S. e B. Webb - Esame della dottrina sindacalista

tuire nella misura dell'attuabile, l'uguaglianza del reddito, di distribuire questa parte di prodotto sotto forma di aggiunta ai sala:rii ebdomadarii. Oggi e•ssa serve quasi per intero a mantenere i ricchi ozi.os·i e a permettere ai capi dell'industria ·e ai loro impiegati superiori un treno di casa esageratamente lussuoso. In una società organizzata più razionalmente, una volta assicurata l'esistenza delle vedove e degli orfani, dei malati e dei vecchi, la parte prelevata sul prodotto comune, sarà senza dubbio consacrata a una quantità di opere d'i pubblica utilità. E' permesso di sperare che, nell'interesse della razza, una parte imrortante di questi mezzi sarà destinata ad a,ssicurare alle madri•, durante la g,estazione, condizioni di vita convenienti e a dare ai fanciulli un'educazfone fisica e una coltura generale e tecnica tale che ciascuno di essi sia po,sto in grado di sviluppare completamente le proprie facoltà intellettuali od artistiche. Ma, o'1tre che soddisfare questi bisogni elementari, 1101i poss·iamo prevedere che una parte considerevole e sempre crescente delle spese pubbliche sarà devo.iuta a tutte quelle istituzioni necessarie allo sviluppo e all'abbellimento della vita, che hanno tutto l'inter·esse ad essere utilizzate in comune e delle quali i nostri parchi, le nostre biblioteche e i nostri musd di oggi, ci dànno una idea ancora rudimentale. E' sopratutto per ciò che concerne l'impiego degli anni non produttivi ,e delle ore non produttive comprese negli anni del lavoro, che il lavor,atore manual,e e lo stesso piccolo borghese sono oggi, senza alcuna ragione, condannati ad una condizione servile da cui la società nuova li ,emanciperà. Non è ta:nto durante il loro lavoro che l'opera:io e l'operaia, il piccolo impiegato o l'a·rtigfano soffrono dello stato attuale di cose, ma è principalmente durante le loro ore di riposo, poichè, per la penuria dei mezzi, non possono godede intensamente. Qualunque pOISsaess~re l'ordine sociale, noi siamo tutti obbligati a lavorare, p.okhè senza lavoro non vi è

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