Tommaso Zauli Sajani - Il trionfo della grazia

51 D'opache volle, taciturna e chiusa Nel manto che biancheggia in mezzo all'ombre, Una larva s' aggira? Ah sì, la veggo! Senza passo fra gli orridi silenzj UguaJ si muove e lenta lenta. Adesso Dello spec~o a una bocca ella s' avan~a, Un istante s'affaccia, e poi sparisce : ~fa quinci del secondo adito in fronte Io la riveggo che si ferma accanto Ad una pietra sepolcral. La pietra Sovra l' orlo dell' antro alta s'eleva Del mare in vista, e tra funerei segni Di cufici caratteri s' imbruna. Scuote lo spettro il suo rigato manto, Risuonando nell ' ossa, e poi la tomba Guarda... e su vi rimane immoto e fiso Sì lungamente, che somiglia il sasso l Da cui dipende. Ah se un vivente è quegli, Non sentite per lui trascorron l'ore ; Più non ha l'infelice idea del te~po . ~{a benchè un' ombra de] sembiante antico Ei più non serbi, io lo ravviso ; è desso ! È d' Ismaello qui l'ultimo figlio, Lo sventurato Assano ! La sua fronte, (Quella fronte che un giorno incontro al turbo Ergea, siccome afro li"on che scuote Le chioma e rugge al mugolar del tuono) Ahi par conversa in teschio! Nel profondo Cavo dell ' occhio si fuggì la torba

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==