Pensiero e Volontà - anno III - n. 16 - 10 ottobre 1926

874 -------------------------- ·------------------ . al potere. esecutiYo. Una volta estinte le generazioni uscite dal Risorgi1nento con trooizione rivoluzionaria,, le conseguenze di tal vizio d'origine si fec-ero sentire più forti; e alla fine sboccarono nel f a8cisino. Molto efficace è la cl'itica dello Zuccarini aJ par_ la111entarisrno. ln certi punti la sua r>ritica si direbbe ~uasi anarcliica: « !'€lettore con1pie nell'atto stesso in cui sceglie il proprio rarppre ·entante in Parlan1ento una vera e proria a.bclicazione di po~ . itri, dopo di che per qualche anno non avrà più , oce in c:ap_itolo, non avrà modo alcuno di far valere la propria volontà: dopo il voto egli è res nulliu., >_>. Lf.' elezioni non erano una espressione della volontà _popolare nè col suffragio riRtretto nè con quello uni ver8ale, nè col oollegio uninonlinaL~. nè colla rappresentanza prO'porzionale. Il funziona1nento del parla1nento, mostrato dallo Zuccarini in tutta ln. sua vuotc.1ggine e iinpotenza. si riduceva. nel sostenere o sbalzare di s,zggio un min1sùero. Non altrin!-enti sono passati in esa1ne la burocrazia, 1 cosidetti poteri irresponsabili, il centralismo economico e 1-inanziario, il ritormisn10· opportunista e procaccj ante, il quale ultimo ha non poca r,e_ respan~abilità ctBl formarsi <le}l'attuale spirito accomodante dì una parte delle masse e delle 1111noranze politiche di opp,osjzione par]an1e11ta:rie•. Molto del libro è dedicato al fascismo allo studio ' degli elementi del suo successo, alla sua evoluzione, ai nuovi sviluppi, specialn1ente dalla sua ascasa al pot,er,e in avanti. Su qualcosa io vorrei fare de11e riserve ; n1a anche qui, per cose di poco rilievo A transitqrie. Vi sono in cambio osservazioni e affer, mazioni coraggiose quanto veritiere; e ne va -data. lode all'autore. E' un po' difficile, a tal proposito, entrare in particolari. Lo Zuccarini divide 1'esperj_ ment.o fascista in tre periodj: 1. dalla marcia su Roma alla fine del 1924, in cui il fascismo fu incerto e spesso transigente; 2. dai primi del 1925, -::on la riforma antilibera1e; 3. la politica oe,1 sinda.calismo statizzato iniziata che non è molto t,empo. L'autore passa in rassegna tutte le l~ggi « fa.- scistissime » ed inoltre studia la concezjone dello ~tato sindacalista, derivandone lfl. conclnRione cbA questo ci porterebbe assai più indietro. La conclusione del libro è., da un lato, che ìH. dittatura doveva esser,e, l'inevitabile sbocco del sL atema politico che dura jn Italia da cinquant'anni~ e dall'altro che ritornare al passato significhereb- °he ricominciare lo stesso ciclo per finire nello stesso sboc<>.-0,e che p,e,r rompere il circolo vizioso ·non v'è che la soluzione repubb1ical}a in senso federalista €-cl antinccentratore. In principio di queste note abbiam detta qualche BibliotecaGino Bianco riserva a tale proposito. Lo Stato fedE.rale nau cessa dall'essere uno Stato. Pure, la critica dell<> Stato accentrato dà modo allo Zuccann1 cli aire molte verità sacrosante, che non si ripeteranno mai abbastanza. L' accentra1nento. che la Rivo-luzione francese ereditò dal vecchio regime e co,~- servò può avere, secondo Zucca1ini, corrisposto ad \ln 1 periodo della nostra civiltà industriale e in un certo sensc giovato; ma oggi costituisce un punto di arresto, un, periodo di regresso, di deca,den~a. La. lotta politica e sociale finirà fatalmente per imperniarsi tra. queste due opposte concezioni: centralismo e autono1nia, - o, com.e, dicevano Cattaneo e ]ferl'ar1, accentramento e libertà.· Rompere. l' açoentramento statale non è solo una esigenza po-; litica, n1a altresì economica, poichè tutte le libertà sono solid.ali. Il concetto di autonomia è un punto cardine; e non è possibile che l'azione autonomista possa pombinarsi con quella che fin qui gruppi e 1 pa.rtiti ese,rcitarono sotto l'i1npulso delle dottrine statolatre. L'ordinan1ento nuovo non potrà poggiare su altre basi che non siano regionali e federali. Tali le conclusioni dello Zuccar1n1. Il quale -però intende la Re~ionie, come hnero aggruppamento. L-a regione non può essere imposta. .. Sia nei suoi confini, sia nella sua form'fL di orga- . nizzazione, è alla libera scelta chA si deve dar campo. QueUo çhe importa è che gli aggruppamenti regionali si costituiscano liberamente. secondo ~i interessi; le aspirazioni, i bisogni. C~ì pure è esRenziaJ.e, che le autonomie si realizzino nella organizzazione della Regione ner libera "celta e liberi aggruppamenti. Il sistema parlarnentare non ·è proprio quello che può •essere preso a modello. Le autonomie regionali non possono altri1nenti concepì rsi che sulla rappresentanza deizli jnteressi liberamente raggruppati ,e federati. Tutto quanto so1 pra (che io ho riportato quasi con le stesse parole dell'autore) parrebbe un lin- ~uaggio quasi anarçh1co. Ma lo Zuccarini non si spinge fin là., non va alla negazione dello Stato. Al contrario egli sostie,ne che Jo Rtato deve esiRtere, e che biso2:na ricostruirlo. Vero che il significato di quefite parole è tutto suo, sicchè noi H ~uo « Stato » potremmo tradurlo nella for1nula cc Meno Stato » ; ma la concezione statale permane in 1.ui con l'illusione che, sia possibile uno cc Sta- • to di tutti » a base di democrazia diretta, referendu1n, diritto d'iniziativa, ~nffragio universaYe. ecc. Non vogliamo affatto negare che tra una forma e l'altra di Stato possano esservi differenz.e, notevoli e che l'una possa darci maggiori fastidi del1'altra; ma, in quanto lo Stato resta tale, esso

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