Giovanni Adorni - Intorno a un discorso del signor Cesare Cantù ...

5o Come gran nembo suole, Spense, passando, il sule. Str. 4· Sui venerandi tumuli, Cui s' in china'r l e menti, Scese, e le chiare ceneri Gittò ludibrio a' venti; 'Colle pietre riverse l san ti nomi sperse. Str. 6. Po$cia pel torbid' aere Gi.u <:alando ve loce , Ristè di sovra a ll ' insubre Città t·eina; e in voce Ch'Alpi e C11riddi udisse, Tuonò dall ' a lto e disse: · Str. · 7·· Spezza i non degni vincoli, Urnan concetto ardito; Te l' in fi uito genera, Risali ;dl' infinito: La tua virtù chi regge? A te chi può dar legge ? ·Ri.volgendo nella· strofa II. il discorso alla Pasta a· èui "è diretta' l'Ode, così segue nella l St f. t!l.. ' Te1c~ era I' Arte ingenua, (!Jbé: di natnra ·è speglio, Usa suo be llo assumere ;;, '·· E a lei tòrnarla in meglio r ,',j, 'L I. :' E'Ua reggea tuo canto, . E sè celava int anto. Str. I3. Rapia sublime ogn' anima, : Ra1pia dolce ogni core ·Di • meraviglia un'estasi, •Uo~ · estasi d' amor'e: • : N l era, a vederlo, impresso L'oscuro Genio anch'esso. ~tr. I5. O · qual tu· sia, non cessino I• tuoi possenti esempi: !Dal be l camrnin non torcere Per vaneggiar di tempi; E • vita altra più eh i ara Al nome tuo prepara.

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