Pensiero e Volontà - anno III - n. 16 - 10 ottobre 1926

PENSIERO E VOLONTA' 3t>7 con gll altri volumi, specie col terzo ed il quarto, - abbastanza conosciuti dal pubblico italiano, - il qa0rto sopratutto, in cui Pisa ... cane studia il !Problema d'u,n ordinamento mi ... litare che non, sia in contrasto col principiio di libertà, o vi' contrasti il meno possibile, ~ cn.e non •possa divenire strumento d'oppressione in mano d'una qualsiasi even,tuale p'ittatu-ra scaturita da una rivoluzione. Di questa parte a~:- l' opera di Pisacane mi sono occupato, - ed oggi i tempi non mi consentirebbero di ripete11ni, -altrove quattro o cinqu,e anini fa (1). Basti riferire una delle conclusioni cui giunge il Pisacane : « La schiavitù ,delle -nazioni moderne. rico1nparsa più terribile dopo sanguinose riv,o,- luzioni, trae sua origine dalla costituzione militare poco armonizzante con la civile; quindi .è un errore fatale trattar con troppa leggerezza l'ordinamento dell',esercito, e per pie- . gars1 a qualche esigenza moinentanea, g.ettare -delle basi false, su cui, in seguito, tutto l'edificio viene ad informarsi; -poichè la cost1tuz1one civile, allontanan<losene, genera quel ,disacco1 rdo, quell'attrito, da cui la tirannil.e immediatamente prende forza ». (Saggi storici, ecc. - Vol. IV, pag. 154). ~1.a, per tornare al seconido volume, che p1u mi interessa perchè più ignoto, anche in esso qua e là incid'entalmente il Pisacane manifesta le sue tendernze socialistiche e libertarie. Anzitutto egli mostra come gli eserciti più vittoriosi e vigorosi· si espressero dal popolo roman,o ~ quando ancora le ricchezze non l'avevano corrotto e non avevano tr0ippo allontamate tra loro le classi sociali. Per queste ragioni l' esercito deJl'Impero fu assai inferiore a quello della Repubblica. Così gli ordinamenti militari sorti nel medioevo dal feudalismo furono un eruormP regresso sugli ordinamenti romani; e reroismo delle truppe repubblicane dei Comuni fu di breve durata, perchè là sete dell'oro, il mercantilismo ·e gli egoismi municipali presto aprirono il varco ,alle signorie, alle armi mercenarie e alile co1npagnie di. ventura, - le quali ultime. trasformando la guerra in un'arte fine a se stessa, fecero bensì percorrere all'Italia una brillante oa,rriera militare, tanto che il Pisacane afferma che la vera scuola di guerra italiana si formò dai venturier1 del XIV secolo» (ipag. 102) ma finirono coi loro vergognosi me.reati con l'essere uno stru· (1) Vedi ·jn Dittatura e Ri'voluzioue uno degli ultimi capitoli che si occupa della difesa militnre int,erna ed esterna delln. rivoluzione . . ro e ·a Gino Bianco mento d'oppr,essione di più n•elle mani dei tiranni paesani e degli stranieri. Nè l'adozione delle milizie locali o nazionali fu un progresso, almeno nei risultati. L'Italia decadde mi,litarmente col decadere politica· menite d1al 500 in poi. Nel solo PietnJOnte !Perdurò una forza militare cospicua; ma il costi .. tuire esso ancora un feudo, la mancanza d1 . un vero sentjmento nazionale, per cui il suo esercito ligio solo alla di.nastia Ducale parteg· g-i.aviaora per lliruostraniero ed ora per l'altro, guadagnandosi fama di dubbia fede, fece si che poco profitto si potesse ricavare daHe sue inilizie nazionali. Le quali, :aippena si presentarono ai confini, le giovani schiere della rivo· luzi.one franicese, furono sconfitte; e i friancesj restarono padroni o arbitri del territorio piemontese, finchè un altro straniero, non ne rilevò le sorti. .Parecchie pagine dedica il Pisa~nie al risorgere dell'arte m±litare sotto l'impulso della rivoluzione francese; ma ,egli se ne occupa quasi esclusivamente per 1a parte tecnica o, diciamo cosl professionale. Egli dice bensì quanto l'arte del combattere e d,el vincere si avvantaggiò dello spirito di libertà; ma non quanto lo spirito di libertà perdette per 1 10 svilupparsi enorme del militarismo. Ma nello studio del suo argomento egli non diventa ,parziale per spirito partigiano. Nota gli errori e gli orrori degli eserciti repubblioani_ e rivQlttzionari (ciò anche per quel che riguarda i fatti di guerra del1le rivoluzioni italiiarue ,posteriori) e non nasconde i meriti e le forturne degli stessi eser .. citi reazionari. Sulla fine del vo,lurne si allude ai disastri e alle v,ergogn·e militari della guerra italiana d·el 1848 chiusasi con ila fatai Novara. E i-1 libro si chiude con la riflessione che 1a disciplina n,on è legame abbastanza forte per tener compatte le file di,un esercito in guerra; le soldatesche sono di niun valore se per interessi non compresi combattono, e sarebbero in;vincibili se combattessero •per una causa sentita e ,popo1are ». (Saggi storici, ecc. VoI. II, pag. 178). Ho voluto deliberatamente diffondermi par,ecchio su questi volumi meno noti del Pisacaue, IPerchè la loro riarità e ,la difficoltà ch"essi siano ripubblicati integralm,ente e presto, - cosa che pure ,n,on mancherebbe d'utilità . oer gli studiosi, - ne restino in qualche mo<1o compensate pei nostri lettori. D'altra ,parte il conoscere l'opera del Pisaca-·

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