Fiera Letteraria - Anno X - n. 27 - 3 luglio 1955

Domenica 3 luglio 1955 LA FIERA LETTERARIA Pag. 5 Ungalantuomo * di DINOBIGONGIARI Arrivo la prima volta a New York una trentina d'anni fa. invitato dalla, ora detunu,. ltal),·-Amerlcan SocJety, e dftl– rlmlgne traduttore. profu,.-,– re, e critico Arihur Llvlnpton. Dal''Codice dellaVita italiana" ( con1parso in un Fu un succeMO, non ostante te solite beghe pseudo-PollU– cht. la sua Jargheu.a di \'edu– le, li\ sua perola &0brta e tn– cJt.iva, e soprattutto l'n58C11w de.I SOllto turgido retoricume n11z.lonahAllco fecero ottima Impressione nelle persone di buon gusto, soprattutto grn gli amerlmnl e ltallan1snnta •· Quaderno della Voce del_ 1~21) Quando. dopo quattro o cln • que a nni, t.ro vandorui lo nllo– Nl a dirigi.re la ser.!one della COlumbla Univers.ity fui con• frent.ato dal problema della • cua Italiana • ml balenò la Idea che Preu.ollni f05Se l'UO· mo adatt.o a tlrorla fuorl dal marasma fn cu1 d1bat.tevn. La e Casa Italiana •· come tut.t.t sanno. è un bellissimo e va.sto edificio di st.!le florcntt- ~fv/~~oni~~t~; p~~ prlc. Era quel che dlcevn 11 &uonome « unn casa• e nient.e più; un orgnno senza funzio– ne. Ne parla! al Segretario Pac• kentbo.l, l'Elnlnenza Or:lg:la dcll'unl"ersltà e l'Idea su pi.acque; persuase subito Il Presidente ButJer, e Prezzollnl lasciò la Lega delle Naz.loni e ,·enne a New York coll'Incari– co. « carte bianche•· di dJrl– gere la e Casa Italiana •. co~:a n~:, :O:t!ll'~=J dJ lavoro. 001 suo talento or– gantr.zatlvo. colle &uc cono. !ctllU e 11 suo presUglo, ln Po– co tempo tra.sformò la C~a da cc donnltorlo per studenti e . professori 1n tra.nsU.o •• 1n un ,·ero centro di cultura. e d'ln· formazioni. Professori lnslgnt dJ lettere furono da lui chla• matl. ricordiamo tra 8li al– tri 11 caro ed lllustre Ca.sella. &..'"J)eriment.1 ne11·1r uegnrun ento della ll.ngua furono tento.ti. e all'uopo fu assunto dall'Olan– da 11 Prof. Ouarnlerl. Uno spi. rito di sana ltallanJth com.inclò allora ad anime.re la noatrB Ca.sa dove era allora possibile venir a gtomallero cont.nu.o con romanzler:1, f11060f1, crlt.1• cl, etc. Giuseppe Prenollnl In U.S.A. Cinquantaseianni di vera amicizia * cU GIVSEPl•E PAPIJ\Tf Prezzollnl fece anche della .i Ca.so Italiana• un centro di 1nformu1on1 rlguardnnt! l'It.a– lla contemporanea in tutti l campi della sua attlv1th. L'utt. lkà di questo ufficio fu subito apprezzata, 5J)CCla!mente dal glomallstt. Oli schedarli, da ~Jt:n~l:r:C:; :~~n~n~Jt~ Caro Giuliano. vorrebbero che lo scrivessi, a dl- ra per rtspondcre al quesiti di stanza di quarantaquattro anni, una appendice al fa. ogni sorta, che vengono r!vol- moso capitolo che ti dedicai nell'Uomo Finito. Non ti alla Segreteria. posso e anche se Pote~! non vorrei. L'amicizia ha Il Prezzo1101. la beStla neri\ suo pudore che è più delicato dl ogni altro perchè dell'accademismo. !u anche riguarda l'anlma e basta. Nel 1911, quando scrissi 11 profesaore. E che professore! capitolo Intitolato Giuliano. pot<lva illudermi che 11 I guol corsi su Machlo.velll e mio libro fosse uno. specie di romanzo di avventure t~=t~:O~~:i_ 1 ~~~ 1 ~ intellettuali e che t.u !ossi un personaggio Immagina- egli II gempllce cat.t..edratJoo. rio, almeno per I lettori. Ora le cose sono profonda- Le aue con!eren?.e. per qunnto ment.e e radlcalment.e cnmblot.e. Tutti sanno chi !!amo brlllant.t. CTBnO Ja mlnlma par- e cosa abbiamo fo.tto, PoCO o molto che sia. I clttadlnJ Italiani 51dividono In due ca– tegorie: i furbt e t. !!s!L I furbi non. usano mal parole chiare. l !essi qualche volt~- • • Non bisogna confondere 11 turbo con l'intelligente. L'Intelligente è spesso un fesso anche lui. Il furbo è sempre in un posto che si è meritato non per le sue capacità, ma per IR sua ab1Utà a fhl.g~rl! d'averle, Colui che sa, è un !esso. Colui che riesce senza sapere, è un, f~r!>C'. 5egnl dlsUnttvt del furbo: pclllccla, automobile, teatro• r!s!aurant, donne. I fessi hanno del prlnclpll. I furbi sol• tanto del flnl. Dovere: è quella parola che si trova nelle orazioni solenni del !urbi quando vogliono che I fess,I ~!rclno per loro. L'Italia va avanti perché ci sono I fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono 1 !urbi che non fanno nulla, spendono e se la godono. Il fesso, in generale, è 1tupldo. Se non .fosse stupido, avrebbe cacciato via 1 turbi da parecchio temi!°.• • n fesso. In ienera.le. è Incolto per stupi. daJt'1:lne. Se non fosse ~upldo, capirebbe Il valore della cultura per cacciare 1 furbi. Ci sono fessi Intelligenti e colU, che vorrebbero mandare via I furbi. Ma non possono: JJ perché sono tessi; !J perchè gH altri fessi sono stuptdJ e incolti, e non ll capiscono. Per andare avanti cl sono due sistemi. Uno è buono, ma l'altro è migliore. Il pri– mo é leccare t furbi. Ma riesce meglio Il ~ndo che consiste nel far loro paura: 1J perché non c'è furbo che non abbia qualche marachella da nascondere; 2J pcrchè non c'è furbo che non preferisca 11 quieto, vivere alla lotta, e l'associazione con altri briganti alla guerra contro questi. Il fesso sl Interessa al problema della produzione della rlcchezut. Il furbo a queno della distribuzione, ... L'Italiano ha un tale culto per la furbi• zia, che artiva persino all'ammirazione di chi se ne serve a suo danno. Il furbo è in r~~t1~a~t~~a ~n1: 0 ~~~n~\h~ ~~i1i!i~ no in generale ha della turb1zla stessa, alla quale principalmente fa appello per di GIUSEPPE PREZZOLI~I la riscossa e per la vendetta. Nella faml– elia, nella scuola, nelle carriere, l'esempio e la dottrina corrente che non si trova nei libri, Insegnano i sistemi della furbizia. La vltUma si lamenta della furbizia che l'ha colpita, ma In cuor suo si ripromette di Imparar la le-.Gioneper un'altra occa– sione. La dlf!lden7,a degli umUI che si ri– scontra in quasi tutta Italia. è appunto l'effetto di un secolare dominio del furbi, contro I quali la corbelleria dei ph) si è andata eorai'.7,.'\ndodi una corteccia di si– lenzio e di ottuso sospetto, non su!flciente. però, a porli al riparo delle sempre nuove scaltrezze di que111, • • Non è vero, ln modo assoluto, che In Italia non esiste giustizia. E' Invece vero che non bisogna mal chiederla al giudice bensl al deputato, al ministro, al giorna– lista, all'avvocato ln!luente, ecc. La con si può trovare: l'l~d~ri!".o è sbagliato. In Italia contro l'arbitrio che viene dal– l'alto non si è trovato altro rimedio che la disobbedienza che viene dal basso. Per le cose grosse non sl cade mai, per quelle piccine spesso. Ciò corrisponde al carattere italiano che subisce le grosse Ingiustizie, ma è intollerantisslmo per le piccole. ... L 1 itallano non dice mal bene dJ quello che fa il Governo, anche se è tatto bene; però non c'è ltallano 11 quale non a.Ukle• rebbe qualunque cota al Governo e non si lagni perché Il Governo non pensa a tutto. L'autorità del grado non conta. L'Italia– no non si inchina davanti al berretto. Nulla lo Indispone plù dell'uniforme. Ma obbedisce al prestigio personale ed alla capacità d1 Interessare sentimental– mente o materialmente la folla. L'uomo politico è in Italia uomo avvo– cato. Il dire niente In molte parole è stata sempre 'la prima qualità degli uomini po– litici, che se hanno sommato Il dire niente al parlare fiorito, hanno raggiunto la perfezione. • • • Tutto ctò che è proibito per ragioni pub– bliche sl può tare quando non osta un In• teresse privato. Nel vagoni dove è prol• blto fumare tutti fumano finchè uno non protesta. In Italia nulla è stabile, fuorché il prov• V .sorto. La mancia è la plO:1rande istituzione tacita d'Italia. dove glt ual contano plù delle leggi, e le consuetudini più del rego– lamenti. In Italia si viaggia gratis In prima clas– se; con riduzione; In seconda. In terza sl paga la tarUfa intera, proporzionalmente più alta di quella che pagherebbero le altre classi. se le altre la pagauero maJ Interamente. C'è un Ideale assai dl!fuso in Italia: guadagnar molto fatlca.ndo poco. Quando questo é realizzabile, subentra un sotto– Ideale: guadagnar poco !alleando meno. ... La scuola è fatta per avere Il diploma. E li diploma? D diploma per avere 11 Po· sto. E li pogto? Il posto è fatto per guada– gnare. E guadagnare? E' fatto ~r man• eiare. Non c'è che il mangiare che abbia fine a se stesso, sia cl~ un Ideale. Salvo In coloro 1n cui ha per fine U bere. ... In generale in Italia nessuna professio– ne è sufficiente da sola per vivere. Perciò si vede l'insegnante che fa anche Il gior– nalista; l'Impiegato che fa il rappresen– tante di case commerciali; Il ragioniere dello Stato che va a curare la ura azien– de private; Il giornalista che scrive com• medie. Un solo Impiego non basta a sbar– care Il lunarlo. Con ·due cl si riesce. Con tre si \ive bene. Bisogna essere furbi per aVttne quattro. Se fra questl ve ne è uno almeno da trascurare, la preferenza viene data a quello dello Stato, In bue al pr1n• clplo che segue. La roba di tutti (uffici. mobl1l del me– desimi, vagoni, biblioteche. giardini, mu– sei, tempo pagato per lavorare, ecc.), è roba di nessuno. I verl ltalla.nl sono pochissimi. La mag– gior parte di coloro che passano sotto questo nome sono In realtà piemontesi, toscani, veneti, siciliani, abruz7,esl, cala– bresi. puglJesl e via dicendo. Appena fuori d'Italia, l'Italiano torna ad essere piemon– tese, toscano, veneto. ecc. ecc. L'Italiano sarà un prodotto dell'Italia, mentre l'Ita– lia doveva essere un prodotto degU 1ta– llanl. L'ammirazione degli stranieri per tutte quelle cose che cl urtano nella vita ltalta– na (11 lazzaronismo. l'Indisciplina, Il senti• mentallsmo, la musica da serenate, la slatuerla. ecc.), indica che in tutti questi dl!ettl c•~ qualche cosa di gradevole e di almpaUco. Ma per chi va a fondo delle cose, vede che si tratta di una permanente Insidia al carattere italiano, già inclinato a ciò che è più gradevole ma meno perico– loso per gU stranieri. Essi vedono volentie– ri gli Italiani prendere U mandolino in mano e far serenate alla luna, e ll carez.. zano gettando un obolo, con la simpatia e ll dlspre-a.o che si ha per una cortigiana, o la sottintesa supcrlorltà che si mostra verso un cae-nolln~. • • Se per Ingegno a.I Intende la facilità nel– le co.e facl11, l'arte di esprtmerst con ab– bondanza, la capacità di intendersi senza troppo precisare. la vernice di tutti J ta– lenti esterni, Il canto piacevole, la poesia sonora, l'arrivare d'un colpo a compren– der le cose sen7.a sforarsi, dopo, di com• pfere un passo più avanti per approfon– dirsi in ciò che s'è Imparato; l'ltaUano è un popolo intelligente. se per ingegno sl Intende Invece... 11 perfetto Italiano giudica l'ingrandl• mento deJl'ltalla dall'allargamento chUc> metrico, la grandezza del quadri dalla su– pertlcle della tela, la bellezza della poe– sia dalla sonorità delle rime, e quella delle donne dalla quantità della ciccia. Il buUo è che molti di questi valori plastici sono entrati anche nella zucca degli stra– nieri, che ammirano Il nostro parlar so– noro, le nostre donne carnose, I quadroni dal Rinascimento in poi e qualche volta anche l'aumento 1e1.ciailometrl quadratl La storia d'Italia è storia di Spagna e di Francia, d'Allemagna e di Austria, e, in fondo, storia di Europa. Lo &foT"LO degli storici per creare una storia d'Italia di– mostra come si passa spendere molto In- ~[~~~~ ~n~u~1u~P~ ~fe~~~sbiuC: infame. L'italiano è di tanto inferiore al gludl• zio che porta di se stesso, di quanto è su– periore al gludlzlo che ne danno gll stra– nieri. Le sue qualità migliori sono le Igno– rate e 1 suoi difetti peggiori sono I pubbli– cati da tutta la t;u~a; Alcune massime e parole italiane hanno un'Qrigine dialettale e regionale, che si• gnlfica che una qualttà particolare d'una data gente si è anda,ta allargando a tutta l'Italia. Per esempio: e tira a campa'» è masslma eminentemente romana; e non ti compromettere• è precetto squisita• mente toscano; dare fesso> è pratica par– ticolarmente meridionale; però tutti &"li ltaltanl oramai le capiscono, e 1 furbi le hanno adottate come regola di vita so– ciale. Il tempo è la cosa che più abbonda in Italia, visto lo spreco che se ne fa. Tutto è in ritardo In Italia, quando al tratta di Iniziare un lavoro. Tutto è in anticipo, quando si tratt-a di smetterlo. GIUSEPPE PREZZOLl?tri'I te den·opera sua di docente. Siamo tutt'e due vecchi, tu vecchio Incredibilmente Egli seguh"G gli studenti: Il giovane e operoso cd lo un vecchio sepolto mnanz.l guld■va nelle loro r1oerche. Il t.empo dalla crudele e quasi totale decadenza della. ..,lsteva nelle loro difficoltà, carne. Eppure, a di!petto di questa oppostz.ione e dl- "SONO SOLTANTO UN CRONISTA PER I FOGLI DI TUITI I GIORNI,, * ITINERARIO ,ehludef'& loro nuove •la&e. C-è veraltà di desttnl, riusciamo a comunicare tra di noi =:r 1 !::~::.t~r~ e a volerci sempre bene. Ma questo è affar nostro e questa sua pTOfiouaattlvltA. !~e C:,~r:'r;!ii ;;; .~: 0 .amlcl, non possono sapere quello 1 J~fl~iaed °f 1 ~~~j::J un·amlclzla nata nel 1899, cioè cinquantasei anni furono 1 quattro volumi del fa, che ha reslsUto a separazioni e a tempeste, a rivo- Non si può parlare di Prez- Esule poeta del giornalismo • Repertorio BlbbolU'flfiCO del- luzlonl di pensiero e a guerre di idee, un'amicizia tro zollnl, ml 6CIDbra.senza rl- la SLor1a e della CrltJca della due uomini diversi tra loro per origini e natura, per salire RI Auo • un IIRllano 1- Lct.t-erature Italiana». la cui gusti ed istinti, per opinioni e per fedi. per sentimenti nuUle•· wcito or n on è mol• utllltà è stata riconosciuta da- del cuore e per abitudini della mente, tra due uomini t.o 001 tipi d1 L.ongane.sl gli stulllosl in tuttJ 1 p:1est ove che a momenti sembrano U contrario l'uno dell'altro, (1954). =- ln onore le lettere Ila· ~~eqr~~~~~ta~te~~= en:~ ':!;a;r~mC: 11: == p!u_!f~o ~~ gi ~~·ut'! Ma. M dirà, questo è un PR· Intera e sicura. :a 1 ~!~to au~ ~~ : tfe1;. E~~:+u~:i~a?l:~i;~: e n~~ f;ar:ioso~:f~~~ ~n:O~~n~~1~,n~~~nc~~ v~~ =oe :11~'1ta~lt~1f11~lt!12~ ad enumerarli, veri o fal&Iche ~~n~~~t~;~:~e~~n~lto~r:~°w~~r::~nml~~o i:ac~~ :~h~~a l.(j~· rc:nm:oi~ive. &!ano, cl =o rnsuo tartl devi capire e perdonarmi se ti dico che uno del dolori Questo llbt'O lo confenna ;i!toa,-v:remere a ~~ til~ci: che più ml tormentano In questa ultima vigilia della ~~~-èe ':~~"fe s!8~~tt.!~t 1~~ dalla parte oppo&ta. Tutti lo vita è proprio questo, cioè la certeua che non potrò aotto la &eorza dcll"lndlffe.rcn. r.app!amo che t-aJ.e è la pas• più ascoltare la t ua voce nè stringere la tua mano. ui. e del pudore degll nbban- &ione sua per la •chiarezza• E' una delle tante debole 1.ze di un vegliardo Infermo doni e senUmcnt.nle. alla 0- !hfo~ea ~~1~ci~a~~~ 1 ~:: ~~~ ~ :~ a e\~t:Ci':ta~I ~he ~Y~ 1 p~~fn!t/ia !~~~JU a:tùe~e d~~ 11~ per logorarle. E 11 suo amore di noi non c'Impediscono di conversare liberamente e la Mgg,ezza.fllumlnlsttcn; e ri1'r~/ ~°I'!!ud~-ei~~ft~ di sentlrcl vicini l'uno all'altro come quando, mezzo ~~': ~~ ~:'eSO:: Tutto questo è yero: ma è an. secolo fa. si andava rapidi e soU per le strade deUa poi anche la sua limitazione. che vero che Prezu>Unl sa pen- campagna florentJna, parlando con allegra concitazione Perchè ogni uomo, ge è u- &&re, &a &erlvere. sa la,-ora=-e; ~elle nostre scoperte e del nostri soan1. · na per!ODalltA. è anche una e soprattutto sa f&re 11 pian. GIOVANNI PAPINI misura. E Prer.roUnJ è stato tuomo. E quuto noo ò poco, 25 febbraio 1955. cd è una ml&Ura cospicua !!d D' '._"O~B~IG~O~N~G~l~A~R~I_:=:===============---", eccez!onale. con compiti e confini. però ben dcfl.nfU. E sono net torto coloro che a- Lo mio maestro e·ilmio autore DI s. A. SCALI.A :=~~ ~ol~zl;~e1i: ~0 prestigio. posizioni e attca– glamentl che non sarebbero Sfù1uf.°~~~1r:e de~u~!io ~~ do. del suo senUre, del suo e.s&erc, 1D una parola. della sua misura. Eg11è stato ed è Il morall&ta della renllà, an– t.lchè dell'astrezza: con tut– ti gli accidenti dunque che Co~bl r~~~ot~;~r:ot~~ to~':n!'°~e:e::i/~rq~: ;:~ :r:d~~i: 0 ::i:~ev::,:1ror J, si;::~ ~~a~rt1~!~iFs1 ~:~ reel ,!~o:ktonl di uno gran- oratoria del conferenziere chè blfografia, non solo perch-è vi Ma. a mio pare.reè Il tuc~- de lttUl.one ferroviaria di N,U.O• ~- p::~'7~n~r~r/ :: ~::;~~ :!t~~~!.e~~l i,/S~,~~ 1 a,::: al:. ~es~: ~~:;! 1 se,nt:p~~ t·af Yorr a nd ato~I 1:e'i t ~~c::: aatore e e~posftorc iacue e chla. cora per l'es~rienza diretta di puto qunle sarebbe stato lo 1f:i,ifif d:l~i:::~~: ~,~::~: d~·11:e~~t 0 d:11g·ere'!1~r~~ra~i~ft~dr1! rh·~t~~: ftevC: 1 !~ :rct!~1~e':i\~rl~a?K~1;= !alJ del NY:;kJ~rs;IJa 'f1:ta1t:. ~~~l;ut~1 '';foug;:,~~~!. ai~I s~i ~~ag~~e~::~:: :rt~:ls~mr~~::: ~!u~~~a~ut\: »anv1~e • ruJ~ es: Nuova or . reuo , , di d ,ioni aehe una specie di ,;aldo. nn ra \'ia!tlng pro{essor alla Co- pu~7[:, ~"~fer ~r:~-:.! e;:,; MO quello di Praz.ollnl non documento che deflnlAce una ~~1 ':e~tcu=[la'fo :rv~~l~;n~ ~~ sc'et'tk:im,o sfata~~~~: d~ :~~ 0 ;~~"~:;:cnt:nu:c:';o!c;,.~: ~~~ 8 1ns~~·e~,t~-:00:: /arei una conferenza. 1 borre i~Qppo lad: ~V a.»entl prl.o'apo,tolato di cultura ita- tutto sommato, desolata reni- Non ,o come feci a r cono- espo, v ccrcan u a· liana che st estendeva al di là ti\· In questi Cffllll sono 11.11- actrlo: fOTU dal Ja",o CM lrl• m:o"':a1~~• c:ra~/~t:,n~litt/1; dell'aula universitaria median.. che, l'ltcngo, le ragioni più appena vtstomi, mt s mosse ,n. 11 te un Giornolmo mensile ~r plawJblll del persistente. \'O• C:,td':izz~;gcJ::: ~lm~~:; co,Je1•tc1s:;iml tr'"Jerff alla 'f,~gedi/ tg~~o~ia,1a~= S:~~1,~I :toa e&~adloP~~~~ ~~ all'erta doveva certo euere IO Co/r'::::a :1 pr;:~z~t~;.~ 0 ,~ ;,.so me~sflc; mediante COntat. crediate ch'egli si sentirebbe ScaUa. ,t~ e i i d' ti e conferenze fra le associa-I meno esule e meno anmro di Caratteristicamente tra glun- clt..arav:;:ngirar c~t~ t~na e~: :ioni d'ita/lanl e fra i cirooH I quello che è a New York. to parecchi minuti prima del- 71 om a : aifett~ Ivi p 1 u vasti d'ltalfano d.j tstitutt medi e au. 1 Pl"C7.wUnl &arebbe esule o• l'ora ftssatai :: eh~ "U {eg:a~!~ ~~~z:u mondi 'non mal aospct perlorl; mediante l'istituzione \'Unquc: questo è un altro a– me:nmerav g a j e r(f.o tatl al cilsclliudevano alla no- di uri servl:!lo d'fr1formozlonl li)}CUO della sua personalità, :~;~~-f n~nb~:~;e pur ~i~ stra 11lsta • azc:;gn d:aa:~~ :;,:~,ru: 1 bl~:$lri:er:l~i:c:: ~~;1~~ ;~ua~l :~u~! :: foue « qualc~no • &e la C~liio ~!tfa O~f/!eael p1:;7e,sore noff fonografici per insegnanti; me. si sarà sempre,' orma.i; per– b!a Unlt:cra t11 aveva to u , h 1 voca"'ione u sue dlante un e Club mcnsfle del eh6. malgrado certe appn– Chfamorload ~uparf ~noe~~: fet~e~:f e e:a:o sc,-~polo.iamentclibro ltaJla,10 del mese•· gare rcnz.c, forse 0061 e .sempre ~i~d~f{~oo~: 1 fC:e a;i una priparatt e punrfr~a~~e::t~!a:~~ ;t~~::'/, dJ.i~':if!~:.le~:~: f:e~ st !toNew York per m.oltJ de- • camicia Imbottita• ~stu~r' t7o;h~i~[ 1 dju1 vicino eh~ afa golarl cl! conferenze e concerti. gll lto.llanl che vi abitano e shirt}, come llOlgarmen e c a• n • n · lezione} Arrfuò fmo a oruanluare un 1,0pmttutto per I oolU e per mano negli Stati g~u c7ltu~: 7:i 01 10 ~gn~1:::C::O.u J 1 a buona: corso elementare d"!t<Uiano per c1uelll di mcu.n tacca, Jn fat– que aembrl pieno · m r 1 ftl 1 lnarano oggi le I , uol co /legl1i e loro consorti t.o di cult.ura, egli è una spe– va! dlncmzi a un $(gnor1 1 tota/- '{;'~ 1/} 2 ~edi ~: Arft»to domani _ cor.so c he t>Olle insegnare lui cle di nume delln &aplenzo. ~O~n::ne;~~~:a~ir~l~ :;;~: U~I 1>en$/ero d! ~a~~~~~f/;\t 0 ,f Sl~~1,na po$a di gerilalolde ~ 1 :~~? 0 c!~r~~lll~~im~II af::t~= zlone ,, dileguò primaNarcora e~~:~~l t:~z m!ue fil ordl11! e ,1cl Prczzolh,t. ma tutto Il ue• no clnqunnta anni; non i;i/1 ~e ::, 11 •i~:~~ 1 ':r :l~~(I a~~~~j f. ICJltl da cltrrc_ben I a/~e~r:~· ;~~,,~;~cr~ttc;r~;:,/~a!:i~~~/er, ~~~~- lt~~C~diu~p 1:~a ~~~: che probabilmente egli sarebbj E no!,:ta":~:;:~ase'::tfre II pa~ proprio dot:erc, E come non al ca. In ratto di culturn. qucijll rlma1to (come difatti rlma$C ma r;d. gli atudent. la cui attf- dat•a arie da grande, auperforc MeS&Inumerosi Italiani che, alla Columbia Unft;er,ftJJ come: rere et cipazione incoraggiata al lat·oro e materiale• della per aver bazzicato In paese ore! narlo df letteratura ltalfa- va par e d Ila quale si valse compilazione di una bfblfogra• con lo zio prete o con qual- n:n:. dte~~!or;ai~!fn~":f :t'/t; :~p~! ~,:ptl~zlone del r~~o fe"d~~en:u:i ~n 1 ;~~:a1rn:~~~ ~~~:'~''T1 g~~e~~~a rlna$Cimento con annessa bi- Re~rtorlo tbtbJ;°f{!~ 0°·e ggra~ atudentl d'ital iano. che reputa. RCCAdemla JatJn_ae citano a blfoteca a teatrino. donata da- dc s rumen ~I co&ef a dJ uo va utile co.sl non aveva preteae memoria vecchi prol"erbl ~~e11~"'ffn~~e~J;a f:r~~ku~ ~neu~~!fro df Gtu!:;pe Prcz: da,,rran'de rl$petto at ,uof atu• ~:~~I lerfr=~IJ !~ar~ centro di atudf e cultura lta~ zolfnl. _,, 0 corso de s. A. SCALIA una Its\la con l'effige dl Re llat&l. Forae nessun = .ro $U 11otecaGino 1anco di AN"TON"IO BAIIOLIN"I Umberto o di Vittor io giova. ne, Preu.olinl è U e profe.MC> - ::soe Jì8\~ia~~ ~~b~t~ di sapere che &opraV'f'h'e 1n un Ollmpo. In un sole al dJ là dalle nU\"Olee dalle tem– pe.ate. Orbene. questo ritratto di Prctt.0llnJ-nume, é !a).so nno a un certo punto Anche gli nmJcJ suol più liitlm!. se a New York Vf' ne 1,0no Ce gl! voglio molto bene -per aver– ml amm~sso !m questi), n– nl3cono .sempre da lui, tutte le volte che non ne po&0no più di quel mondo. Preu.olinl vh-e sui t.ettJ dJ un'altra CMO nel pressi della Columbia Uni\"C1' 6lty.D J lM– &Ù, vestito con un p()\"eropi– giamino di !!anelln stinta. egli domina Il mondo e dà tranquille pedate al demonio, che ~brn otrrlrp:llelo va– stJMlmo nl di sotto. come nelle tentnt.lonl c,·angellche Il clima della mctt"Opoll. specie l'estate, è fntlc050, E' rntto di pulv!scoll nerl e ap– piccicaticci. Io ne soffocavo. Con tutto l'amore sincero cho porto al meridione del mio pae&e. poi_ l'Halln meridlo– nRICdi New York, certe \"Ol– te, 10 confe,;.so, ml dnva alla testa. Ml dl&turba,'11soprat– tutto. quel <"hlamru~ Italia ciò che non ha plu nè IR grazia. nè l'eleganza. nè la austo&a provmclalità che, per me. aJ. chiamano Jtalln. Ml soffocano la g rosoolanltA. 11 mercantllls.mo, la rurberla paesana di una ! al.sa Napc:,11 rimpiattata tra l' Amer ica. la Metropoli e Jl suono del dol– laro. Intinr-, mal r.oppc:,rtavol'In– glese e l'lt.a.llano reciproca– mente imbutardltJ aulle mie stes:;c labbra. Per questo gra- !fu -~~:,~~f~uC'fa~u~j mate d"Amerlca e di Ne,,.,,. i~krin 1 ~ra:e~aer;~.o~I~ Era c ome t ornare per poche ore a ca.sa propria. La prima volt4 ml n ffldal alle lndlca– zlont di una sua lettera; non a,·rel potuto sbagllflre, trul· to, era precisa: •Prendi l'a– scell80re fl destra. E' automa. nd 1905 Uco. tieni bene a mente: ,e porte .si aprono e &ichludono dA sole. Prcml Il bottone e R •. TI !enner&I all'nltczta glUSl,/l» L'ascensore. benchè Aut.onrn– tlco, è vecchio; vi rtnserrn In una mczw. luce 1'06Sa.<;tra e vi Imc MU con rumore sordo. Quando la porta si nprc, Prez– ,;ollnl opµare nell'ombra di una buia nicchia nlto. ritto pH1 che un R10Vanotto. Se non [<>Me che la sua daln di nRBCltasta scritta O\'UI\que, a:11annl che ha non credi di do,·crgllell dare. Dfl quel primo Incontro ~lt1~,.go~i::;:~ ::~on~em~? ria, come Dante ha ritrovato Farinata: eche &i è dritto dalla cintola In su•· E' di Peruiia. Preuollnl ma l'orgoglio to&Canogli sta entro . solenne. Amlchè un lume dell'empireo. diventa, come nel suol libri e nel suol :~aia~ee«iffft!f1~~ ~U~ (meravlBIIOIICle pagine au PaplnJ ! >. un uomo che. mal– grado retà. tt3ta radicato a1. le medesime raglool vitali della sua glov!ncua: a un., moralità - oome s'è detto prima - fatta di valor1 con– tingenti, a !a1tl di cronaca di costume. a dati obbletUvl. La sua coerenza sta nel suo dl– stncco lllwnlnl.stJoo. Elemen• ~~aa~a~r~rs:~ I~ udj momUsml, quale la nostra e quale appunto quella della generazione che lo ha espres– so. Egli Al 6ente - cosl so– stJene, - soltanto un gior– nali.sta. Sembra una deJìnl~ Uonc modesta di sé: medesi– mo: In 806tanza non lo t ae sJ ntlette al modo con cuJ U suo lavoro stes,o la conferma Prezzollnl è l'uomo che, sot– t.ovalutando il Croce !llosofo, ma esaltandone l"wnanJt.à..lo ha poi definito Il poeta della !Uoeofla. Pensando olla sua. vita e n qUMte sue !orme di att.l\ccruncnto culturale nlln renltà, mi vlene a mia volta APont.nnco,deftnJre Preuoltnl: U poeta del giornalismo. Con tutti gli splendor.l dunque. ma n.nche la fugnclti\ del a:iomallsmo . E ciò propr1o perellè egli rimane l'umani– .stn che ha as.sunto nella pro– pria generu.looe. Il compito di dissolvere ìe astrattezze di una t.mdl7Jonee d adeguarne In cultura nlle es1genze. e 111- la cruda ver:ltà dello cronncn. Ogni cosn lo interessa M– cora. Ogni fntto è ragione di puntuall,-;Jlzlone da pRrte sua: l'ultimo romanzo, l'ul– timo accidente, l'ultimo deJlt. to, la politica. lo spc:,rt..1·eco– n01n1n. Le sue note di vita nmer:lcano, con tutto il ri– spetto dovuto at reportages ltalltLnl degU ultimi anni. r,.o. no tuttora la p iù vera A me– rica che mente ltalla.na ab– bia mal &erttto: la più oon– temJ)Oranea e la più equa Vedasl In proposito Il AUO \"0- lurne. pure uscito di recente. (\'~~1~ i~. gli stivali• EmJllt> Cecchl. che au è amico, R suo tem))O, ha de– finita amara l'Amertca, Ml sia co.-uc~u~-::- dire che rnrrunentc u n uomo ha p re,50 dell'Amerlcn rrunarez.zn .. CO$l com'è accaduto. dietro Il ,·01- to della sua serenità dlstac– uta. Al Prezzollnl. Se l'ap– parente e non autentica Ame. r1cn ~ona I volgari con l'orgia dellll sun !ellcltt\: a lul . arll\tocrstlco dello spiri– to, usa ha donato la più &le– gnOAn amlltt?2a. scontata e rofferta nella drammatica A· mcrlcn di tutti I giorni. E' torne nnche per questo eQ:11 non 61 sa ,più stnccare aa quella terra, dove 111 sua ama– reu..l nnt!vn è cresciutft In pianta alta e hn me.'!,SO ln ~\ 1.lc! nf~f::•\;~~~o d1 c or ui:1ernre che le sue due stanze sul tetti, do\'e abltR, e le t trmu.e che le clrron– d11.no. M>nO po,'t:re quanto la vigna di San CUclano per Il M'BCchl11.,·e1JI. ch'egli pur <"I ANTONIO 8AROL1NJ (Con.tfnua a pag, 8) di Prezzo lini ...111(UJlHO volume sua:11spa Jhtltl pubblicato recemente In Amerlta

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