Pensiero e Volontà - anno II - n. 9 - 1 agosto 1925

PENSIERO E VOLONTl\' 203 po della critica, eguale giovamento non credo che essa abbia apportato nel campo dell'arte. Quando gli artisti ·erano dominati dal « pre .. giudizio » del1a dualità tra forma e contenuto, quando il inondo mentale dell'artista era quello che più dello stesso mondo estetico, ardiva affrontar,e le lenti della -critica; quando cioè l'elemento umano, sociale, morale dominava in arte l'elemento estetico, l'Arte si mutava in palestra gloriosa di vita e di pensiero, e le sue rivelazioni erano 1ndubbiaimente più nobili e più utili che non sia il vaniloquio incomposto ·e p•retenzioso di tutta quella letteratura afrodisiaca, parolaia, patriottarda; decadente che delir~a, da un pezzo in· Italia col nome di arte creatrice. E così quella m~ ravigliosa facoltà dtello spirito che, nei secoli più gloriosi di ogni letteratura, fu potenza esaltatrice e amDJ1aestratrice di vita, si riduce ad un vano brusìo di vacue parole, éii vers1 · scioltissimi, quasi sempre, da ogni disciplina di metrica .e di prosodia, di prosa, cioè, per quanto prosa ritmica, ad una sterile esercitazione stilistica, informata alla legge della giusta e buona misura, ad una rancida e· stantìa rifrittura di motivi antichi~imi che presun10no di trovare l'originalità e la v~rità nella stranezza, ·nella informità, nel volgare. In una epoca di siffatta decadenza, riesce tanto agevole il trionfo al parolaio alluminatore d'immagini che si balocchi dietro i mosconi della sua in1n1aginazione mobile e diffluente, all'immaginifico incapace d1 affisare l'occhio 1n una concezione o,rganica, vasta, vitale, umana ~ sociale, quanto è difficile al poeta d'ingegno e di. genio che miri alla 1mmaginaz1one complessiva anzi che alle singole immagini, che guardi alla più organica rappresentazione del suo mondo poetico anziche alle· qualità esteriori, luccicanti, ornamentali della poesia; che come Dante non si curi di quaJche scabrosità nella superficie, purchè « vi sia sotto qualcosa ». Ed è p,ercio che oggi splende come un astro la nebulosa dell'arte vuota, decadente, ampollosa, lecchina di Gabriele D'Annunzio, e tra. monta l'astro più luminoso della poesia ita. liana contemporanea, si dimentica la più alta, ,la più severa, la più nobile poesia sociale chf.l abbia avuta l'Italia élell'Alighier1 e del Parini. Ho detto la poesia di Mario Rapisardi. ll. ·La te~pra robustissima di questo poeta misconosciuto e incompreso, che pure ebbe il suo ·Biblioeca • 10 • 18 CO quarto o' ora in un quarto di secolo assai più libero e spirituale del nostro, s'indovina dal suo tenaoe istinto <li oppos1zione, dalla sua forza di resistenza dinanzi al disso,lvimento generale in arte, in letteratura, in filosofia, in sociologia, in P?litica, in tutte, quasi, le attività dello spirito umano. E' quella intima forza, che è ,consapevolezza del p,roprio valore ~ chiara visione del proprio indirizzo mentale e invincibile bisogno di perseverarvi, la quale costringe gl'ingegni ben temprati alla rivolta contro tutto il mondlo mentale circostante. Questa rivolta è sicuro inélizio di grandezza. l\1entre l' artii'sta, lo scrittore, il pensatore mediocre si preoccupa sopratutto di adattarsi al proprio tempo e.d al proprio paese, oo-♦ me da noi fecero il Carducci, il D'Annunzio, il Pascoli, ~oeti certamente li'nferiori alla loro fama, l'artista vero! il pensatore di ge-♦ n10 non dubita e non esita di mettersi in urto con l'estetica, col gusto, con l'etica, col pens/l'ero, con la. politica, con tutte le correnti ideali e intellettuali del suo tempo, e crea l'edificio spirituale della sua oper~ di là dalle leggi del tempo e .dello spMio, di là. daa' limiti ufficiali dell',es·perienza storicar oltre la marea della piccola vita che g~i si agita intorno, nelle regioni infinite ed inaccessibilli' della fantasia. Egli si mette allora nelle necessità di lasciarsi dietro, ·a enorme distanza, i suoi ciechi' contemporanei; non si cura di quel che avviene intorno a lui; non ha fini n'mmediati e pratici da raggi ungere; non asservisce la sua arte e il suo ~ensi'ero alla libidine del consenso dei conteinporanei; del successo librario, dei subiti guadagni e dei godimenti inferiori:( Chiuso nella torre d'avorio del suo genio esploratore di mondi lontani inaccessi al dotto, al ricco, al patrizio, volgo, egli attende a costruire il mondo db! tutti ubbidendo soltanto alle voci spirituali che egli si è liberamente imposte, consapevole della sua missione umana e sociale. E canta. Sottiti Corde noi siam cl/un'arpa immensa: irrompe Un improvviso turb·ine e le spezia,; 1.lal ,se la fede in un'eccelsa I dea, Ma se amor le animò, l'ultimo 8,uono Propagato ne andrà di terra 1:n terra, .D'età in età, dti sfera in sfera. Laddove la poesia folitica d'occasjone, la poesia di quanti in genere, come il Oarducf ,

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