Massimo d'Azeglio - Ai suoi elettori

47 mini, incominci() nella primavera scorsa la guerra dell'indipendenzél. Dico l'Halia, dovrei dire Torino, Firenze e Romn, la prima con forze fno~ di proporzione in uomini e denaro alla piccolezza dello Stnlo, le allre colle forze ché poterono meUere in campo ed avere apparecchiate. L'occasione era buona, le forze furon poche, mal p repurate, gli uomini zero. N e sorsero d i volonterosi, di generosi ed arditi; ma di veramenle cupaci nessuno. Dio volle così ! Finì la gnerra come doveva finire, dati gli elementi ondè constavano le. forze italiane. Sorsero da ogni parte t•ecriminnzioni, accuse, calunnie, contumelie, invidie, gelosie, odi i rinnovati e resi più intensi.. Ognuno gettava il danno e l'onla delle colpe comuni su l capo di chi avea per nemieo ; e la co lpa vera reale, l'antica, la grande col pa d' Italia, la discordia e r igna(JÙl. si :lggrav:1va più che mai sulle sorti comuni, per opera comnne. S'allontanava vieppiù la possibililit d'acquistar la forza vera che s'era Lrovata mancare all'occasione, e che sola può otleuer·si colla concordia. Per aver questa c,onveniva che si compras5c da ognuno col sagrificio di parte almeno delle proprie opinioni, col contentarsi almeno d'aspettare a propugnarla, tanto che fllalia fosse pa-

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