Tommaso Zauli Sajani - Il trionfo della grazia

37 Darle diletto, ma il diletto antico EJJa non sente. Di fanciulli un coro, Che rassomigli an 'cherubini alati, A piene man d'intorno e sovra lei Spargon nembi di rose e di vi"ole, ~la le v·iole, ma le rose i dolci E puri olezzi e ]a gentil favella Hanno perduto nel suo cor. -"Diletta Figlia, degli occhi miei vaga pupilla/' Le susurrava dolcemente il padre, "Per te, so!o per te, son queste liete Feste e i canti, e I e danze : io non Ii sento Che all' anima tua/'-Più a lui si stringe Ella, il guarda, sospira, e nulla dice. E Assano proseguìa-- "Fieri destini Al nostro un dì così fiorente impero ~{inacciano le stelle : della prisca Grandezza appena a me rimane un'ombra; Eppur ricco o potente ancor nli sento, Chè un granùe impero tu mi vali, o figlia."- Ed ella allor più tenera il riguarda, E di nuovo sospira, e nulla dice. Interi dì sempre con feste e giuochi, Suoni e canti tentava raHegrarla Il padre,--ed ella si facea più mesta. Venna frattanto un cavalier Normanno, E l'Emiro inchinò d' UJrico a nome.

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