Pensiero e Volontà - anno II - n. 9 - 1 agosto 1925

• ,, PENSIERO E VOLONTA' 201 senso buono, in quando li rende m,eno aspri e, almeno a noi, fa trascurare con indùlgenza a,nche qualche parola poco cortese che sfugge . . ogni tanto, nella polemica, a qualcuno degli amici di fuori. Noi ci rendia,mo pe·rfettamente conto della posizione difficile .dei compagni di fuori (e speriamo che faranno altrettanto essi nei confronti nostro.') ; ci spieghiamo il loro linguaggio, ,e comprendiamo anche le ragioni profondamente umane di qualche loro errore, cui J:UÒ averli trascinati l'impazienza e magari il febbr~le dèsiderio di giovare a noi che siam qui (ci si permetta di dir lo come s'è permesso al papa, se non altro perchè lo diciamo in latino) r•imasti sub ostile dominatione constituti. Anzi a tal proposito rileviamo che i dissensi più ~ori non sono tra noi e loro, ma in mezzo a loro stessi. Vediamo infatti che all'estero da qualche tempo fra gruppo e gruppo, fra giornale e giornale, vanno sco:(:piando violente polemiche eh.e, queste sì, ci addolorano immensamente. Se la nostra parola in proposito può av,ere qurulche va1'ore ci permettano i compagni di fuori questo intervento nelle cose loro, che anche a noi stanno a cuore. A che cercarsi r,eciprocament~ il fuscello nell'occhio? Solo quelli che non fanno n~lla non sbagliano mai, pur commettendo l'errore massimo, che è quel- · lo di non far niente. Se dunque v1j son dei cc-1npagni, che per generosa impazienza d'azione sono incappati in qualche tra1=pola, sono caduti in qualche incoerenza, a cose ultimate non ci pare sia il caso di continuare a far loro il processo per l'eternità ,e tanto meno escluderli dalla nostra fraternità di rapporti. Se ci son di quelli c~e la pensano diversamente, che han criter,i pratici e di tattica diversi, vada ognuno per la strada che crede migliore; e la discussione relativa agli argomenti controversi proceda bensl inflessibile ne.1 1 princi'- pii ma cortese nella forma, senza bisogno d' azzannarsi a vicenda, di sospettare l'uno della sincerità dell'altro, di supporre l'uno nell'altro le peggioril intenzioni. Chi scrive queste righe è d'opinione da gran tempo che questo modo di discutere sarebbe possibile e più proficuo con tutti, anche se avv,ersari ; .e da un caro amn'co di parere diverso fu per ciò assomigliato un gior1110a fra J acopo Passavanti e a non· so qual altro fr .t.te o canonico della letteratura arcaica. Giusta o no tale opinione, questo però ci sembra incontrovertibile nel momento attualle, e date le · ·b iotecaGi o Bianco · circostanze èhe stiamo attrav,ersando: che, alrneno jr.a compagni, sia oggi necessario il massimo di cordialità di rapporti e dn' recip.roca tolleranza, pur nella intransigenza più assoluta d'idee, e che ciascuno sia il più severo pos~'bile con se stesso e quanto più può indulgente coi vicini ed amici. · Ma chiudiamo questa par,entesi... predicatoria (che non è del tutto fuori posto, visto che viviamo in regt1me di quaresirna !) e tornia1no aJJ,a questione trattata dal Treuì. Questi a proposito cLeJl,a reciproca incomprensione fra quel che dicono i compagni di qui e quello degli emigrati, _si riferisce anche a ciò che in Italia si scrive o si pensa sulla op,era svolta all'estero. Senza ripetere ciò che è detto sopra, anche noi ammettiamo che talvolta, commentando ciò che fuori si scrive, si trascuri di metterei nei panni di quelli che scrivono. Ma si deve anche tener conto che le intenzioni, per quanto ottiJlle, contano i:oco di fronte all'effetto pratico di certi atti o pa- . roJ.e; ed allora è questo effetto che si deve cercare di neutralizzar.e, qualora (s'intende) lo reputiamo dannoso alla causa comune .. Molte cose giuste dic,e il Treui per sostenere che la situazione italiana ha creato, a noi iehe siam rimasti dentro, una psicologia speciale ! ma quando ·aggiunge che essa ci ha « spinti a cercar nuovi mezzi d'azione, e di lotta » non comprendiamo a che cosa voglia alludere. Per quanto sappiamo, in Italia gli anarchici, quelli che pof;sorl.o :fare qualche cosa, fanno am'incirca ciò ohe facevano prima, secondo i medesimi criteri ideali e tattici, senza piegarsi a transazioni di alcun genere. Se v'è _diversità, essa è tutta di modo, non di sostanza; d'atteggiamento formale, non d'indirzzo; di linguaggio, non d'idee e metodi. Certo vi sono molte cose che forzatamente non diciamo, perchè, non essendo consentite, se le dicessimo sarebbe lo stesso che dire ... niente; e ciò ha 1=er conseguenza che volontaria.mente non ne diciamo altre, che sarebbero ben.sì consentit~, ma che da sole o esprimerebbero male e talvolta il contrario di quel che pensiamo, oppure farebbero troppo il giuoco di coloro cui non vogliamo servi re a nessun costo. ~1a anche qui non bisogna fraintendersi; e credlia1no necessario ,spiegarci, non per Treni (oui ciò non si riferisce) ma per altri per cui potrebbe esservene bisogno. Non si deve confondere qn silenzio forzato con la menzogna. Altro è il non dire ciò che le circostanze

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