Una città - anno III - n. 27 - novembre 1993

tori politico-militari, Aidid èunodi questi, non sono dei capi tribali tradizionali. Sono tizi che hanno fatto carriera militare in Russiao in Francia,chehannostudiatoali' estero, che hanno visto come va il mondo e tornati a casahanno fatto una certa carriera in questi 30 anni di indipendenza; adessoche tutto va a ramengo hanno deciso di mettersi in proprio e la loro basedi manovra è la realtà tribale. Come africano, infatti, in nome di cosa posso raccogliere della gente attorno a me? Non posso dire ·'Io sono un operaio, voi operai venite come me", non ci sono gli operai, oppure "lo sono un imprenditore, voi imprenditori statecon me", non ci sono imprenditori. Rimane il legame del sangue, tribale, quindi si reclutano le truppe in base al concetto tribale, ma non perché a questi "signori" interessi qualcosa della tribù, semplicemente si sfrutta resistenza della tribù per garantirsi il potere. le erbe non possono nulla con la meningite Nella tribù poi continuano ad esserci gli anziani e questi non sono molto contenti che ci siano questi politici che gli fregano tutte leprerogative e che riescono a muovere delle masse di giovani e a farli combattere... Nella storia di Aidid, ad esempio, qual è la differenza tra gli italiani e gli altri? La differenza sta nel fatto che gli italiani, venendo da unacultura di mediazione, di compromesso, hanno capito che quella somalaè unastruttura socialecomplessa, che non c'è un partito di Aidid, che quello è un gruppo magmatico: ci sono i giovani che sparano, Aidid ha fatto finta di fare un partito, ma sotto ci sono gli anziani, le famiglie ... Setu cominci a mettere della zizzania tra l'uno e l'altro, secominci adire al ragazzo che spara"Tu sei più importante di ·quelli che siedono attorno al tavolo e fanno i politici ...", se riesci ad ottenere qualche cosa, fai dei passi avanti, sblocchi la situazione. Invece sesi comincia a spararesulla gente si fa la mossasbagliata, perché così anchegli anziani che hanno un rapporto di contraltare col capo di guerra per forza devono stare con lui. Ma qual'è il peso della cultura tradizionale? Quello della cultura tradizionale è, secondo me, il limite dell'Africa. Faccio un esempio. L'anno scorso mi sono trovato nella foresta equatoriale del Camerun, pressoalcuni missionari. A questi venne detto che un loro catechista era ammalato, probabilmente di malaria cerebrale, ma i parenti non lo portavano all'ospedale perché dicevano che era stato colpito dagli spiriti malvagi, ed infatti lo avevano portato dal curatore tradizionale. Ora, il curatore tradizionale quando usa le erbe è più bravo dei nostri medici, maquando tratta la menengite non fa altro che spillare dei soldi ai parenti e se l'ammalato muore la colpa è degli spiriti ... Noi siamo andati lì, c'era l'ammalato agonizzante a terra con i parenti attorno -tutti cristiani: cattolici, battisti, metodisti- e il curatore dice che era stato colpito dagli spiriti maligni. La suora, invece, dice che forse ha la menengite, che Dio è buono e ci ha dato le medicine, che non lo si può lasciare in balia degli spiriti e bisogna portarlo all'ospedale. Alla fine i parenti dicono che ci dovevano pensare... C'era anche un vecchio steso per terra che si teneva un'appendice grossacosì; gli chiediamo checosa aveva fatto e lui rispondeche l'hanno avvelenato. La suora gli dice "No, tu devi avere l'appendicite·' e il vecchio risponde "Noi africani non siamo come voi, io sono stato avvelenato", cheè come dire "Pensatela come volete, ma io so che è un'altra cosa perché noi siamo noi e voi siete voi". Quella africana è una cultura alternativa alla nostra, unacultura perfettamente organizzata,ma checultura è?Questi sono morti e potevanoesserecurati.Finché la cultura tradizionale è un modo per esserepiù in contatto con la natura mi va bene -la cultura pagana, ad esempio, in alcuni casi difende la natura, ci sono i boschi sacri che non vengono mai tagliatiperò se tu la metti sul piano sanitario, sul piano della famiglia, sul piano della figura della donna, sul piano della cultura del lavoro ... culture da parco naturale, che non resisteranno Sono culture che potrebbero sopravvivere se fossero dentro un parco naturale, ma nel momento in cui si trovano a fare i conti col mondo esterno vengono travolte, non c'è niente da fare. Perché poi succedeche aumenta la popolazione, quindi aumenta la pressione umana sul territorio, i territori si desertificano e si taglia anche il bosco sacro... Ma in questo persistere delle culture tradizionali non rientra anche quel tribalismo che prima dicevi in trasformazione? La coscienza tribale è unacoscienza costruita nei secoli e senz'altro esiste una frantumazione tribale, RADICI ANTICHE il caffé In Grecia si va per recuperare all'origine quei valori dell'Occidente che stanno ovunque imponendosi. Chi può ragionevolmente sostenere che libertà, democrazia e parlamentarismo siano nati in Inghilterra, una piagnucolosa regione di nebbie, anticamera di geli iperborei, e non piuttosto, e assai prima. in questa terra di luce mediterranea dove l'olivo, la vite, l'agrume, il pino e il cipresso consolano l'arsura di un suolo pietroso? Solo qui può esaltarsi la letizia dei poveri, quella che, fra stomaco e libertà, li fascegliere quest'ultima perché, in fondo, l'olivo e l'arancio sono piante spontanee di gratuita fruizione e un budello di pecora non si nega a nessuno. Siedo, con gli amici, in un bar di Atene e sorseggio, masticandolo, un delizioso caffé turco. Che non è turco: è greco. Diciamo greco-turco. Un po' di settentrione orientale e un po' di oriente settentrionale. Questa è la Grecia. Si avverte un Oriente piuttosto vicino. i musei vale per i musei della Grecia. Vanno visitati. Lì c'è la storia di quando siamo entrati nella storia. Dall'era arcaica, quando tutti gli uomini erano nudi e assolutamente privi di membro virile (come documentano le statue), all'epoca classica, quando cominciavano a recuperarne qualche spezzone, a quella ellenistica, quando l'avevano intero, ma piuttosto piccolo. Chi usava gli abiti non li stirava mai perché si prediligeva un panneggio arioso o aderente ("umido", secondo Bianchi Bandinelli). Fa eccezione l'Auriga di Delfi che se ne sta tutto tinco per non disturbare la veste piena di piegoline tiratea piombo. Dopoaver visto un esercito di "kouroi", l'Hermes di Prassitele, l'Apollo di Olimpia e il Poseidone di Calamide, mi prende una strana euforia: modelli di tal fatta gonfierebbero d'orgoglio qualsiasi stirpe. Ed anche noi siamo figli di Milziade con ascendenze pelasgiche. Ritorno in camera e mi metto nudo di fronte allo specchio. Mi coglie un dubbio: ma io vengo proprio di lì? Micene Sconsiglio fermamente, al viaggia- L'impatto è tutt'altro che morbido. tore esordiente, la frequentazione Questo è il mondo truculento degli di musei e gallerie: stancano fisica- Atridi: sassi, sterpi e voli di cornacmente e confondono le idee. Sug- chie sulle antiche memorie di cadagerisco di attendere gli amici eruditi veri eccellenti. Oltre la Porta dei all'ingresso, dove non è vietato fu- Leoni, dove resiste l'imponenza mare, sfogliando un catalogo con delle mure ciclopiche, sta la necromolte fi~ure e poco scritto. Ciò non poli e il palazzo reale che spalanca 81 10 eca Gino Banco al cielo l'esigua geometria di ambienti stregati. Mi aggiro fra lo sfasciume cercando di riprovare il brivido del delitto. Ma qui corro solo il rischio di rompermi una gamba. Fuori della cittadella finalmente la malia del passato si fa padrona dentro la tomba di Agamennone che, nella immensa volta di blocchi sovrumani, restituisce intera l'anima del grande re. Fra un chiassoso sciamare di passeri che vanno e vengono, cospargendo di benedizioni l'attonito turista con la testa all'insù. Mai affidarsi alle emozioni: la mia Tomba di Agamennone è il Tesoro di Atreo. Non è la tomba né di Agamennone né di Atreo. Quella di Agamennone, secondo Schliemann che vi trovò la famosa maschera d'oro, sta dentro le mura. Ma né la tomba né la maschera sono di Agamennone. Dopo aver svolto l'indagine mi ritrovo senza un Agamennone decentemente documentato, con qualche informazione in più e molte fantasie in meno. Ne è valsa la pena? Epidauro Il suo teatro a cielo aperto è un capolavoro di acustica. Il sussurro dell'attore, dal centro dell'orchestra, si amplifica magicamente per risonanza d'eco. Quando giungiamo noi in mezzo alla pista c'è un cane che sgranocchia un pezzo di pane rinsecchito. Lo sostituiamo con l'amico Giuliano cui si offre, per la ~~#;;;,,,.,,...-.,,,.. M.❖:• x-:-(4.$,., t. -~'@_ I /,,.-.: • •i' ..• , ¾ però oggi viene utilizzata per modalità politiche moderne. Non c'è più un modo di produzione politica tradizionale che continua a far asse sulle tribù, se così fosse noi dovremmo vedere i leaders tradizionali, gli anziani, all'avanguardia dei partiti politici, o addirittura nelle massimecariche di questi paesi. Invece, di leaders tradizionali, di anziani delle tribù, ne vediamo pochissimi alla testa dei partiti o degli Stati; in genere nelle cariche pubbliche moderne troviamo persone che magari sono di famiglia aristocratica, ma che si sono formate nelle università occidentali o nelle accademie militari dell'Est o dell'Ovest. Percui la coscienza tribale c'è, ma negli ultimi 30 anni certamente è stata messaal servizio di politiche di tipo moderno. Questatrasformazione in SudAfrica si vede abbastanzabene, perché è vero che gli Zulu hanno una rivalità storica con gli Xhosa e con le altre popolazioni, ma,per esempio, gli Zulu che lavorano e abitano a Soweto non sostengonoil partito di Buthelezi. Gli Zulu che sostengono Buthelezi sono quelli che arrivano dalle campagne, lavorano in miniera tre mesi, stannonell'ostello con gentechecome loro è immigrata dal villaggetto e quindi vivono in ostilità con la gente che normalmentevive in Soweto. Nel quartiere nero di Pretoria, ad una festa di compleanno, c'era uno Zulu a cui ho chiesto se lì ci fosseil partito Zulu; questo si è incazzatodicendo che I' lnkata non lo rappresentava, che loro non c'entrano niente con I' lnkata. Il motivo di questo atteggiamento sta nel fatto che questo era uno chesi è inserito nella township, che lavora e quindi è uno che si è modernizzato e la coscienza etnica ce l'ha ancora, ma si è attenuata. Lui dalla mattina alla sera lavora insieme a gente di altre tribù, mentrechiaramente loZuluche viene dalla campagna conosce solamente il mondo rurale e le realtà rurali che passanoattraverso il partito Inkata. E queste divisioni ci sono anche negli altri paesi... Un'economia di tipo moderno tende a mescolare le popolazioni. Nelle città, a Yaoundé, in Camerun, per esempio, fino a 20 anni fa il 70% degli abitanti apparteneva all'etnia locale, gli Wondo, adessogli Wondonon sono nemmeno la metà; le popolazioni si mescolanoecominciano aparlare francese,o inglese, o portoghese perchéaltrimenti non si capiscono. La città in qualche modo attenua l'identità etnica originale. tutti i popoli sono stati cattivi con altri popoli In questi 30 anni il problema tribale è stato gestito in questi tennini: si faceva il partito unico, dappertutto c'è il partito unico o ci sono i militari, dicendo che questo era necessario per coalizzare le forze vive della nazione e creare un ideale patriottico, cose impossibili con la frantumazione tribale, ma in realtà si agiva utilizzando il sistemadella ripartizione delle ricchezze e le correnti del partito unico erano le varie etnie; quindi un'etnia aveva un ministero, ad un'altra andava la raffineria di petrolio, all'altra l'areoporto, in modo da poter accontentare tutti. In questo modo si è gestito in Africa il problema tribaleper30 anni; infatti, nonostante circa I 0.000 tribù, ci sono state solo tre guerre di secessione: il Biafra, i I Katangae 1 ·Eritrea. Adesso quasi dappertutto ci sono sistemi di democrazia pluralista e la maggior parte dei partiti politici si è strutturata attorno alle tribù. Con le prime elezioni è successoche le etnie di maggioranza relativa vincevano e allora, astutamente, questehanno ripartito il potere: la presidenza a uno del nord, la vice presidenza a uno del sud, quel ministero a uno dell'est, e così via... Di nuovo si è riproposto lo schema del partito unico nel pluralismo dei partiti. Si diceva: setogliamo i partiti unici dall'Africa saràun casino, ogni tribù farà il suopartito eci sarà uno scontro, ma poi le etnie fanno un pa11itola prima volta, poi, quando capiscono che da soli non si può ouenereniente, comincia adallearsi con le altre tribù. Questo non risolve i problemi, però è un sistemadi gestionedella rivalità tribale. Tutto questo può cambiare il rapporto fra gli africani e i bianchi? La novità degli ultimi anni è che noi che ci occupavamo del Terzo Mondo una volta tendevamo a non dire certecoseper non fare la figura dei razzisti, mentre adessosono gli stessi africani che dicono queste cose. Recentementesono usciti dei libri di autori africani che dicono che è ora di smettere di piangere, che non si può passare la v;ta a chiedere il rimborso della tratta degli schiavi o a chiedere che venga rimesso il debito estero. Questi dicono "E' vero che i bianchi sono stati stronzi con noi, ma in tutta la storia i popoli sono stati stronzi con altri popoli, per cui mettiamoci a lavorare, la testa ce l'abbiamo anche noi, le risorse le abbiamo. Abbiamo il problema di una cultura che non aveva fatto i conti con la razionalità, facciamo questi conti e vedremo che le cose cambieranno...". • ----------------- .. impressioni di viaggio prima ed ultima volta, l'occasione di esibirsi sulla scena dei grandi tragici. Ci declama, con bella disinvoltura, quattro versi di Eschilo. La voce giunge forte e chiara, purtroppo, fino agli ultimi spalti della gradinata. Olimpia Il santuario si adagia in un giardino che si stende ai piedi del Cronio, una cima soffocata dai boschi. Le acque dell'Alfeo e del Clodeo lo vellicano ai margini, confluendo placidamente. Come panchine si possono usare i tamburi delle colonne doriche sparsi fra le alte erbe odorose e il tenero rosa dei piccoli peschi selvatici. Gli edifici peripteri, ridotti a monchi peristili, sono protetti dall'ombra dei platani e dei pini e rinfrescati da allori e ginestre. Consiglio a tutte le tifoserie scatenate dei nostri tempi un soggiorno di meditazione in questo bucolico centro dello sport. Manca, nel bel mezzo del tempio di Zeus, il colosso crisoelefantino del dio, eretto da Fidia a protezione dei giochi e a minaccia degli atleti fedifraghi. Nella competizione fra spirito e materia ha perso la gara ed è sparito nel nulla. Anche allora non conveniva vestirsi con abiti costosi: era un invito alla rapina. Delfi E' la perla dell'archeologia greca, distribuita sul fianco del Parnaso, sotto le falesie delle Fedriadi, donde sgorgava l'acqua che andava a riempire la vasca della fonte Castalia. Inalto, lo stadio. Vi arriviamo col fiatone, sfiancati dalla gara d'ascesa ancor prima di entrare in pista. In basso, il santuario di Athena Pronaia, dove un misterioso tempietto circolare esibisce un residuo ghiribizzo di tre colonne che reggono un troncone di fregio e di architrave. In mezzo, il santuario dell'Oracolo snocciola la favola bella dei Portici, dell'Agorà, dei Tesori, del Tempio d'Apollo, del Teatro, della Via Sacra costeggiata da colonne mozze, da frantumi di altare e da anonimi macigni. E poiché di qui l'occhio spazia sul fondo valle, abbandonato all'invasione di migliaia di olivi, e raggiunge un frastaglio di costa marina, si cede di colpo all'incanto. Non mi intendo di spirito ma si dice che aleggi, con eterna forza pagana, sui resti gloriosi. Per quanto ne so, la Sibilla, resa tonta da infusi d'alloro e da malefiche fumigazioni, forniva risposte assurde ai clienti impietriti. E i sacerdoti, venerabili antesignani, improvvisavano ambigue spiegazioni largamente remunerate. Così nacque la Settimana Enigmistica. Racconta Pausania che in ben quattro "guerre sacre" il santuario fu saccheggiato nei suoi tesori d'offerta. E quel che non riuscì ai Persiani ed ai Galli, bloccati dall'intervento sgomentevole del dio, riuscì ai Greci che il senso del sacro l'avevano, ma fino a un certo punto: lo Spirito dell'Occidente. Atene Atene è l'Acropoli. Entriamo di buon mattino per evitare le resse meridiane ed incappiamo in una pattuglia di "euzoni", quegli spilungoni infiocchettati, in gonnella e bolerino, che battono il passo con gli zoccoli fioriti di pompons. Sono soldati ma quelli di Maratona non erano così. Fotografo un Partenone inedito, ingrigliato nei tubi innocenti, che ha sostituito, all'interno, la Minerva di Fidia con una grù ancor più colossale. E' sempre superbo nonostante i ceppi della modernità. Ma è come una chiesa spogliata dei santi: mancano metope, fregi e le statue superstiti dei frontoni. Qualcosa rimane nel Museo dell'Acropoli ma il grosso se ne sta in Inghilterra perché la sede naturale dell'arte greca, secondo Lord Elgin, è il British Museum. Sul muro sud dell'Eretteo le statue della piccola prestasi sono solo copie messe lì per evitare che i veleni della città più inquinata d'Europa trasformino gli originali in un crocchio di vecchie cariatidi. Alle ore 12 sullo scalone dei Propilei lottiamo furiosamente, in controcorrente, per guadagnare l'uscita in mezzo ad una folla inferocita che accomuna, nella passione dell'arte, coppie mature, sposini, fidanzati, bimbi in carrozzella, invalidi con accompagnatore, vecchi tremolanti e finti studiosi. Sortiamo illesi dalla mischia, col rimpianto di un mondo ormai scomparso, grande in tutto e poco popolato. Libero Casamurata UNA CITTA' 1 1

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