S. e B. Webb - Esame della dottrina sindacalista

BIBLIOTECA MENSIL....--... dellaCooperazione e d llaPrevidenza = 1914 Febbraio ••••••• .. •••••••••••••••••,., ................ ,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,.,,,,,,,,,,,.,,,,l,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,, ESAME DELLA DOTTRINA SINDACALISTA di S. e 13. WEBB (Tl\(.DUZIONE DI RrNALbo RrGoLi) Numero doppio Cent. 46 EDITO A CURA DELLA LEGA NAZION-At.E DELLE CooPERATIVE E DELLA FEDERAZIONE ITALIANA DELLE SOCIETÀ DI M. S. MIL.ANO

BIBLIOTECA MENSILE dellaCooperazione e dellaPrevidenza N. l ESAME DELLA = 1914 Febbraio DOTTRINA SINDACALISTA di S. e B. WEBB (TRADUZIONE DI RINALDO RIGOLA) EDITO A CURA DELLA LEGA NAZIONALE DELLE COOPERATIVE E DELLA FEDERAZIONE ITALIANA DELLE SOCIETÀ DI M. s. MILANO

TIPOGRAl'U. COOPERATIV.A. COM.NU: « Al\ISTIDE BARI••

2525252.525'2..5è5252 Esamedella DottrinaSindacalista<•> Nel 19 I I i giornali hanno rivelato al pubblico inglese l'esistenza di una nuova dottrina sociale, che si presenta sotto il nome di Sindacalismo. Questo non vuol dire che il movimento sindacale sia una novità in Inghilterra: esso vi ha raggiunto, da molto tempo, una vitalità ed una potenza che molti paesi continentali non conoscono anco·ra. Ma il Sindacalismo da noi recentemente introdotto, non ha niente di comune con (1) Questo studio dei coniugi Webb è apparso per la prima volta in inglese come supplemento al fascicolo di agosto (1912) del The Crusade, edito dal Comitato nazionale per la lotta preventiva contro la miseria. In questo lavoro, che ebbe già l'onore di parecchie traduzioni in altre lingue, Sindey e Beatrice Webb espongono le ragioni che contribuirono a determinare in Inghilterra la corrente sindacalista ; di questa corrente, o dottrina, dànno un rapido e fedele riassunto, ed infine ne svelano con profondo acume i lati deboli o addirittura inconsistenti, specie in ciò che ha tratto colla concezione ricostruttiva di una società basata sull' uguaglianza economica dei lavoratori. Questo lavoro, condotto dagli egregi autori con mirabile chia• rezza e con eccezionale competenza, anatomizza la teoria sinda• calista in modo esauriente e ne dimostra la inconsistenza pratica.

4 la tradizionale azione sindacale, rispettosa della legalità e dell'ordine stabilito; esso pretende insegnarci una nuova dottrina, delle concezioni originali sullo scopo da raggiungere e sulla tattica da adoperare. Questo singolare e torbido movimento non deve lasciarci indifferenti. Dobbiamo noi vedere nel Sindacalismo un ausiliario dissimulato del nostro sforzo di ricostruzione sociale, o un rivale ed un avvers,ario, oppure il preludio della pross.ima rivoluzione? E' però particofarmente diffici1lespiegare il vero significato del Sindacalismo inglese: a somiglianza del liberalismo, del conservatorismo e -del socialismo inglese, esso non costituisce una dottrina fissa esprimentesi in formrnle definite; esso è piuttosto un insieme di idee e di sentimenti, ove si mesco.Jano le aspirazioni verso un ordine sociale perfetto, le preferenze per questo o quel metodo di azione e infine le semplici prevenzioni individuali e collettive. Ecco perchè le definizioni del Sindacalismo sono, da taluni sindacalisti, ritenute una deformazione sl•eale del loro pensiero. D'altra parte, quando si tenta di comporre in un insieme di dottrine, le affermazioni un po' scucite del picco-lo numern di oratori e di scrittori sindacalisti che conta l'Inghilterra, ci si accorge presto dello stretto rap.porto -· spesso anche delle sorprendenti coincidenze d' espressione - f.ra le dimostrazioni teoriche inglesi e le pubblicazioni numerose e spesso pregevoli che, dal 1892, hanno corso nel movimento sindacai-e francese; nel nostro esame noi dovremo quindi comprendere anche queste pubblicazioni. Il movim·ento si.ndacalista, tanto in Inghilterra quanto in Francia, è una reazione dovuta alle perdute illusioni ottimiste; lo si di.rebbe il coronamento di .tutta una serie di disinganni. Pare che i salariati abbiano perduto ogni fiducia non solo nell'attuale ordine sociale, ma altresì nelle forme tradizionali d:ell' azione sindacale, nel movimento cooperativo e nell'azi.one parlamentare preconizzata dai socialisti.

s Sviluppo della coscienza di classe dei salariati. Ed infatti è vero che il lavorato.re salariato ha perduto ogni illusione sulla presente organizzazione sociale; esso non crede più alla necessità - e tanto meno alla giustizia - del regime del quale è soggetto: egli constata che i suoi compagni e lui stesso faticano tutto l' anno dalla mattina alla sera per assicurare dei servizi, o produrre delle merci, sotto la direzione di uomini di t1n' altra classe sociale, che non prendono parte alcuna al loro sforzo fisico. Inoltre il salariato vede che i servizi e le merci di cui egli ha il sentimento di essere il vero produttore, sono venduti a prezzi ben superiori all'ammontare del suo salario. aturalmente egli ha inteso dire che questi prezzi devono coprire i grossi sti,pendi elci direttori e degli impiegati superiori, come pur1e la rendita e l'interesse dovuti ai proprietari del suolo e del capitale; ma, al punto in cui è arrivato, nello stato cli disinganno in cui si trova, il lavoratore non vede in questa spiegazione che un modo diverso di enunciare i fatti che l'hanno colpito: egli non può trovarvi la sufficiente giustificazione della enorme e costante ineguaglianza che esiste fra il suo salario e le rendite di cui fruiscono i proprietari degli istrumenti di produzione, o i direttori ai cui ordini egli lavora. Qnesta disuguaglianza di guadagno non è jJ fatto particolare del singolo operaio e del singolo padrone, ma è lo stato normale dei rapporti fra tutti i salariati e i rispettivi padroni: essa è il necessario prodotto di una società in cui un decimo della popolazione possiede i nove decimi della ricchezza accumulata, in cui un quinto del numero degli adulti si appropria i due terzi della ricchezza prodotta annualmente, non lasciandone che un terzo agli altri quattro quinti, costituiti· dai bvoratori manuali. La conseguenza di questa disuguaglianza di guadagni è che malgrado una produzione di ricchezza su-

6 periore a quella prodotta in qualunque altra epoca, un terzo dei lavoratori manuali ha appena di che materialmente sostentarsi, e la maggior parte degli a.itri due terzi è così poco elevata sopra questo mi,sero liv,el,lo da essere ridotta all' indigenza alla minima interruzione o al minimo sbalzo 111ellamarcia dell' industria. Il saJlariato non può far a meno di scorgere lo stridente contrasto tra la sua meschina e precaria con.dizione e il genere di vita di migliaia dii ricche famiglie, che sciupano nell'ozio e in un lusso insensato, milioni e milioni, prelevati ognii anno sul prodotto del lavoro nazionale. Esiste qualcosa di radicahnente viziato nella base di una società che causa dappertutto e sempre inuguaglianze, senza raI.lentamentii e senza rimedio. Per tutti i salariati che riflettono e hanno una coscienza di classe, è facile trovar,e la spiegazione di un tale scandalo: mentre essi e i loro compagni dànno tutto lo sforzo fisico che implica la produzione, il trasporto e lo scambio dei beni, non hanno parte ailcuna nè nella proprietà degli strumenti: di produzione, nè in quella dei prodotti del loro lavoro. Ma non è qui tutto. La proprietà della terra e deg:li strumenti di produzione dà ai foro detentorii il potere di r•egolare a loro talento il modo con cui gli strumenti stessi vengono messi in opera. Il lavotatore salariato, durante tutta la sua vita professi,onale, si sente .sottomesso agli ordini arbitrari ed anche aglr assurdi capricci ,dei padroni e dei loro rappresentanti; se a costoro piace di tenere incolti i loro terreni, o chiuse le miniere e le fabbriche ,delle quali essi hainno ,per .legge la assoluta proprietà, il salariato e la sua famiglia hanno il dli ritto di mori,r,e di fame. Nella vita civlle e politica la situazione è press' a poco la stessa; il lavoratore manuale ha l'impressione di non contare nulla. Quando l'operaio ha acquistato quello che ~ sindaca- ! isti chiamano la coscienza di classe, quando si è reso conto della dipendenza economica, giuddica e politica alla quale è condannata la sua classe intera, gli sembr.a

7 che non v1,sta molta differenza fra la sua condizione e la vera schiavitù. E' questa sviluppata coscienza di classe che forma la base del sindcl!calismo. Le delusioni causate dall'azione sindacale. Al fine di lottare contro H dominio dei proprietari degli istrumenti di produzione, i salariati meno depressi, in tutti i paesi ove si è sviluppato i,l regime capitalistico, si sono spontaneamente organizzati in sindacati ed hanno formato delle leghe esclusivamente composte da lavoratori di ogni professione. Da più di due s·ecoli i lavoratori più chì,aroveggenH hanno compreso ohe se ogni operaio, preso a sè, non aveva altra alternativa che quella di accettare le coindizioni offerte dai padroni o di- mori-re <li fame, la ·collettività degli operai poteva, rifiutandosi di lavorare, obbligare i caipitalisti a trattare con essi patti, più equi e concedere salari più elevati e mi1 gliorr condizoni• di lavoro. Ma, come gli economisti hanno s·empre affermato, questo metodo di emancipazione, comporta dei limiti ristretti. L'esperienza ha dimostrato che solo una piccoiJa minoranza <li salariati può costituire una seria orga.- nizzazione sindacale mentre appunto quelli ·che ne avrebbero maggior bisogno non sono in grado di farlo ; e del resto, anche questa piccola minoranza di lavoratori meglio organizzati, non è mai riuscita ad altro, coi suoi « contratti collettivi > e le sue « Commissioni. di conciliazione ,e d'arbitrato >, che ad ottenere dei, piccoli aumenti di salario a lunghi intervalli (I). In presenza di risultati così mediocri,, gli operai che hanno preso alla lettera le brillanti promesse dei propagandisti dell' azione sfodaca:le, sono necessariamente in preda ad un'amara delusione. (r) S. e B. Wa:aa: Hi,toire tlu Trade•Unt.'onisme. - Paris, Glard e Bri~re, r897.

8 D' altra parte, il padrone rientra sp,esso in possesso delle maggiori somme che sborsa, accelerando il ritmo del lavoro o aumentando in un modo od un altro l' intensità della produzione. Infatti succede questo: che se un'azione sindacale ben condotta ottiene un aumento di paga per le categorie superiori di safariat.i, la parte dei proprietari del suolo e dei capitalisti non è necessariamente ridotta d'altrettanto, poichè numerose esperienze hanno dimostrato che migliori condizioni di lavoro aumentano il rendimento della mano d'opera e tendono anche, stimolando l' inventività del pa<lrone, ad aumentare il rendimento del capitale. I lavoratori manuali della grande industria, la r.ui intelligenza si risveglia sempre più, hanno l'impressione che l'azione sindacale tradizionale quantunque procur.i qualche vantaggio a certi particolari gruppi <lella classe operaia, non ha in alcun modo diminuita l'ineguaglianza sociale. I quattro quinti della popolazione, composti quasi completamente da operai, non ottengono oggi una porzione più considerevole di prima, della produzione totale; l'ultimo quinto, costituito da tutt,e le a·ltre classi sociali, non ne ottiene una più piccola <lei passato. Inoltre il Sindacato è assolutamente impotente a prev,enire la disoccupazione; la più vantaggiosa convenzione collettiva che possa concludere il Sindacato meglio organizzato, non contiene alcuna garanzia di stabilità per le entrale deHa famiglia operaia. Il salariato si domanda perchè egli non fruisca, in virtù del suo lavoro, di una si,curezza analoga a quella di cui fruiscono i funzionari od il direttore sotto gli ordini dei quali egli lavora. In fondo, l'antico sindacato suppone ed accetta, come se dovesse essere eterna, cotesta attuale organizzazione dell' industria, contro la quale oggi si rivolta il salariato che abbia acquistato la coscienza di classe. Agli occhi del sindacalista, l'azione sindacale tradizi,onale è impotente a metter fine allo sfruttamento di cui la classe operaia, considerata nel suo insieme, è vittima da parte dei proprietari degli strumenti di pro-

9 duzione; non essa saprà mai liberare i lavoratori dalla sottomissione agli ordini dei capitalisti o di coloro che li rappresentano. La volontà di abolire il salariato. 1 militanti dotati di una forte coscienza di classe, allorchè hanno nettamente veduti i limiti imposti dalla natura delle cose al movimento sindacale, hanno sempre desiderato di fare il « gran colpo », per assicurare in un modo o in un altro, non solamente una più grande par.te della ricchezza prodotta, ma Ja proprietà integrale del prodotto del lavoro comune, da ripartire equamente fra tutti coloro che vi hanno contribuito con le braccia o con la mente; nello st,esso tempo i lavoratori verrebbero ad assumere la direzione piena ed intera del loro proprio lavoro. Da un secolo questa idea è presente allo spirito dei, salariati più riflessivi; a senso loro, ciò non sarebbe che l'applicazione dei principi democratici alla vita industriale. Gli operai di t1na data industria possono, fin d'ora, formare un sndacato e nominare i funzionari che li dirigeranno negli scioperi o negozieranno coi padroni: perchè questa stessa collettività di operai che in ogni impresa industriale forma la grande maggiora,nza, non nominerebbe pure il direttore e i capi tecnici, i compratori e i venditori, oggi nominati dal capitalista proprietario dell' impresa con l' incarico di gestirla a suo particolare profitto? Il solo ostacolo a questa trasformazione parrebbe essere la proprietà pri,vata dei mezzi di produzione, che trae seco la proprietà privata di tutti i prodotti. Perchè allora non abolire il salariato, perchè non istituire un regime industriale sotto il quale i lavorat.ori godrebbero del prodotto inrt:egrale del loro lavoro e sarebbero nel medesimo tempo emancipati dalla tutela di un' altra classe per tutto quel che riguarda le condizioni de,lla loro vita di lavoro?

IO Antichi tentativi d'abolizione del salariato. Esaminando un poco la storia sociale del XIX secolo si scopre facilmente che il desiderio di abolire il salariato, è la ,più persistente deUe aspirazioni operaie. Quando si studia il grande movimento « Owen ista del 1832-1834, si è colpiti dalla sua rassomiglianza col sindacalismo francese dell'ora attuale. Con un fervore d'apostolo mai sorpassato, Roberto Owen predicò fin da allora l'organizzazione <li tutti gli operai raggruppati per industrie e legati in una « grande Un ione nazionale dei mestieri·:$. Il suo entusiasmo, un poco ingenuo, spingeva Owen fino a<l immagh1are che i privi.legiati del capitale, meravigliati d'un così bello sforzo d'organizzazione operaia, rinuncerebbero spontaneamente, con magnifica abnegazione, alla loro posizione di proprietari degli strumenti <li produzione e di padroni dell' industria; ma nel caso che questa abdicazione volontaria si facesse troppo attendere, Owen, come i sindacalisti di oggi, riponeva ogni sua speranza nello « sciopero generale 1>: tutti gli operai <li tutte le industrie cesserebbero di lavorare nel medesimo tempo, i proprietari fondiari ed i capitalisti vedendo divenuti inutili le loro terre e i loro strumenti e disseccata la sorgente dei loro guadagni, . si affretterebbero senza dubbio a richiamare i loro operai e a dar loro la proprietà parziale, se non totale, <li quegli strumenti di produzione che solo essi sanno adoperare. Nel 1833 Owen fece l'esperimento dello sciopero generale che però fallì per ragioni che sono a conoscenza di qualunque segretario di sindacato fornito d'un po' d' ,esperienza. Il fallime,nto del tentativo fatto ,da Owen per abo1 ire il salariato con l'azione diretta, determinò non l'abbandono di quella idea, ma una trasformaziotie dei metodi che dovevano permettere di re-alizzarla. L'agitazione artista in favore della democra.zia politica, che domina le preoccupazioni della classe operaia inglese

II dal 1839 al 1848, ebbe sempre per movente la speranza di trasformare la democrazia politica in una << democrazia industriale». L' insurrezione degli operai francesi nel 1848 fu causata dall'appassio·nato desiderio di e diventare i padroni di loro stessi :-) e provocò la famosa iniziativa di Luigi Blanc che propose di istituire, con l'aiuto del credito dello S,tato, dei laboratori cooperativi autonomi dei diversi mestieri qualificati (I). I « laboratori sociali » di Luigi Blanc, descritti dal1' economista francese Buchez, furono salutati con entusiasmo in Inghilterra dai « socialisti cristiani» dal 1848-1860: sul loro esempio furono tentate buo,n numero di piccole esperienze in materia di produzione cooperativa, che raggiunsero gradi, diversi di prosperi·tà finanziaria. 11 movimento cooperativo che costituisce oggi e da molto tempo, la. più impor.tante di tutte le organizzazioni operaie dal punto di vista finanziario, fu animato, ai suoi albori in Inghilterra, dal generoso ideale del laboratorio autonomo; si trattava di assegnare le diverse industrie ad « associazioni di p-roduttori » organizzate democraticamente, associazioni che avrebbero dovuto possedere il capitale necessario ali' impresa, eleggere il loro direttore, regolare l'andamento dell'azione e infine distribuire esse stesse, ai lo·ro membri, l'integrale prodotto del lavoro comune. I ripetuti insuccessi, raffreddarono J.o zelo dei più entusiasti. L'esperienza di tre quarti di secolo ha provato che questi laboratori autonomi, non arrivano a formarsi nè il capitale che sarebbe loro necessario, nè le atti- (r) Si invoca spesso, contro l'interessante idea di Luigi Blanc, la disastrosa esperienza dei • laboratori nazionali • del 1848 ; ma per pura ignoranza, poichè in realtà i • laboratori nazionali ,,, che consistevano nel far trasportare la tèrra sul Campo di Marte dai disoccupati parigini, non furono organizzati da Olanc, ma dai suoi nemici che, in quell'insensato tentativo, videro il mezzo di rovi• nare la sua influenza e la sua dottrina. (Vedere: EMtLE THOMAS, HÌ$knr'1 tus at,liers nalionaux - pag. ~40).

12 tudini tecniche che implica la direzione di un'azienda, nè la necessaria conoscenza del mercato, nè infine la disciplina interna del laboratorio, condizioni tutte essenziali alla riuscita di qualsiasi impresa industriale ( 1). La Cooperazione non abolisce il salariato. Intanto la cooperazione operaia, fondata sul principio opposto clell' « Associazione dei consumatori>, dava dei risultati meravigliosi. Le centinaia di Società cooperative operaie che esistono in Inghilterra coi loro vasti magazzini di deposito, le fabbriche e le manifatture, le fattorie, i negozi per la vendita, i battelli, ecc., riescono molto bene tanto nella produzione quanto nella distribuzione della merce. Infatti questa organizzazione puramente operaia sfida il paragone con qualunque impresa capitalista, sia che si consideri il regolare aumento del capitale impi,egato e dei profitti·, il numero dei consumatori partecipanti, o l'entità <legli affari. li successo cli questo movimento ha convinto da molto tempo i suoi amministratori, tutti scelti fra la classe cperaia, della superiorità di una « democrazia di consumatori» su una qualsiasi « democrazia di produttori ». L' esperi,enza ha insegnato la stessa cosa ai salariati -degli altri paesi. Senza dubbio, esistono oggi altri tipi di organizzazione cooperativa; ma dappertutto sono le cooperative cli consumatori quelle che hanno raggiunto un considerevole sviluppo: se si considerano oggi nel loro insieme, la cooperazione della Germania, del Belgio, della Francia, dell'Italia e della Danimarca, si constata l'esistenza di un potenza finanziaria più considerevole cli quella della Gran Bretta,gna. Però, per arrivare all'attuale prosperità, i cooperatori cli tutti i paesi sono stati costretti. ad abbandonare (1) Vedere: B. PoTTER (Madame Sidney Webb), Le Mouve, ment cooperatif en Angleterrc, eh. V., Associa#on d, producteurs

13 l'idea dell'abolizione del salariiato; è per ciò che in Inghilterra, il capitale di questo eccellente affare, ammontante a 250.000.000 di lire, è proprietà esclusiva di due milioni e mezzo di cooperatori appartenenti alla classe operaia; tutti i Comitati direttivi sono eletti dagli stessi cooperatori secondo il democratico principio: « ad ogni adulto un voto ». Nei laboratori delle Cooperative sono occupati 120.000 lavoratori, uomini e donne, i quali vengono naturalmente invitati, nella loro qualità di consumatori, ad entrare nella Società che li impiega, ciò che essi ge~ neralmente fanno; ma, come produttori, essi sono settimanalmente salariati, e sono, nel loro lavoro·, sottomessi agli ordini del direttore tecnico e del caposezione, sui quali non hanno, come produttori, nè influenza, nè controllo. Neppure per queste 120.000 persone rappresentanti la centesima parte della popolazione safariata non si è quindi « abolito i•l salariato ». Ecco quello che spiega l'attitudine dei sindacalisti nei riguardi della cooperazione, quantunque essi non possano disconoscere che questa ha aumentato considerevolmente le risorse dei milioni di lavoratori che vi partecipano, liberandoli dal giogo della cassa padronale, dallo sfruttamento e dalla frode del piccolo esercente. Ma la cooperazione, anche là ove ottiene i suo,i più bei trionfi, mantiene il lavoratore sottomesso, durante le ore di lavoro, agli ordini d'un superiore. L'operaio e l'impiegato delle Cooperative continuano ad usare strumenti di produzione di cui non hanno la proprietà ed a ricevere in compenso del loro lavoro un « salario » che rappresenta solo una parte di quel che essi producono. I poteri di proprietà di cui godono, si riducono al diritto di votare insieme alle altre migliaia di •soci, su questioni così vaste e generali da non lasciar quasi intravedere il lontano rapporto eh' esse hanno con la loro opere\ personale.

14 Disignanni causati dal soeialismo parlamentare. Nel frattempo il movimento socialista av,eva cominciato il suo cammino, dando luminose speranze ai salariati del mondo intero. I diiscepoli entusiasti di Carlo Marx predicavano ai lavoratori il nuovo vangelo: il regime socialista realizzerebbe finalmente l'abolizione del salariato; i lavoratori ricev,erebbero il prodotto integrale del loro la:voro; per la prima volta nella storia del mondo, il proletariato sarebbe definitivamente emancipato dalla dominazione di un'altra classe. Sul modo preciso in cui la comunità socialista dovrebbe essere organizzata, no•n si davano che indicazioni vaghe; come pure non si formulava con precisione il modo del passaggio <lalla società attuale a guelfa di domani. I primi socialisti credevano generalmente che la trasformazione della società sarebbe avvenuta per il sollevamento più o meno tumultuoso della classe operaia; e ammettevano come cosa sicura che tale cambiamento di regime sarebbe stato nel medesimo t,empo subitaneo e completo. Ma gli anni passa vano senza che alcun segno annunciasse la rivoluzfone sociale, quantunque ognuno d'essi segnasse un grande progr.esso <lella democrazia politica e per quanto gli operai arri•vassero in molti paesi a costituire la maggioranza del corpo elettorale. Una insurrezione deJ.la intera classe ope1aia contro un governo uscito dai suffragi della stessa, apparve allora assurdo. L'urna del suffragio universale aveva tolto ogni valore alla teoria della barricata. Inoltre g.Jioperai non avevano solo i1 l diritto di v•oto, ma in alcune città essi partecipava.no ,direttamente, come consiglieri municipali, alle pubbliche amministrazioni; il numero ognor crescente dei deputati socialisti o del lavoro nei Parlamenti dei vari Stati, faceva intravedere non molto lontano il tempo in cui i socialisti sarebbero andati al potere. Fu per questo che i socialisti - o quelli almeno fra essi che possedevano abbastanza senso pratico per guar-

15 dar in faccia le necessità della situazione e sufficiente buona fede per dichiararlo - ripresero lo studio del problema sociale alla luce della loro esperienza e di quella sindacale e cooperativa, prendendosi la loro parte di responsabilità amministrativa, venendo :i. poco a poco a riconoscere che socialismo non voleva dire altro che la sostituzione della comunità ai privati per la proprietà e per il controllo della produzione. Lo sforzo socialista si concentrò sempre più sulla creazione del regime collettivista, le argomentazioni socialiste si fondarono sempre più sUJllaconcentrazione industriale che si manifestava col crescente sviluppo de.tle società anonime e dei trusts; i socialisti si abituarono sempre più a salutare come tappe raggiunte ogni nuova conquista nel campo industriale, ogni allargamento del controllo coUettivo su quelle industrie ancora in mano ai capitalisti. Infine, preoccupati di formulare un programma immediatamente realizzabile, i socialisti reclamarono il trapasso dei mezzi <li produzione ( in quelle industrie divenute mature per questa trasformazione) daHa proprietà p·rivata a quel,la sociale, dagli individu-i privilegiati ai rappresentanti e-letti dalla comunità locale e nazionale, in modo che primeggiasse il pubblico interesse e che tutti i profitti della produzione venissero devoluti alla collettiviità. Tale è la versione « riveduta» per così dire, del socialismo, tanto in Inghilterra quanto in Germania, Francia, Belgio, Svizzera, Italia e America. Che questa revisione abbia avuto per risultato di guadagnare al socialismo l'adesione di molti av,enti il senso della realtà ed il desiderio di agire, è fuor di dubbio; ma precisando il loro ideale e il loro programma e portando tutto il loro sforzo su delle riforme reaEzzabil'i, i socialisti hanno lasciato cadere due punti che nell'antica dottrina esercitavano una grande attrattiva sui lavoratori coscienti: il carattere pronto ,e drammatico della rivoluzione che doveva instaurare lo Stato ideale da un lato, e, dall'altro, l'idea de11'abolizione del salariato, che doveva servire di fondamento alla nuova

16 società. La nazionalizzazione delle ferro vie, delle poste e dei telegrafi, la creazione del monopolio di Stato del tabacco e dei fiammiferi, la costruzione delle navi nei cantieri del.lo Stato, così come la municipalizzazione del servizio dell'acqua, del gas o delle tramvie, potevano si:gnificare il traspo·rto di questi differenti servizii dal dominio privato a quello pubbliico; ma in tutto questo nu1la rammentava .Ja trasformazione catastrofica del regime del lavoro, che l'antica propaganda socialista aveva fatto sperare più o meno vagamente ai lavoratori. Inoltre onde poter controllare le industrie nazionalizzate o municipalizzate, e assai più per sa,lvaguardare gli interessi immediati degli operai durante le diverse trasformazioni sociali, i socialisti furono obbligati a ricorrere alla tattica prosaica consistente nel far eleggere nelle assemblee legislative e municipali degli operai o dei socia:listi. I candi-dati socialisti dovettero domandare i voti alla totalità degli elettori, fossero o non fossero questi dei socialisti, dei sindacati e -dei lavoratori coscienti. Una volta eletti essi erano obbligati ad uniformarsi aUe necessità della loro carica e quindi costretti a subire l'influenza morale del Parlamento o del Consiglio municipale i·n cui si svolgeva la loro maggiore attività. Il lavoratore cosciente, che dall'esterno sorvegliava il suo rappresentante, fu ben presto .esasperato dalla lentezza con la quale le riforme progredivano; d'altra parte, come amministratori e come legislatori, gli eletti, operai e socialisti, si accorsero che per poter ,essere relativamente sicuri del buon funzionamento dei servizii pubblici, era imperiosamente necessario organizzare una direzione tecnica competente il più possibile e mantenere disciplinato tutto il personaJ.e. Così quando il socialismo arrivò a concretare la sostituzione della proprietà pubblica alla proprietà privata. in materia industriale, apparì chiaramente che il socialismo non si proponeva di mettere direttamente nelle mani dei lavoratori il capitale industriale. La proprietà ed il controllo avrebbero dovuto passare alla intera

collettività dei cittadini, fra i quali i salariati di uno, stabilimento, o anche quelili -di tutta un'industria, non costituivano, come cittadini, che una insignificante minoranza, mentre come lavoratori essi avrebbero ricevuto un salario e avrebbero dovuto obbedire agli ordini di un superiore, esattament,e come per l'addietro. E non appari va ai sindacalisti che questa specie di socialismo, sviluppandosi, doveva condurre naturalmente ad un differente stato di cose. Essi ritengono tuttora che la natura stessa del socialismo induca i lavoratori manuali a confidare nelle promesse dei politicanti i quali, per la forza delle cose, non appartengono, in generale, alla classe operaia; in quanto agli eletti venuti veramente da essa, il grande cambiamento che si produce nella loro vita, fa loro perdere ben presto la piena coscienza di classe, coscienza che nasce tanto dal,l'incertezza e penuria delle risorse finanziarie, quanto dall'obbligo dell'obbedienza agli ordini di superiori, che caratrizzano appunto la vita -del salariato. Disillusioni causate dalla democrazia. I sindacalisti francesi sopratutto, hanno ancora un altro rimprovero ùa fare al socialismo, così come l'intendiamo noi oggi; ed è che esso si pres,enta come una applicazione integrale del pri·ncipio democratico e spera di vincere con la conversione della maggioranza di ogni nazione. Il socialista, che sa di essere impotente senza il concorso della maggioranza, deplora l'ignoranza delle 111;1.ssine quanto ostacola la loro rapida conversione alla sua fede, mentre per il sindacalista qLtesto concetto della maggioranza non è che la subordinazione della minoranza cosciente, composta dei più energici lavoratori, a!I voto incompeten-te di una massa inerte e molle. Eg,li non ha akuna voglia di attendere ,che essa sia convertita e non si preoccupa neppure di ripudiare apertamente la dottrina democratica. « Il socialismo francese, scrive uno dei suoi principali teorici, è nato dalla rea-

18 zione del prol@tariato contro la democrazia> (1). e Esso non si lascia prendere dal sofisma democratico deU'eguaglianza di tutti gli uomini .... Esso sdegna l'opinione degli incoscienti, della massa apatica e codarda. L'uomo libero, anche se solo, ha ragione contro la folla schiava; il suo diritto alila rivolta è imprescriitt,ibile > (2). e La minoranza, scrive uno dei più autorevoli rappresentanti del sindacalismo francese, non è disposta ad abdicare alle sue rivendicazioni ,ed alle sue aspirazioni davanti all'inerzia di una massa non ancora a11imata e vivificata dallo spirito clt rivolta. In conseguenza, la minoranza cosciente ha l'obhligo di agire senza tener conto di una massa refrattaria, e ciò sotto pena di essere forzata a pi·egare la schiena come gli incoscienti » (3). L'essenza del sindacalismo. Dal fondo di questo abisso di disillusioni, ecco che il sindacalismo emerge in Francia - fra il 1892 e il 1900 - con novella fede ed un nuovo programma. Quali sono i principali articoli di questa fede? In primo ,luogo i lavoratori manuali, i salariati, non devono avere confidenza che in loro stessi e nella loro propria organizzazione per condurre a buon fine la loro emancipazione. Si richiama il principio dell'Internazionale del 1862-1871 che diceva: « La emancipazione dei iavoratori non può essere che l'opera <lei lavoratori stessi» (4). Per il sit11dacalista la lotta di classe è una verità assoluta. « Da un lato i ladri, i padroni, dall'altro i derubati, i servitori » (5). E' per questo che la organizzazione operaia, a,lla quale incombe la trasformazione del mondo, deve (r) HuDERTLAGARDELLE: Syndacalisme et Socialismc, pag. 36 - Paris, Rivière. (2) FELICIEN CHALLAYE: Syndicalisme révolution11aireet Syndicali'sme riformiste, pag. 32-33 - Paris, Alcan, c909. (3) EMILE PouGET : La Confèdération Gènérale d" Travail, pag. 34-35 - Paris, Rivière. (4) E. PouGET: La C. G. T,, pag. rr. (5) E. PouGET : Le Syndicat, p. 5.

19 essere puramente .ed esclusivamente operaia. « La forza dell'organizzazione per la lotta deve manifestarsi sotto l'impulso degli interessati. E' agli operai che spetta <li condurre la loro propria azione, poichè essa ha per iscopo di difendere e di salvaguardare i loro interessi .... Essendo l'organizzazione provocata dalla situazione miserabile del lavorato.re, non dovendo essa comprendere che dei salariati, deve sfuggire ad ogni influenza estranea, sia essa emanazione dei possidenti o del potere; esso deve comprendere le istituzioni e<l i servizi che rispondono ad ognuno dei bisogni dei lavoratori; deve bastare a se stesso, per evitare di ricorrere ad altri elementi che non siano la p•ropria forza d'agire e d'imporsi> (1). Questa organizzazione prenderà l~ forme di un sindacato d'una grande industria nazionale. « L'ideale sarebbe, scrive Tom Mann, che tutti i lavoratori impiegati in una industria particolare, formassero un solo sindacato di tutta cotesta industria, fossero essi falegnami o fabbri, metallurgici o tappezzi 1 eri., meccanici ,o manovali, qualificati o non, sigarai o magazzinieri, facchini portabagagli o bigliettari » (2). L'organizzazione sindacalista deve essere fondata. esclusivamente sulla coscienza di classe del lavoratore manuale. Al fine di accaparrarsi i lavorato•ri esitanti, si discuteranno solo le questioni che riguardano il capitale e il lavoro. « Si parlerà dell'imprenditore; si faranno confronti fra i beneficii dei capitalisti col salario del proletario,, fra i godimenti di cui l'imprenditore può fruir,e e ,le strettezze dell'impiegato; si dimostrerà ai sindacati, non con sapienti ragionamenti, ma illustrando i fatti di cu~ es.si soffrono, che essi sono giornalmente froda:ti e che il lusso della minoranza padronale è fatto della loro miseria> (3). Noi tro-viamo lo stess9 stato d'animo nel ~I~ V1cToR GRIFFUELHES: L' Acion Syndi'ealiste, novembre 1910. :a To11 MANN: dans The Industriai Syndicalist, pag. I?• 3 MERMEIX: Le Syndicali'sme contre le Socialisme, pag. 15

2.0 principale rappresentante del sindacalismo inglese. « Ogni sindacato deve abituare i suoi membri a dirsi, ogni volta che entrano nel magazzino, nell'officina, nella stazione: - Ecco l'azienda che noi facciamo prosperare, che noi dovremmo poss,eder•e ed amministrare (1). - Oppure, nei termini più pittoreschi di Tom Mann: « Noi li trascineremo ad un'andatura infernale e faremo loro veder,e se sì o no, esiste del nerbo ,e del coraggio nei lavoratori d'Inghilterra» (2). I sindacalisti predicano ai lavoratori una guerra inin. terrotta contro i pacl'roni; gli 01 perai devono incessantemente « lottare contro il p,atro11ato per ottenere da lui e con suo darnno, sempre maggi,ori miglioramenti, avviando la società verso la soppressione dello sfruttamento » (3). Se l'azione sindacale, scrive Tom Mann, mira sempJi.cemente a mantenere la pace tra padroni ed operai, essa, oltre all'-essere senza valore nella lotta per l'emancipazione, disturba seriamente e mina'Ccia gli interessi- vi1 ta•li dei lavoratori ... Il s'indacalismo si rifiuterà di contrattare coi padroni delle convenzioni di lunga durata ... ; ,esso coglierà tutte le occasioni per lottare per il miglioramento di tutti, guadagnando senza posa del terreno» (4). Noi ritroviamo lo stesso concetto in un opuscolo d'al titolo Il prossimo colpo dei minatori. « Bisogna, vi è -detto, condurre incessantemente un'agitazione al fine cli innalzare sempre più il minimo cli salario e accorciare la giornata cli lavoro, fino al giorno in cui noi avremo assorhito la totalità dei profitti padronali ... Ogni nostro sforzo tende a ciò: il pr-ocluttore che cr,ea il valore, deve raccog,lierlo inte~ralmente. Se, con la cresciuta forza della nostra organizzazione e la maggior energia della nostra azione, noi riuscissimo a ridurre i profitti, arriveremo allo stesso modo ad eliminare gra- ! r) E. J. B. Au.EN: da1.1s The lndusln'a/ Syndicalisl, nov, 1910. 2) ToM MANN: dans The Industrja/ Syndicalist, juillet 1910, 3) V. GRIFFUELHES: L' Actiol'l Syndicali'ete, pag. 12. 4) ToM MANN: dans L'Industria/ Sindicalist, settembre 1910.

21 <latamente gli azionisti che oggi possiedono le m1111ere, (1). L'"azione diretta,, preconizzata dai sindacalisti. Nella continua guerra che i lavo::-atori devono condurre contro i padroni, avranno per principal,e arma lo scip,ero, rinnovato e perfezionato. Non si tratta più della sola sospensione temporanea del lavoro, semplice incidente nelle .relazioni tra organizzazione operaia e padronale, alla quale i più forti Sindacati inglesi devono ricorrere qualche vo,lta; si tratta di due specie di scioperi più radicali, ùei quali ci si di la formula ,esatta sotto i nomi dr « sc·iopero perlé » e « scio.pero g,enerale ». Lo sciopero perlé consiste 11011 nel rifiuto collettivo di lavorare, ma, per così dire, in una <<adulterazione» delicata e clandestina del prodotto del lavoro. « Lo sciopero perlé, ci si spiega, non può riu,scire ad un felice risultato se gl.i operai non sono fermamente convinti dell'irreducibile antagonismo esistente tra i lo•ro interessi e quelli dei padroni. Il capitalista non è vulnerabile che in un punto, nei suoi profitti; dunque se gli operai vogliono esercitare su di lui una pressione efficace, devono metodicamente cercar,e cli 1·idurre i suoi profitti·. Uno dei mezzi per arrivare a questo risultato, sta nel restringere la proditzio11e pur lavorando» (2). I sindacalisti francesi affermano che la loro tattica del sabotage fu ispi rata da quelila del « cacanny » ( andare adagio,), alla quale certi Sindacati di clockers ingles'i si so.no qualche volta abbandonati nei casi di,sp:erati (3). Dall'altro lato della Manica, questa tattica può riassumersi nella massima: - a cattiva paga, cattivo lavoro - ; ma essa ha trnvato in Francia molteplici applicazioni, la cni varietà sorpassa d:i,molto la maniera d'applicazione fin qui seguita in Inghilterra. « Se voi ~I~ The Min,rs' Ne,,;t Step, pag. 29 - Tonypandy, r912. 2 The Miners' Ne)(:/ Step, pag. 27. 3 Vedere S. e B. WEBB: Industriai Democracy, pag. 307.

22 siete meccanico, proclama arditamente il Bollettino della Camera del Lavoro di M ontpellier, vi sarà facile con du,e soldi di una polvere qualsiasi, od anche soltanto con della sabbia, di fermare la vostrn macchina, d'occasionare una perdita di tempo e una riparazione costosa per il vostro sfruttatore. Se voi siete falegname od ebanista, che cosa è più facile di quella di deteriorare un mobile senza che il padrone se ne accorga e di fargli così perdere il cliente? Un tagliatore sarto può facilmente gua,stare un abito od un pezzo di stoffa; un commesso di mercante <li mode, con qualche macchia destramente messa su un tessuto, lo fa vendere a vii prezzo; un garzone di drogheria, con un -cattivo imballaggio, fa perdere la merce; è l'errore di non si sa chi e il padrone perde il cliente .... Così i procedimenti del sabotaggio possono variare all'infinito» (1). « Il sabotaggio, è detto altrove, si effettua tanto con il rallentamento della produzione, quanto con la cattiva lavorazione .... Il sabotaggio è, più frequentemente, l'atto individuale sottolineante la rivendicazione collettiva. E' bene aggiungere che la paura di esso è un prezioso calmante e basta spesso a condurre i padroni rcc,dcitranti a migliori sentimenti> (2). Questa tattica fu apertamente denunciata come dis-onesta ed indegna dei lavoratori da parecchi' socialisti, fra i quali Jaurès; ma essa è sostenuta e giustificata dai circoli sindacalisti della Francia. « Il semplice buon senso suggerisce che, essendo il padrone nemico dell'operaio, questi non sarà sleale creando tranelli per il suo avvers-ario più dì quel che non lo sia combattendolo a viso aperto (3). Lo sciopero generale. Lo « sciopero generale » è una ripresa dell'idea formulata da Robert Owen fin dal 1833, in virtù della ! rl E~uLE PoUGET : Le sabotage, pag. 34 - Paris, Rivière, 2 ElluLE PoUGET: La C. G. T., pag. 44 - Paris, Rìvi~re. 3 Er.m.E PoUGli:T : Li sabotage, pag, 3r.

qual.e gli operai devono esercitar,e una pressione sull'intera collettività col rifiuto concordato e simultaneo di ogni specie di lavoro; una « idea fondamentale» del sindacalismo - ci si spiega - « uno dei suoi principii cardina.Ji, è che ,esso è in grado di paralizzare tutta l'industria». « Quello che noi sindacalisti vogliamo - dichiara Tom Mann -· è di riuscire a servirci dell'arma dello sciopero con tal potenza da permetterci di trasformare tutta la società. Noi ci sforziamo di fare il più rapidamente possibi,le tutti i preparativi necessari in vista d'uno sciopero generale estendentesi a tutti i paesi. Quella sarà veramente la rivoluzione sociale ed industriale. I lavoratori si rifiuteranno di adoperare più a lungo gli strumenti della produzione n,el solo interesse della classe capitalista e nessun poter,e potrà mai obbligarH a lavorare, se essi saranno decisi di non farlo ». Agli occhi dei sindacalisti lo « sciopero generale è una -delle forme, e la più completa e pronta, dell'azione diretta. Sospendendo deliberatamente il lavoro in un giorno fissato, ribellandosi con una d'ecisione conco•rdata allo sfruttamento che è loro inflitto e che so,lo perpetua l'attuale sistema sociale, i salariati scalzano cotesto sistema alla base. Se essi cessano di lavorar.e per il padronato, per le grandi Società anonime, essi sopprimono la <laminazione economica che grava su di loro; e, nel medesimo tempo, po,ichè questa dominazione, nell'ordi,ne politico, si traduce nell'autoritarismo di Stato, questo crollerà a sua volta insieme allo sfruttamento di milioni di uomini da parte di pochi. Dalla paralisi delle macchine, di tutti i servizi pubblici e di tutte le attività private, alla socializzazione dei mezzi di produzio,ne, vi è ancora un passo da fare. II sindalismo giudica che niente sarà più facile dell'adempiere all'ultimo compito. Ecco in d'ue parole la teoria :i> (I). « In meno, di una settimana, scrive un seguace inglese ,della dottrina sinda- (e) PAUl. Lou1s: H,·stoirc du Mouv,ment syudical on France, c789-r9()6,pag. ~75 - Paris, Alcan, r907.

calista, i cittadini utili, i produttori, quelli che fino ad allora 11011 erano che elci pov.eri salariati, saranno i paclrnni della situazione. Non ci sarà ragione cli temere la fame, pcrchè essi potranno impadronirsi de11e riserve di viveri, così come delle terre che forni•ranno loro tutti i necessari alimenti». Un altro militante pr,ecisa anche più chiaramente: << Lo sciopero generale non può essere che la rivoluzione stessa, perchè, compreso in altro modo, non sarebbe che un nuovo inganno ( !). Degli scioperi generali di corpor.azione o regionali, lo precederanno e lo prepareranno ... Questi ultimi co,stituiscono la ginnastica necessaria, così come le grosse manovre sono la ginnastica della guerra» (r). La società sindacalista dell'avvenire. In qual modo, precisamente, i cliffer.enti sindacati prenderanno possesso degli istrumenti di ·produzione della rispettiva industria? A chi verranno confidiate « le poche funzioni utili» che sono oggi compiute dai servizi di Stato locali? roi non abbiamo trovato in nessuna parte la risposta a queste domande. Parrebbe che il vero operaio, il sindacalista autentico, disprezzi il pr,egiudizio «borghese» secondo il quale l'azione, quella collettiva in particolar modo, deve sempre essere preceduta e guidata dalla chiara conoscenza del nuovo stato cli cose che prenderà il posto cli quello che si mira a di.struggere. Citi-amo ancora una volta uno dei più attivi adepti del movimento sindaca-lista francese: « Allorch" si voglio•no precisare i fini clelb lotta si,nclacali·sta, ricominciano le dispute; essi saranno, dicono gli uni, una soci età scn za governo e senza autorità ; essi consisteranno•, dicono gli altri, in una societù ben governata e diretta. Chi ha ragione? Non oocorre ch'io lo dica ora. Aspetto il ritorno -del viaggio che mi avrà permesso (r) V1croR G1HFFUELHES (citant Guyot): L' Action Sy,ulicaliste, pag. 32.

una constatazione de visu (1). « Non più dogmi, nè formule, dice un altro scrittore, non più vane discussioni sulla società futura; non più piani compendiosi di organizzazione sociale; ma un senso di lotta avvivato dalla pratica, una filosofia dell'azione che assegna il primo posto alla intuizio-ne e proclama che il più semplice operaio, impegnato nel combattimento, ne sa cli più del più astruso dottrinario di qua'lsiasi scuola» (2). Inoltre, il sindacal'itSta puro-, almeno in Francia, cLà così poca importanza al Governo, sia esso comunale o nazionale, che non crede valga la pena di pensare al modo in cui sarà organizzato in avvenire, perchè tutta l'attuale macchina social,e e quasi tutte le odierne funzioni di governo, dovranno essere messe in disparte. « Il sindacalismo non mira alla conquista del potere governativo, ma alla riduzione d!ello Stato a zero-, trasferendo agli organismi sindacali le poche funzioni uti,li che da.nno l'i.llusione del suo valore e sopprimendo le altre, puramente e semplicemcrnte » (3). I sindacalisti inglesi sono un poco più espliciti, almeno in ciò che concerne l'organizzazione -della produzione. « Il nostro obbiettivo ·- leggiamo a pag. 30 cli Le prochain coup dcs Mineurs - comi,ncia a cJleli·nears.i nettamente: in o,gni industria ci deve essere uné\i organizzazio•ne operaia potente, destinata innanzitutto a lottare, poi ad assi-curarsi il contro-Ilo dell'industria stessa e finalmente ad amministrarla. Tuttte le industrie saranno unite da un Ufficio centrale della produzione, che per mezzo dei suoi servizi industriali, lasciando i prnduttori liberi di lavorare alle condizioni e nel modo che loro piacerà. Questo regime farà della democrazia una vivente realtà e permetterà all'uomo e alla donna il completo svilup,po d'ella lo·ro personalità. Ogni altra forma <li clemocrnzia non è che una luS1inga ed una trap- (r) V. GRIFFUELHES: L' Action Syndi'cali:;fc, pag. 4. (~) H. Lagardelle: avant-propos de Syndi'cah'smc et Socialisme, pag. 8 - Parls. (3) E. PoUGET: La C. G, T., pag. 45.

pola ». I sindacalisti inglesi lasciano intravedere cheuna specie d'assemblea centrale eserciterà quello che chiameremo un controllo parlamentare sui servizi produttivi. « Lo Stato conserverebbe, sotto una forma semplice il più possibile, il diritto di sorvegliare l'amministrazione cl'e!J.estrade ferrate, senza però prender parte di rettamente in nessun caso alla sua amministrazione. I lavoratori percepiranno un mi:nimo di salario partecipando ai beneficii netti dell'impresa e si impegneranno per le spese co-rrenti » (1). Una cosa però è certa: che l'assemblea legislati,va centrale non dovrà essere costituita in base a circoscrizioni territoriali-. « Il Parlamento odierno è formato dai rappresentami dei distretti territoriali; esso non è per nessun laito preparato a regolare con coscienza la viita industriale dei lavoratori. Pe1,chè una assemblea possa adempiere questo ufficio con competenza, hisogna che essa sia composta da delegati delle organizzazioni prof essionaH. Ora sembra praticamente impossi-bile trasformare l'attuale Parlamento in una simile assemblea; in conseguenza, i,l sindacalismo afferma la necessità di abolire il sistema parlamentare, rimpiazzandolo con un altro i (2). Obbiezioni al sindacalismo. Che cosa si deve pensare della dottrina e del programma d'azione sindacalista? Coloro che sono soddisfatti del regime sociale e che pensano ,che l'organizzazione presente dell'industfi.a sia immutabile, troveranno senza dubbio superfluo ogni confutazione del sindaca1.ismo.Agli occhi di costoro l,o spirito che l'anima, i metodi -dei quali si serve, gli ideali che esso cerca di tradurre i·n realtà, sono irragionevoli al massimo grado, se non addirittura ·criminosi. (r) Les che1,r1inde fer aux che,-nùwux. -- Articolo comparso nel Syndi'ca/i'st del gennaio r9r:2. (2) GAYLORD W1LSHIRE, - Articolo comparso nel Britisch Socialist del r5,5-r912, pag. 197.

Si commetterebbe però grave errore se s1 immaginasse che la massa dei salariati dell'Inghilterra, così come quella della Francia, giudicasse le cose alla stessa maniera. In quanto a noi nel sindacalismo rivoluzionario vediamo la reazi,one naturale e, dobbiamo dirlo, completamente scusabHe contro le co:ndizi,oni -assolutamente intollerabili dell'ora attuale e contro la negligenza assolutamente imperdonabile dei governanti e dei Parlamenti per quei malanni. A nostro modo di vedere, l'agitazione sindacale, porta a questa situazione un utile correttivo, esprimendo rumorosamente i sentimenti della classe operaia che i dirigenti sono troppo inclini ad ignorare; nel medesimo tempo, siamo però d'avviso che le tesi dei sindaca-listi non sono soHanto immo1ali, ma anche prive di ogni pratica efficacia. Noi tenteremo di esporre sommariamente le nostre pri-nci:paliobiezioni alle teo·rie sindacaliste e di indicare in fine in poche parole le soluzioni positive che noi opponiamo loro. Il valore permanente dell'azione sindacale. In primo luogo importa rilevare la netta differenza fra quello che si chiama « azione diretta», da una parte e la visione sindacalista di1 una soci·età fondata esclusivamente sugli aggruppamenti dei produttori dall'altra. Noi non abbi-amo mai sentito alcuna simpatia per coloro che predicano ai lavoratori di abbandonar-e il sindacato e di rinunciare al diritto di sci,opero, promettendo loro in compenso la benevolenza dei principali, o non so quale partecipazione ai beneficii, od un seducente sistema di « arbitrato ». Noi no:, crediamo che gli operai abbiano mai ragione di rimettere la completa difesa dei loro interessi al Parlamento o ad un determinato partito politico. Noi non abbiamo mai cessato di perlsare che i salariati di ogni singola industria devono salvaguardare i loro interessi con la « azione diretta, del loro proprio organismo professionale. Noi

abbiamo sempre affermato che se essi non si organizzano fortmente e non adottano un'attitudine risoluta - giungendo, quando occorresse, fino al rifiuto collettivo di tutto il lavoro, qualunque sia il rischio e le sofferenze che lo sciopero implica p,er essi e per le loro famiglie - non solo i lavoratori farebbero davanti al mondo una meschina figura, ma essi1vedrebbero inoltre immancabilmente, sotto la pressione· economica della collettività, abbassarsi il livello della loro vita. E questa è appunto•, oggi, Fopinione di 1chiarata di tutti gli economisti inglesi. Inoltre no,i non abbiamo mai cessato di ripetere, con e-rande orrore d1 ei marxisti orto,<lossi, che continuerà ad essere così, anche quando tutti i mezzi di produzione fossero nazionalizzati o municipalizzati. Noi abbiamo dovuto sostenere più d'una battaglia per persuadere i socialisti cli Stato più entus.iasti che i sindacati sararn,o nccess·an anche sotto il regime social-ista, e che anzi, essi vi ragg,iungeranno un grado di sviluppo più elevato che mai. Noi abbriamo contemporaneamente messo in rilievo l'enorme influenza educati va che esePcita nello ste ·so tempo sul carattere e sulla abilità tecnica dell'individrno una associazione libera come il sindacato, manifestazione cli uno degli aspetti più essenziali della personalità umana, la facoltà produttrice. E' appu,nto perchè noi crediamo che l'azione diretta dei lavorato-ri organizzati sia per essi un vitale inter,esse e per,chè vi vediamo un elemento durevole e necessario anche in uno stato ideale, che noi abbiamo speso sette anni a cercare come l'organizzazio,ne sindacale d'oggi ancora tanto imperfetta, possa venire migliorata e quale sarebl.ie il metodo che le permetterebbe di adempiere col ma,ggior profitto la sua funzione sociale p,ermanente. Noi avevamo una convinzione così profornda dell'importanza fondamentale della « azione diretta>> esercitata da,J!'o-rganizzazione operaia, da intitolare lo studio• che le consacrammo: << La democrazia industriale».

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