Discorso del conte Terenzio Mamiani recitato al banchetto ... - 1847

H mato. In cotal guisa, o Signori, poco avremo ad invidiare a quelle nazioni in cui li sparsi raggi d'ogni bene comune e d'ogni specie di sci bile radunansi tutti in un centro solo sfolgorantissimo; conciossiachè i lumi del viver nostro civile, non ostante la picciolezza e tenuità di ciascuno congiungendosi e rischiarandosi mutuamente e a simiglianza di speccbj l'uno nell'altro riverberando, cresceranno da ultimo sì fattamente e di numero e d' intensione da soverchiare ogni forma e grandezza di umano splendore. Dalla qual cosa procederà fra gli altri beni questo prezioso e singolarissimo di convertire l'astio profondo e le misere nimistà antiche in emulazione ardente e operosa. Nè a voi, Pesaresi, dee fare apprensione e paura l'entrare in simile competenza con mille altre città; dapoichè la natura v' à di raro ingegno e di non comune gentilezza privilegiati, sicchè picciolo popolo siete ma glorioso e

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