Mario Alberti - il tornaconto della nostra guerra

- 26 - confini si accennano qui solo di sfuggita; poichè furono più diffusamente trattati nell'opuscolo « Adriatico e Mediterraneo » dèlla stessa c<:>llezione. E veniamÒ al secondo gruppo 'dei benefici economici che conv9rrà ritrarre della nostra partecipazione al conflitto. Il nostro intervento dovrebbe seguire non soltanto in modo da assicurarci ciò che ci spetta di diritto, perchè facente parte dell'Italia, ma anchle in maniera da far valere il nostro punto di vista circa la futura configurazione dei Balcani, punto di vista, il nostro, il quale, si può dirç che combacia con quello, rettamente ed onestamente interpretato, delle aspirazioni effettivamente nazionali dei varii popoli balcanici. La formazione di un assetto balcanico -secondo i nostri desideri, che - ripetiamo - non si discostano da quelli dei popoli balcanici considerati nella loro armonica coordinazione, riuscirebbe propizio agli interessi italiani sia politici sia economici. Qui si considereranno soltanto questi ultimi. Finora i traffici italiani si sono massimamente diretti verso le grandi nazioni dell'Europa centrale ed occidèntale, mentre hanno trascurato assai i paesi balcanici. Francia, Germania, Svizzera, Austria-Ungheria, Inghilterra, Stati Uniti : questi, gli Stati verso i quali, quasi soltanto, si dirige adesso la corrente dei nostri commerci est 9 ri. Ossia, il commercio estero d'Italia è essènzialmente subordinato alla politica doganale delle Nazioni maggiori, sulle quali i negoziatori nostri dei trattati di commercio difficilmente possono esercitar pressioni in vantaggio delle produzioni italiane (e le pressioni sono sopratutto difficili per gli articoli industriali, nella fabbricazione dei quali i grandi paesi occidentali hanno inoltre spesso una superiorità economico-naturale su di noi), mentre fovèce i contraenti stranieri, per la loro maggior importanza economica e politica, hanno il mezzo ed il mi»do di farci accettare, sia pure parzialmente, il loro punto di vista, cioè il punto di vista delle concorritrici loro produzioni. In altre parole, mancano ancora alla èConomia nazionale italiana quelle direttive di penetrazione economica nei paçsi in corso di sviluppo, che costituiscono i germi delle risorse in avvenire. E' ovvio che, per l'entità stessa dei bisogni çconomici Brblioteca G ro Bia'"lco

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