Tommaso Zauli Sajani - Il trionfo della grazia

23 Debil nou è, non è della sua legge Indegno Ulrico, e quando i suoi Normanni La bella prigioniera a !ui recaro, D' ira tremenda balenò :-" Codardi, E d'ogni cortesia sconoscitori, AJJe vostre natìe selve tornate, Tornate ai verni, agli aquiloni, ai geli Onde veniste, se così Ja guerra lnonorata far si dee struggendo E devastando ; se rapir volete Le derelitte vergini, e de' padri Con sì vii mezzo affievolir le spade r" E già imperava .che all'Emiro fosse Subitamente resa, aJior che il guardo Chinò su lei, che abbandonata e sfatta, Da quelle fiere braccia dipendendo, All' estremo parca della sua vita, Ed era pur sì sovrumana cosa Che di se avrebbe innamorato il cielo. Ristette Ulrico, e poi tremò. L'azzurro Lume degli occhi suoi s' inumidia .... Il pensier che l' avea sì vagheggiata, Più bella ancor la ritrovò nel vero, Più sovrumana; onde dal cor per lei Sorger sentì, come ispirato e figlio Della pietà, sublime un voto a Dio. Mille per suo comando alla gemente Solerti cure prodigaro, e mille lnterrogàr virtù d'erbe e d'incanti ;

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