Mario Alberti - il tornaconto della nostra guerra

- 20tutto l'ordine. Riprendevano gli scambi commerciali, mentre h~ industrie, facendo di necessità virtù, si adattavano alle nuove contingenze. Sopra ogni altro è m~raviglioso lo sforzo di adattamento delle· industrie germaniche. Pensate. La Germania, che s'era costruita un'industria di esportazione colossale, ch 9 aveva sviluppato al più alto grado le lavorazioni di merci estere, vide d'un tratto bloccato il suo territorio, si trovò nella impossibilità di ritirar la materia prima che le occorre dai paesi transoceanici, nell'impossibilità di mandare ai mercati di assorbimento J9 produzioni delle sue industrie esportatrici. Lo scompiglio fu enorme, da principio. Ma l 'elasticità che il tornaconto imprime ad ogni organismo economico è tale che una parte notevolissima dell'industria tedesca, nel giro di poche settimane, di qualche mese soltanto, si trasforma, si adatta a nuove forme di produzione. Ogni sforzo industriale si rivolge a preparar materiali per la guerra. E' la « Kriegskonjunktur ». Le imprese di elettricità producono calotte per shrappnells; fabbriche di velocipedi si trasformano in fabbriche di letti da campo; soci9tà di apparecchi fotografici si sviluppano in aziende produttrici di oggetti metallici per l'esercito, e così via. Ognuno trova la sua via; la lotta per la vita, i bisogni dell'esistenza infondono negli industriali l'abilità di rapidi adattamenti, ai quali arride il successo. Dunque, anche nelle condizioni più difficili, quali sono inn9gabilmente quelle della Germania, l'economia sa trovare l'elasticità necessaria per funzionare nel miglior modo possibile. Adesso tutti i paesi neutrali e belligeranti si trovano in una fase d'equilibrio 9 conomico di guerra. E' fase, come si disse, toll9rabile, sebbene non altrettanto piacevole come i periodi d'ascesa economica. Il punto della massima violenza sconvolgitrice della guerra è superato per tutte le economie. Esse hanno dimostrato di poter viver9 e funzionare anche in tempo di guerra divampante su tutto un continente. Povera « grande illusione » di Normann Angeli! Come s'è sfasciata la utopia del sognatore al contatto freddo e rude della realtà... L'economia italiana (come del r9Sto quella degli altri Biblioteca Gino Bi,:mco

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