La Nuova Europa - anno II - n.34 - 26 agosto 1945

-- 26ngootol945 ------~------- LA N uo VA EUROPA ------------------ 5 -- L~4VORARE STANCA stro che il tltofo stesso def libro In- slbllllà di quella plù frequente scan– quadra, di lavoro e di stanchezza: li a:i.one,che stacca fra l'uno e l'altro re– mondo che si è Callo intorno a noi tan· spiro, come i passi, le parole, e con, to maggi.ore e di più peso del!'orgogllo sente dall'uno all'altro pcrlOdo. di tr~ romantico di crearlo a nostro arbitrio dici o scdJci stllabc, naturali tmpa~t O CGr più o meno s! sa, tn lt?,lia, dIIlO esasperato e disperato alle parole e della nostra storia, trasferendo la vi· ~he la voce sostiene senza sfon:o. chl è Pavese: dal '41, dal succes- che toccano e sommuovono le masse. cenda dell'io alle cose, come a imma- Ma ormai. come a Pavese sia riusci• so pie.no d1 un suo racconto. Pae- Fra l'uno, i pochi e I troppl non c'era gin! e simboli deltcaU, subordinati e ta l'Invenzione di questo verso. e co– ri tuoi. Ma Pavese era già tutto, con la rtschfo cha in un volume di poesia delil>crntamente eletti; un mondo del mc Ja risoluzione della poesia in rac• sua forza dl scrlttore nuo"·q e nazio- contemporanea t lettori t.rovassero un QUale ciascuno è molto 1>iù spettatore conto. ciascuno può leggere chiarito da nale, in un libro di poesle rimasto, nella quaiche saggio dell'anlldoto. che attore, e che pure vale anche con· lut stesso nena prima delle due prose primavera del '36, quasi senza eco. e che Pure, in quella fiera, fra molto scloc• templare In quanto nella successione :i.ggtuntc •al libro. E come al raccon, 'Poest ti,ot non bastò a riscoprire. E' chezza e disonestà di linguaggio era e• rauco~ del giorni sussista una energia to e a1 ritmo nuovo si congiunga, ne detto antico che i libri, l e libelli• di vidente il fatto che, per l'appunto, la profonda e sovversiva, disposta un sia anzi la ragione, Ja forma viva. un poesia in ispecie, hanno un loro desti• poesia ln Italia non era morta: c'era. giorno a prorompere e fare. E' l'cner• linguaggio che anche sl stacca neu.o no: di rado grazioso. Questo delle DOe· net migliori. la coscienza ,1spra e prc• gia dl uomini che sono pazienli e an• dal paSS.lto. che ha un suo impasto, sie di Pavese, dl Lauorare stanca. è a cisa e 1a s:>llecltudlne pungente del suo che stanchi, ma non sram, soli ma non una sua articolazione ostlle alle orecJ suo modo esemplare. li ·3G è stato l'an• deperire e sfiorire lontano, una accct· assenti. non incapaci di consenso, di chic ben educate. ma che esiste cosl, no che tuttt ricordiamo: l'Italia stava in tM;ione coraggiosa del tempo e della e gente spaesata,. che ha un suo p:.te· correggere non st 1>uò,bisogna rlfiu. 'Africa e dalle Alpi al mare era proleta• fine che era già In sè un atto di vita, se, di gente dai lunghi silenzi ma che tarlo o accettarlo 111 blocco, anche que– rla e fascista. Pavese per conto suo sta• di presagio e di scoperta ciel futuro, ha intpròvvlse le parole essenziali del• sto si può Intendere già dalle a!tl'e .va al conflno. Il llbro, con Quel titolo. Sopratutto la fçrmczza sul limito u1Ui la solld,a1:letà umana; è l'accettazione scritture di Pavese, da Paesi tuoi so– usciva a Firenze dalle cdlzlonl di So• mo, senza le supc1·st1li llluslonl dl po, consapevole, senza nè umiltà nè super• pratutto. ~aria. quando Solarla era ngU estremi: ter sopravvivere un poco ancora mc, bi.i, sulla linea di una franchezza viri.. Ma fino al racconto Incluso, al suo I pochi erano dlventntl e diventavano dlocrementc sutle piccole eredità del le, del destino che Invera e accomuna Jinguaggto e al suo ritmo, era sempre 'di giorno tn stomo pochlssiml. Per La• passato, l'alternativa del1a vita nuova altri uomini con Ja loro vicenda, alt.re )')OSslbilc II rischio di unp soluzione mc– vorarc stanca I pochissimi, come lettori e della morte, del sllenzlo e dnlln gran• cose. Non oli uomini e le cose, non il dlocre deTia poesia sul piano della og• Jntcndcntl. erano già troppi. Le cose dezza. Siamo cosl già nel cerchio della tut.to che è li nulla: l'occhio spa,zierà getUvit.Apolemica, qualcosa. per richia– erano alquanto mutate nel '41: nei '43 poesia dt· Pavese, e sia pure nel cer• lontano di quando in quando come li mare anche qui 10 ascc>ndenze più alto Pavese avrebbe avuto recensori a doz, chio d'ombr3 delle sue oppaslzloni e pensiero verso moltitudini e posslbUl· o storicamente> definite. come l'Armt: zlne e lettori In proJ)OrzJone. Ma JI de- giustificazioni polemiche, di Quel che là che non si numerano, ma quello che mo e Dorotea goeUllano. ~ stlno era quello: la nuo\'a edizione au• essa non è, quel cerchio d'ombra no. conta, quello che ha già troppo peso Pavese va però oltre Ji dialogo e tl mentata di Lavorare stanca usciva da mc moitié che la luce suppone. Per per se stesso è Il presente, è la casa, racconto, se l'uno e l'altro si intendo– Einaudi a Torino dopo 1'8 settembre intendere 11 vigore polemlco sottinteso la famiglia il paese, la città, ti fiume, no come categorie O schemi dell'arte: nel colmo caotico e convulso della crisi di quella poesia, biSOgna correggere la collina, li selciato, la donna; è l'in· non rinuncia alla J)OC:sla comr Imma• italiana, quando tutti. da entrambe le l'errore, non evibto da alcuni nella rlo- contro fatale e causale con le cose che glne reale. come una figurazione inter– partl, avevnno altro da rare che occu- sumazione Ingenua di Lavorare stanca per sè stanno, che di sè occupano un pretativa e Urica. G,là si è detto che parsi di libri e dl poesin. La guerra di dopo il successo di Paest tuoi. dl ad• loro spazio e un loro tempo, che si la sua è ncerca e scoperta di un nuovo ,1berazlonc è stata pol combattuta cotta durre la qualifica editoriale come l'e- possono vigilare e godere e soffrire, e contenuto, di una glustlflcaztone nuo- 6t,amp.1,gtornaU e opuscoli, non meno quivalente di una pertinenza Ideale del magari combattere e vincere, ma non va e solida della poesia. non per via validamente che con le armi, ma non Ubro al programma di Solarla. Pnvesc privare dell'autonoma realtà loro. non di rinuncia, 0 di cspedlentt: è una tni ha avuto le sue 4dWons dc minutt. E, invece non a\'cva nulla a che \'Cdcre sedurre o Incantare a una \'alidltà o si• venzlonc, che non vuol dire lm,x>sizlo– tutto sommato, mecllo cost. Del resto con Salaria e, se mai, Il suo avvio si gnH!caztone altra da quella che esse nl di sè ai mondo, ma Impegno estre– ff libro dl Pavese non era di contln• può indurre con esattezza maggiore hanno per sè. E che non è detto si ac• mo di volontà e di lntelllt:cn 7 .a. e P3l'c!· genza, ern se mal orgogliosamente e- dalla nuo\'a edizione torinese del llbro: comodi sempre e si dichiari a nostro gono attivo cogli altri e le altrn cose, sporto della solitudine e della dlsav• nel grupp..:, chiuso e compatto che a vantaggio. NO che si possa accognerc si. E nell'Impresa b una affermarz.lone venturi'\ del oassato, abbastanza sicuro Torino aveva raccolto a suo modo do• senza contrasto. esplicita di grandezza che anche suo. dell'avvenire, Po il '30 l'eredità cobcttlana e ln Leone La moraHlà del libro si rlSOIVf• J)O(' na Insolita sulla contrizione ombrosa Oggi se ne può, se ne deve parlare Gin-zburg aveva avuto 1a sua iulda e tlcamente in questo' incontro diretto del contcmooranol_ g• lui che i;crive, come di libro attuale; e molte 01,·1 coSP. in Einaudi il suo ecHtore. Pavese ave• con la realtà, con una zona nettamen- nel novembre tlC!I '3<1. di Lavorare .Han– dovrebhcro dirsi, 0 si. diranno certo, va fatto le sue prove ncll'ultlm.o. Cui- te conchlusa eppure cosl piena e po- ,: 1, non ancor.:t pubbl!cat.o: che non In questn O in altrn noll1.la re· tura, fra gente che non cm dlspoSta n tcnte del reale, In una rappresentazlo• « La composizione della r~iccolta b ccnsionalc. divertimenti nè compromessi e che mi· ne drammatica, senza concitazione nè durata tre anni. ,•re unni di g!ovlnez• La nuova edl.zlonc di T.,avorarestan- rava più appunto alla culturo che al• catastrofe, variata fra la contcmplazlo za O di scoperto, durante I quali è na• ca è aumentata d'una trentina dl poe• l'arte nuova, a. una cultura oJastlca e ne e l'azione, fra il silenzio .e l'J.nchie· turale che la mia ldcn della Poesia e in• sic e cli una appendice autocritica: due s,v,001ttacc'n1c,cl'mp:,esnstoc, mbc"11cpr,,o,p,crnl~tnp,c1c· qnucc : sta e che si sviluppn in un dialogo len slcmc lo mie capacità intuitive si sian ro ll nestlc di octa del ov m ... ... " to O a lunghe pause, in un racconto venute approfondendo. E anche ora. Crcsf934, ~ A P;gvosil~ di certeni,o~si~ ta, definitoria, ntent'affatto sperlmen• pncato, quasi staccato. Cosl è ro(to l'in hench~ auesta profondità e·Quel vigore non ancora scritte del febbraio 1940. tale nej puptf dl arrivo. Col program, canto della poesia monodica, della co siano molto scaduti al miei occhi. non Con questa seconda prosa « qualunquP ma della CuUura la pacsla di Pavese, sldctt.a lirica: alle parole che sono cau· credo che tutt.1, assolutmncntc tutta. la sia per essere l1 mio avvenire dl scrit• In quanto poesia, non aveva natural· tamente parlate da uomini senza w1 mia vita si sia appuntata per tre ann.C toro - dichiara Pa\'CS..!- considero mente nulla a che vedere. Ma l'eslgen• proi:,;to nome sulla terra è ridato un nel vuoto. Farò o non farò altri tenta• conclusa la ricerca di Lavorare stan- za morale insita in essa con un risalto l"itmo di epopea e di leggenda. Un lh•i di pocsln, ml occuperò d'altro o ca•· Una ricerca durata all'incirca die• prepotente poteva già rlconosccrsl ln ritmo, e cioè un verso, che non potev.i ridurrò ancor,1 ogni cs1>erlenza a auc,, cl anni, essendo 10 ori me J)OCSiedel quella critia:mcnte posta nella Cultura, essere naturalmente l'endecaslllabo (sl sto fine: tutto ciò, che già ml ha prcoc• 1931; ma ti distacco deflnltlvo eviden· e il linguaggio stesso, la rottura decisi• conferma In Pavese una \'Olla di più cupato, voglio per ora bsclare In di• temente è glà un a,•vlo ad altro. è la va di un impianto metrico e st iu stl co che non soltanto un certo linguaggi<' sparte. Scmplicemcnt-e. ho dinanzi una dichiarazione puntlgllOS3mente csau- tradit:ionale sembrava riflettere ln at• è mort<' oggi alla poesia - del che tut- opera che m'intercssn. non tanto oer• sta di tutU 1 sottintesi lmpllcltl nella to, convergente di lontano, un molh•o ti hanno finito per convincersi - ma chè comJ)OSta da me, quanto pcrchè, ricerca-scoocrta iniziale: li libro, fin critico peculiare di Cesare Dc Lollls, anche una certa metrica: lo scoglio del• almeno un tempo. l'ho creduta ciò che dalla sua prima edizione minore. era dall'Anticrusca ag:U Studi sulla forma l'endcoo.slliabo e l'industria disperata di megllo si stesse scrivendo tn Italia In realtà concluso, segna una data nel· poetica delrOttoccnto. Ora è chiaro che di evitarlo e l'attrazione invincibile che e, ora come ora, sono l'uomo mcxllo la storia della nostra letteratura. Que, nel libro di Pavese non Poteva essere finisce sempre col prevalere fanno spet• preparato 8 comprenderla•· porta aver chiaro, che doveva essere più in questione un $0pravv1vcre della !r,~i~ ~ ~e 1 ~rf;~e~~~~~is't~~ E nel febbraio del '40 segnando per chiaro fin dapprJnclplo, sul plano di J)OeSiadi' crusca e di toga. Ma per di· e là, sono tutti stonature nette). E' un sè lo stacco definitivo dal libro e pre– una Intelligenza elementare, dell'incon- re subito quello che Poteva esserci e verso 1,,n,,.oda tredici o sedici sillabe, figurandosi una nuova J)()Csla: tro di molti, noi lettori scn-za nome o non c'è, nel cerchio d'ombra O In csclu• e S à estlonc di descrivere non senza p00sla, con la poesia. sione della cantilena e del frammento, con una cesura mediana appena sen• im'po~fa ~~ direttamente O lmm-;gir.o: Ne eravamo, fin dall'altro dopoguer- ~fA~a ; 1 r~~~~t.l~ne~ :~~~ 1 ~ 1 ~. 1 1a~t~I~~~~: ~~~:~c,m~~i:'c~si;ocji c~~~ 1 ~. d~m/g~ma~~~ samentc - una r~ltà non naturalisti• P rae'r 10 u",1t.3rnllf:tuttno,· "t"n P1' 1 1 0 m11 ° 0 tncomnpoc,'cqrn"n"• 0 1 , co in solitudine, di tante srlnltc eppu• tcrazlonc o enfasi declamatoria: ha H ca ma slmbol!Ci\, In queste PoCSie r · d II di sol ritmo costante e scandito det passo, e fatti avverranno - se avverranno - non cl•potevnno r:sscre p\ù poeti. Ri.mc ;fon~s~i!i~~- CSpericnze e a s U· anche In cesura è un ai>poggio piutto non pcrch~ cosl vuole In renlt;), ma j 8 ;~~i!~~~· l ; ~~ ~i 1 :r~na~l~~~l~~~.z~~ Ed è invece li mondo flnnlincntc no• sto che una pausa, e non altera la SCn• ~gfihl;Oocs~!l 0 d~~~t; 01 ~;~.~Cl~g 1 ~n;~~a~~!~ ~~~ ~~1° ~v~~v~t~~:c~ 1 !~~~mee~~~r!~~ =-·"""""'""'"""""'"'·"-"-=-==-==-=-=-"'-"""""'""'""'""'""'""'""'""'""'""'""'""'""'""'= ~~~~~~bf~~~~~~~an!~cl~anrf1\~1~: 1 ~0~ O ~C: davvero e Imparare li mondo da noi, .~arr.mmomtserabzli se rinunciassimo dia - (blsogn.n arrivarci) -. av,•ertcn• ~~~~~n~~~1:8p~~to~~~~':i1f 0 m 1 ~~~te~: po. Es I A IN GLE s E oaal alla no.stradisciplina culturale. se j~r~ 1 ~o:: !~1~an~~~~o l~~r~~1·f~~=~~~~ zlone, le guido con asterischi e gli in· r:hludc&shno i libri, se ricusassimo l'c· dantesca•· tcri>rctl. Dentro, di sodo, non c'era, da S ONO stato accusato, in una ami· 1ercizio dei vcnsiero. aspettando tenml Blso:::maarrivarci. Ma chi ha Qualche verga a Svevo, da Croce a Gobettt che chevo_le conversazione, di occu· migliori che il pensiero, i Ubri e la Cui· esperienza della nostra storia lettera• ~~s:S$1~t~~av~f1 2 !fto~~;,t~or~:nd~~~~~ tngle::(~\~~ ~u:~~cuf:::~~;;,~I #~~~!',~ ;,r:n:~~~~~~- 0~1u1!~:{t ~a·~1v~:i ;:~ ~~;t~a~~ ~~:~~e~~.~~d~~ ~ai:~~ dovessimo solo ritrovarci ancora alle to) e mentre la casa brucia•· c11, m~ 4a dism~rau. u. m. di quante generazioni si sono seguite mura e agli archi, al soliti falsi e peg. n.ccusava non. é un italiano; e Quindi dal Rinascimento tn ?DI, !!no ai gtor- .clo ai falsi nuovi, provinciali, delle SO· meno di noi. che abblam6 oU~echi fissi O p nl nostrl. attraverso Leooordi (ultimo. }ltc cose di Francia. sill.l'!nostre difficoltd e mlseru, avreb· P. . . addirittura II recupero del pctrarchlsU In questo rlfiltto della poesia. c'era be aovuto ~sser_parteclpe della pe,;-su'!· cinquecenteschi>: sa cioè che Il rlehia~ qualcoS3 di gratuito, Indubbiamente: ~ione che t nu:l, e le ,raoedle dell una~ o CCIIIEGGIA qua e là si,Ue can.- mo a Dante. al Danto della Commedia c'era però anche la persuasione stort· L'C1:'so. st ~tano concentrati In Italia. tnnate un avvisctlo che dlce: è stato sempre eccc-Llonale.e nella pae. ca e non palemlca che tn Italia una POlchénon e vero che bruct solo la ca.,a Ik1sta con· l'assolutismo del put.lu di tlca moderno è questo ti primo. E an• zcrta poesia, una ccrln linea e tradl• italiana: .la conjla!}razioneb stata ,non· ,!cetra e di sJnistra, coo i movimenti, le che Questo conrcrm3 e in certo modo zlonc del linguaggio si rosse definitl• diale. e da per tutto ne 1-Emanoono si- uulonl e \e faztonL conclude ti rllw,rso fatto fin nui sul vamcnte richiusa In sé, cioè net suo mstri bag~iori,cenere e /llmo. Ala forse P,O.P. libro di PaHS~. Discorso Iniziale. ete- passato, e staccata dalla gente nuova: ('osservazlone sembra alla vrlma più (Partito oppo.slzionc ocrmar.cnte) è u ~~:a!~~ d;:,i~,:~g~a:'~~~c ~~i~i~ti/!~! ~~c~f~t~lln~ 0 ~r~t~~1ùv\ 0 i:~~t:t~e1 :af'!,~!:sf~ ~o! 0 :ut!6~:1;/:t a'urf a~:~ vMtro partito. rlcn nei suoi tratti nuovi e salienti, ~~e~~~~~• s!c;°~~- Jfr~n~v~g~~I~ l~O~~~; ~~~:i :::s;~ :~::i:z:e:;1~!::r~;ll~c~f~~ ft:~ ;~f t~~l~r~~~~:;u, f~l;;ggllscr;~l;;.l;~u~f• 1f~~O~o~~r t~~~ nella sala semivuota voci esili, $Ole, zo dev'essere massima da nof, e t101l Sotto H fascismo si diceva che cuo pllflcare qua e là come u~a. Anzi ti ·contlnunvano le prove di un cnnto as• rf.isturbatada altre cure o dlva(Jazloni• crn ta rivolu.:lone permanente: e nmi modo non fmrcbbe neppure questo: per• surdo, dispettoso di sè e di tutto. Ne- T·utto giusto, e onnt passo ver8o la con- 11ramaf stata una rwowzione, cùtl()ehe chò è poesia che fa blocco, che ha cer• gli ull.lml anni del fascismo, attorno a cretezza, ount tentativo di <llscutcre fa Marcia m Roma /ti - com'Cbbc a to le sue Calle, come ha punte di pi.ù questo prove si cercò cll raccoglie1·e r.nse prcctse e plant vicini pll'att1wziu· i.lire tm carisstmo e assai arguto amico Incisivo splendore, ma or,gl ancora non gente e rare un paco di rumore mon• ne pratica iJ senza d.ubbio salutc1rt1Ma - la « ·marcia dei vivandieri». In re- consente un florilegio, vuole essere in• 'dano: cl ru, tn quella stagione dl equi· Questoprogramma non ha da dive11tarr. ohne dcmocrattco, in cui fadito ai PO· tesa da capo a fondo nella sua tcnu· voci o di brogli quasi scoperti, mentre nssessit10: 0 meoffo no11hn dn essere tcre ~ aperto a tutti, che cosa signtfi• ta e gluf::tificn1.1oncdi racconto e di a col!ll di bombe e dente per dente sl un pro(lramma. ma necessaria e svo1t· cherebbe t,i concreto l'opposizione per• poema. andava diritti verso la conclusione ne• tan.eatendenza, che non chiude la num- mcmcntc? L'eterno sfruttamento del Del resto ò un libro tornato dopo cessarla, una fiera o un festival de!la te « non annulla altrJ int,mMsi. J>olchdnwlconlcnto. A vrofitto di chi O di che? quasi dicci anni intatto nel suo primo i')Oesla senza dlscrlmln.:.izlont e pregl':'· lt un bene dei ...averi (non del ,ntsera· Il P.Ol'. merita 9ue st o_nco~oscrmen.. Impeto e cresciuto nel frattempo a una 1 I l .di tlt I ltà 1 ,., to, che ho avuto tl mer,to di scoprire misuro. più alta e aperta sul futuro: è dtzi Poi te e . par o. n rea I bili) una certa legoereua e libertà, che le carte, che altri tiene strc!te aL seno. un libro che prcecdc, e dà alla lettura ~t~ 1 ~~1g :U 11!!~csfo~~~n1tg,r!'!s~~ 1 :,CJ!f. permette ~i attendere ad altro, dt non Mo in tutto questo non e è nulla di, 11 tempo e ni pochi di allora la proba= ,•arw delle lettere pote\"a contare. ma r.ssere schlavi delle cure e delle a_nslc 11uovo. L'opposizio!ie permanente fui bllltà del ronscnso. sulla· foro solitudine virginea. proprio della ricchezza: 1.mòessere un 1>ntr,mn- ldnavcr.do· ',•,tMa a ~i o~ers,te e ammod:,:11,~ta CA.llLO DIONISOTTl sulla 1mpermeabi!UA cll un individuali- nio essenzzale dd poveri la c~ltura.

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