Giovanni Adorni - Intorno a un discorso del signor Cesare Cantù ...

~o rnP.glio, e quali no : ma non so chi vorrà far rim.. provt!I'O a chi procura di attenersi, per quanto può, a questo canone. Il P . Cesari nel S· x3. della già citata Dissertaz ione, parlando della form azione di nuovi vocaboli dice che , l' i ndole natura! della lingua dee sempre signo reggia re e dar l 'atto e 'l col ore a l t essuto , ; e il Colombo ( Lez. 5. ) intorno all a stessa ma teria dice che una voce nuova oltre il dove r esser a tta ad esprimere il concetto di chi fave lla> ed essere intesa da qu elli a cu i s i favella,hisogna che si confaccia con l ' indf)le d ella lingua a cui appartiene> manca ndo de l qua l ulti mo requi sito ne sc11pita la venustà della lingua stessaj ed ambedue questi illustri scrittori hanno notato varie parole e maniere da non nsarsi da i Jiligenti ed accurati; il nume ro delle quali cresce sempre più nelle scritture di ques ta età. E qu an tunqn e l'osse rvazione dt•l S ig. Cantù sia diretta ai Compilatori di Dizi o n a rii~ io l'ho tocca ta in generale per l 'importanza <.!ella cosa stessa, e perchè sapendo che gl'Illustri Comp ilatori del Vocabolario di Napoli notano anche le fras i c i mod i, pa rrni che loro si debba maggiore g ratituclirw t~d es timazione , se con tale avver tenza omettono costrutti e frasi disconvenienti all a favella nostra, e che dovrebbero essere bandite da tutte le scritt u re. Indi l'Au to re seg11i ta : J> Quanto alla r agione non so a pa tto niuno che abbi a a fare coll e paro le. La paroLi di per se non dice, non esprime nulla , . Non so quel che possono a ve rne pensa to coloro che han g i:\ le tto nel Ricog litore qu es te parole; non so qu el che ne giudicherà chi avrà avuta la pazi enza di legge rle qui: quanto a me non av rei c reduto mai che si fosse per giugnere ad esclude re la ragione in cosa di t anta importanza, di quanta ne son l e parole, di quanta ne è la lingua, di cui le parole sono gli elementi. E quale sarà allora l' uffi cio della filosotìa nel fa tto de ll a lingua? E a che giova allora lo el eggere piuttosto questo che quel vocabolo? E non esprimon nulla di per se le moltissime voci, di cui è ricca la lingua nostra, le qua-

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