostro paese - disse - non.prenderà l'iniziativa ma che la guerra scoppii, e i miei compatrioti saranno al primo posto.

IL 1848 11 - Beni~simo -· soggiunse Mazzini - e adesso riassutniamo. « Fratelli, il lavoro di molti anni, quel lavoro che ci è costato tanto sangue e tanti sacritizi, è sul punto di compiersi. Ancora tre mesi, e l'jncendio universale delle monarchie rischiarerà H trionfo della libertà. « Tutto è preparato così fortemente, che noi potremmo essere scoperti e traditi senza che questo ritardasse di un minuto lo scoppio dell'insurrezione. Noi non abbiamo . oramai a che fare con un governo ; tutta l'Europa è nelle '\ nostre mani. «Per conseguenza stabiliamo fin d'ora le nostre misure. Ecco la deliberazione che vi propongo: E scrisse rapidamente, leggendo a misura che scriveva: v « Nel nome di · Dio e del popolo » « I rappresentanti dei comitati rivoluzionari europei, riuniti a Londra ·sotto la presidenza di Giuseppe Mazzin,, risolvono che lo scoppio della rivoluzione universale debba essere stabilìta pvr gli ultimi giorni del mese di febbraio 1848. « ~n conseguenza i comitati rivoluzionari faranno il loro dovere, e ·si prepareranno a ric~vere il cenno definitivo. - Approvato!... esclamò a viva voce il comitato. E firmarono : Giuseppe Mazzini, Giuseppe Sini·baldi, Felice Orsini, per l'Italia; Felice Pyat, Blanqui per la Francia. Lodovico Kossuth per i' Ungheria; Ferdinando Lassalle per la Germattia e specialmente la Sassonia. Giorgio :Kiapka per la Transilvania e pei paesi dei Balcani.

( ' 12 BIBLIOTECA PATRIOTTICA ---------------------------------------~----- Quando il foglio fu firmato da tutti i presenti, Pyat disse sorridendo : - Ecco un foglio cbe sarebbe pagato abbastanza caro da qualche governo. - Perchè ~ - osservo Mazzini. - Diamine ! avere così in una nota lo stato maggiore della rivoluzione europea... - Oh! - mormorò il Maestro - da un pezzo hanno questo elenco manoscritto, e fra pochi mesi lo avran~o stampato. - Stampato ~ dissa attonito Lassalle. In qualche gior- · naie, forse~ ... - Oh no !. .. a piè degli editti che pubblicheremo, voi Pyat, da Parigi, Kossuth da Budapest, io da Roma... C'era sempre qualche cosa di profetico nella voce e nel gesto dì Giuseppe Mazzini. I suoi discepoli anzi avevano per lui un culto più che umano, appunto per questo lato mistico del suo carattere. Le parole del Maestro impressionarono vivamente quei cuori di leoni, che del resto appun~o pel loro eroismo avevano la semplicità e la fatalità d'lmpressi'one dei fan- , ciulli. E così coloro ·che non cedevano innanzi a nessuno dei terrori che sogliono dominare il resto dell'umanità, quei valorosi che si proponevano di spezzare tutti i vin- .coli del pensiero e dell'azione jmposti dall'antico servaggio all'uomo, eccitati, elettrjzzati dalla parola di un vecchio si slanciarono fC!ori ebbri di speranza., non dubitando menomamente cbe il loro cammino non li conducesse alla conquista del mf,ndo.

l ffi 1848 13 ~ ·____::.._-----:-'----~- , ~ Del resto le parole di Ma~zini si avverarono punto pe1• punto. Nel febbraio del 1848 Parigi si trovava in quello stato di eccitazione viol~nta che succede e indica le rivoluzioni. Perfidi eonsiglieri, ingannando il re Luigi FiliPP<? sullo spirito dell'esercito e del popolo avevano spinto il vecchio monarca a commettere taluno di quegli atti di assolutismo che i Parigini non hanno mai potuto tollerare. ~ Il ministero, secondo l-'uso invariabile di tutti i mini- · steri pas~ati, presenti e futuri, non aveva la menòma idea di quello che stav~~ per succedere. Si sarebbe anzi . detto che fosse volontà dei governanti spingere la popola.. z1one agli estremi, tanto le mina~cie insulse e provocatrici erano all'ordine del giorno. Lamartine, buon po~ta e cattivo politico, a forza di rettorica era riuscito a circondarsi del favor popolare. Egli respinto dalla corte da cui ~~~bbe accettato volentieri v un portafogli di ministro, si ~~ alla parte popolare, e preparò l'insurrezione. I suoi amici avevano organizlato grandi banchetti politici, destinati e celebrare gli anniversari patriottici e a .ser~ire al tempo stesso di ammonimenti minacciosi 'ii ministri che avessero voluto dimenticare la precisa vo· lontà del popolo. Il ministero proibì quei banchetti. Decisamente le informazioni mandate da Par·igi a Mazzin i erano esatte; c'era qualcuno che stava coi ministri, e adoperava un'arte infernale e un'energia senza pari per spingere il governo alle massime· imprudenze. La proibizione, e altri atti egualmente tirannici compiuti dal governo, produssero l'effetto che dove-,:ano pro· durr-e. Una parola d'o~dine partì daL comitato segreto che

14 BIBLIOTECA PA'IRIOTTICA prendeva le sue ispirazioni da Mazzini, e Parigi prese le armi. . Non è qui il momento di raccontare in qual modo le truppe ammassate dentro Parigi dal' governo si liquefacessero come neve, al sole della rivoluzione. I so i dati fraternizzavano col popoto, o mettevano all'aria il calcio dei loro fucili, gli ufficiali, __dopo aver brontolato un vo' tornavano tranquillamente a casa, persuasi che, dopo tutto, anche la repubblica li avrebbe tenuti al ser • - vizio e avrebbe dato loro la paga. Luigi Filippo, dopo avere invano tentato lo spediente supremo dell'abciicazione a profitto di suo nipote, dopo aver subìto fino all'ultimo tutte le torture e tutte le umiliazioni che egli aveva diciotto anni prima, inflitto al suo sventurato parente Carlo X, dovette prendere la via dell'esilio. Tre commissarii della repubblica accompagnavano il vecchio re e la santa e vecchia regina. Ma i! popolo che vedevain quei due esuli la personitìcazione del sistema infame tfella tirannide borghese, il popolo che era stato mitragliato, fucilato, decapitato, ogni volta che aveva chiesto pane e lavorò, accolse èon ~erribi1i imprecazioni il m0narca fugge~4te, e si vide prossimo il mom ~ nto in _ cui l'ira popolare si sarebbe sfogata con qualche massacro. Finalmente Luigi Filippo, l~ sua f~miglia il suo ministro Guizot, si rifugiarono in Tngh11terra. Colà il sovrano decaduto ricusò costftntemente ricevere Guìzot. A mente riposata il re riconosceva quanto danno gli avesse recato quel ministro implacabile, che per raggiungere i suoi nemici e sfogare i suoi rancori di peda· gogo sfortunato, non aveva dubitato. di precipitare in ur abisso senza fondo il re e la monarchia. • -----------------------------------------------------~

IL 1848 15 L'insurrezione di Parigi era stata un segnale. La risposta dei popòli fu pronta, fulminea. Se ci ricordiamo, nel piano gigantesco ordito da Maz.- zini, il nodo della que~tione era VienJ.1a. Da un pezzo infatti i popoli, allorchè insorgevano, si erano avvezzati a vedere l'esercito austrlaco, gendarme internazionale della tirannia, giungere di gran corsa e atterrare i rivoltosi. Da un pezzo i despoti di seconda categoria e di terza, i duchi di Modena e di Parma, i ministri pontificii e borbonici, si erano avvezzati a fare d'ogni e['ba fascio e a sdraiarsi nella voluttuosa ricchezza del comodaccio proprio, diceJ;Ido fra sè : - C'è l' Aq.stria. Al primo ct nno di rivolta faccio l'occhiolino a Vienna, e faccio impiccare, se occorre, tutti i miei amatissimi sudditi. E, cullati in· questa dolce sicurezza, i principotti ascoltavano con un sorriso di compassione l'eco dei ruggiti, ancor sommessi e più di dolore che di collera, cha l' oppressione strappava talvolta al J eone popolar·e. Il piano di Mazzini doveva cangiare radicalmente tutto ciò. ' . Egli gettava l'insurrezione nella capitale stessa della potenza preponderante, in metzo a quei Tedeschi che si erano volontariamente assunto il tristo inca:~ ico di C'Jmbattere a oltranza tutte le rivoluzioni; egli costringeva il terribile Metternich, il restauratore dei s ~.. vrani fuggiaschi, a cercare egli stesso la sua salvezza nella fuga. L'effetto nel mondo politico doveva essere lo stesso che avverrebbe in un altro mondo, quando si sapesse, per esempio, che le guardie di quebtura di Roma si sono ri-

• 15 BiBLIOTECA PATRIOTTICA ballate, e, sotto 1a guida del questore Serrao, hanno fatto prigionieri Casali, Morana e Dept•etis. . L'effetto fu pari alle previsioni e alle speranze del formidabile cospiratore. Alla notizia che Vienna era insorta, che l'esercito imperiale era stato respinto, che l'imperatore, fuggiasco, era stato costretto ad abdicare in favore di suo nipote - l'attuale imperatore Francesco Giuseppe - l'Europa fu in fia.mme, a Vienna cominciarono gli studenti; la popolazione, specialmente dell3, classe borghese, li seguì volènterosa. L'imperatore Ferdinando, che non era cattivo per conto suo - quantunque la storia gli debba rimproverare il minidtero del nefando Metternich - s} affrettò a dare una costituzione, la cui notizia fu accolta con grande allegrezza da tutto la stato. Ma i Viennesi conoRcevano troppo bene i loro padroni ' ' , per lasciarsi ingannare da queste lustre. Essi furono con· cordi nel non cedere; e l'imperatore, seguendo l'ese·mpio del suo amico e alleato Luigi Filippo, si mise a correre a rotta di collo per sfHggire all'ira popolare. Però, per quanto corresse, qualcuno lo precedev~ ; il suo ministro, Metternich, che aveva comandato.taùte pro- , Rcrizioni e tanti esilii, ora si trovava esiliato, proscritto egli stesso. Senonchè, se la Francia è una nazione la cui unanime volont~ è irresistibile, l'Austria è una accozzaglia di varii popoli, fra i quali la politica imperiale mantiene sempre discordia e gelosia, ben sapendo quanto sia facile coman- l dare a.i di visi. L'imperatorP., assalito dagli Ungheresi, cacciato via dai Viennesi, trovò 1ostenitori fedeli nei Croati e negli Slavi. ,

IL 1848 17 Poi c'era l'esercito, messo insieme non a nome della patria ma dai vincoli di una ferrea discrplinà; l'esercito che seguì quasi tutto l'imperatore e i suoi capi. Vedremo pi'ù tardi che, malgrado tutto questo, le misure di MazziD:i e di Kossuth erano così b ·n prese, che il dispotismo austriaco non si sarebbe salvato senza il soccorso di un despota anche peggiore~ l'imperatore di tutte le Russie. · Ma quei temp"i erano lontani; e intanto le cose si mettevano stupendamente per la parte liberale. I paesi liberi infatti, la Svizzera, il Belgio, l'Inghilterra, non si movevano; il Piemonte esaltava il suo re , cbe aveva dato lo statuto; e la bufera, spinta dal soffio form1dabile del Comitato __rivoluzionario europeo, si scatenava soltanto contro i governi e contro le corti che rappresentavano la tirannia, la resistenza ai voleri del popolo.... In Germania avveniva lo stesso. Nelle Università, popolosissime istituzioni dove si raccoglieva, allora come adesso, il fiore della g oventù tedesca, il fermento della rivolta era grandissimo. Ma assumeva la forma dotta e pesante, cara alla nazione. Lo studente tedesco sa prendere il fucile, sa battersi e morire; ma fa tutto questo con gravità, colla stessa gravità colla quale ama, parla, scrìve, si ubbriaca. È una specie di sacerdozio, con un calto estremamente variato. Alcuni principi resistettero; altri, o per paura o per re~titudine di coscienza, cedettero alle àGmande popolari. 2 - Il 1848

18 BIBLIOTECA. PATRI01'T1CA In alcuni luoghi scorsueil sangue, specialmente !lel Bajen ; e di quel sangue si macchiò la spada che ora, lavata e purifi cata nel sangue nemico, pende al fianco del rinovatore dell'impero Germanico, di 3uglielmo il Vittorioso. Finalmente le cose, bene o male, si accomodarono. Fu· rono abolite le vecchie diete feudali ; si creò a Francoforte un Parlamento germanice>, al quale ~ssistevano, come votanti, i Del€gati dei varii stati tedeschi, e il vicario dell'impero, arciduca Giovanni d'Austria. E siccome lo spirito profondamente pratico dei Tedeschi faceva loro comprendere l'impossibilità di creare una repubblica jn un paese profondamente monarchico e feudale, e popolato da quaranta milioni rli persone, si pensò a ricostituire l'impero tedesco, offrendone - in' odio all'Austria - la corona al re di Prussia. Questi rifiutò; e l'Europa tutta rimase io. Rospeso, aspettando gli eve~ti' della guerra. Le sorti del mondo dovevano essere decise da due battaglie, e tutte e due combattut~ dalle truppe imperiali d'Austria; una nelle pianure ungheresi, l'altra sui ··ampi lombardi.... Così su tutti i troni, salvo quei pochi do ve sedevano sovrani illuminati e onesti, la paura era grande. La rivoluzione in Austria aveva prodotto ~u quei tira~ nelli l'effetto di terrore che produce il terremoto. Si sentivano mancare sotto i piedi il terreno solido, si sentivano sprofondare nell'abisso.

IL 1848 19 Quindi, mentre Carlo Alberto e Pio IX, sebbene mossi da intend.imenti diversi, proclamavano spontaneamente la costituzione, e seminavano nei popoli un delirio di riconoscenza e di amore; gli altri, atterriti da quanto vedevano, si affrettavano a concedere quello che non avreb- .bero potuto negare. Il Borbone di Napoli conJedeva uno statuto, ispirato a principii sì larghi, che in quel primo Parlamento napoletano potè sedere un deputato popolano, un operaio. Parma, Modena, Firenze ebbero la costituzione; concedutasi a denti stretti e con animo di ritirarla al più presto, ma infine ç!O ucednta. E perchè la rabbia di coloro non avesse più confini, a guardia delle istituzioiti novellamente conquistate sorse una nuova istituzione, la guardia civica, accolta di popolo armato contro i tiranni all'estero .... e contro i traditori all'interno. Oggi è di moda ridere alla memoria della guardia ci· vica, come a quella della defunta guardia nazionale. Ma voi, colline beriche, voi laguc.e veneziane, voi campi lombardi bagnati di eroico sangue, voi potreste ' dir·e se la guardia civica· veramente meritasse le beffe che oggi è di moda prodigarle !.... Ma quale fu, in ultimo, la scossa definitiva che diede fuoco a tante mine preparate con sì lunga e dotta previdenza dal comitato europeo ~ La risposta è facile, perchè in essa non vi è dissenso tutti gli storici concordano. La rivoluzione europea fu accesa dall'èlezi.one di Pio IX. • •••

• 20 BIBLl OTEC.A. PATRiOTTICA All'albergo di Acquapendente tutto era sossopra. Un viaggiatore di alti~simo grado, a giudicarnt; dal lusso col quale viaggiava e dai riguardi che gli mostr·avano i subordjnati, stava st.repitando e gridando come un insatanassato. Che cosa era avvenuto? La carrozza del gran personaggio, urtando contro una pietra, si era fracassata una ruota. Per accomodarla i due so ~ i carrozzai della città dichiaravano essere neces· sarie non meno di dodici ore. - Mein Gott! mein Gott! -gemeva il tedesco, l'alto personaggio - arriverò troppo tardi! .... - Impossibile, eminentissimo - rispondeva Ù suo segretario, uno di quegli abati dalla fisonomia accorta e volpina, che a quel tempo avevano uno rampino in tutti i pasticci della politica e della chiesa. - E perchè impossibile ({ - Il Conclave non si raduna che domani. Per quanto sia sollecita l'elezione, non potrà avvenire prima di tre o quattro giorni; e noi in due saremo a Roma. - Pensare che, senza questo maledetto 1-itardo, sarei a Roma, e che potrei adempiere la missione urgentissima di cui mi ha incaricato l'1mperatore mio padrone~ - Vostra Eminenza l'adempierà egualmente. Arriveremo benissimo in 1empo ; dall'altra parte i cardinali non oseranno procedere all'elezione senza aspettare il rappresentante dell'imperatore d'Austria. . - Per Dio! se l'o~assero! - esclamò il cardinale - so ben io quello che farebbe l'imperatore ! ' L'albergatorP,, che entrava irr quel momento, al sentire un principe della Chiesa che attaccava moccoli con tanta

JL 1848 21 - ----- ·--- disinvoltura, restò stupefatto. Ma il .segretario gli mormor ò alrorecchio : - Sua Eminenza_ba dal papa la dispensa di poter be· stemmiare in viaggio, per far camminare i postiglioni•.. L'oste ci credette, o almeno ne fece le viste. La sapienza umana non consiste forRe tutta nel mostrare che . . d ~ Cl SI ere e. .... Intanto il cardinale - che era nientemeno che l'eminentissimo Monico, · patriarca Ji Venezia e consigliere ascoltatissimo dell'imperatore d'Austria - si info·rmava della reale situazione della carrozza. Quando seppe che le accomodature erano a buon punto, e che all'alba si sarebbe potut i partire coi cavalli freschi e riposati, H suo malumore scomparve. Dopo tutto non si poteva fare la corsa tutta d'un tratto, e dovendosi fermare, tanto era Acquapendente che un altro luogo. La cena dunque del cardinale patriarca fu allegrissima, tanto più che l'albergatore, pieno di venerazione per la chiesa, aveva portato su certe bottiglie che erano state nascoste in cantina .al tempo della prima invasione dei francesi , e che d'allora in poi non erano state più mosse dal loro fresco ripostiglio. Il vino sciolse la lingua al cardinale. - Figurati - diss'egli - che, quando ho veduto l'accidente toccato alla car rozza, mi ero subito persuaso che ci fosse di. mPzzo una mano settaria. Si sa da qualcuno che io porto una esclusiva molto importante, e il car·dinale ha molti fautori fra i carbonari. Per comprendere queste parole bisogna sapere che per antico privilegio conservato fino a questi ult}mi tempi,

22 BIBLIOTECA PATRIOTTICA le quattro principali potenze cattoliche: - Austria, Francia, Spagna, Portogallo - avevnano, e hanno· ancora - nulla essendo intervenuto ad abolirlo _..:... il diritto di escludere a ciascun conclave un cardinale dalla elezione 4 a sommo pontefice. Questo diritto non potendosi esercitare che una sola volta, ne risulta che tutti i rappresentanti delle dette potenze -- ciascuna delle quali ha nel conclave qualche cardinale - procurano fino all'ult1mo di serbarsi intatto il diritto dell'esclusiva; altrimenti correrebbero il rischio di escludere un cardinale semplicemente antipatico senza potersi opporre di poi al trionfo di un aperto nemico. Il cardinale patriarca era depositario della volontà del· l'imperatore d'Austria ; egli non diceva però a nessuno contro chi fosse diretta la sua esclu ~iva, perchè così facendo avrebbe distrutta tutta l'importanzadel suo mandato. Ma qualche cosa doveva esserne tr·aspirato, giacchè Stia Eminenza temeva eh J si fosse saputo qualche cosa di quello che avveniva, e che i carbonari, la setta politica in cui allora consistevano, tutte le forze dell'Italia liberale, avessero fatto un primo tentativo per impedire il l l ~ l suo viaggio. · - Vostra Eminenza non può credere che si sappia qualche cosa - disse il segretar:o, spiando negli occhi del suo padrone l'effetto che facevano le sue parole. Dal momento che neppur io, cbe ho l'onore di essere il segretario di Vostra Eminenza, ne so nulla... Il patriarca non"eJ;a stato talmente dominato dal vinello di Acquapendente che non vedesse la m.anovra d~l segretario. - Abate - disse ridendo - voi cercate di fare della

11 1848 23 buona diplomazia, e io vi lodo. Ma badate che non è buona politica il voler fare della furberia proprio contro il vostro principale... - Vostra Eminenza mi scusi - balbettò il prete ma io credevo... - · 01·sù, orsù - disse allegrame:nte il cardinale oramai non c'è più nulla di male a conoscere il segreto tu non sarai a Roma prima di me, e non potresti tradirmi nemmeno volendo. L'imperatore d'Austria dà l'esclusiva al cardinale Mastai-Fer.retti. Il segretario fece un sobbalzo di sorpre~a che, se era finta, era per lo meno maestrevolmente imitata. - Mastai !. .. - disse. - Ma se è, a giudizjo di tutti, un uomo docile, timido, facil e a lasciarsi governare, in ~ capace di qualunque iniziati ,a... Se ha assai più da fara mostrare la sua bella e bianca mano alle signor·e che non a stenderla per afferrare lo sèettro del comando! - Eb eh!... il brav'uomo è riuscito infatti a inspirare a moltissimi questa idea di re - disse il patriarca di Venezia, col tono di uomo contento di sè stesso. - Ma non tutti ci sono cascati, e c'è qualcuno che ha naso abbastanza fino per veder chiaro nel giuoco di tutti questi carbonari. - Carbonari!.... Vostra Eminenza m1 perdoni, ma io non comprendo... - Ah, è vero. Dovete dunque sapere che H cardinale Mastai-Ferretti, sin da quando era prelato dornestico di Leone XII, è stato iniziato alla carboneria .. Fu anzi mandato al Chilì per vedere di troncare nel nascere la sua malattia; ma non ci è rimasto molto, chè è stato richiamato e fatto arcivescovo e cardinale dal defunto Grego..

24 BIBLIOTECA PATRIOTTICA '· rio. Oh, Mastai è un furbo che sa piegarsi a •tutte le esigenze, a tutte le necessii à. - E Sua Maestà apostolica teme... - Teme, anzi è sicura, che se Mastai salisse al trono pontificio l'Italia andrebbe in fiamme .. . I carbonari, esaltati dal veder papa uno di loro, non darebbero più requie, e chi sa che la rivoluzione, che in Italia sonnecchia ma non muore; non cogliesse questa occasione per- rialzare la testa. - Ma - disse sorridendo l'abate - mi pare, Emin_enza, che in questo caso avremmo un numero di baionette austriache più che bastevole per mettere alla ragione i ricalcitranti. - Certo. Ma nondimeno, siccome in fin dei conti, si tratta di cosa che possiamo prevenire, non vedo perchè non dovremmo far lo.. - Vostra Eminenza è così sottile politico, che non vede il ·perchè l' jmpel atora non si sbarazzi una volta per sempre del principe di Metternich... Il tempo dei cardinali primi ministri non è molto antico) e mi pare che quei tempi fossero i più spleBdidi nella storia della mona,..chia. • - Che vuoi?.... - disse sospirando il pa:triàrea - pr·esso la Corte di Vienna ho un vizio d'origine; · sono italiano. Là non vogliono che tedeschi, abate mio; un giorno o l'altro se ne pentiranno... Ma chiama il mio cameriere, e tu va a ]etto; domatt'ina all'alba dobbiamo essere in piedi. L'abate si affrettò ad obbedire al comando quanto alla prima parte; infatti un minuto dopo il cameriere accompagnava l'eminentissimo alla sua stanza da Ietto. Mà quanto al coricarsi, fu un tutt'altro affare. •

11 1848 25 Il segretario, vistosi solo nella sua camera prese il lume e accostatosi alla finestra lo alzò e lo abbassò tre volte. ~ ·Un fischio rispose -a quel segnale. Allora l'abate aprì la finestra. Subito un essere bizzarro, metà contadino e metà cac~iatore, s'inerpicò colla rapida agilità della scimmia, su pel muro, e venne a po· sare i gomiti sul davanzale. L'abate si chinò all'orecchio dello -sconosciuto visitatore, _e gli mormorò alcune parole che l'altro ascoltò colla più profonda attenzione. Poi scom f)arve senza strepito, come era venuto. L'abate chiuse la finestra e se ne andò a dormire col sonno tranqoillo del giusto che sa di non doversi alzare all'alba, malgrado gli .ordini cardinalizi. .. Infattf, all'ora in cui la carrozza doveva essere pronta, un mozzo di stalla venne con aria spaventata a dire a Sua Eminenza cho i cavalli, affranti Idi febbre, molli di sudore e di schiuma, non potevano levarsi dallo strame ove erano sdraiati. Il card!nale esaurì tutto il ricco dizionario di bestem.. mie della lingua tedesca e del dialetto veneto, che sotte questo rapporto può essere considerato come una lingua madre. Fu mandato a chiamare il veterjnario comunale. Questi, esaminati quei nobili animali, dichjarò che essi erano rattrappiti per l'errore commesso di lasciarli freddi de esposti all'a.ria, dopo che per la lunga corsa fatta e· rano grondanti di sudore. La spiegaz1one a rigore era an1missib~le. Ma quando final!I!.ente in mezzo a ~un profluvio di paroJe tecniche

26 BIBLIOTECA PATRIOTTICA di parole latine, ebbe udito che le bestie non si sareb- . l bero potute muovere prima di quattro giorni, montò in tanto furore che spaven-:- ò perfino l'abate, non solito nondimeno ad atterrirsi per poco. Per ordine di Sua Eminenza tutti quelli del suo seguito dovettero mettersi in giro a trov~re cavalli nuovi. Per la c-arrozza ne occorrev~no quattro, pel calessino bastavano due. Del resto il patriarca aveva dichiarato che, se non si fosse trovato che un solo cavallo, sarebbe salito su quello e avrebbe fatto il suo ingresso a Roma rome un semplice burrino, piuttostochè mancare al suo dovere. I due cavalli si trovarono;·. non erano gran cosa, m~ infine camminavano. Furono attaccati a una carrozza leggera e il viaggio potè continuare con poche ore di ritardo·. Appena partjto il cardinale, il mozzo di stalla tutto sbigottito correva a gettare jn fondo a un pozzo una, boccettina piena per metà di un liquore giallo. Poi, contando di soppiatto certe monete d'oro, cbe gli erano state sdrucciolate in mano da un benefattore misterioso, mormorò : - Se davo ai cavalli n liquore, tutto questo denaro; se non volevo accettare, una coltellata... La scelta non er·a difficile, e anche il confessore dirà che ho fatto beoe. Poj, col~'indescrivibile sorriso del contadino uomo di affari, che spera di jnga.nnare nel conto anche Dio padre, . soggiunse : - Ma il confessore, se lo sapesse, Vùrrebbe tenere per sè queste belle monete d'o,ro. Non gli dirò nulla! .. • ••• •

IL 1848 27 Il viaggio del cardinale si compì senza incifientj, sebbene con una lentezza disperante. Uomini e bestie, tutto pareva collegarsi per ritardare l'arrivo dell' eminentiS·· simo a Roma. A Monterotondo seppe che si credeva l' elezione del nuovo papa sicura per quel giorno. Quando gli dicevano questo, erano le dieci di mattina. - E chi è il più probabile? - domandò, sforzandosi di mostrare 1ndifferenza, a un prete che passava. - Non è probabile, è sicuro - rispose sorridendo l'abate, coll'accento di chi è convjntissimo di dire una cosa ' . gr-adevole. - E il cardinale Mastai. - Più presto, postiglione, più pr esto! .- gridò il cardinale sporgendosi fuori della carrozza e animando col gesto .e colla voce i cavalli. Questi non correvano più, volavano. La strada da Monterotondo a Rou1a fu di vorata in pochi minuti; era ancora prestissimo quando il veicol > infernale si presentò . a Porta del Popolo. I doganieri vollero fare qualche ostacolo. - Cardinale Monico! - gridò il plenipotenziario dell' imperatore d' Austria. ' Le guardie si ritras-Jero inchinandosi. La caf'rozr.a, avut~ l'ordine di inoltrarsi verso il Quir:nale, rotolò a quella volta con fulminea rapidità. A misura che si avvicinavano al palazzo apostolico, ove aveva sede il conclave, le vie si facevano più gremite di popolo. La carrozza, nella sua corsa precipitosa, atterrava qu~lcuno; ma la livrea del cocchiere e del servitore, che indicavano il cardinale' ptenipotenziario dell' imperatore d'Austria impoveva silenzio ai più arditi

28 BIBLIOTECA PATRIOTTICA Giunsero finalmente sulla piazza del Quirinale. La folla stava attentissima alla fumata, cioè al fumo che doveva uscire da un tubo quando si bruciavano le schede, ossia quando l'elezione non era fatta. - La fumata! - borbottò con gioia H cardinale Monico - Grazie al cielo, arrivo in tempo ..... Ma un gran grido sor·se dalla piazza. In vece del nugoletto di fumo che i curiosi aspettavano, si udirono alcuni colpi di scalpello. La finestrina murata si aperse, e un cardinale, sporgendosi di fuori, pronunciò le sacramentali parole: - Annuncio vubis gaudium magnum. Habemus pontificem, Reverendissùnum D )minum Ca?"dinalem Joannem Mariam Mastai-Ferretti, qui nomen sibi imposuit Pium Papa Nonum. Un'immensa acclamazione, che provava quante speranze la popolazione riponesse nel nuovo papa, risuonò l nella folla. Monico era svenuto. ' - Via, via - · disse fra sè il segretario, osservando con occhio impassibile il corpo del suo padrone, che i cavalli trasportavano rapidamente al pala~zo di Venezia - via, per un debutto, non c'è male. Il noatro papa, come primo saggio, sconfigge colla sua elezione tutta la diplomazia del governo austriaco... Voglio sperare che Mazzini sarà contento di me! .,.

IL 1848 29 CAPITOLO II. Pio IX e i reazionarii. Se qualche cosa può ginstificare o, per dir meglio, scusare gli spaventi che più tardi indussero Pio lX a ricredersi e a tornare un papa come tutti gli altri, questa scusa· può trovarsi nell' acca,nita opposizione che il partito reazionario fece alla volontà del papa. - Gli scellerati, nel 1848, agivano in due modi; eccitando taluni della più bassa canaglia a disonorare cogli eccessi la causa liberale, spaventando il papa col dimostrargli come le sue nuove idee fossero in contraddizione con tutte le tradizioni della Chiesa e dello stato pontificio. Pio IX era buono, lo impi6tosirono; era vanitoso, lo adularono; era debole, lo spaventarono. Il redentore del l 1848 divenne il traditore del 1849..... Ma non precipitiamo il racconto. Filippo De Boni, patriota egregio~ anima intemerata, valoroso soldato, che fu poi deputato rispettato e autorevole, ha descritto questi avvenimenti 1n un suo libro rarissimo, quasi introvabile oggi, intitolato: « Così la penso » cron~ca mensile. Era stampata, per maggior li.. bertà, a Losanna . Lasciamo la parola al narratore, avvertendo che egli è un caldo, schietto, ingenuo ammiratore di Pio IX; e che l~ disillusione provata dal patriota non fu poco ef...

30 BIBLIOTECA PATRIOTT~CA ficace a 8cuotere il credente, e a fare di lui il traduttore della Vita di Gesù, di Rénan. Ecco ora il suo ra cconto : « Narravansi terribili cose; la più sozza plebaglia venduta segretamente ai nemici del nome italiano; Roma e le provincie esaminate e percorse da sagacissimi agenti di Vienna; molti e molti agguerrirsi a tumulto, chi pungendo le jre, chi prepar ando le occasioni, chi apprestand·o le armì, chi assoldando le braccia. N è ad acuto sguardo potean sfuggire gl'ind~z i della tempesta. Il tuono muggiva, le onde si rabbuffavano , s'addeEsavan le nubi; ma d'onde il vento p rocelloso soffiasse, da qual lato dovessé precipitare la prim~ folgore, niur..o sapeva. Fra i vetturali romani e abbruzzesi, per gelosia di mestiere, non recente è la ·gara; taluno si piacque rimescere in quel pan· l tano; e a codesti g iorni i riscalducciati rancori manifestavansi in liti della plebe più rotta con gli abbruzzesi insnltandoli per dove passavano, provocandoli a risse con villanie e con percosse, tt;aendoli spesso di seggio. La misericordia di Pio abbracciò gl'Is raeliti, che, a vivere condannati in angusta e maledetta contrada, lamentavansi a Roma nella cattività babilonica, e vivean di disprezzo e di lagrime. In su i primi di luglio taluni s'affacendavano a risuscitare nel popolo gli odii religiosi, i vecchi pregiudizi, e aizzavan le donne, p~rchè spronassero i loro fratelli e i loro consorti, impedissero agli Israeliti di varcare il recinto, che il pontefice stess,o aveva dischiuso. In un luogo le moltitudini minacciavano distruggere le macchine delle grandi manifattdre, come nei paesi del vapore e dell'industria, in un altro accennavano · di scagliarsi contro la proprietà, e vendicare su i ricchi

IL 184.8 01 la loro misera vit.a. Per tutto correan monete di conio tedesco, abbondavano nelle tasche più ignobili ; funestata eea ogni via da ~inistre figure;. udiasi narrare a ogni pa~so qualche reo fatto; ognuno diceva, incontrandoti - Guardati ! - e i disordini sempt1e crescevano. «N è a questo il governo mettea rimedio con provvidenza di sorta. Il cardinal .Gizzi, segretario di stato, vinto dalle infermità, stanco di lottarP, a~territo dalla burrasca vicina, benché si abbia nel cuore nobilissimi sentimenti, non altro facea che itet~ar la preghiera d' essere licenziato; quindi poco o nulla operava. La polizia stavasi colle mani alle ascelle, nulla scorgendo, o nulla volendo scorgere, nè l'inquietudine popolare, nè gli agitatori politici, nè i ladri, che verso il lO di luglio a Roma derubavano in una sola contrada sette · botteghe. Se m.ai la scuoteva un 'lamento, inacerbiva la sciagura col deridere, e il derubato s'udiva rispondere: Il popolo tiene)a pol1zia. Che possiamo noi farci~ - Ed occupavasi invece ad· attorniarsi di tristi, a serbare le antiche sue creature, e a scio· gliere passaporti a uomini sospetti, a ist:gatori e ministri delle passate oppressioni. Così nel profondo covavano i turbini: nell'alte regioni v'era un sembiante di sicura quiete ; lagg!ù tempesta, lassù limpidissimo sole, Onde i cittadini che tutto dicean pel meg!io, già dubita· van tradite le oneste speranze, secondate le Inique; quelli che tutto reputavano male, grid -tvano al peggio; non tacevano le scambievoli accuse ; e trepidavano tutti. Indarno i più moderati esortavano a pazienza; addimo- . stravan saldi provvedimenti chieder gran tempo; molte e non facili a vincere le cagioni d'indugio ; solo il tempo essere medici11a valevole a rimetter -"-l'ordine _: dov'è Idi-

32 BIBLIOTECA PATRIOTTIOA ------- ----- - ---------·----- sordine ; gettati i semi, doversi aspettare le frutta. Ma il popolo rispondeva, narrando i fat.ti di Siena, di Lucca e di .Parma> le immanità sul Petronici, sul Paladino e sul Godi ; rispondeva nascondersi nella stessa Roma una congrega nefanda, operatrice di più nefande azioni, che stende nPll'ombra inesplicabili reti, e coglie le vittime designate nei palag;, nei santuari, nelle capanne, in ogni parte delle p ~nisola; congrega che ha la testa a Vtenna, in Italia le braccia ed il cuore. Questo ed altro, non vero appieno, nè intieramente bugiardo, si rjspondeva dal popolo ; ogni più strana credenza giustHìcavano la tenacità del partito gesuiteggiante, gl'inconsiderati propositi e gli obliqui andari di parecchi impiegati. creature del governo defunto, sdegnose d'asse condare il nuovo pontefice, e le intenzioni di quanti souo i malvagi, che accecati da bieco orgoglio maledicono ogni popolare letizia, s'adirano ad ogni plauso, sentono ad ogni riforma, quasi t r·afittura di coltello nell'anima, e capitani di poche ma disperate schiere, dimandano alla calunnia, all'assassinio, alla guerra civile ed al ba3tone tedesco la sfuggita vittoria. Il pontefice volea disarmarli con la longanimità del vangelo e con la dolcezza ; e costoro insegnavano all' umanissimo principe come dovesse procedere, Jo costringevano a correre arditamente il proprio cammino. Chi godea ieri l'altro uon disonesta fama, era la dimane sospettato ven4ibile, oggi lo senti venduto; cacciato di casa il discoperto nemico, sottentra7a un altro non dissimile, e il cangiamento produceva lo stessO' effetto. lnfrattanto, a sì miaerando spettacolo, mentre ogni fiera cervice, ogni più superba sperarrza umile stava con Pio, e i popoli minac ciati aspetta,vano, e il gran sacerdote meditava un con... .l

IL 1848 33 ------ -~ --------"------ slglio e tutti (,ran malb, il govetBo f1·ancese ci consolava sgridanduci impazientissimi ! Impazientissimi noi, noi che abbiamo aspettato tanto, noi che abbiamo intercesso un raggio di libero sole, una catena men greve, strascinando~i genuflessi dal 18.15 al 184:G di trono in trono, passando talvolta dalla 1·eggia, che prom.etteva, nel care~ r e, non di altro colpevoli che della strappata prornessa! << Le nostre giovinette speranze non contavano ancora un anno, quando a fortificarle, a segno di gratitudine e d1 piena fiducia, i Romani determinavano festeggiarle e notare con monumento, siccome conviensi ai nepoti del popolo latino, il giorno della loro nascita, l'anni ve1·sario dell'amnistia, atto solenne che trasmuta v'a le italiche sorti e del mondo, compiuto da quello che r iveste dell'armi l'uomo italiano. Semp_lice è l 'idea del monumento, che in uno C·Jngiunge la memoria del sacer dote di Dl o e del principe cittadino, la carità del pontefice che perdona e riforma, l'amore del popolo che sotto il suo manto r icovrasi. Su tre gradini si leva il basamento che p orta in - ciso da un lato il de~reto dell'amnist-ia, raffigura sugli altri in basso ilievo l'istituzit)ne ·della guardla civica, i l pontefice, ad esempio di Cristo, protettor de' fanciull) , e la commissione eletta alla r1form·l. de' codici. Siedono sugli angoli le quattro virtù, Prudenza, Carità, Fede e Giust~ .~ia, di questo modo l'artista significandole i~pirateici dei no bill atti, divine custodi dell'effigiate memorie . A cui succede un'altr-a base quatirata a marmo giallo che - in brevi ma feconde parole consacra il monumento, e su questa ba'3e grandeggia la ~tatua di Pio, che allarga il manto pontificale, quasi dicendo : - Alla mia oml ·ra ifugiatevi, oppressi! - Confidavas i l'opera allo scultore 3 - Il 184-8.

• 34 BIBLIOTECA PATRlOTTICA ---.,.-------------------- de Ambrogi, milanese, e doveva esser posta in sulla 1 ~ iazza del Popolo. (l) Stabilito d'inaugur·are Hmonumen.to 11 16 lugl1o, la statua colossale di PJo fu tratta dallo stud1o dello scultore alla piazza il 12 luglio. E il tr·aslocamento apparve un trionfo; JJ.oltitudine folta accompagnava·a con torce, e cantando l'inno nazionale, illuminate le VH1 per dove passava. « I rumori e le paure ingrossavano sempre, si sospettava in ogn(luogo un'insidia. Il tredici ed il quattordici molt i evitarono qualsiasi numeroso ragunamento. La sera del quattordici, sacra a s. Camillo, sulla piazza della Maddalena erano liete orchestre; il popolo romano che ha l'an1ma naturalmente sensibile a qualunque sorta di bello, e si arresta ammirando un be.ì. quadro come s'esalta ascoltando una soave armonia, soleva negli anni andati riempiere la piazza e godersi la musica. Quest'anno la piazza era quasi deserta. Sul foro del popolo, venerando per monumenti, non abitato pe1.· secoli che da le lat1ne memorle, ora frequ~nte · di IJuovo d'un gio'<'ane popolo, che per nobiltà contende ai patriziati più illustri; sul foro, io d co, appresta.vansi ~uminarie, ord1navasi l'armatura per innalzaJ•e la statua, feste prepal·avansi d'ogni genere e con romana pompa. Ma po ~hi affollavansi intorno a quell 'opera; ciascuno, t rapassando e guh tando, dicea 'fra sè: - , Oh ! non ci verrò quella sera ; 1 on permetterò di venirci a' miei figliuoli, nè alle mie donne ! « I due partiti in silenzi o osservavansi, corile rivali che, , (l) Ecco l'epigrafe : A.- PlO IX P. O. M. - IL PATRIZIATO ROMANO - AFFRATF.LLATOSl AL POPOLO - ~ELLA. ORATlTUDINE E NELI,'AMORT~ - VF:RSO TANTO PONTEFICE. . -

\ 11 1848 35 imbrandite le spade, immobili studiar1o dove mortaln1ente appuntarle, prima d'ineominciar la battaglia. Quindi cor·Fe una sinistc·a voce; esser vicino il momento nel quale proromperebbono le ire; delle feste per l'amnistia, vol<3rsi g.iovare i nemici, onde in uno sforzo supremo, con un delitto che inorriàisca la terra., ma utile, fra cadaveri e dentro un mare di sangue S€1ppellir l'avvenire d' ftalia . « Lettere delle provincie avverti vano la reprntina scom· parsa di parecchi tra que' ribaldi, quasi tutti del far n· tino borgo, uomini d'infame celebrità, satelliti del gregoriano governo, ai quali debbonsi i sanguinosi vitupè1 i di For·lì e di Cesena. Costoro, forniti di armi e di oro straniero, a.nimosi nvl furto e nell'assassini 0, entravar o, si diceva, in Roma, alla spicciolata. Notavansi in Ct rie case clandest~ ni padam<:: n t.i; uomini di trista fama fur l visti ·in mezzo alla plebe, ignota mano assoldando i p1ù feroci del volgo; co' quali s'affratellava., pur dicesi, una par·te de' carabiniéri, alcuni per malvagio cuore, alcuni per ubbidire ai lor capi, che si giudicano guidatori q.ella vasta congiura. E i Romani temeat;t specialmente de' carabinieri a cavallo che stanno sulla piazz~ del Popolo, · ' ove s'apparecchiava la festa. Inoltre si vide negli atrii dei più sa·vi e più fervidi cittadini, simboli e crol·i dipinte in rosso sulle pareti, S maiuscole che possono d ~ re sterminatrici parole (1). Angeli della morte, avean segnato le vittime. « Dal quattordici vener1do al quindici più si seppe e si discoperse: esser stabilito il momento all'accendersi d'una gran macchina di fuochi artificiali; dove scagl.iarsi i primi colpi; come si dovessero barricare le Yie, guastare i Sf\ 1- (1) Co1ne saccheggio, sangue, ecc.

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