Francesco De Luca - I Fasci e la questione siciliana

- 15VI. Propaganda cristiana dei socialisti in Sicilia. Le plebi di Sicilia sono, è vano negarlo, in mano del prete, che le mena ove vuole. Il partito socialista non poteva quindi, d'un tratto, attaccarne di fronte il sentimento religioso, ma dovea profittarne, illustrando la figura del Cristo come quella del primo socialista, nel che, d'altronde, io credo, è una parte di vero. Una diversa tattica sarebbe stata altrettanto antiscientifica, quanto quella dei missionari che s'illudono di cancellare in breve, a furia di predicazioni, le imagini degli idoli e dei feticci dalla mente dei selvaggi. Certo, il vero socialismo, che ha a base la gran legge dell'evoluzione, non può essere che ateo; ma i socialisti siciliani ben sapevano che, conseguito un certo miglioramento economico e morale, le classi lavoratrici avrebbero spontaneamente abbandonato i pregiudizi religiosi, o a dir meglio questi sarebbero naturalmente caduti come una vecchia corteccia si sfalda e cade da un tronco rigoglioso. A che dunque confondersi nel perditempo metafisico della confutazione dei dogmi cattolici 1 Ma il Cristo dei socialisti, umanizzato e perciò reso tanto pii1 grande, più vero e più comprensibile del Cristo delle sacre leggende, servi va a porre in luce le colpe e la condotta anticristiana dei preti, che in più luoghi, come a Piana dei Greci, venivano abbandonati dai contadini, pei quali il Fascio era divenuto la vera chiesa. E la propaganda socialista nel nome del Narnreno aveva oltracciò il vantaggio d'infondere in quelle anime ingenue e religiose un entusiasmo e una passione che- per altra via non si sarebbero facilmente ottenuti.

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