Discorso del conte Antonio Saffi, letto il giorno della solenne distribuzione de' premj dell'anno 1839

a per impa rare. SuLitamente a somigli a~za d i ~n gr_ande Allore di scena, il vedremo allegrarsJ alla v1sta d1 assai di scepoli ; e quasi tradotto. in ampio e più degno Teatro, allargare il cuore a plll grandi speranze , a maggiore glo•·ia. GoJr/t del non aver quivi a ecciLare o alJbassar la mente dello studiante; la qnal in l uogo oscuro, e quasi p•·ivo di lu~c, o suole . perdere _ogni vigoria c illanguidi re, o vero SI gonfia, e •nbaldanztsce; dovendo di necessità conceder troppo a sè stesso qnegii , che a nessuno si agguaglia. Gli gioverà di veder tornato in profitto Ji moli• J' aver correlle le cose di alcuno, lodato quelle d' un altro. San\ lieto , che alcun negligente, c poco studioso, da lui sgridato, ablìia risco,so, e destati all'opera <Juattti altri insiem con quello poltrivano. Non più ora, parlando o leggendo, sdegnerà io soo segreto, c si vergognerà Ji alzar l a voce, come da p nma nella presenza di nu solo; ma in luogo eminente e dignitoso, fra mezzo molti che l' a&coltano , acceso la mente e lo spirito, pronuncierà le cose in tono alto, e con fo rza , e dirci quas i in(uwrando. Il che quanto maravigliosamente torni a far senti re le doti tutte dell'eloquenza, non credo che a voi, o Signori , possa esser dobbio, se ciò, ch' ho detto più sopra non vi sia uscito della memoria; e cioè che una gran parte dd!' eloquenza e nposta nell' animo; che è come dire, dovere questo esser commosso, e ricever le immagini delle cose che parla, e in certo qual modo Ja quelle medesime pigliar natura. Ma forse che 'luesti vantaggi, che ill\1aestro ha in comune cogli Scolari, saranno i soli, che coglierà lo studioso alle pubbliche Scuole ammaes trato? Lungo sarebbe a dire , quanti altri ve n'hanno, e di peso non puuto mi - "?ri, che gli accennati. Pnr toccandone i principali; sara egh nuovo, e fuor dell' usato, che a qoello, il quale ha da farsi sapiente, insorga cagione di avere a trovarsi in mezzo a lunJinoso concilio della città, e in assembrea. d' uomi1~i uumerosissi.ma, o a sostener disputa, o a farvJ alloc uztone, o semplicemente a dar saggio delli suoi stodi? E s'egli avrà apparato a fare solo, ciò che è da farsi tra 1uolti; se a•·rà menato vita solitaria e priva_d' ogni splendore, come potrà egli non perd;rsi ti' auuno al cospetto di tanti , e non rimanere come dal Sole in così ampia luco abbagliato 1 Che se egli sino dai

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