Pensiero e Volontà - anno III - n. 16 - 10 ottobre 1926

3o4 · ·- _'"':. ___ _ -------------- il principio, tendon,o a creare ripari contro di esso, non ·producono che dantt11, concedono nuove e [)Otenti armi al nemico. I mali cresceranno in immenso, fi,nchè o gli op-p:r;essisi decidano ~<l abbatt 1ere quel principio, o tutta la soci,età ne rimanga distrutta. · « 2. La cagione atta a turbare illimitatamente ·,1'-eg·uaglianza m.a1teriale, lill' una società, la menerà alla ruina; l'eguaglianza morale, senza la materiale, ,è un assurdo, una menzogna. « 3. Non è già mel modo di· 0oncedere il suffragio e n-ell'universalità di esso che consiste la libertà; ma bensì nelle istituzioni volte a limitàre l'autorità. cc 4. Se il popq1o non giunge a conoscere chiaram-~nte. ciò -che <leve pr:etendere, i .rivolgi)11enti sono infruttuosi. I potenti si governeran1no coptro il pO!l)olo sel!lpre n-el modo stesso : . quando un· cavallo vi sca·pp,a, lo richiamiate con le carezze; ripigliato, i·h f:1te sentire freno e sproni. Con tal mezzo sono sempre riusciti e riusciranno, quan+'!tnqne da tutti si conoséa. 1',esp,ediente >>. (I den1,, 1 Pav. ~ 3 -X- * *' Naturalmente non tutte le interpretazioni .che Pisacane àà, man 1114Ù 1 0, d-ei fatti· storici cui accenna, io direi ora accettabili. Ma ve ne sono di co_sì giuste, di così moderne [)Ur adesso, che talmente. si dista~cano dai soliti luoghi comuni, che son.i propri anche ai rivoluzionari, da rendere veramente prezioso questo primo volrum-etto dei saggi. Per esempio, sfuggendo alla suggestione ch•e esercita sugli animi i,l ricordo delle. rivoluzioni di Arnaldo da Brescia e di Cola di Rienizo nella Roma medioevale, l'autore ne coglie subito il lato manchevole e quasi dir,ei. infantile, per· ricavarne l'insegnamento eh.e « il trascorrer dei secoli non riproduoe mai, nella vita dei popoli, i tempi passati; come, nel, corso dei fin~ mi, le acque non ritornano mai' in su verso le sorgenti: - quel popolo che, abbattuta la tirannide, vuol esser,e nu,o~amente quel che fu un tempo, mostra che non è maturo alla libertà, non ne è ancora ,degno; •per sorgere a , nuova vita, è d'_uopo si spenga fin l'ultima eco del passato». (Idem, pag. 60. ,e 61). Secondo P·isaoane, il quale cominciava il suo lavoro col sostenere che ogni nazione ·deve P•rogredire segu.endo I.a sua natur,ale tradizione, la tradiziorne italiana è una tradizione di libertà. Dopo il primo infatuamento cattolico ' . che Pisaca:ne deplora ,abbia per s,ei secoli, dal 400 al rooo, reso abietto il popolo italiano atBibliotecaGino Bianco • • traverso un cammino di obbrobrio e di svilimento ed un rimescolamento di corruttele orientali e di barbarie occidentale, dopo Carlq M.agno, -. cui Pisacane nega ogni glòria, èhiamandolo rappresentante della barbarie medioevale vestito alla romana, - la civiltà riprese il suo fatale a,ndare. Mentre oltremon1e prevalse l'aristocrazia e i feudatari vennero a poco a poco assorbiti (con l'ingrandimento degli Stati) dalla rnonar~hia, in Italia il corso delle vicende fu assai diverso: qui il rim,escolamenito dei barbari col mondo romano ed H fr.azìonarsi del feu dal esimo finirono col fa1· prevalere la democrazia Dopoi la vittoria dei Comuni sul ~arbarossa n-el r r 76, l'orgoglio -dei nobili chiusi nelle [oro (.:a'stella fu validamente ,rintuzzato. « I privilegi feu,d.ali sparirono tutti ,e con quelli il potere e il prestigio della nobiltà; il popolo risor· geva in torno al Carroccio, ch•e sostituivasi al . o-ennone baronale. I conti di Savoia, i marche-· ~i d'Este e di Monferrato, cotne potenti, furono i soli salvi da quella tempesta i,n,cui nau-- ft aga vano i feudatari; essi, alJla fine del XII S(;colo, rappresentavano l'elemento barbaro accam1pato in mezzo del riscorto popolo italiano, costituito dal Tevere alle Alpi in più di qu.a... ranta repubbliche '>> (1). · Le invasionii barbariche avevano be11~ì sterrnin·ato tutto ciò che di romano, era stato potent:a politica e patriziato: ma il popolo avt!VA nei suoi vici e., pagi resistito assai meglio; •-·- tanto che allo scorcio •del XII sec. non v'erano più barbari in Italia, m-eno pochi feudatari. e< Il trionfo dei comu•ni fu il trionfo dell' e1ernento italiano sullo str.anièro; e così del vasto mondo romano i soli Italia•ni trionfavano della harbarie e conservavano il tipo dell'antic'l razza » (pag. 64 e 65). P,erò, disfatti i . feu cìatar1 e gli i.nit 1eressi interni pr•ev.alendo sugli esterni; anche le -repubbliche comunali decad-- dero, e più presto dell'antica repubblica romana, perchè alla partizion-e della società fra oruh.!nti ,e mendichi s'era aggiunto quell'individualismo, di origine barbarica, che a tutti gli at-ti dà l'impronrta del più gretto egoismo. A i.,o~o a poco i nobili ripresero il sopraVvl!ll,.. to, più potenti con le ricchezze, che non erano sta ti ~m tern po con le armi.. J)'onde la rovina delle libertà comu.rnali, 11 disfaciment 10 degli splendori della Rinascenza, e il 11uovo prepotere assoluto degli stranieri (Jl Ide11i, idem - Vul. T. pag. 62 - Nel precedente capoverso, non avendo fa.tto che riflssumere i con<.'etti del Pisacane mi sono servito in più punti delle sue stesse espessioni come si potrebbe vedere a pag. 47, 52, 54, 55 e 56.

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