Giovanni Adorni - Intorno a un discorso del signor Cesare Cantù ...

3r debbon tener legate insieme le varie idee e le diverse parti di un discorso continuato. Ora per poco che uno conosca gli ufficii a cui ci senriamo dello scrivere nelle varie bisogne della vita vedrà se deb- ~a apparire strana la distinzione della lingua parlata dalla scritta. Qui sembra pur conveniente notare di nuovo che l' uso nel parlar famigliare introduce voci, le quali possono essere intese in quel solo tempo in cui noi l e adoperiamo, e venir presto dismesse per la mutabilità dell'uso medesimo; le quali voci, se v~ngono introdotte nelle scritture che son destinate anche a chi verrà dopo dei secoli, non saranno intese di lì a picciol termine, con grave danno di chi le adoperò. Pa g. 44r . , Prendendo troppo degli autori re~ centi sarebbe facile il mostrare come ( questi ) inciampino sovente in ciò ( nella sinonimia ), perchè del loro scrivere fanno un affare del caso ,. OssERVAZIONE Forse sarebbe luogo a dubitare che gli scrittori re.. centi cadano in errore, appunto perchè adoperano pa• role come le sentono nella bocca dei parlanti, senza considerare l' uso che di esse fecero i migliori. E eia- / scun di tali scrittori avrà udito le mille volte quelle voci che pose nelle sue carte, e delle quali ha rimprovero dal Sig. Cant.ù; quantunque fosse per a,rere sufficiente difesa nella regola stessa stabilita dall' Autore. Pag. 442. , L'inesperienza del cuom ( dice un 'eloquente amico mio ), che fa parer legge ri affetti fortissimi, e fortissime sensazioni passeggere; l' abitudine del simulare, del dissimulare, dell'adulare, del mentire a se stesso e ad altrui, aflettando ora calore,

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