Una città - anno III - n. 27 - novembre 1993

• ,n questo nu,nero COSE FATTE,SEMPLICEMENTE è /'intervista a Alfonso Berardin_elli sulla situazione politica e su cosa può significare oggi impegnarsi. GLI ANNI DELLA PROVA è la riflessione di Rocco Ronchi sugli anni '80 • L'ORRORE DEGLI SPECCHI è quello di don Sergio Sala sulla cosiddetta clonazione. In seconda e terza. LEGHISMO. Attraverso /'intervista fatta dagli amici di "Ulisse" a Franco Caste/lazzi, fuoriuscito della Lega, un racconto della nascita e della vita interna de/l'organizzazione per niente rassicurante. In quarta e quinta. E ORTI DI GUERRA di Edoardo A/binati. L'EUROPA DELLECITTA' dove si commerciava, si mediava, si era costretti a capire l'altro, a conviverci senza ammazzarlo, dove, nella promiscuità non aveva spazio il moralismo, è l'Europa che in Bosnia ha subito un fallimento gravido di conseguenze. Intervista a Wlodek Goldkorn. In sesta. Per aprire un dibattito sulla scuola IL MODULO MAESTRO è /'intervento di Giannozzo Pucci e OCCUPAZIONI CICLICHE quello di Vincenzo Buglioni. In settima. LASCIARANDARE LEMANI è /'intervista a Franco Loi. Il dialetto e la Lega, le responsabilità dei letterati, il legame fra la lingua parlata dal popolo, i suoi costumi, la sua vitalità e la poesia. Leggere e rileggere, soffermarsi per conoscersi, per guardarsi. In ottava e nona. Per "stazioni" /'omaggio a Federico Fellini di Gianluca Manzi. TRIBU' E CITTA' è uno riflessione sulla situazione drammatica dell'Africa, dove la chiusura difensiva delle culture tribali ne accelera la distruzione. Intervista a Rodolfo Casadei. Per impressioni di viaggio, RADICI ANTICHE di Libero Casamurata. In decima e undicesima. SPAZZATURA è /'intervista a Guido Viale sul problema dei rifiuti. In dodicesima e tredicesima. IL DOLORE NON E' LA MALATTIA. Giorgio Antonucci, artefice de/l'apertura de/l'ospedale psichiatrico di Imola, ribadisce tutta la sua ostilità verso la psichiatria tradizionale. IDENTITA' GENICA E NORMALITA' è /'intervista al prof. Carlo Flamigni sulla temuta clonazione. In quattordicesima e quindicesima. SE NON ORA? Clara Sereni ci parla de/l'antisemitismo di sinistra e del rapporto con Israele ·nsieme ai ricordi di un padre ebreo e dirigente comunista. In ultima. anca

I • un 111ese , .... COSE FArrE, ~~: SEMPLICEMENTE I "'J ,I II bisogno di una cultura "dal basso" e di una militanza sociale che f.... .._,_~-~·;;_~.. ,------~ riparta dalle piccole cose, capace anche di uscire in strada, casomai solo ,.. , ...·· per pulirla o per impedire la violenza razzista. I rischi di un linguaggio .,, ,.· ·.. colorito, allarmistico. Intervista ad Alfonso Berardinelli . . , " , • , ,.,., u ' , ,, , ~ , v, , , .-.-.,...,.. w,w, ...... ,,,,,,,.,,, ,. ,, ...... _,..,.,.,,,.,.. ),,,, ...... -~ ....... ........,,..,..,.,.,,....,..~---,.,.,. Alfonso Beradinelli. doce111edi le11ere e critico le11erario, è redai/ore di "Linea d'ombra" e. insieme a Piergiorgio Bellocchio, di "Diario". L'attuale crisi italiana ripropone la discussione fra chi vede nella politica solo l'ambito della mediazione e chi invece ritiene che essa debba anche indicare scopi generali o modelli di società... Direi innanzitutto che oggi, come venti o trenta anni fa, avremmo bisogno di una ridefinizione della politica. Tutti i momenti di crisi, di grande rimescolamento, comportano anche una maggiore partecipazione, o una possibilità di maggiore partecipazione, da parte di tutti ed è in questi momenti che si sente il bisogno di ridefinire che cosa è la "politica•·. Di solito non solo nel sensocomune, ma persino nella sociologia politica, nel pensiero politico più elaborato, i gira auorno all'idea che la politica sia qualcosa di negativo, una cosa puramente strumentale, completamente distaccata dalla morale. Si dice chequestaè lamodernità, l'universo politico moderno nasceproprio con la separazione tra politica e morale. La cosa curiosa, però, è che in realtà tutte le democrazie moderne -dagli Stati Uniti, che si sono costituiti attraverso una rivoluzione, alla democrazia inglese, checonvivecon la monarchia masi è anch'essa realizzata attraverso una rivoluzione, a quella francesesono dei regimi che connettono molto strettamente l'etica con la poi itica. Quando dico questo intendo anche dire che la politica non dovrebbe essereun' atti vi tàper professionisti che seneoccupano tutta la vita, senza avere altri interessi, altre fonti di ispirazione alla loro azione. la politica non è la soluzione, la chiave di tutto Dal l'altra parte la politica non deve essereconsiderata qualcosa di utopistico, come fosse la chiave di tutto, la soluzione atutti i problemi. lo credo che la politica vada ridotta ad una seria, precisa, controllabile, ma non enfatica né utopistica. amministrazione corrclla di quel lo che c'è. Questo va certo accompagnato da una cultura che implichi una rinessione sul senso della vita soci aie, sui fini che ci proponiamo, su quello che dovrebbe essere la vita sociale, sui rapporti tra la vita socialee quella individuale, eccetera, ma se noi attribuiamo troppa importanza alla poi itica. come sta avvenendo adesso, aspettiamo dalle elezioni una speciedi rinnovamento che in realtà non potrà esserci. Se affidiamo tutto alla politica ci aspettiamo che i partiti siano l'incarnazione elci nostri ideali, ma io penso che questo non debba succedere. Penso che i partiti debbano avere dei programmi e non delle grandi ideologie. Questo vorrebbe dire che con la Lega ci si deve misurare non tanto su un piano ideale e culturale, ma principalmente sulla capacità di amministrare ... Quello che intendo dire è che non bisogna delegare alla politica la formulazione e l'elaborazione degli ideali, delle filosofie sociali e della morale -credo, fra l'altro, che questa sia una cosache sta tramontando un po· dovunque-, ma naturalmente non è che la buona amministrazione sia tulio. li poi itico deve essere un delegato. un qualcuno a cui si delega qualcosa che naturalmente condividiamo, ma non bisogna aspc11arsiche i partiti siano 1• incarnazione di una religione o di una filosofia della storia. Daquesto punto di vista bisogna ancheeliminare l'idea che la DC sia il cristianesimo o che il PCI fosse ''il filosofo collettivo" e ex DC o ex PCI hanno dovuto prendere allo che è finita l'epoca in cui il partito doveva essere anche una visione del mondo o addirittura una religione. la Lega, però, riesce ad allargare i suoi consensi. .. La Lega è un fenomeno sociale e culturale nuovo e non bisogna nascondersi che negli ultimi anni gli italiani non è che siano poi tanto migliorati, spesso,nel costume collettivo, sono anchepeggiorati. Certi aspelli di questo cambiamento si vedono anche nella Lega: si ha molto bisogno cli uno che gridi, che straparli, che dimostri di avere forza. I leaders della Lega non si sbilanciano mai troppo sul piano ideologico: hanno paura di dare una formulazione chiara della propria ideologia perché.scendendosuquel terreno, la loro baseelettorale potrebbe dividersi. La Lega ha un fo11cimpatto perché tocca il punto cruciale cli una politica ambigua. basatasulla doppiezza e sulla corruzione: da una parte si dichiarano valori e dall'altra si ruba, e al primo L'ORRORE DEGLI SPECCHI Non ci siamo ancora arrivati, tale. Era come dopo uno schock non è stata una vera e propria che blocca: "non agire finché clonazione dell'uomo; si è trat- non si è capito". In fondo una tato "soltanto" di una sperimen- misura di saggia prudenza. Del tazione umana: si è moltiplicato resto anche la bioetica colta, un pacchetto di cellule iniziali. accademica, si divide fra emotiPionieri, perché ormai la que- visti e logico-critici; chi si lascia stione è di sapere chi ci arriverà guidare dai sentimenti di istintiprima; unica ingenuità degli spe- va ripugnanza e disgusto e chi rimentatori, la pubblicizzazione pretende criteri chiari e comunidel loro lavoro che ha provocato cabili: "non avremmo un'etica la quasi generale opposizione se la gente non provasse sentidegli scandalizzati. Ma è inevi- menti", dicono i primi; ma "quantabile che avvengano gli scan- to possiamo fidarci delle emodali, ci è stato insegnato: ci ob- zioni della gente?" ribattono gli bligano a prendere posizione, a altri. E' indispensabile il conreagire, a riflettere. E ascoltan- fronto: alla fine del suo dramma do l'opinione a caldo di diverse su "I fisici", Durrenmatt conclucentinaia di giovani studenti si de dicendo che "Ciò che riguarregistrava il quasi generale ri- da tutti può essere risolto solfiuto: "queste cose non si devo- tanto da tutti". Né la libido scienno fare". Se però se ne chiede- di dei biologi, né il sentimento va il perché, allora si rilevava della gente sono atteggiamenti l'incertez(\lf e•centime ""\ adeguati pe~ quai n~co Ma decidere è difficile. A un tratto abbiamo avuto paura. Improvvisamente siamo stati tutti prossimi a giudici dell'uomo. Proprio le questioni più astratte, le "questioni ultime" sono diventate penultime, pratiche, comuni. L'uomo è natura o cultura? L'uomo è davvero unico e insostituibile? Si può sperimentare l'uomo? Il bene dei più vale il sacrificio di uno solo? In questo caso, l'orrore della ripetizione, l'orrore degli specchi che atterrivano Borges con l'idea di venir ripetuto: "perché l'uomo senta che è riflesso/ e vanità". Gli esperimenti sulla clonazione ci umiliano perché ci moltiplicano. La saggezza popolare insegnava che Dio fa gli individui e il diavolo fa le copie. Solo tradizione e sentimento? Attualità di Kierkegaard che difendeva l'irriducibilità dell'esistenza alle strutture del sistema: "Il Singolo è lacontestazione e laconfutazione del sistema". Dei laboratori americani. E di fronte a questi problemi sappiamo ben distinguere fra etica e diritto: non ci basta appellarci a un referendum. Come pure avvertiamo la dialettica tra coscienza e norma: cos'è giusto fare? Allo stato nascente delle emozioni umane la coscienza si interroga perché si sente misurata, non misura le cose; si sente responsabile, non spontanea creatrice di quel che è lecito. Il dilemma ricorrente di Adamo: inventare lapropriastrada, perché "siamo condannati alla libertà" (Sartre) o dobbiamo scoprire con fatica lo "splendore della verità"? Sergio Sala posto, da questo punto di vista, mcllcrci la DC, anche se il PSI ha funzionato da acceleratore. La forza della Lega sta nel suo essere politicamente determinata, violenta. tagliente, ma ideologicamente indefinita; nel suoessere.come dire, la rivoluzione della classe media. La bascelellorale della Legaècompostada picco I i commercianti, piccoIi imprenditori. bolle gai, che prima erano socialisti o democristiani. la Lega è una forma di craxismo piccolo borghese Non bisogna dimenticare che la forza della Lega dipende anche dal la modi ficazionc della strullura sociale italiana. Mentre r Italia fino a qualche decennio fa era divisa in classi sociali molto nelle ed esisteva un vasto proletariato. oggi è prevalentemente un paesedi classe media o che aspira ad essereclasse media, magari piccola borghesia, una piccola borghesia falla anche di ex proletari. Gli ex operai, in fondo, hanno dentro un cuore piccolo borghese -lo vedo anche in famiglia perché vengo da una famiglia di queste genere- e la forza della Lega dipende dal fallo che l'Italia è diventato un paesepiccolo borghese negli interessi, nei timori, nelle abitudini di vita, nel bisogno del comfort, della sicurezza, di un certo livello di consumi. Tutto questo hadato forza alla Lega ed anchesenon può es ere tradollo in una ideologia strullurata hadalla sua lo stile di vita quotidiano. In questo sen o, da un lato la Lega è una forma di craxismo piccolo borghese impazzito, dall'altra incarna bene, nella sua forma più dirella e brutale, l'inconscio sociale degli italiani. Altri partiti, come i Verdi o il PDS, cercano di coprire la realtà della vita quotidiana degli italiani con delle idee, ma spesso è una superficie volonterosa che non corrisponde al reale comportamento delle persone.mentre la forza della Lega consiste nell" essersi spogliata delle idee ed anche se la Lega è un'ideologia. prudentemente si tiene lontana eia ogni formulazione esplicita. Anche quando si sbilancia, con Gianfranco Miglio, poi sempre si corregge, perché ha paura di sbilanciarsi troppo: un colpo al cerchio e uno alla botte. Comunque. anchese le ideologie di partito sono morte. delle ideologie, nel senso di visioni generali della nostra vita edel la società, neabbiamo bisogno più di prima, solo che la formulazione di queste idee generali non possiamo più delegarla ai partiti. C'è bisogno di una cultura che sia un po' "dal basso·•.come si diceva una volta, che coinvolga gli intellelluali, la scuola. la medicina, tutte le professioni, dai maestri elementari ai medici, dai giornalisti ai magistrati. Se i partiti, la cultura dei partiti, la cultura della politica, non ono nutriti da una cultura della società, allora i partiti saranno sempre vuoti e impotenti. Quindi lei pensa che oggi l'impegno sociale debba essere soprattutto un impegno culturale ... I termini più correlli ono politico, culturale e sociale. Se non siamo dei politici di professione, se non siamo degli osservatori dei politici, cioè dei giornalisti, se iamo fuori da que 10 ambito più ristretto. se siamo, come si diceva una volta, fuori dal palazzo, allora il nostro impegnodeveesserees enzialmente di tipo culturale e sociale e dovrebbe svolgersi anche nel trovare delle forme di rapporto sociale al di fuori delle forme sociali imposte o inerti, meccaniche. se in una scuola . . 0991 s1rompe una lampadina ••• Faccio due esempi. forse un po' ecce sivi. per rendere l'idea. Se, per esempio, un quartiere fosse costretto agestire in prima persona lo smaltimento dei rifiuti. tutti sarebbero costre11iadaprire gli occhi e l'intera cultura degli abitanti di quel quartiere cambierebbe perché sarebbero costrelli a vedere quanto inquina la loro vita quotidiana. Altro esempio: affidare la pulizia e la manutenzione degli spazi scolastici non a del personale addelto, ma agli stessi studenti. Se in un scuola oggi manca una lampadina. quella lampadina può mancare per anni, un muro resta non verniciato per mesi. Gli studenti, o la gente che vive in un certo luogo, non riescono a pensare che quel certo luogo appartiene a loro e che quindi si dovrebbe cercare di gestirlo anche nei minimi problemi quotidiani. Secondo me questo, che sembra poco, è invece tantissimo: comincerebbero a modificarsi i nostri legami sociali, diventerebbero meno meccanici. L'impegno va svolto sul piano culturale, sul piano del abbonatevi a UNA ClffA' 1O numeri 30000 lire C. C. P. N.12405478 intestato a Coop. Una Città a r.l. S . . cr1vetec1, il nostro indirizzo è: P.za Dante 21, 47100 Forlì - lei. e fax: 0543/21422. La redazione è aperta tutti i giorni, certamente dalle 17 alle 19. Una città si puòtrovarenellelibrerie:"Feltrinelli"e "Tempimoderni", a Bologna,"Dedalus"e "Bettini",a Cesena,"MobyDick"a Faenza, "PesaroLibri"a Pesaro;aMilano:nelletre "Feltrinelli",alla"Utopia", alle librerie della Statale, "CUEM" di Via Festa del Patrono e "CUESP"diViaConservatorioa; Pavia:alla"Libreriad'arteCardano", alla "CooperativaLibreriaUniversitaria",alla "LibreriaGarzanti", alla "Libreria Incontro", alla "Libreria Ticinum", alla "Libreria Il delfino",a "La Libreria".

linguaggio, della comunicazione, ma va svolto anche. come dire, col catalogo, con la descrizione minuziosa, di quello che abbiamo intorno. Dovremmo rifare come l'inventario di quel lo che abbiamo nelle nostre aree di vita ed è una cosa che riguarda i beni culturali, i monumenti, ma riguarda anche le strade che abbiamo. il giardino, gli spazi sociali che ci interessano. Dovremmo prendere coscienza degli spazi sociali, di tutto quello che ci appartiene e di cui non ci rendiamo conto, e non delegare perpetuamente la gestione del nostro spazio vitale alla politica. In questo senso dicevo che la politica non deve essere ritenuta onnipotente, neppure sul piano amministrativo, perché non può fare tutto. Tutto questo presuppone molta fiducia nella gente ... Purtroppo in questo senso non ho fiducia. Di solito si dice che gli italiani, egoisticamente, sono individualisti e da un lato lo si dice nel senso che si fanno gli affari loro, mentre, dall'altro, lo si dice quasi in senso positivo, perché non sarebbero irregimentabili. lo penso che, in realtà, gli italiani non siano abbastanza individualisti: se fossero davvero individualisti si vedrebbero in giro più persone che si comportano in modo imprevedibile, più coraggiosamente, seguendo le proprie idee. certo che se siamo subito in 1 O, ma anche da soli ••• Purtroppo la sola scommessa che si può fare è augurarsi che certe forme individuali di ribellione, o di comportamento controcorrente nel lavoro o nella vita quotidiana, possano provocare un contagio positivo. Quindi, più che una militanza come la si intendeva negli anni '60, una testimonianza, il mostrare un modo di essere ... Anche la militanza dovrebbe ripartire da lì, non credo che un gruppo di persone possa fare qualcosa di più. E comunque non bisogna mai aspettarsi troppo da un'organizzazione, perché, come sappiamo, le organizzazioni ci illudono di poter moltiplicare gli effetti delle nostre azioni. Uno si dice: ··se faccio una cosa da solo che conta? Non conta niente, ma se la facciamo in mille conterà tantissimo, allora aspettiamo di essere in mille", ma per essere in mille bisogna organizzarsi, fondarsi, avere una sede, fare delle riunìoni e prima che si arrivi ad agire passano degli anni. Certo se siamo subito in dieci è meglio, ma io penso che anche se sono solo e c'è qualcosa che posso fare da solo, la devo fare cercando di dargli un certa visibilità. In questo senso si può fare l'esempio di chi si metta a pulire una spiaggia sporca da solo, senza avere nessuna delega, senza essere l'addetto alle pulizie. Se una famiglia di tre o quattro persone si mettesse a pulire per mezz'ora quel1 o che ha intorno già provocherebbe una specie di scandalo. perché gli italiani sono abituati a vedere che nessuno fa niente. Secondo me molti li considererebbero dei cretini, che fanno ciò che non gli è richiesto e lavorano per gli altri, ma ci sarebbe una parte che subirebbe il contagio, soprattutto i più giovani, i bambini. Ci sono delle cose che devono essere fatte in modo che gli altri vedano, naturalmente non in modo troppo teatrale, senza cercare l'effetto o l'esibizionismo, che è anche antipatico. Cose fatte senza pretendere che anche gli altri le facciano, perché sarebbe ricattatorio, fastidioso; cose fatte, semplicemente. La possibilità di contagio di uno che fa una cosa giusta, una cosa che tutti pensano sia giusta ma che nessuno si decide a fare, secondo me potrebbe essere ciò su cui, almeno in parte, contare. Su questo terreno la sinistra può avere delle carte da giocare? Sl, secondo me su questo terreno la ARREDAMENTO 81 NEGOZI E SUPERMERCATI 1no 1anco GLI ANNI DELLA PROVA Gli anni 'BO: il decennio del rampantismo e della sconfitta operaia, delle copertine patinate e della volgarità, dell'egoismo selvaggio e della superficialità. Come negarlo? Ma rattrista vedere come la giusta critica del ? passato prossimo tenda a trasformarsi irresistibilmente in una allegra rimozione collettiva. Settimanali satirici celebrano trionfi commerciali miscelando abilmente umorismo e buoni sentimenti (la crudeltà del primo «Male» e l'umorismo nero dei Monty Python sono anni luce lontani ...). Centri sociali in lotta rimettono in scena un copione arcinoto a chi ha almeno trent'anni. L 'impressione, desolante, è che si tratti, non di un movimento reale, ma della quinta posticcia di un inoffensivo teatrino, coccolato da quegli stessi media che vent'anni foto pubblicitaria degli anni '80 prima l'avrebberoignorato O boicottato,utilea registi sinistra avrebbe molte carte da giocare. Sarebbe molto importante che. per esempio PDS e Verdi, incoraggiassero la formazione di gruppi spontanei per fare qua e là delle cose precise. Qui a Roma vedo che i Verdi, perdi re una delle forze del cui comportamento mi rammarico maggiormente, non fanno niente, sono diventati dei politici. Non fanno nessuna azione dimostrati va, non si occupano per niente dei giovani che, secondo me, hanno un grande potenziale. quando i giovani ebrei romani hanno attaccato La manifestazione con striscioni, che blocca il centro delle città, ormai è una cosa quasi da evitare, mentre formare dei piccoli gruppi che, al posto della manifestazione, vadano in punti molto visibili della città e facciano un cosa che nessuno fa -dal dirigere il traffico al pulire un giardino o un asilo, all'occuparsi concretamente di extracomunitari- avrebbero un impatto, inimmaginabile. L'idea di affrontare globalmente i problemi è diventata una forma di paralisi, mentre ci vorrebbe un po' di immaginazione pratica. L'impegno politico oggi, secondo me richiede soprattutto immaginazione pratica. Tutto questo presuppone dei tempi di trasformazione lunghissimi, mentre sembra che in questo momento il rischio di guerra civile non sia poi così lontano ... Quelli che parlano di guerra civile dovrebbero stare molto attenti. A parlarne sono di solito dei politici, ma proprio i politici dovrebbero sapere quali sono gli effetti di queste cose. Innanzitutto hanno effetti tremendamente demoralizzanti, perché quando uno pensa alla guerra civile pensa che tutto il resto sia inutile. Si creano delle situazioni di allarme generale in cui la vigilanza si trasforma in un specie di nichilismo per cui si è portati a pensare "se ci si spara non serve a niente pulire la strada davanti a casa mia". E' vero che tutto può succedere, che siamo in una situazione difficilissima, ma bisogna anche ragionare un po' freddamente: si parla di colpo di Stato, ma il colpo di Stato chi lo farebbe? Tutti i colpi di Stato richiedono due cose fondamentali: la copertura di una potenza estera e una casta militare forte e autonoma. Il colpo di stato in Italia potrebbe essere coperto soltanto dagli Stati Uniti, o da una Unione Sovietica che non esiste più, e attuato da una casta militare che fosse l'incarnazione diretta del mondo della finanza o della grande industria, disposto a delegare ai militari dieci anni di governo del paese. Tutto questo è impossibile, ma questa faccenda della colori tura eccessiva del linguaggio politico è qualcosa su cui bisogna riflettere. Ma lei è ottimista o pessimista? Non sono pessimista perché temo la guerra civile o il colpo di Stato, ma purtroppo ci sono alcune cose che vanno fatte in tempi brevi, mentre ne abbiamo anche molte da fare in tempi lunghi. Una cosa da cui sono allarmato è che la politica sia quella che fa la televisione, che la gente non sia più in grado di scendere per le strade a fare cose giuste, a bloccare qualcosa di brutto che può sempre succedere, a disarmare le bande di naziskin. Se avessi visto qualche iniziativa in questo senso mi sarebbe molto piaciuto, purtroppo non è avvenuto. Mi sono rallegrato quando un gruppo di ebrei romani ha reagito alle violenze dei naziskin; ad un certo punto ci sono cose che bisogna fare direttamente, dal pulire le strade ali' impedire la violenza razzista. L'unico antidoto contro gli allarmismi di guerra civile può venire solo da questo punto di vista. La gente deve sapere che non basta vedere le trasmissioni di Santoro. ma se è necessario deve anche uscire per la strada. • LA FORTEZZA SINTESI s.r.l. 47034 FORLIMPOPOLI (FO) - ITALV Via dell'Artigiano, 17/19 Tel. (0543) 744504 (5 linee r.a.) Telefax (0543) 744520 spompati per raccattare qualche idea e indispensabile a stremati operatori di marketing alla continua ricerca di «tendenze» da spendere nell'asfittico mercato musicale. Tutta la nostra umana simpatia va alle passe, allo stile grunge e all'ironia di «Cuore», ma sono stati proprio i famigerati anni 'BO -forse gli anni più estremisti e radicali di questo secondo dopoguerra- ad insegnarci che tutto questo non solo non basta, ma, proprio perché ci soddisfa e ci consola, restituf!]ndo visibilità e pubblico riconoscimento alla cosidetta «sinistra d'opposizione», deve essere abbandonato. Perché gli anni '80, a chi aveva voglia o coraggio di ascoltare la loro dura lezione, hanno insegnato a non confondere la tensione verso la comunità possibile con il gregarismo rancoroso degli eterni insoddisfatti, con il «/uogocomunismo», con il culto della immediatezza e dell'azione. Si suole sintetizzare quel periodo con la formula abusata della "crisi", ma si dimentica che la "crisi" è in primo luogo il momento del giudizio, della rottura inaugurale. Quando non uccide la crisi è un inizio. E' sul piano della formazione spirituale, della metamorfosi, che gli anni 'BO sono stati allora decisivi. Come ha detto benissimo a questo giornale Umberto Fiori, in molti hanno dovuto improvvisamente misurarsi, con la libertà estrema, quasi vertiginosa, che la catastrofe di tutte le sicurezze e la mancanza di ogni prospettiva comune assicurava alla propria voce. Nel giro di pochi anni una intera generazione, privata dalla feroce logica delle cose di ogni protezione, è tornata in possesso della propria parola, si è sentita di colpo completamente responsabile della propria voce, in una situazione di perfetta e disorientante parità con l'altro. Sono stati gli annilaboratorio delle scoperte decisive, delle letture, delle amicizie profonde e delle vocazioni. Era inevitabile che di fronte a tanta solitudine e a tanta libertà molti indietreggiassero spaventati: non l'opportunismo, ma l'angoscia spiega allora la repentina trasformazione di non pochi incalliti rivoluzionari in impeccabili uomini d'affari. Non si sono affatto arruolati nelle file dell'esercito vincente, come superficialmente si ripete, piuttosto hanno perseverato, con altri mezzi, in quell'oblio felice della propria solitudine che già anni di militanza avevano assicurato. Da questo punto di vista gli anni 'BO sono stati anche e soprattutto gli anni della verità intorno a se stessi, una verità interiore, che, per fortuna non ha bisogno di giudici e non teme errori. Vi è infine chi semplicemente è diventato grande proprio in quegli anni. Di solito è guardato con compassione mista a sufficienza da chi ha conosciuto il tirocinio della delusione, quasi che, nato troppo tardi, non avesse avuto il privilegio di vivere gli anni «belli» della lotta. E' lo sguardo inevitabile che il vecchio ha per il giovane, ma l'errore, lo sappiamo è nello sguardo. Perché chi si è formato negli anni del gelo ha dovuto misurarsi immediatamente con la durezza estrema di una realtà che non tollerava illusioni di sorta. Il suo cuore è stato subito messo alla prova, non ha potuto indugiare, come quello di papà, nel torpore della chiacchera rivoluzionaria. La scelta tra la carriera e una libertà senza frutti era subito lì ad attender/o, spietatamente. La memoria non lo confortava. La speranza non lo giustificava. Bisognerebbe forse imparare a guardare a quella generazione come ad una generazione di sopravvissuti ad una «esposizione» post-natale. I sopravissuti sono indubbiamente pochi, ma a loro, non certo ai nostalgici dei «formidabili anni '70», dovremo le cose migliori del nostro futuro. Rocco Ronchi UNA CITTA'

di politica .. La struttura organizzativa della Lega. Debolezze e forza della personalità del Bossi. La secessione come progetto portante di tutta la tematica leghista. Che cosa succederà entro un anno? Intervista a Franco Castellazzi, ex presidente della Lega Nord, ora fuoriuscito. ma intanto ha lanciato il messaggio. Per esempio, ufficialmente annuncia "faccio la Repubblica del Nord" e, poi, dice "scherzavo, è un modo di dire, vogliamo solo la macroregione". Poi, ai quadri leghisti di un certo tipo -non a tutti i quadridice "noi dobbiamo organizzarci per fare la Repubblica del Nord, a tutti i costi". E siccome ali' interno della Lega, sulla questione della Repubblica del Nord qualcuno ha vacillato, in questi ultimi tempi -è una cosa tanto bella, ma non si può fare, perché c'è l'esercito- allora Miglio ha detto «Guardate che ci sono dei generali che sono con noi ». Ma non l'ha detto Bossi, l'ha fatto dire a Miglio, perché il capo deve poter dire "non è vero". Questa intervista è stata realizzata da Walter Minella della rivista Ulisse, quadrimestrale stampato a Pavia, e apparirà, nella versione integrale, sul numero che sarà in libreria in questi giorni. Ringraziamo gli amici di Ulisse dell'autorizzazione alla pubblicazione. Franco Castellazzi è stato fino all'ottobre del '91 il presidente della Lega Nord: una sorta di numero 2 di Bossi, da cui si è staccato clamorosamente. Pensiamo che la sua testimonianza possa essere utile, in una prospettiva storica, per ricostruire alcune caratteristiche della nascita della Lega. Naturalmente non presentiamo quella di Castellazzi come la verità, ma certo come un contributo prezioso alla ricostruzione dell'ambiente psicologico-sociale in cui è maturato il successo della Lega e del suo leader carismatico Bossi. L'intervista ha avuto luogo il 20 ottobre '93. Quali sono, a suo parere, le ragioni del successo della Lega ... Le ragioni sono, come sempre, molte: non c'è mai una ragione sola per fenomeni di questa portata. La Lega parte sostanzialmente da zero nel 1987/88 e conquista un consenso di massa che la porta a percentuali di maggioranza relativa (che diventa, poi, ovviamente, assoluta nei ballottaggi) in quasi tutte le città e leyrovince lombarde e nella maggioranza delle città e del le province della Padania. Le ragioni sono, quindi, complesse. Mi sembra, però, che le ali su cui vola la Lega siano "la questione morale" da una parte e, dall'altra, quella "fiscale". Non ci sono dubbi: la Lega a un certo punto appare a milioni di cittadini, nelle regioni del Nord, l'unica forza politica sicuramente pulita in quanto inesistente negli anni della grande abbuffata. La Lega è insospettabile. La gente ha una così grande voglia di pulizia che non vuole correre rischi: vuole una verginità assoluta, che non abbia bisogno di prove. L'opinione pubblica sente, a torto o a ragione, che il marcio ha coinvolto tutto e tutti e rifiuta, perciò, l'intero sistema dei partiti, sia di governo, sia di opposizione. L'ira della gente si è riversata nella Lega. Da qui, la sua esplosione elettorale. C'é poi l'altra causa che già aveva fatto sentire il suo peso prima di Tangentopoli, alle elezioni regionali del '90: la rivolta fiscale. Di fronte ad un numero incredibile di imposte, tasse e balzelli di ogni genere (in Italia se ne contano poco meno di 200) i ceti del lavoro autonomo, ma non solo quelli, che si sono sentiti, per anni, presi in giro, se non addirittura criminalizzati (e in questo ci sono, a mio giudizio, errori gravi della sinistra), si ribellano e trovano per la prima volta il veicolo.per farsi sentire. Prima del '92, la I,,ega dà voce a ceti che non avevano mai avuto una voce vera: queste categorie sono rappresentate, con i loro vertici e le loro burocrazie, da associazioni che in larga misura hanno fatto capo alla DC, al PSI, ma anche, in alcuni casi, al PDS. Ma questi vertici associativi non corrispondono più ai voleri e ai problemi degli associati, ma sono solo referenti dei partiti che li hanno emanati. Da qui uno scollamento che si è manifestato, pesantemente, nel voto.D'altra parte, come poteva un sistema politico uscire indenne dopo aver prodotto un fisco ingiusto e distratto, sadico e persecutore, incapace e feudale, sempre esoso e spesso ladro, azzeccagarbugli quanto basta per imbrogliare i "deboli" e per offrire ai "forti" mille cavilli per tranquille elusioni ed evasioni? immediatezza, ingenuità, parolacce, insulti Così, è arrivata la Lega. Pane e tasse sono sempre stati in tutti i tempi i motori delle rivoluzioni. In questo quadro si colloca anche lo stile politico della Lega? Naturalmente. In questo quadro di disagio -che la recessione economica fa aumentare- si inserisce la Lega, cioè un movimento che parla l'esatto contrario del politichese, si fa capire sin troppo bene, è immediata, non lascia dubbi su quello che dice, vive largamente anche di parolacce e di insulti, e quindi assomiglia alla vita quotidiana, che è · fatta anche di queste cose. Questo, paradossalmente, le dà una forte spinta, perché la fa sentire sincera alla gente che l'appoggia con entuORl'I DI GUERRA Italia, fiaba d'estate, fanteria motorizzata, le tue famiglie furono rovinate dal ribasso dei titoli di etica che lo Stato non potè rimborsare. La bancarotta cominciò da lì, dai BOT stracciati davanti alle facoltà universitarie dove da anni ci si lamentava per la mancanza di lavagne luminose, i simboli che la democrazia matura sposta a suo piacimento per produrre una cultura sonnolenta, ipnotica, fatta di informazioni a getto continuo. Ci si rivoltava sui fianchi, malati che credono sia il cuscino ad avere la febbre. Poi dalle mense aziendali sparì il manzo, e la gente ne rimpianse le orlature di grasso verdastro come se si fosse veramente in guerra col mondo e la sua innata perfidia, il destino cinico e baro, il complotto contro la nostra moneta, la disumanità della politica, quell'arida distesa non irrigata da miracoli. Il primo soldato fu pianto, il secondo diventò un eroe non-violento, il terzo fece dimettere il governo, al quarto caduto le frontiere si dissolsero felicemente e ognuno ritornò a bottega a finire un lavoro di pazienza e delicata maestria, per ornare il salotto del padrone. Era la dimensione adatta. Ora et labora. Ricomparvero qua e là libri di poesia. Edoardo A/binati CO siasmo, perché ne ricava la sensazione di un movimento bambino, che si porta dietro tutte le sue ingenuità, ma che, appunto per questo, diventa, in un certo senso, affidabile, contro «quelli là» che sono fin troppo furbi, fin troppo preparati - ma che mettono tutte queste loro «doti» al servizio di loro stessi, del furto. Vorrei passare, da questa sua riflessione attuale, alla ricostruzione della sua esperienza personale. Anzitutto, quando e come ha incontrato la Lega? La Lega -la prima Lega, quella che si chiamava Lega autonomista lombarda- viene fondata da Bossi alla fine degli anni '70-inizio anni '80. E' un movimento a sfondo etnonazionalista, che chiede addirittura l'autonomia, se non l'annessione alla Svizzera, della provincia di Varese. Era ben poca cosa. Cercava di creare delle minime aggregazioni attorno al dialetto e a elementi di questo genere: non poteva destare alcun interesse di carattere politico. Io conosco Bossi nell "86, dopo che si era presentato alle elezioni regionali dell"85 con scarso risultato. Mi sembra che in tutta la Lombardia avesse conquistato globalmente intorno allo 0,2% dei voti. ... Bossi è un personaggio complesso. E' un personaggio dall'assoluta incultura politica, ma da ciò ha tratto il suo maggior elemento di forza, perché non condizionato da alcun vincolo culturale. Bossi aveva ed ha una capacità eccezionale nel cogliere gli umori "della gente", sa dire quello che vuole "la gente" in quel momento. Bossi sa mentire con estrema tranquillità Lo sa dire con forza, con brutalità. Inoltre, c'è un'altra sua caratteristica, ripugnante dal punto di vista umano, ma tuttavia utilissima politicamente: Bossi sa mentire con estrema tranquillità, perché la sua vita è stata costruita sulle bugie, e mente con serenità assoluta. ... In consiglio federale Bossi faceva degli interminabili monologhi, senza che nessuno osasse aprire bocca. Il consiglio federale, corrisponde alla direzione nazionale della Lega Nord (mentre la direzione lombarda è chiamata dai leghisti «consiglio nazionale»). Bossi parlava, dunque, per due, tre, quattro ore senza che nessuno lo contrastasse. Alla fine, ci poteva essere un brevissimo spazio per il dibattito, ma, che mi risulti, l'unico che sollevava qualche obiezione ero io: tutti gli altri avevano già approvato prima ancora che lui aprisse bocca. Erano tutti uomini che Bossi si era scelto, erano i suoi fidi, tutta gente che, in un modo e nell'altro, gli doveva tutto. Oggi, ancora più di ieri, Bossi è il padrone assoluto della Lega, in grado, per esempio, di sollevare la cornetta del telefono e dire al Sindaco di SOFTWARE - SYSTEM HOUSE CENTRO ELABORAZIONE DATI CONSULENZE INFORMATICHE CONSULENZE DI ORGANIZZAZIONE CORSI DI FORMAZIONE CEIMS: - Soc. Coop. a r.l. Via A. Meucci, 17- 47100 FORLI' Tel. (0543) 727011 Fax (0543) 727401 Partita IVA 00353560402 Il fine di tutto il progetto che si Milano «Guarda che tu devi fare chiama Lega, è la Repubblica del questo e non quest'altro». E se For- Nord. Quante volte Bossi mi ha mentini obietta la replica di Bossi è detto (sapeva che io ero contrario): perentoria: «Tu devi fare questo» - «Cosa saremo noi senza la Repubil tono è fortemente imperativo- blica del Nord? Solo un piccolo e «Non ti preoccupare, lasciati gui- insignificante partitino». In fondo, dare» (queste -mi sembra di sentir- dal suo punto di vista ha senz'altro lo- sono le sue parole abituali: «non ragione. Senza la Repubblica del ti preoccupare, lasciati guidare»). Nord, la Lega che cosa sarebbe di Così, è stato sicuramente Bossi a diverso da un nuovo doroteismo o, decidere di far diventare il Leonca- se si preferisce, da un nuovo craxivallo il problema principale di Mi- smo? Portatrice, com'è, di una cullano. Mi immagino la conversazio- tura moderata, di liberalismo totane con Formentini: «lo ti dico che le, del buon senso spicciolo delle me ne sbatto i coglioni del passante piccole cose di tutti i giorni, di venferroviario, della fiera e di quelle terebbe rapidamente un piccolo favole lì. Per queste balle ti mette- partito conservatore. A questo pro- U ~(.; Jr A C, ww,,,~~ rai d'accordo con quei pirla di assessori che ti ritrovi intorno. l'inevitabile strada della secessione del nord Tu mi fai diventare il Leoncavallo il problema principale di Milano, perché noi abbiamo bisogno che la gente d'ordine abbia ancora paura dei rossi, anche se non ci sono più. Poi ti spiegherò» .... Quindi, le dichiarazioni di Bossi, che talvolta sostiene che non vuole rompere l'unità nazionale, che il suo progetto è il federalismo, non la secessione, a suo parere sono coperture per mascherare il vero obiettivo ... Bisogna tenere presente la caratteristica doppiezza del linguaggio di Bossi: dichiara e finge di ritrattare, posito, è bene non dimenticare che in Italia non c'è mai stato, prima della Lega un movimento di massa nelle regioni settentrionali in grado di mettere assieme ceti e culture diverse e di conciliare le aspettative del ricco con quelle del povero. Ovviamente, questa peculiarità non le permette di diventare un grande partito nazionale. E proprio quest'ultima considerazione spingerà Bossi sempre di più a battere la strada della secessione. ... Che tipi sono i militanti della Lega? I militanti sono di diverse estrazioni: per lo più privi di precedente esperienza politica, molti provengono dai partiti di massa -dalla DC, dal PCI e dal MSI. Tuttavia i militanti che sono diventati dirigenti negli ultimi tempi provengono quasi tutti dalla estrema destra, soprattutto alla periferia. Penso a Boni, Coop. Cento Fiori LAB. ART. f ITOPREPARAZIONI Via Val Dastico, 4 - Forlì Tel. 0543/702661 - Estratti idroalcolici in diluizione 1: 10 da pianta fresca spontanea o coltivata senza l'utilizzo di prodotti di sintesi. - Macerati di gemme. Opercoli di piante singole e formulazioni con materia prima biologica o selezionata. - Produzioni su ordinazione

per esempio, il presidente della Provincia di Mantova, ma anche a Pisati qui a Pavia, oppure a Borghezio a Torino. Potrei fare tanti altri esempi ... E il doppio discorso ...? Diventa quasi necessario, perché c'è un nucleo di militanti fanatizzati -io dico che Bossi ha 6.0007.000 persone disposte, forse, anche a sparare- e un voto che invece è il voto dei ceti medi, un po· d'ordine, un po· bigo1tone, ma, in fondo, un voto ''buono'', di ceti che in sostanza dicono "ne abbiamo abbastanza che ci mangino addosso·', con una fe11acospicua di impiegati che vivono la paura della perdita del lavoro, pensano che se ci fosse la grande autonomia o addirillura la Repubblica del Nord questo rischio non ci sarebbe. Ci sono tulle queste componenti, quindi è evidente che Bossi deve usare un doppio linguaggio: uno per la gente, uno per iquadri, ai quali dice: «prepariamoci allo scontro». Alla gente si dicono cose molto più morbide (anche Hitler e Mussolini, facendo le debite proporzioni, nella fase della loro ascesa, si sono comportati sostanzialmente così). Vorrei porle una domanda su una questione centrale: la struttura organizzativa della Lega. Questa è una caratteristica poco conosciuta dall'opinione pubblica. Come funziona laLega? Come è strutturata? La Lega è strutturata in questo modo: ci sono soci di serie A che sono i fondatori e hanno diritto di voto e di partecipazione a qualsiasi assemblea della Lega. Ci sono i soci ordinari, che hanno diritto di voto; ci sono i soci sostenitori che versano le 50.000-100.000 lire, o qualsiasi altra cifra, ricevendone in cambio una tessera che non conta niente, e che non hanno assolutamente diritto di voto. Questi sono i soci di serie C, la massa di manovra. sospettare sempre del collega, dell'amico I soci ordinari vengono nominati per cooptazione: devono essere tulii sicuri, e soprattutto conosciuti uno per uno dal grande capo, mentre tutti gli altri possono essere, ovviamente, gente qualsiasi: in fondo sono solo semplici finanziatori. Quanti erano i soci fondatori e quanti i soci ordinari, con diritto di voto? I soci fondatori della Lega Nord erano una decina. Io pensavo ad un numero molto superiore ... I fondatori della Lega Nord per la componente Lega Lombarda erano Bossi, Speroni ed io. E i soci ordinari? Potevano essere globalmente 200250: non nella sola Lega Lombarda, ma in tutta la Lega Nord, contro 25.000-26.000 soci sostenitori. E che lei sappia, oggi è rimasto questo tipo di organizzazione? Sostanzialmente sì. Io penso che da 200-250 siano passati a 500-1.000, tutti fidati di Bossi: lui li conosce uno ad uno. Quindi manca per principio nell'organizzazione ogni democrazia interna? Certo, la Lega è un movimento a cui è estranea ogni forma di democrazia interna, che viene definita correntismo. Se uno esprime la sua opinione è un correntista, che vuole applicare alla Lega la logica dei partiti. ... Ma questi segretari provinciali ufficialmente sono nominati o eletti? Sono eletti, ma si dice come bisogna votare. Bossi fa arrivare i I verbo: voi potete votare come volete, ma se votate Rossi è una bella cosa, il Movimento va avanti; se votate Bianchi, oh per l'amor di Dio, Bianchi, ma sapete che ... Lui insinua sempre sospelli. E' la cultura del sospello che tiene insieme il movimento, perché introduce la paura. C'è stato un momento in cui, quando eravamo ancora a Milano in piazza Massari. tenevamo lì il Consiglio nazionale e il Consiglio federale. C'era uno che si incaricava di ispezionare sedie, poltrone, scrivanie, per vedere se la CIA o i servizi italiani o il KGB avessero messo microfoni. Noi dovevamo circondarci di questa cultura del sospe110e quindi sospellare del collega, del!' amico. Questo è, in uncerto senso, i I capolavoro psicologico di Bossi (anche se da lui non inventato, ma direttamente copiato dagli anni bui dello stalinismo e del nazismo). Ho una le1terache mi hanno scrillo alcuni leghisti della prima ora quando furono espulsi, mentre io stavo ancora dentro la Lega, in cui mi accusano di non aver fallo nulla quando contro di loro era stata lanciata da Bossi una serie di accuse infamanti. E devo dire che mi accusano di una cosa vera. Questa è una delle cose di cui mi pento. Io sapevo che contro di loro venivano mosse accuse che non avevano il benché minimo fondamento. Accuse di corruzione personale, o che altro? Ricordo il caso di un giovane a cui hanno rovinato la vita, lelleralmente, perché voleva cambiare lo statuto. in senso democratico, ed aveva proposto una mozione in questa direzione. Nello statuto della Lega, il segretario è padrone di tulio. Tutto il sistema Lega è congegnato in maniera che l'ultima parola spelli sempre al segretario, il quale stabilisce quale è il bene e quale il male. Dunque, questo socio aveva presentato alcuni articoli scritti in alternativa allo statuto approvato. Siamo nel 1989. Era consigliere comunale a Monza. «Cominciamo a dire che non è un uomo libero», obietta Bossi, «perché a me è giunta notizia che questo qui, essendo pederasta, viene ricattato» e giù di questo verso. «E' un ragazzo vicino alla droga» (non sapeva neanche che cosa fosse!) «Perciò è fragile e pericoloso». Fu liquidato. ... Che lei sappia, ci sono casi di dissidenti della Lega, persone uscite per dissensi politici, contro cui non siano state mosse accuse infamanti di carattere personale? No. Quelli che se ne sono andati sono stati tutti insultati e calunniati abbondantemente. Molti, che vorrebbero lasciare la Lega, temendo questo tipo di linciaggio non riescono a muoversi, ne sono come paralizzati. ... Le racconterò un aneddoto illuminante. Un certo giorno, nel 1988- '89, lui aveva deciso di scaricare l'alleato Gremmo, il leader degli autonomisti piemontesi, per sostituirlo con il nuovo alleato Farassino. Perché? Perché Gremmo, politicamente più maturo, gli dava più fastidio di Farassino, che era un chansonnier e che di politica non capiva niente. Allora deve scaricare Gremmo. Ma come? Non era tanto facile, perché Gremmo era stato uno dei primi autonomisti. Allora Bossi si inventa una manovra di questo genere. Indice un Consiglio nazionale (cioè lombardo) e arriva a questo Consiglio nazionale sconvolto, come una persona a cui fosse successa la più grande disgrazia del mondo. Si siede, sta in silenzio per una mezz'orella, con tulio il Consiglio nazionale che lo guarda: tulla la gente che sta aspettando che cosa deve diredi così tragico. Piange, si asciuga gli occhi, e poi si decide a parlare. Ed inizia così: «Abbiamo perso • Disinfestazioni - Derattizzazioni - Disinfezioni • Allontanamento colombi da edifici e monumenti • Disinfestazioni di parchi e giardini • Indagini naturallstlche 47/00 Forlì• viaMe11ccUi, (ll!11a/11d11stritde) Te/.(/J5437J22062 Telefax(0543)72208.1 BibliotecaGino Bianco Gremmo». Qualcuno aveva interpretato questo ·'abbiamo perso Gremmo'' come "è morto Gremmo!". Invece no: ''l'abbiamo perso, perché è prigioniero dei servizi''. Adesso io sintetizzo la spiegazione, ma lacosa è durata tre quarti d'ora, con tulle le pause, una vera costruzione drammatica, un vero e proprio melodramma (e io che sapevo che non era vero niente di quello che Bossi stava via via dicendo, ero lì, incredulo della balla che stava costruendo). Dunque: «Questo qui, Gremmo, è inmano ai servizi perché l'hanno lìlmato nei cessi cliun cinema a luci rosse che compiva "alti indicibili" (ma da Bossi ben descritti) con un extracomunitario!». ... Quali sono gli obblighi del militante? Gli obblighi del militante sono molteplici, il controllo sul militante è totale. Le faccio un esempio: quando arriva l'ordine, tulli devono andare a scrivere sui muri la frase che viene detta. Per esempio, scriviamo sui muri Repubblica del Nord? Tutti a scrivere! Oggi nel1' Italia del Nord ci sono 6.0007.000 per one che partono e vanno a scrivere sui muri quello che il Movimento (Bossi) ordina di scrivere. Uno degli obblighi fondamentali del militante, dunque, è la presenza pubblica attraverso i manifesti e le scritte ... Sì: il mestiere umile dell'organizzazione è molto esaltato dalla Lega. Bossi, quando va a fare il giro delle sezioni, abbraccia tulli i militanti, soprattutto gli allacchini. il popolo del nord contro il popolo del sud E' gente da cui non teme nulla e che gli è molto utile. Lui sospetta i più colti e autonomi, che fa controllare, sezione per sezione, stimolando la delazione degli attivisti e, non da ultima, quella delle impiegate. I manifesti li faceva Bossi? Quelli che andavano in tutta Italia, sì, gli altri i militanti delle sezioni. Certo, questi manifesti, a parte la volgarità intellettuale, hanno una indubbia capacità di presa... Sicuramente, l'immediatezza del linguaggio è indubbia: non si possono fare filosofie su un muro. Si deve condensare tutto in uno slogan. L'importante è che si crei un'emozione. I messaggi che arrivano sono quelli di tipo forte, stringato. Il messaggio emozionale, insomma. La gente non ha voglia né tempo di approfondire. Gli italiani hanno sempre letto molto poco. Siamo il paese d'Europa in cui si vendono meno giornali, meno libri, etc ... Come vede lei lo sviluppo della Lega? Pensa che vi sia una sovrapposizione o stratificazione di tematiche politiche nel tempo? La Lega si è arricchita di qualche tema in più, sfruttando magari la contingenza, ma ha un leitmotiv che l'accompagna sempre, perché era quello che le faceva superare la contrapposizione destra-sinistra o tra diversi gruppi sociali: la Lega ha posto come prima istanza la lotta del popolo del Nord in genere, che è il popolo lavoratore, che ha tutte le virtù di questo mondo, contro il popolo del Sud che è il male, soprattutto ai livelli dirigenziali perché sono quelli che ci dirigono) mentre é, comunque, un concorrente ai livelli non-dirigenziali. In altre parole, allo strato "basso'· della popolazione padana si dice: guarda che il meridionale è un concorrente, viene su e ruba il posto a tua figlia; in posta, anziché andarci lei ci va lui. li meridionale non ha vinto il concorso perché è migliore, l'ha vinto perché la macchina ce l'hanno in mano loro. Dai in mano la macchina a un leghista, vedrai che il concorso lo vinci tu. Questo è un discorso che fa presa. I dirigenti meridionali sono quelli che hanno in mano l'apparato burocratico dello Stato: e chi è il tuo nemico? L'apparato burocratico! Tu, datore di lavoro, non hai il nemico nel lavoratore in fabbrica, tu lavoratore non hai il nemico nel padrone. Tutti e due avete un nemico che vi mangia addosso in modo diverso, ed è l'apparato burocratico dello Stato, che veste i colori del sud. Ecco il discorso. E questo discorso "nazionalistico" fa superare i conflitti sociali, tanto è vero che a votare Legae' è l'operaio, I' imprenditore, il professionista ... E' questo, secondo lei, il tema portante della Lega nei diversi periodi? Certo: ma tulio questo porta inevitabilmente a prefigurare la nascita di un nuovo stato, cioè la Repubblica del Nord. per Miglio i morti . . sono necessari, c1 vogliono Fuori da questa realizzazione la Lega è destinata ad esaurirsi, a lìnire, perché, nel quadro di una normale dialettica democratica, le sarebbe impossibile mantenere unito un elettorato così diversi lìcato e, in molti casi, contraddi11orio. Bossi l'ha capito benissimo. Quindi lei pensa che sostanzialmente il prossimo passo sarà - come Bossi ha annunciato nel suo solito modo ambiguo, dicendo e poi smentendo e poi ridicendo- il tentativo di secessione del Nord? Bossi lavora per questo obiettivo. I ILICORRIERE ESPRESSO ~2/4~© GROUP INTERNATIONAL FORLI' - P.zza del Lavoro, 30/31 - Tel. 0543/31363 - Fax 34858 RIMI I - Via Coriano 58 - Blocco 32/C - Gros Rimini Tcl. 0541/392167 - Fax 392734 SERVIZIO NAZIONALE E INTERNAZIONALE 70 SEDI IN ITALIA perché sa, come ho già detto, che, se non ci sarà la secessione, la Lega è destinata a morire, perché non ha ruolo: al di fuori di questo obiettivo finirebbe col diventare un nuovo partito conservatore e senza più elettorato di massa. Secondo lei, come andrà a finire? Come vede l'evoluzione della situazione italiana? La vedo male. La prospelliva che questo paese si rompa in due come un biscotto non è, poi, così lontana, non è assolutamente una cosa fantasiosa, purtroppo. Contro questa sciagura, io ho lasciato la Lega. Il conflitto di interessi tra Nord e Sud, stando così le cose, è destinato ad ampliarsi. Credo che la Lega abbia ancora molto respiro elettorale. Alle prossime elezioni ci sarà un tentativo mastodontico di riciclarsi da parte del vecchio, impresentabile apparato politico. . E la questione morale -ladrÌ o non ladri- vale molto di più della questione destra-sinistra. Vecchi simboli e soprattutto vecchie facce saranno massicciamente presenti alla prossima competizione. Ma la gente non li vuole più vedere. Il solo fatto che ci siano avvantaggia enormemente la Lega che rischia veramente di avere tutto facile, troppo facile. ... La Lega avrà la maggioranza relativa, almeno qua al Nord, e quindi con questo sistema elettorale prenderà la maggior parte dei deputati del Nord. Come andrà a finire, secondo lei? La Lega, a mio giudizio, potrebbe prendere anche 1'80% dei deputati della Padania. Credo che possa vincere anche in una parte dell'Emilia: in provincia di Piacenza e di Parma la maggioranza dei collegi potrebbe andare alla Lega. E poi, secondo lei, che cosa succederà? Direi che lo scenario più probabile potrebbe essere questo: in un modo o nell'altro, cogliendo l'occasione che la politica offrirà, la Lega promuoverà una costituente per la Repubblica del Nord, fatta dai deputati leghisti, forti del mandato popolare. . E a quel punto cosa succederà? Si spara. Lei pensa che finirà così? E' molto probabile. Io non ho mai visto rompere indue uno Stato senza sparare. ... Sarebbe veramente una tragedia. Sì. D'altra parte io non ho la sensazione che ci sia la percezione di quello che sta avvenendo. Mi pare che la nostra situazione sia come quella della Jugoslavia l'anno prima che cominciasse la guerra civile. Niente faceva presagire che sarebbe scoppiata. Qualcuno incomincia, e si innesca un meccanismo che non si riesce più a bloccare. Si dice: ma gli italiani non si sparano addosso, l'Italiano non è tagliato per queste cose. Finché ha la bistecca: quando la bistecca comincia a scarseggiare ... Questi ragionamenti li avranno sicuramente fatti anche Bossi e i dirigenti della Lega... Certamente. Ma loro dicono: "Quando si comincerà a sparare, quelli che poi vinceranno saremo noi". Basta leggere quel che scrive Miglio. La guerra civile è vissuta come un fatto necessario al progetto. Ma lei ha sentito personalmente Miglio dire queste cose? Secondo lui i morti ci vogliono .... - ~ CarrdaeRi irparmdiFi orlì s.p.A. CONTO, i lii!! da O a 10 tmn da 11 a 19 a>rni H- - -H-~ I . - ..le - - t . •1 rr- j_ ~ .... .... ,_ - .... ~ .... I- ,- . ~- Perloroilmiglior futuro possibile AUT. INT. FIN. FORLI' n. 4n423 del 30/9/92 UNA CITTA'. . 5

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