Pensiero e Volontà - anno III - n. 3 - 1 marzo 1926

50 PENSIE.RO E VOLOì.;TA' la questione: il partito socialista-rivoluziona- · .rio. A base del primo decreto veniva ,posto w1 riassunto di 242 « quaderni )) contadini, redatti ,dai socialisti-rivoluzionari in occasione del con,gresso dei delegati contadini in agosto 1917; il secondo decreto fu elaborato da un socialista-rivoluzionario di sinistra, ch,e in quel tem,po (in cui il suo -partito era alleato dei •bolscevichi)· occupava il posto di commissario dell'agricoltura. Praticamente, però, questi decreti non ebbero .alcun effetto: i contadini non li avevano aspettati P.er effettuare l'espropriazione generale delle terre, e il solo merito di quelle nuove leggi fu di non aver cercato di intralciare il movimento. La fine del 1917 -e tutt() l'anno 1918 sono stati, su tutta .la vasta estensione della Russi.a, o~clljpati dalle espropriazioni e le ripartizioni delle terre. I ,pro1prietari .abbandonavano facilmente le loro terre, senza opporre alcuna resistenza: il governo, occupato all'inizio a liquidare la guerra, poi a com,battere l'inte·rvento degli alleati e a lottare contro ogni sorta di com plicazioni interne, rion intervenne affatto in tutte queste operazioni agrarie. I contadin1 organizzarono le ripartizioni a moèio loro. In certe regioni, specialn1et1te nel centro -della Russia, ove le tradizioni comunali erano restate !Particolarmente forti, si effettuò una r~partizione generale di tutte le terre, ora messe in comune: tanto di quelle che .avevano ap,partenuto ai grandi proprietari, cume di quelle appartenenti ai contadini, sia possedute in proprio, si.a i lotti di terre comunali. Tutto fu rifatto di bel nuovo. Altrove la ripartizione non colpì che le terre, _ i1 bestiame, le· macchine agricole, ecc. dei grandi proprietari. 11 governo non interveniva che in due modi : con la fondazione cli « gestioni soviettiste >> (grandi intraprese agricole a1 ppartenenti allo Stato) e cli « gestioni collettive» (colonie agricole, costituite da persone che si mettevano a coltivare la terra, ma iprovenienti per lo più dalle città). Nel 1920, su 22,847,916 ettari che, nelle ~6 provincie della Russia Europea, avevano appartenuto a proprietari non 1avoratori, 2 r ,407, 152 ettari eran passati nelle m-ani dei contadini; il resto era andato alle intraipr<.;-· se fondate dallo Stato. * * * Nel 1919 l'ondata delle ripartizioni cessò. Essa non aveva apportato, .a dir vero, ai contadini una or,ganizzazione· a,graria con1pletaBibliotecaGino I 1anco niente -soddisfac-entc. Le 1 prime ripartizioni dovettero essere rimaneggiate : •i soldati ohe tornavano -dal fronte, gli operai cacciati dalle città della disoccupazione venivano incessantemente a reclamare la parte loro; il governo, inoltre, reclamava nuove ~erre per le gestioni collettive che andava forudan-do. Cominciarono a manifestarsi certe tendenz•e individualiste: il contadino, che ha presa la terra, vuole assicura~si la sua porzione con la certezza che nessuno 1 poss,a più ritoglier-; gliela. Egli, tende a separarsi dalla comunità; e il fatto che il governo ha introdotto la responsabilità comunale collettiva in materia d'imposte favorisce questa tendenza. A ,partire dal 1919 l'atteg,giamento del g~ v-erno verso il mon-do contadino e.ambiò completamente : da allora s'iniziò uri intervento attivo e continuo nella vita delle campagne secon<lo un programma prestabilito. La terra è proprietà dello Stato; i. contadini ne ?ono i possessori sotto certe condizioni. Si mira ora ad una « organi~zazione dell'agricoltura per mezzo dello Stato ');: gli uomini, il bestiame, gli utensili, tutto deve essere invent,ariato e ritl)artito; i « comitati di seminagione )> debbono decidere e prescrivere ciò • che si deve seminare, in che quantità ed in quale momento. Ciò ohe si cerca, sopratutto., è -di raggruppare d'autorità i contadini in vaste organiiz,azioni collettive. N cl rq21 una legge obbliga ogni contadino a lavorare un minin1c estensione di terreno. E' l'epoca che più tardi è ·stata chiamata del « comunismo militare )>. Essendo il commercio un monopolio dello Stato, il contadino non può vepdere il suo raccolto che allo Stato ed al prezzo che questi fisserà. Tale prezzo viene p,agato, del resto, in moneta così deprezzata, che è impossibile al contadino di acquistare, in cambio -del raccolto, n-eppure gli oggetti di tna necessità. E non gli è agevole di serbare per sè nemmeno la parte di raccolto ch•e desidera: soltanto lo Stato giudica ciò che gli ,;i deve lasciare iper il consumo fan1iliate; tutto il resto è requ:sito. E' naturalè che, in queste condizioni, i· contadino nasconde il suo grano: per scovarlo, per prenderlo per forza, il ,governo invia distaccamenti militari. Le conseguenze sono facili ad immaginare: saccheggio delle campagne, insurrezioni contadine, repressioni feroci, fucilate, incendi. E la quantità· -di ·c-rano ottenuta ,diHlinttisce sempre più, mal- t', grado o meglio in ragione diretta delle mi-

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