Francesco De Luca - I Fasci e la questione siciliana

-12IV. Spogliati e spogliatori. - I benefizii del govemo liberale. Qui uu po' cli sosta e cli riflessione. Gli appalti delle opere pubbliche e la quotazione dei beni demaniali avevano arricchito un pugno cli furfanti e di farabutti e Cl'eata una classe danarosa, che, gabellando le sue terre o tagliando le cedole della rendita pubblica, poteva e può virnre, oziando e godendosela, a Palermo, a Firenze od a Roma: poiché l'ignavia, propria dei me1•idionali corrotti e snervati da lunga tirannide, non permette a questi beniamini della fortuna di darsi al la,·oro industriale, che, diffuso nell'isola, avrebbe potuto rendere meno tristi i giorni dei nostri lavoratori; i quali, per la loro condizione, non chiedono, no, riduzione di ore di lavoro, ma pane, a costo anche cli estenuanti fatiche. · Di fronte a questi privilegiati sta la innumerevole massa dei proletari, che, costretta. negli scarsi giorni di lavoro, a un salario irrisorio, e pure ambito da essa, ha pagato e pa~a tutti i tributi che rendono più abitabile e deliziosa la Sicilia, i cui miglioramenti essa non gode; spogliata anche di quegli usi civici - come il diritto di legnatico, di pascolo, ecc. - i quali, da secoli e secoli, erano stati inerenti ai beni demaniali, ora gelosamente custoditi dal più feroce individualismo liberale. Nella pro,·incia di Girgenti, per esempio, c'è un barone Agnello che, padrone di centinaia e centinaia d'ettal'Ì di terreno, ha una squadra cli guardie campestri - dette da un capo ameno guardie d'ono1·e - le quali non hanno altro mandato che d'arrestare i poveri contadini sorpresi a raccogliere rami caduti o spighe nei campi baronali, e cli trascinarli ammanettati, con la 1·efw·ttva, pel paese di Siculiana, perché siano giudicati dai magistrati, avanti cui difende i diritti del ba1·one un avvocato a bella posta stipendiato. Qualche volta però il barone è condannato ai danni ed alle spese. B1boteca Gino B co

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