Achille Gennarelli - Sopra un'allocuzione e una lettera enciclica di Sua santità

- 33 - - pena fu esso caduto, appena le atroci vendette dello Czar ebbero dato principio al lungo supplizio di tutta una nazione , consacrata alla spada , all' esilio , alla serv itù, quel giornale non 'trovava espressioni abbastanza ingiuriose per colpire coloro ai quali la fortuna non -era stata benigna ! )) « Si avrebbe torto di incolpare diretlamenle di questa indegna bassezza il Gove1·no Ponti/ìcio : esso subiva la legge che gli imponeva la Russia . La quale gli a veva detto: Vuoi tu vivere? Ti colloca là presso il palco ed il carnefice, e, come verranno giungendo, maledici le vittime! >) Chi non freme a simili parole? Chi non deplora <· he a tante enorrnczzc possa far giungere la sete di dominare assolutamente sopra un pugno di uomini? Non tema Sua Santità di mancare ai fatti giuramenti , col glorificare la Chiesa ~i Gesù Cristo , togliendol e le occasioni di avvolgersi e di macularsi nel fango delle terrene grandezze. I Papi hanno sempre sostenuto di avere il diritto di sciogliere dai giuramenti ; e cento e cento volte hanno sciollo se stessi da questi vincoli. Per non rinnovare però un fatto che· fu tanto spesso non edificazione m~ scandalo all'universo, noi ci permetteremo di fare osservare che i Pontefici e la Chiesa non riguardavano come obbligatorie c non modificabili quelle promesse, perchè non vulncranti o alteranti i dogmi. Ed aggiungeremo che ttuei giuramenti stessi , per natura eterna deJle cose , vortando obbligazioni bilaterali ' restano nulli pcrcht'· non fatti dalle due parti. Quando noi abbiamo ( alla pag. 28 ) ricordato j fatli delle investiture , delle vicarìe , delle concessioni della Santa Sede , non abbiamo però inteso di accettare il principio contenuto nell' allocuzione e nell'enciclica , 3

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