Achille Gennarelli - Sopra un'allocuzione e una lettera enciclica di Sua santità

- 19Il senno politico, il carattere religioso de-gli Stati Italiani fu sempre tale che alle scomuniche aventi per fondamento cose temporali non risposero che riguardandolc come nuHe c non avvenute. E Dio parve avere in tale predilezione l' ltalia che agli errori di tanti pontefici volle che fosse contrapposta la pietà c la religione di tanti laici , di tanti reggitori di stati che seppero respingere le insane pretese romane ( iniquamente affacciate in nome di Dio ) con uno spirito di giustizia, che fu ammirabile per aver saputo congiungen', alla difesa di drilli incontrastabili, il rispetto dovuto alla religione di Cristo. La storia di Venezia , quella di Firenze , c le altre di quasi tutti i comuni italiani sono là per attestare la verità di ciò che io ricordo. Non si fece scisma, perchè si considerò che la div jnità del Vangelo non poteva essere offuscata dagli errori, dagli abusi, dalla perversità - di qualche pontefice; e se non pochi di essi discesero neL sepolcro, accompagnali dalla esecrazione universale, non meno pura rimase la fede in mezzo ai turbini che sconvolsero le generazioni. E noi dobbiamo esser grati ai nostri -maggiori che tanto contribuirono a questo, che intatto ci giungesse il patrimonio della fede, e che l'Italia nel giorno de1la sua redenzione si trovasse cattolica tutta , e così svegliata ed illuminata, da poter dire : credo nel Dio dei padri miei , ma credo ancora nel mio diritto, e niuno potrà toglier·mi la doppia fede. I ministri della corte di Roma non dovrebbero così leg·- germcnte ricorrere all' argomento delle scomuniche: la storia di esse è la più terribile , la più obbrobriosa del papato, e guai se un libro potesse spiegare al popolo le turpi cagioni della più parte degli anatèmi ; sarebbe come un fulmine sul Vaticano. Ma, sul tèma di queste scomuniche, quando esse fa n-

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