Giovanni Adorni - Intorno a un discorso del signor Cesare Cantù ...

25 glior mezzo, il solo, con cui diffonder fra esso con· solazioni, lumi, ragione. Allora il popol nostro conoscerà la lingua uni,·ersale d'Italia; e intenderà con profitto gli Oratori che gli parleranno con eloquenza, con dignità, con nobiltà, come qu el di Grec ia e di Roma ascoltava ed intendeva Demostene e Cicerone dalla Tribuna. ·-==== OssERVAZIONE Pag. 3t2. Il trionfo, che l'Autore mostra di credere che ~i sia ottenuto da quindici anni fa da coloro che coll' esempio o col precetto sostenevano che La poesia consistesse in meglio che in parole e frasi , forse è minore di quel che egli vorrebbe far apparire. In fatti, per tacere di molti altri, &i d i rà forse che s1eno sole parole e fr·asi le poesie di D?nte, di Petrarca, di Ariosto, di Tasso, di Caro, di Alamanni, di Guidi cc ioni , di Filicaja, di Menzini, di Chiabrera, di Guidi, di Testi, d'Alessandro Marchetti, di Alfieri, d i Metastasio, di Parini, di Monti, di Leopardi e d e l Conte Giovann i Marehetti ? Si faccian pur voti perchè anche l a poesia diventi popolare, ma nella scelta degli argomenti adatti al grado della i struzione del popolo e secondo lo stato morale eli lui; non mai si cada nel vi le e nel basso , con torme indegne non dirò della lingua italiuna, ma di qualsivoglia più barbara, più in col ta , più rozza , come con vergogna di ques ta et à accade troppo spesso; poichè si osa di pubbli car cose de ttate da mente p riva di senno (I) . lo non sono di quelli che vogliono appo rre a chi fa bene le colpe di coloro che, imitandoli , fanno mal e; pure può forse dubita rsi che nn sommo d'Ita li a abbia a pentirsi di colpa non sua, ma so lo pe r essersi spinto troppo vicino al precipi zio, entro il qua le una foll a di suoi imitatori è caduta; credendoa i da molti che pel popolo siavi ta l genere di poesia ( 1) V . nell ' Art icolo nnilo ol prPsente in risposta al Fi~aro.

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