Massimo d'Azeglio - Ai suoi elettori

{5 che c' et·a sollo altro; capivo o credevo capire ehe si voleva levarsi una volta la fantasia di vcclet· piaulala quella benedetta repubblica: e dico la verità, mi ci riscaldai come nn corbello - ci t'ido ora- e scrissi d uc o tre ~u~ticoli couLro qu.ella truppa d' imbroglioni che se n'è poi andala, d'allora in poi girando per l'Italia, come nna compagnia comica, dando rappt~esentazioni ora qua, ora Ht fìnchè trovava minchioni che le facessero le spese. 1 te cose andat·ono innanzi come sapete, e sempre rtuesto benedetto Livorno faceva pazzie. Era come quando s'è messa la sella n un puledt·o, c che principia a salti e coppie di calci senza che si possa venir a indovinare dove diavolo la sella l'otfenda, o gli faccia il solletico; e se ne prova ot·a una , ora un'a ltt·a, e quello sempre" peggio. Alla fine si vide dov'era il difetto della sella.- Allt·o che sella! Tutt'a· un tratto il popolo dell 'eroica Livorno ( già sapete che ora chi fa più chiasso è più eroe ) scoprì che tutte le sue convulsioni, i suoi mali, te miserie sue e d'Italia nascevano da ·un urgente ed invincibile bisogno rion sodd isfallo, primo d'una Costiltwnte, secondo d'un Ll'linislc1'0 dlmzoc,·atico. Po~ leva dirlo prima! ma -~ p Imeno si seppe che dia .. volo aveva. Difatti, scuza eutt"ar in disturbi uè col sale, n è

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