Pensiero e Volontà - anno III - n. 3 - 1 marzo 1926

60 PENSIERO E V·OLONTl\.' teriore alla invenzione della scrittura, non lasciarono traccia riconoscibile delle loro idee e tradizioni. Ma questo fatto ha un'importanza mediocre: se giova a sfatare la vecchia favola - essenziale al cristiansimo come all7ebraismo - del1' autonomia e peculiarità della civiltà ebraica, non è però sufficiente a darci la spiegazione, e quindi la possibilità di superamento, della leggenda stessa. Perciò il lavoro compiuto dalla critica biblica, se ha un valore dal punto di vista della cultura, non giova gran che alla emancipazione della coscienza, alla rimozione degli ostacoli che si oppongono alla formazione sincera e profonda di una sua nuova espres sic,ne indjviduale-col lettiva. Liberati ad ogni modo dal la posizione disorien ta.trice che derivava dalla vecchia concezione <le] particolarismo provvidenzialista dell'eb1·aisn10 e delle sue ulteriori evoluzioni noj ' sia1no psicologicamente meglio in grado di fissare gli ele1nenti della legge_nda4 L'idea centrale del 1naterialismo storjco elle . ' rav,-isa nell'ideologia la tra,duzione psichica .. delle basi mate1:iali della vita, e che è inoppugnabile quando non tra~cu ra il veicolo fisiologi<·o clell' econo1n1a 6 non .si ferma davanti alla trasfor1nazione psicologica (che è adattamento fisiologico) derivantè dall'acquisizione di questo· stesso principio e che si traduce nel l'attitudine a superarlo per assurge1·e alla tu-· tela dello sviìuppo psichico mediante il pieno don1inio dell'elemento economico, è base sicura dell'interpretazione di tutta la stori::,., e 11 pensiero dell'umanjtà passata,. Alla stregua di essa noi possia1no sicuramente affondare la indagine in questa ideologia delVantichità le cui prime origini ci sfuggono e che non possia1no l'iconosue1~e se non quando affiora nella letteratura di questi l)Opoli. Vi troveremo un fondo economico-fisiologico, attorno a cui si raccoglie l'elen1ento estetico e affettivo. Eli1niniamo intanto dalla leggenda un elen1ento: Adamo, Ada1n, non è il nome di alcun personaggio; la glottologia, spiegandone 1/etimologia, ci mostra che abbian10 da fare con una <le~ignazione eponi1na.. Infatti quella parola parallela al persiano .Adin1a, non. è che un nome comune composto equivalente a « iJ pri1no uon10 ». E il non1e di Eva, bcnchè non ne sia ancora ben chiara l'etimologia, non può essere inteso che a.na.logttinente. Nei 1irotagonj sti della leggenda, non abbiamo dunque un uomo e una donna, 1na il si1nbolo di tutto un periodo della vita dell'u1nanità. BibliotecaGino Bianco Questo periodo non è difficile indentj ficar lo. S1 trattn del passaggio dell'umanità dallo stato selvaggio arboreo (quello a cui sono rimaste t~ scimmie) allo stato iniziale della ci~iltà, la vita delle caverne e della caccia e i primi rudj1nenti della pastorizia e dell'a,gricoltura: tutta un'epoca dell'umanità, non 1neno lunga e grandiosa, certamente, delle altre. La vita selvaggia ha i suoi incon_venientj. 1na ha anche. le sue gioi.e, che non debbono essere piccole se anche oggi le razze che si sond fern1ate a quello stadio" di evoluzione, sono tanto ostinate a 1nantenervisj, respingendo con orrore (sebbene il 1netodo coercitivo abbia in ciò non piccola parte) ogni idea <li ci vilizzazione. In realtà la vita selvaggia ha qualche cc,sa di grandioso : il lavoro., e· perciò l'idea della necessith, non esiste e I purchè il nutri111ento non 1nanchi, la vita è scevra di ogni pi-eoecupazione, la sensazione della vita e delln. libertà che ne è Fespressione supren1a, è ir,interrotta e costituisce una perenne fonte · d; felicità, la felicità propria del ritmo della vita organica so<l<lisfatta ln quello stato, in cuj non esiste econon1ia, e tutta' l'attività si riduce alJe operazior1i istintive e perciò senza sforzo e gradevoli della nutrizione, dell' accoppiamento susseguente a ogni manifestazione di stimolo, dellBi visione, dell'audizione, del tatto, tutta la natura non r che una mensa. un teatro, una sinfonia, un talamo. :E' il paradjsq. Ma quel paradiso aveYa i suoi i neon venienti_: era esposto alle j nsidie degli ani1nali feroci, e specialmente dei serpenti che potevano raggiungere j suoi felici abita.tori fin negli alberi che erano loro rifugio e dimo1·a. Oominciè> così nel cervello di questi semi-uon1ini un lavorio tenace, per sottrarsi a quel pericolo. e cJa questo Invorio doveva uscire l'uomo, l'essere che pens~,, che si appa rt.a dalla natura e comincia a considerarla non più col mistico abbandono del senso inebriato, ma con la severità dell'i nJagine e la volontà cli don1arla. culla ,·1ta del senso prevale quella del pensiero e lo conduee a un nuovo ideale, l'ideale di fabbricare da Sf il proprio destino. E l'uon10 fissa la, nuova meta: conoscere, scopri re ciò eh-~ non trovava nell'istinto, ciè> che sen1brava f'hiuso gelosamente nella natura, il nesso profondo .fra le cose. Irr questa indagine con1ineia a gustare una gioia ignorata. la gioia del pensiero, che lo mette al dj sopra, della nat~l· ra, gli dà l'orgoglio di realizzare l'infinito. 'rali dovettero essere gli uomini di quest~o-

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