Giovanni Adorni - Intorno a un discorso del signor Cesare Cantù ...

19 gni di chi la parla1 sarà tuttavia assai scarsa di vocaboli, e povera, considerata per rispetto a quelle che ne àhbondano. Proseauendo poi intorno alla seconda proposizione dico" cb e , per quanto ho udito, havvi qualche popolo, il qual e deve adopl'!rare per necessità una sola parola a significare cose diverse, per difetto di altre voci pa rticolari acconcie e proprie alle diverse cose; e che questa mancanza si sente principalmente nel linguaggio filosofico~ donde d e riva grave danno al progreditnento dell'intelletto. Ho parimente udito dire a talunn della nostra fave lla conosci tor profon;iissi mo; che con questa noi possiamo esprimere qualunque più sottile pensamento; e che solo per ignoranza si corre per lo più a toglier vocaboli d'altre nazioni, ai quali si avevano i corrispondenti più belli~ più proprii e più significativi: ecce ttuando però giustameute il caso di scoperte, o d'invenzioni, fatte altrove, a cui è stato già imposto il nome particolare là dove l'invenzione o la scoperta fu fatta ; ed allora i nsiem colla cosa si riceve anche la parolfl~ la quale .sta nella nostra lingua, come nelle nostre città 'luegli stranieri che vi si trovano per cagione di commercio o per altre bisogne, senza avervi cittadinanza. - - Pag. So2. )' Ecco tre canoni dietro i quali vorranno essi ( i Compilatori del Vocabolario di Napoli ) giudicare il neologismo: l'indole della lingua, la ragione, l'orecchio. Ma la prima è cosa di soverchio indeterminata, e la conoscerà solo chi grande studio v'avrà posto, ~ioè chi altro criterio av.rà ou-.. de {JOterne giudicare ,. OssERVAZiONE Tutti converranno facilmente nella sentenza dell' Autore, cbe sia difficil cosa il conoscere l'indole della lingua, e quindi quali modi le si confal'r irm

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