Fiera Letteraria - Anno VII - n. 46 - 16 novembre 1952

DÒMENIOA· 16 NOVEMBRE .1952- LA FIERA LETTERARIA Pag.3 • I Quando mio padre fu tra– sferito a Casarsa, andammo ad abitare nella e casa blan– fa..•· Era una grand~ costru– zione che tuUl chiamavano cosi trattandosi del •6Io edl– !iclo intonacato e dipinto a calce che sorgesse in quel pun– to del paese. Le altre case al– J'lntorno, tutte di propcrziont più plccole e occu})ate ognuna da una. sola famlgUa, spicca– vano invece per il rosso vivo IL PONDCIRAFO per mezzo d.i un tnllite del tre– no. Vuol ventre a. vedere se il fonografo è in ordlne. Arriva col treno delle cinque •. La stanza piombò nel silenzio. Erano tutti a èisagio, impac– ciati. come fossero stati colti con le mani Tiel sacco. Ma la. signora Stella si rienbe subito. e Balleremo fino alle cinque• - disse. e Poi lo mettiamo nel , ,, . , lf., baule, e quondo se ne sarà an– dato seguiteremo. Che co.sa dei mattoni o il grigio della ~6tf:o rà~W~tita~~: iiri:Ìn~ dalla Scriminatura, e sempre eia senza intonaco veniva in- In di.sordine; gli coprivano fa.tu considerato ancora In co- tutta la fronte e gli davano struzione e sfuggiva all'esat- l~tt~f{\t~m~i~\~~- 1 ! 0 ~~~ 0 1 Raeeonto di ·Jl;ENzO z0Rz1 può cambiare? • Ci guardam- tt. La signore. Stella a una · ~~~tt~ei-~~';.l\~~nr~~v~~~ certa ora. quando I bicchieri semplice. Lei allora. mi chla– avevano fatto ormai qualche mò mi conficcò la. testa tra giro, sembrava prendere sulle le lllammelle e parti senza cu- tare. Non• ci voleva di più per una graiide giacchetta nera, facevano ca.po l tilt. Allo strat– gente come i friulani, !amasi Pt;r saper risparmiare fino al- ~~~ l~nga del pn;~talgr\ rl~aj ~~fl~r~ef~~r~~~e~t~v:1;er~ scotti che cuocevano nel gran forno della. fabbrica, e noi ci ienevamo per mano, senza dir nier..te. Io ogni tanto la guar– davo, senza potermt liberare dalla paura che lei ripetesse 11 gesto di quel giorno. e in– sieme forse desièerando che lo facesse di nuovo, ora che ero solo con lei. senza nessun a.Uro. Verso sera 11 vecchio si– gnor Springolo usciva daJla fabbrica e andava a fare un giro in paese. Doveya essere un uomo distratto o sempr_e assorto. La gente lo Incontra– va e lt1 salutava; egli conti– nuava a camminare. e solo do– po oualche oasso si sentiva Il suo e buon giorno • di rispo– sta. Era detto in tono alto, come si fqsse svegllat.Q d1 so– prassalto. ma Poi, dopo un momento. lo ripeteva con un tono un Po' più· ba.sso, e poi di nuovo con tono ancora più basso. Era solo e cammirìava lentamente. E ci arrivava. smorzato dalla, distanza, ouel suo • buon giorno> ripetuto all'Jn.flnlto, a intervalll rego- 1ari, senza che sulla strada ci fosse nessuno. Certe volte. di là èalJa siepe, lo seguivamo per decine di metri, solo per sentlrlo salutare cosl una per– sona che era ormai lontanis– sima. finch~ Il· pMto finiva. e la sua voce, bassa ormaJ come un raschio spariva nei rumo– ri del p11ese. Allora tornava– mo indietr:o, e LiUana scop– piava a ridere, voltolandosi ~ll'erba, e buttando in alto quelle sUe gambe bianche che le si scoprJvano flno alle mu– tandine. mèntre i capelli le si arruffavano sulla faccia. Una volta io le andai vicino. vo– levo prenderla per i polsi e sc!levarle. in piedi. ma lei ml fece ·Jo sgambetto e mi sal;ò addbsso. Credevo volesse èar~ mi un bacio, ,e rlhlasl fermo ad aspettarlo" cpn gli occhi ch!usi: invece mi immerse i immerse i denti nella guancia fino a farmi gridare. Non cl vedevo dal dolore. e forse an– che lei sl spaventò. Mi si se- l'osso anche sul necessario. pa~re. aAu~~-e~f 1a~c1a!:abai- cuotersl mentre i fili vibrava- Quando noi cl arrivammo. tere senza una. parola, cer- no come se cl ,passasse la cor– sapeva ancora. di calce e di -cando di ipcassare la testa rente . ..Il rumore era quello di vernice. Mio ,padrè. che cl ave- nelle spalle. Io lo guardavo una catasta c!i ferraglie che va pr~ed.Uti sul luogo di uné. con pietà e ammirazione. SI prècij)IU, tutta_ la casa ci spa– QUindlclna di giorni, cl aspet- sentiva il colpo sordo delle ma- rivu dentro. Poi, pian plano. tava sur binari, assieme al due ni risuonargli sulla schlenà. rltqrnnva 11 silenzio, mentre lo manovali del suo ufficio Ma- con, un ritmo matematico, sen- vedevamo uscire di corsa dal– rés e Plerlvèdovl, che pÒI di- ·za che mal gli sfuggisse nè 1 i i J' to veµta.rono nostri amici, Marés un grido nè una tagrlma. ~ ~':iL~1:v: ~a1~:~~~i~e Jeo~ue perché cantava nél coro del Odiava suo padre con un rRn- verdure. raddrizzava il cnp– ècipolavoro che mio padre dir coz:e freddo, e un giorno ml pello del fantoccio dl paglln, rigeva, Piei,ivedovl perché d1ss h l' bb 1 t d ) suonava il clarlno e diventò rfre es;n:a b:[~re e crgft: ~~~ ~~~~ ~v\o~!v~toJ~nt;~rs~ru~ più tardi H mio maestro. Ca- diventammo a-m.lc1, ma non larono le ,rosse valige che l'ho più èlrnentlcato. Povero gr:c~~~ onoJl ;!bb~i~ei51oi! :~;~a~eii•~rflci~o~ en!fo P;:~~; ~~~e;;~_o, chissà come gli è c!o era un buon uomo, solo e~ faceva II verlfica tore. Poi troppo selyatico e taciturno . li salutammo, mia madre un Ma le nostre due grandi per una come la signora Gio- po"' confùsa PCI: il viaggio e il amicizie furono la signora y4wia,• espansiva. chlacchie– trarqbuSto; mio padre si tolse Giovanna e i Paolettl. rona e curiosa. Veniva a sfo– il berrett.o e ci portò a casa. Lei era. una cara donna, or- ki\rsi da noi, parlé.ndo mezzo Dovemmo attraversare tul- mai più s~l dei quaranta, gros- ~;;t~~p1r1rr~str~tr~.\~lo~1 ;i; to il pa,ese, perchè via Aguz- \f •1 presi ~ che pe'i leggere dopo' inutlll sforzi, ci facevano ze, in fondo alla quale era la lg orna ~ olveva. prtmla rdle- sbellicare dal.le risa. Lei ci casa, è all'estremo opposto del- go arne mmuz osamen e a - là stazlope. Gi stupiva che pa- !~n;,~:.~~/.~~h\i~!nf~: ~.':;i'.:,~v~r.; ~u':.~t;/:;: 0 s~gg: Pà. conosce.se già. tutti; nòn chlale.' Era la moglie delle. plava a rideré, e ~ublto le ve– c'erfl 1:luas! p~rsona. che non guard18.,campestre di CasarS{l, devamo le lagrime correrle lo salutasse. Egli rispondeva un uomo molto più vecchio giù per la faccia. mentre il al .saluto. a voce §piegata, sen- di lei, ispido e scontroso, che petto le sobbalza.va e tra una ~~ia~k)~~iv~e b~~~Ìc,ni~ :=;;; in princlolo a noi ragazzi fa- risata e l'altra riusciva a ge– per mano, e dfceva: cE' arrl- ceva un po' dl paura. Non m~re: «O.Dio, 11 cuore>. vaia la mia. famiglia.». Tutti è.oveva essere Stato un matrl- Ma forse ne'enche con lei ci. complimentavano, qualcu- monlo riuscito. Lei era una saremmo, diventati amlcl, se no~cl faceva una carezza e sor- donna cordiale, di gran cuo- non fosserò stati" i Paolettl. ridevano a rhia madre, che da re, con una pelle Hs;cia, ros~ Cé.pJtaronò una mattina che giovane era tanto bella e finil r~!~a.-~:~;:e i 1 ~~~\W"st~= ~e:f~i!rnsiut~f· d! ~t!~~di 1: ~~~e!wglo:~~1 !:1:co~! ~~i~~~ finare contro le nostre guah- casa brancolava nel caos. Nel ti, ,portava SOJ,)ra il veshlto un ce. SopJ>Ortava la ruvidità del cqrtile non sl camminava. vi pullover giallo oro,.fatto come marito èon rassegnaz1one e avev,ano seminato ogni sorta un~ampla gl~cca. su cui splc- sénza Una parola. ma si ve- ,di cose, tutto per terra, come cava. 11bis.neo del collo e del deva. che non era fellce. Non piovuto dal cielo. 'Giorgio era volto e i lunghi capelll neri, •~•vano figli, e credo ne sof- seauto sul grac!ino della cu- Arrivammo che cominciava ~~~erJ~s~t~~ 1 1~uir1b~d;~r; ~~J-&r! ~iv~~~;:a.c~ !:;~i~~as~l :rf~t d~~f~din~~n;.r: 1 ~'e~~n~~ . piena di catezze per queIU de- ~Pr:~z!t~s~: 1 .~:~;; 0 ,1a~chiena erano belle e ancora. fragranti gli nitri. Ogni tanto lnvitava- dl colore, e dietro casa un va- no uno èei niPoti, Vito. o la La famiglia 'era...di quattro sto cortile etio un orto pieno ~f•r~r~:f~~v:~ 1f;e ~~!~~ g~~~;inb'1~~~eSi ~'t:f~a:aJ~ ~~e~i':~ienete dta vi~~! 0 i:,.):,'l:;~t Nol cl giocavamo. la Resi ere. LlUana e Lea, e. de. quel gior- 11 a.dis Olt u t una ragazza impetuosa e bion- no ,passammo, molte ore in– ablt:~ono o. h f~b~1c~~os d~~ diccia, in certi momenti sfre- sterne, nell'orto-. o nei campi altre ramgillt, ognuna delle nata. Ho saputo più tardi che vicini, spesso anche con qual– quali occupava uni•· retta. •cli casa, con sta~ze a tuttl i pia- ni,. che 'erano tre. Noi inoltre avevamo, proPrio 'accanto f\l....- Ja .mia camera, una terrazza, dalle. quale si 1 vedeva tutta. la pianura, a perdlta d'occhio, rot.ta solo da , un lato dai ghiaieti bianchi del Taglia- mento, larghissimo In quel punto del suo corso, ma. qua- si semore sen,z'aoqua. Ci passammo parecchi an– ni, tutto un -1.rat~o delle. mla infanzia, e il primo che lo ricprdi completamente e del quale mi resti nel cuore co– me il profumo, lo struggimen– to delle. nostalgia,, Me. era dl altro che volevo parlare. Coi no.stri vicini racemmu subito amicizia. P'ummo spin– ti verro di loro quasi per rit!– cessità.. A Casarsa infatti la gente, s11ecu,lmente contadini e operai. parla friulano, che è un èi&let!o dirllclle da ca– pire anche per un veneto; ma loro erano invece, come uoi. • di · imporba.zione: la signora Qiovanna, cht abitava l'altra estremità. dell!I- casa, veniva da- Saclle, le f&llliglle che si succedettero nell'appartamen– to · di mebo furono sempr'"e di ferrovieri come noi, e ve– nivano anche loro da via, sia i.Dal Poz, tri .. tlni, che vi fu– rono pçr qualèhe mese al tem– po del n06tro arrlvo per P,<>i trasterirs.l nella case. canto– niera dena strada ferrata. sia I 'l'revlsanut, che Il sostitui- rono per un po' di tempo. èd eràno di Vicenza, sia 1 Pao– letU, gli ultimi prlma del no– stro trasloco, marchigiani di Ascoli PlcenoJ Parlare con lo– ro ci veniva pii.1facile, ancfie perchè' l friulani, è.opo l prlml approcci, diventano in genere chhtsl e di non molte parole, ~ Inoltre é.vevamo il cort!le in comune, ci incontravamo continuatnente e stringemmo subito i plù cordiali· ra,pportl. Due delle famiglie nomina– te non entrano tuttavia. in questa storia, i Dal Poz e i 'l'revisanut. I primi se ne an– darono quasi subito. Di loro riCordo il padre. che era nella milizia ferroviaria., e doveva essere-un g.ran seduttore, per- t~t ~.i;:ù~:,~ ~ ~p~r::e,m~ là. · dal muro, liti furiose, e l'un(co figl.10!0,che si chiama– va Mari!:' ed era della mJa età, grassoccio e un po' tardo e incredibllmente permaloso. Durante la guerra. sono pu.s– sato c!a Casarsa e ml hanno detto che si è fatto prete sa– lesiano~ non l'kvrel mal Im– maginai.o, da be.mbino era giusto il tipo da diventar lm- ~~~~~i~~oq~~l~~• eP~f'~fg~: lerle. In qua.nto al Trevisanut sl · può dire che vennero e par• tirono: prlma che passasse un aru10 furono trasferiti a Tren– to e se ne andarono. Erano in quattro, padre, madre e due figli, E!vlra e Severino, su cui ad 1 ogni occasione si sfo– ga.va lo. .,:abbia dura, tetra. maniaca del genitori. Non ho mai visto, de. allora genit.ori più· arilèl. cattivi e stupidi di quelll. Tutto in famiglia ave– va . un'arip. tetra e rabbiosa, anche le feste. L'ultimo del– l'anno, per esempio, avevano l'abitudine, contratta chissà da ·quanto, di aspettare i rin– tocchi di mezzanotte per bru– ciare in una .fiammata il ca– lendario, e passare cosl all'an• no nuovo. Restavano, contro il solito, tulti e quattro in pielli, stanchi e assonnati, si– lenziosi, I genitori perché quel– •la ·era la loro natura, l flgli per terrore, aspettando che le ore passassero una ad una, finchè finalmente mezzanotte suonava come una liberazione. Buttavano il lunario nella stu– fa, e senza un augurio rag– giungevano li letto. I due ragazzi ci facevano pena, specialmente Elvira che aveva. l'età. di mia sorella La• vinta, ed era una. pacioccona buona, con due grandi ~i lenµ e spargenti e le. faccia sell )ina.ta di lentiggini, èa cui non spariva mai la presenza deHa paura. severino invece si rifaceva fuori di casa; lon– tano dalle mani ossute del pa• dre, si scatenava. Aveva i ca– pelli lunghi, divisi in mezzo ibti è m >rta di tlsl dopo mesi di letto. A Vlto ~re. scprattutto àf– fezlonato11marito,e se Io ac– compagnava dietro dappertut~ to. Facevano lunghe cammi• nate in giro pei campi, -lui con gli stivaloni e li fucile a tra– colla; 11 bambino, con una grosse. testa ricciuta, che gli saltellava dietro e parlava ctmUnuamente. Anche a casa stavano insieme. n signor Ou– glielmo, questo era 11 suo no– me, gli mostrava le pistole. e gli faceva lucidare con un r:~r 0 1 11 ~~~~~~i po; t:~~r:~~ rlempiVa).\O le cartucce. men– tre noi guardavamo dal vetri o giocavamo In cortile. ,Erano gli anni In cui Giorgio, che ha sempre avuto la passione della. .pesca, stava pei: ore ac– cucciato per terra.. spiando un pesce immaginario, e poi fi– nalmente gli piombava adèos~ SQ battendo la mimo e gri– dando'. Pà (preso). Poi lenta– mente solrevava la mano, at– tento a non farselo scappàre, oon gli occhi fissi e il tiato so~peso. Restava un momento deluso. non riuscendo a spie– garsi la mancata cattura, ma poi, dopo un poco, sl risenti– va il suo •'Pà •· e tutto rlco– minclava. La. casa era silen– ziosa, vi arrivavano solb grida lontane di contadini nel cam• pi; da via Aguzze non passava mai un 1 automobile,. ma, ogni tanto, nel mezzo di quel si– lenzio, precipitava con un.u.r,a– gano scrosc!ante un frastuono che le prime volte cl fermava li cuore. Giorgio lasciava an– dare il suo pesce e scappa va verso la porta. Era .la m!lC– chlna del signor Gugllelmo che entrava in azione. Il suo orto era lindo e bello come.un glarè.ino, curato. annafflo to, sempre in prdlne; ad e~so ll.e- ~~~av~u;~tt~!l !~~v~ei 1 poCJo;! amar,egglato. si era accorto che gU uccelli gli beccavano le se– menu e Q_uestopensiero non gli lasciava respiro. Da prin– cipio aveva provato a metter su due o tre spaventapasseri. vestendoli con le sue vecchie divise e con ca.ppellncci sLrac– clati, ma gli uccelll cl fecero presto l'abitudine e cosi do– vette pensare alla macchlna. Era cc,stltuita è.i una serie di fili di ferro, in contatto tra loro e che si stendévnno .in ogni direzione sul suo p~zo di orto, a cui aveva legnto ogni sorte. di latte, coperchi di pentole, barattoli. Dalla fine– stra della cucina si metteva In osservazione e quando av– vistava un passero. o una rcm– dine, o un merlo dirigersi sul– l'oggetto del suo amore. dava di piglio a. un manico che entrava tlentro cMa e a cul ( I I VITO ,LOMBARDI - e Veduta di Roma• ché altro ragazzo .. Lea. era la dette vicino e cominciò a sfre– pill piccola, aveva una pelle garmi con la mano la guan– scura, e un musetto sempre eia per far sparire 1 ségni, poi imbronciato, da cane buldogg, tentò di sorridere e mi dts.se : ma buona come ùn pezzo di · • Ora fallo tu a me, cosl fa– pane; si lasciava schiaff~- rerr:.o pace•· Ma lo non vole– giare e buttare per terra sen- vo deturpaÌ"le ,quella pelle te– za mai lamentarsi, e seguiva nern. e rosea. non volevo farle la sorella come un'ombra. Li• male, e le dissi: • Ti lascerei Uana aveva la mia. età. una il segno. Ncn vogllo che si ve– faceta chiara, rosea. con bei èa •· • Allora. fammelo su una capelll, e una figurina ele- gamba •· disse Jet, • o qui sul gante. Parlava quel bellissimo ventre. Non lo vedrà nessu– !tallfmo delle Marche e sape- no>. E stava già sollevandosi va dire le poesie carne un an- Il vestito. Ma io avevo troppa gelo. Ma. ancora cosi piccola. raa~~Ci~a;:ia~r:~lt~. a:n;~~:: ~ fi~:.a / 11 s~~hib~';;~dlsòT~ ~i~ mio nome,"grldato da lei. mi noi ragazzi. Mi ricordo che inseguiva per la strada. Forse un .giorno eravartl,o usciti nel le volevo bEne, forse er.o solo campo dietro il nostro orto. turbato dttl suo modo di fafe. c'era lei, lo, e un mio com- Non so. Credo, non ml dispia- ~~fn0o c~e :iadi~1ioa J;f~ia:! ~e;e~r l~te~e~~~- ~a ~~i:}~!~ dlasale. d~II• stazione. Dopo mento èella famiglie., ho più aver corso nell'erba alta ci avuto notizie. . fermammo tm i filor! di viti DI quelle due bambine, gli Il rlposaroi. Eravamo seduti e ultlmi n.d aocorgersi pareva forse stavamo parlando, quan- chp fossero i genttor:i: avreb– do lei improvvisamente s1 ac- bero potuto .vivere allo stato cpcclò~ mise le tnanl sotto Il · brado e forse addlrlttura scap– vestttO e si tolse le mutandi- pare di casa, per quello che ne. Poi si sollevò 11 vestito e cl 'pensavano. Il padre. il si– cl venne viclrio perchè le gnor Alfonso, era un ometto gu"!'dassimo il-seèere. Noi due pie<:olo, magro •che ~•reva et Jls:;avamo senza respirare, avesse la pelle grl~!a e gtal– impaurlti dl quello che acca- lastra, avvolta direttamente deva, e insieme affascinati da attorno alle ossa, con due oc– quella carne rosea. dellcat.a, chi scuri. inquieti, sempre in dafle due gambe àflusolat,e che movimento. , tyon poteva star sopra 11 ginocchio d'un tratto fermo. Il· lavoro lo appassio– st sbiancavano. Let continua- nava, sembrava addirittura lo va ad s.vvlclnarsl, guarèan- t.enesse in vlta. Quà.ndo non dccl co'n due'èocchl maliziosi. era in serviiio. lo si vedeva ridenti, finch cl toccò. Cl sempre in camicia, estate e prèndeva le manl e ce le !a- Inverno. a. segare o a spac• ceva scorrere sul sedere e sul care legna, ad aggiustar qual– ventre. prima a Jul, poi a me. cosa. Lavora.va con una p.re – Io dovevo tremare, non ave- clsione. un puntiglio e quasi vo coraggio di guardArla in un furore da artista, sempre viso. ma non P9teVo stacca re 1n silenzio, senza }lla_ilasclar– gU occhl da quel suo corpo te- si èlstr9.rre da niente. M! rl– nero, su cui la mano premeva corda che qualche giorno do– e si sentiva pesare. PoJ ci Po il loro arrivo costrul uno dette un baclo ad, ognuno. ree- steccato, alto ìre o quattro colse le mutandine, e corse rnetri, per circondare tutto via. lasc!an_doci vergognosi e l'orto, e non solo la sua parte, muti. tinche anche noi ce ne ma anche là nostra e quella andammo. ognuno èa una ,del s!gnor GUgHelmo. che cre– parte, senza d!rci una parola. do da quel giorno gli votasse Dopo quella.. volta, ci tro- una muta dedizione. Io lo alu– Vilmmo ancora, in varie oc- taì quando si trattò di rizzar– casJonl. Giocavamo spesso nel lo, mettendocela tutt9., per reg– pra.to che si stendeva a !or- gere il peso: mi vi appoggia– ma di triangolo davanti al vo con la spalla e irr!gidivo biscot.tltlc!o Springolo. Era su- la gamba ,per non, venir tra– b!to df qua dalla strada elle volto. E contro la spalla sen– couduceva a casa. oltre la tivo il rimbalzo netto. preciso, quale si apriva una specie di vlbrllnte delle martellat.e che pictolo lago di acqua ferma e scendevano Sulle stecche come nera che chiamavano la • fon- se H marte1lo fosse stato azio– da •. é più lontano. oltre le nato da una macchina. Quan– mnrag:lie di legname b!anco èo non lavorava, era fuori In della segheria Morassutl, la bicicletta a cercar provviste scarpata della linea Ierrov!a- per la fam!glia. Comprava ria. Ci appostavamo èietro ,la tutto quello che gli pareva po– siepe dello stradale che con- tesse un giorho o l'altro ser• duce al Tagliamento e guar- vire. le cose più in.uUU e cu• davart\O la gente passare, stan• rlose. Non c'eta volta che non do per ore fermi e v!clni. L'a- tornasse con le sporte cariche ria portava l'Odore fitto dei l>i- che ballavano ai due, lati del manubrio. Non manifestava altro segno di affetto per la r~rriK~~ pce~e sè Q~t~t.a v~~~br~~~ sogno dì niente. non fumava. non beveva, non leggeVa i giornali. non perdeva tempo ln discorsi. Il suo solo dlfetto era che rubava come un' bor– saiolo. Mio padre. In più di un'occasione, fece quan,to potè per sa1vai:lo, ma a11a fine se tr~sf~~r:it;~~ c~go~e~·~si! ro, pur non avendogli mal tro– vato niente in ca.sa, era in realtà• una puhizlon~ .. Lavora– va nella mlllzJ.a ferroviaria. e quando era ln servizio di not– te, e doveva far la guardia ai va;<oni merci fermi in stazio– ne: tutte le òccastonl erano buone pér portarsi a casa qualcosa. Arrivava che era an– cora buio, una ,tolta con una forma è.i formaggio, Un'altra con un bottiglione di, vino, un paio di sca?"pe, una mantelli- ~1fr.:~~-tat;~a ~~i~~~f:!~ ~ scatolette di carhe. Noh c'era treno cQe non gll lasciasse tra le mani qualcosa. 1 Del resto nOn lo faceva pebavarizia, era QJJZIdi •une. g~nerosltà e pro- ~~,:tl!à a~n;~,l~~~!f;~:: ~e; tutti. Flnl che 'naturalmente si !.nsospettiropo. Si accorsero ~~: ~:~1t:Pc:~~t~!al~r~r:~ tro l'officina !lelle macchine iri grandi masse rettangolari, mancava Sempre Qualche pez– zo, un pocQ p_ér notte. Forse qualc,uno· lQ aveva visto e ri– ferl JEt- cgsa. Mio padTe ve,nne a sa.pere· che gli avrebbero r~to una perquJslzione e ten– to dl salvarlq. Arrivò a casa uba, mattina Presto' e corse a. svegliarlo .. Tutto Il caseggiato fu, in un att.fmo in movimen– to.: Li sentivamo. mentire mio palire tornàvb. in servlzlo:cor– rere su e gi\J pi!r le scale, e Poi li vedemmo In cottlle spa– rire di là dall'orto con le sec– chie piene, Ripeterono U viag– gio ~tte od otto ·volte. Npn so P.l'esso >q~ale· !ami;Ua lo na– sl:ondesser.o. • me. per quella volta .riuscirono a vehlrne fuo– ri. Catbone in. ca.sa non ne !u trovato e cosl si salvò. M~ hon smise eh.e. .per poco. (lù che ~1alii;~• o:au°n~Y;as:(cin~; q~~l~ cos~ 'di Jstlntlvo. Pér li resto ero l'uomo '.più mli.e che si possa. immaginare.. Solo gli manca.va •ogni'· coscienza: che qhar..t'o. faèe~a . tbs.se Jn Qual– che modo. vergçtnoso. La.stes– sa sera d~l~ 1 giorno In cui gll fu perqUlslta Ià case.. vblie far festa e uaturalment:e Invitò tutti. cor:ne .'I: fo,s.e•ritl.oclto a se.lva.rsl da unp. c!isgrazia. im– motivata o· a. scansare un'ln– giµstlzia. Ci sorrideva mesta– mente, come sé anche noi fos– simo riuscili Il salv.arèi con lui. Ma. 11 perno~ ~ttorho Cui la famiglia glr.ava ,~ra la moglie. fa signora Sfolla., Di statura non superava. 11 marlt<t, tna quanto lui el'B mitgro e "Silen- ~~ist!~~to c~~ · eJ~ gfi~~l~n! pieno. sodo. iòsso dr bracè. un pettò e ùn sedere enormJ, con– tro· cui li vestito si tentleva c;çme un ptlloÌ)e. ,due ~raccla gra,;se, bianche, p0lputè. Con tutto U suo peso: aveva una ag!Jltà, dp.,ragB.zzo.'si agita.va . gridava, rideva a gola spiega– ta, mentre gli occhi' le sparl- J:11d1!~~~.;! ~'t6f :a. 1 a J:g: glava e beveva .con un piacere che la raggomito1ava sùlhr se• dia. Di rhatUna ·lavorando cantava col suo bell'accento marchlglBno. e una .voce ap– pAssioì1ata .e· burlesca. e sem– pre ie :;ue. canzoni finivano in una risatJa Che certe volte la soffocava, e allora di là dal muro sentivamo •un rumore !lOrgoglia.nte. come Quanèo si Vl!_Ota la vasca. Sembravano, lei e Il slgr.or Alfonso, le due persone più lontane, più dissimili e' con– trastanti che si potessero ~ro– vare·; e lo erano. Eppul'e uu.a cosa le univa: n, p:acere di far fèsta e ,ballare. Quella era la loro vocazione vern. là loro vita. Vi parteclpllvano natu– ralmente in ffiodo diverso. lel in una pasizione centrale, sen- ~:. °:1~ie~r:.tt-~~~n:r~~ 0 iu~e~~: lenzioso e- aggrondato, attento a cambiar le puntine e a far girare il fonografo. ,-a, partare i bicchieri!' a servire il dolce. ma con Ja stessa passione. con una capacità di resistenza di fronte alla quale cedevano tutti. Noi vi eravamo sempre invitati, e con, noi là signora Giovanna, che ci veniva col più grande piacere dopO' aver messo a lett-0 11m'arito e aver fatto tpilette. Com~ariva con le guance rosee ,di cipria e un'aria sentimentale e riser- s(1e .spalle tutta la. responsb.· rarsi deglt altri. A uno a uno vate., che poi finiva nelle rl- I movimenti svelti, guizzanti billla delle. festa. Rideva, zam- la imltarono e in breve tornò sate e nel chiasso. di quel suo terribile corpo. pettava per la stanza, schia- 11 eh.lasso e l'allegria. Il signor Ma venfarno al fonografo. Nella nostra corsa non dava- mé.zzava,, passav~ da un bai- Alfonso ba.dava al fonografo Non era c!i'proprietà del Pao- vamo a ostacoli: Piombavamo lerlno all altro, rimbalzava co:- e 8 sturare bottiglie. Verso le letti. Lo avevano avuto in ogni tanto su Llllana e Lea mè un pallone, ml afferrava quattro e mezza LiIJana ed 10 copsegna una mattina di do- che finivano rotoloni per ter- al ~olo, mezzo addorment.:1to cl accostammo a1la. finestra. menlca che anch'Io ero da lo- ra, e si rialzavano mezze In- com ero. e mi portava in g.ro. Davanti avevamo tutta via. ro. stavamo, Liliana ed 10,se- tontlte e peste, ma senza ·una A un certo 1:1omento nessuno Aguzze, l'avremmo visto arri• dutl per terra in cucina a gio- làgrima. Erano ormaJ abitua- la teneva plu. Spalancav!l- la vare da trecento metri di di- ~~~~~ \u~~.l~~~~~ ~~~~~ab~~: àie~ :e:Jr;~;~;~·fet~!ll: ~~= finestra e si buttava fuori fin stanza. Lll1ana cominciò, come re con una cassetta. in mano, tro , 11 muro dalle sue folli ~u~n aq~!~p;~a;e v~~ ~~~ sempre faceva, a. baciarr il e chiese a.. Ltuana del padre. corse. Lea po!. cosl piccola, era rosa, squllJante. ma.rchlginna, vetro con le labbra. schlacc an– Lul stava lavorando in canti- troppo grassa addirittura per si metteva a gridare: e Evviva dovete sopra. Ogni tanto 10 pu– na.. e la bambina corse a chta- vederla, e se la trovava Hn- 1 deb-biti. Evviva t deb-bitl •· liva~o con le mani, il calore marl-0. Dalla camera uscl an- provvlsamente tra I piedi sen- . Il marito correvp. alla sua voi- ~~~i;a~ lont~~nnJv~~i°~i che la signora. Stelle., e si pre- za, neanche saperlo. ta, tentando di strapparla in- sentiva la Musica un PoCD na– clpitò verso li carabiniere Fu un periodo_ disordinato e dietro e di chiudere. Me. lei se.le del <!Iseo. i rumori dei pas– strln'gendogll la mano e sal- vlolPnto: lo lo ricordo a lam- si teneva, c_onti,nuando a grl- sl, u leggero ansimare dei bal– tellandogli intorno con la sua pi e bcx:coni. Mi pareva, al- · dare. flnche d un tratto la• lerlni Sl era proprio l'ultimo solita a!'la festosa. Lo fece se- lora, c!.1 scoprire la vita, il sciava andare le mani e ruz- giornO: Aricora qualche ora. poi dete e gli, si sedette accanto, mondo vero. le cose che leg- zolavano tutti e due per ter- sarebbe, vènuta sera, e poi ce contin.uando a chiacchie:are e g;vo n_el libri. A quei balli ra, Jet rotolando con le gambe né saremmo andati. rlèere .... flnchè_entrarono. lJlJa- e era sempre qualche persona per drla e p!ombando sui pie- Lo vedemm~ contemporanea- na e .il padre e 11 cad1biniere nuova. amica di Q\.K\lcunadel; c!i della gente con la veloci là ente lanciammo un irido si alzò sollevato. Non aveva le nostre famiglie, capitala di un proiettile, lui rialzan- ~ra Iag~u 'n fondo picoollno· ancora potuto dire una paro- per caso a trovarci, e in onore dosi svelto e correndo a chiu- netto nella· t-Ua. diV"isa nerS.: la. ed era imbarazzato da. una .d~lla quale la festa finiva per dére .i vetri. Veniva ava~tl rapidamente accoglienza co.sl' calda. ~~~~er;~I'~~Jr~cl~f 0 ~~~!:; Ri.nc'asavamo stanchi morti, come avesse una gran voglia • Ho poco ·tempa - disse al 00 impacciati' ma poi anche con la testa plena di rumori d1 attivare. Dietro cl fu un po' sigr.or Alfonso -. Devo par- loro si lascia,·ano andare ten- e I piedi sllnltl. Io ragglun- di scompiglio, ma il signor Al– tire subito•· taVano 1 primi passi è via. gevo la mia camera. e mj but- fonso si era già messo fra noi git~~:: ;it:O~e lui, se~za ag- Qualcuno addirittura' strafa- !~v'tn~~1ei~~~/ 0 ~i ~~~ti~t~ati ~i~~: ,~~arr dric;,r:~ !~:; e Non ho nessuno. lo sai, di ~f· ~e~r n~~~i~o trte~u!o~tl~ cuore fltto, pensavo a Quando rivolto agli altri. e Voi èue - cui fidarmi, se non ~ - r!- tlcorrlo unpe certo QPom ilio SJlrel diventato grande. Forse e cl mise una mano sulla spal· spq,se -: Sono certo che lo macchinista dl San Mlfhelf shrei tornato in quella casa, la ~ fatemi segno quando 1 ~arà.i terrai bene; e Io spolvererai Extra. che si fermò una sera dopo viaggi e viaggi. avrei rl- arrivato alla ca 1 sa del Co ~si• qualche, vo1t.a•· céna da nol e 1 l'accom- visto Liliana. Lei mi sarebbe Avremo tutto 1 tempo r:r r - Il signor Alfonso gli. fece iagnammo da't ~letti Era corsa Incontro con quel suol ..parlo•· La signora St._el a sta– cenno di sl, Senza aggiungere tm uomo sui quarant; anÌii, océhl ridenti. Ma poi pensavo i: st~: 1 :~~;l{~~it:\~:~~~ parola. Llliana era tornata vi- magro e alto. con un profilo chedci sarebbe statsr anche sua avanti d1r'tto ingrandendo ad clnà. a me e ml sussurrò al- taglicnt-e segnato da un naso xna i;ejche avrebbe voluto far- ogni pa.ss ; senz:i. un'esitazio- ~~~~~:no~$~!t~1~ gJ:;~e:;~ }gn~~~t~~r~?~. i~a ~c~~~ ~-tob~ll:~. ~h~I a~::~~~: ne. Av~a s\lpe;ato la• fonda•• U carabinJere~che er;1. sempre vlsa da ferroviere, con una fa- bracciato, e cl sarebbe venu- e :~\~ 0 ~!~ 1 \. c;;fla~ 1 (:Ui·c'fu~ più Imbarazzato. scetta bianca che- gli stringe- ta sempre dietro senza lasciar- aua b • · ' e Vorrei ,solo - si decise ln· Va' il collo. e la giacca abbot- ci n,.ai, e allora. èicevo: e Non Q n ·· fine - che st~ste attenti ai tonata fino in cima. SI sedette tornerò più qui, mai più. Per Dletr? dl noi ballavano, ma bamb1ni, che non lo tocchino. in un angolo preso forse da Liliana pazienza>. E cont!- un po inquieti, sblrcla'lldocl E' molto·, aellcato. E ci tengo !Jlnidezza mangiò ·a piccoli nùove. a pensare a lel con il continuamente. Anche il signor più . che ~a, qualunqu~ altra bocconi 13. fetta di torta mar- cuore pesante, mentre già il Alfonso era nervoso. Aveva un cosa•· , iherlta che. il signor Alfonso S<?nno ml prendeva. ~~~? a_:._ d~tJn~ll: 7r~e •..:: 1r slgnpr Alfonso tornò ·a glL offrl, poi si _prese un gl- E 11 fonografo? Doveva es- non è ancora alla casa? • f cU l za p 1 e nocchio fra le mani e stette ~ere a prova di bomba resse , . . ~~ ~eg::i':;gue \i s!~a g1àa~~s~ a. guardare. Cominciarono a flno all'ultimo Non so J>Oico- e: Si e fermato• risposi. la casset.ta ,sulle braccia. met- pregsrlo perchè facesse un me la storia ~la andata a fi- • Si è fermato? A far che?• tenaosela davanti al petto, e ballo, ma diventò ancora più nire se il carabiniere si s1a •A ... • -. non potevo dirlo. p tl èi 00 :sa g idando· ven rosao. Si schermiva con un'a- accOrto di nulla. se sia n;ial « Si è fermato a fare la pi- g:r a ·vectè?e c;e Io melÌo vi~ rla, vergognosa e fanciullesca riuscito a riaverlo. Le nostre scln • gridò Liliana, a cui non e .-nesSll,nolo tocca più>. comp se non f053ero cose per strade si alloiltanarono. La parve vero Po~r èlre senza ri- Era orma{ nella camera da lui. Allora. tutti gli si fecero famiglia cresceva e cambiam- sch1o quella parola. Itelnflttod. ••m'~lntecar~dbieitnri 0 e_re le andò i~torno chtede nd0 a gran V.O· mo ca:;a. spostandoci all'altro e Avanti, allora•· gridò il si- ... r.e che ballasse. Ma egli con- ca.po del paese. in fondo al1a gnor Alfonso. E 11 ballo ript'e- ~ Ora lo '"chiudo nel baule _ tjnunva con la testa a fare strQ.da dove era la latteria EO· .sè, finchè il disco finl. Il ca– la sentivamo gridare ---:-; ·,ecco, no, no, e a sorridere vergo- ciale. Poco dopo i Paolettl fu. rRDlndere aveva ormai attra- ..i...: gnoso. J:a signora Giovanna rpno trasferiti e non li ve- versato U cortile e s~ava sa- lo çopro con una. co~rta. e prese un Aria offesa, come fos• demmo più. Ma ricordo l'ul- tendo le scale, quando la sl– nesSuno IO vedrà mal più. ~e toccat-0 a Jet ,ba,Bare c_on timo giorno del1a nostra per- gnora Stella sparl nell'altra Quando lei ne ha bisogno. 1 ospite e ques;i l a,esse dell- manenza alla e casa bianca•· s~nza. col fonografo tra le passa. é. prenderlo e lo gli~lo beratamente rifiutata. Finnl- Fu una domenica èl febbraio, braccla. tiro fuori c~l come sta ora. mente. CQntinuando a scher- fuori c'era il freddo duro. tu- Entrò, e per la sorpresa gll E aètesso chiudo a chiave• - mlrsi e a ripetere che non mlnoso. tagliente della planu- si ruppe 1n bocca il sorriso. Era– dlsse. E sentimmo la ,chiave era capace. che lo lascias~ero rs triulan'a. Per quel porne- vRmo tutti immobm, ma c'era. che klr9.va. Tòrnarono tutti e guardare, si alzò, si èiresse rig~lo c'era ln progrgmma un nella stanza, e sul nostri volti, due, lui pareva rtnrr,ncato. verso la signora Giovanna. la ballo in nostro onore. La se- l'ecclt.azione del ba11o,della !e- • Non so come ringraziarvi cl!15e alla vita con un gesto ra ,del sabato trascorse a im- sta, del nervosismo. Era come - d~se -. Ero molto preoc..: da cavaliere .antico, e si mos- p$Stare torte margherite. c•e- se unJl-mano cl avesse improv– cupato. Cl '.si affeziona ln mo- sero. _In _principio ballarono rn. in tutte tre le famiglie una visatnente immobilizzati, fis– èo 'tale a certe cose! Portarlo ins1eme agli altri, ma poi. cop- attività febbrile, come quando sandc;cl lrt posizioni innaturali. f:him.~~<;~~re:~o. ~~ieitacifu f~itl~o~pcl~~~~di!t fe:t~~~r. si vuol cel~re la commozione col E pareva che la musica, or- suonare e si .finirebbe per ro~ Quel due gira ~a.no come eli- pretesto d1 u_n lavoto da fare miii flnltA., avesse lasciato qual– vinarlo .. E... consumare i dischi~ che con una velocità da mal in !retta. M!n. sorella Lavinia che brandello di suono impl- Qu i Invece è al sicuro;_ di 'mare sfioravano 1 muri, ~ra andata dalla signora Gio- gll~to alle pareti, che non vo– . · vanna a trovare la Resi, io e lesse uscire o spegn,ersi, voce , Stette ancora un po' di tem- volavano, si avvitavano, cor- Llllana eravamo seduti in Jon- gtusta,nente accusatrice del ~i~o~li~f!! 0 n~e~endug ;:;1;r~~= -~~fn~Sto~r:enz~m~m s~:r:ir~~ dd al cortile senza yoglla di no.s~ro tradimeqto. Poi, dopo do, mentre la. signora Stella inento senza un indugio Noi parlare. Ci ~aremmo nvlstl an- un ist:inte,, la pellicola si ri- 11 f di ti di c1 guflrdavamo spauriti Come cpra nel piau.ale Amalteo, da- mise tn moto; la signora Stel- f c~~f~;e,grca;:}ess~~~ lo ~= se dovesse succedere qualcosa. vanti a11e scuole eleme~tari, la.i:ientrò, si precipitò sul ca– c~ierà - disse -. Non lascerò U solo siJDOr Alfonso era pa- ma non sarebbe stato piu co- ra lnlere, lo coperse di saluti, p1ù questa' chiave•· E· se la drone di sè· finito Il dlsco me prima, nor> avremmo più èi risate, gli riempi le m,ni butU, in· ,tasca. Le. porta si lritmedlatomènte lo rimise e fatto la straèa insieme, né al di tor:•• lo costrinse in una se– rinchluse,·e 10· sentimmo scen- quelli continuarono. PomJ?1110 pomerig~lo saremmo andati dla d angolo, e volle presen– dere. e. precipizio le scale. shingev11 la èonna o.Ila vita, In giro nel campi dietro casa, !ar~ll tutti i suol amici. ~fi- L-ei ·stava ;là' correndo ver- la piegava fino a spezzarla in nP al pomeriggio saremmo an- lamm~ uno ad uno davant, a sino Juanc'!.nt1tlinern 0 ·d 0 a 0 !et 1 o 0 • cltasslto 0 r ntaòdue la rialzava l'allontanava dati in giro nel campi dietro lui, piu imbarazzato e confuso - ~ ' tendendo le braécla. se la cosa, né ci saremmo più appo- di noi. Poi gli. to_lse dl mano sùlle braccia, la posò sulla ta- splacclcava addOSs'o, e cor,re- stati ad ascoltare i • buon• ogni ~osa obbhgandolo a se– vola, e cominciò ad armeg- VJ\, aumentava di velocità e gl(]rno • del signor Spring?l,o, •guirla di là. la sent.immo che ..., 1 tt Il I Al tengerezza ad ogni passo. A un né cl saremmo goduti in5ieme apriva U baule e gli faceva ve- ~inr e R. orno. s gnor • ce~to momento comihc1antll\O 1 balll della sera, con una. fet• dere-11 fonografo. Volle che lo :~i· af1!l)~ries~:.1ee,~e~à.r~~~ a vedere sul volto della Si- ta di torta in mano. Io avrei toccasse, che st sincerasse CO'!'• va. Il. caratliniere allontanarsi gnore. Giovanna i segni della voluto dirle che. le volevo bene, pletamente. • Non una volta. - nella. strada. Anché noi era- nlle. Ansimava, le si allarga- ma non osavo. Forse anche gridava -. qui coll!e il primo vanio, corsi e.Ila finestra e Li- vano gli occhi, e.veva il petto lei àvrebbe voluto dirmi le.stes- giorno•· Dopo qualche minuto ll"°na guardava glù, 't con la in tempesta una specie di ge- S9. cosa, magari farmi toccare tornarono. Il carabiniere si !er– faccla ~hlacciata contro il ve- inlto le usciva dalla bocca. Ma un'altra volta con la mano il IJlÒ una mezz'ora, sempre più tro. 'Quanc!o gli parve ab9a- J'é.ltro sembrava svegliarsi ap- ventre, le ~ambe rosate, quella ln~ulet.o e e. dluglo per tutto. stanza lontano, egli Jece un pena ora. Il dlsco fu di nuovo pelle !!scia come le. pietra del quelle. gente. Alla fine si alzò, segnq, lei cominciò a gltare )a rimesso, e lui vla, sempre )liù lavatoio. Stemmo cosi finchè rill:!raziò tutti, e disse che do– mano\lella, 11· disco st mos...o.:e, agile, veloce, leggerq. COn-t~- mia madre ml chiamò In casa. veva partire, non gli era pos– ta }Suntina g)i scese sopra, ra- nuò cosl non saprei dire quan- .!\.Uorame ne andai senza dir- s1bile fermarsi. Fu natural– pid~, e pfectsa, e }'.onda· della to. Noi guarèavamo impletri- le una parola. Dentro c'era una mente pregato è.i rimanere, musica si •sparse per la st~a. ti. Il volto deJla signora G!o- gran confusione. TUtto era or- avreb~ passato qualche ora. Era un a~enimento. La ra- Vanna era •viola, rigato dalla mai pronto per 11 trasloco èel con degli amici ohe erano ve– dio 'a quel . tempo non c'era cipria. che le scendeva in gru- luncdl avevamo tenuto fuori nuti a far'e una chlacehiérata, ancOra. Mi" r!"cordo che ..a- Ca- mi dentro la scollatura, 11suo solo te' cose indispensabili. Mia sl sarebbe bevuto un bicchiere. sstsa. •le, prima l'acquistò 11" gemito straziava. c'era dentro ~adre- er9. nervosa, 1 traslochi Ma !u irremovibile. Tornò a Doi>olavoro dei ferrovieri, e una delizia mortale, e un'an- 1~ d:ivano sempre una grande salutare e uscl. mio padre ml accompaghò al- goscla, il presagio d'una scia- agitazione. • Non stare li Jm- Lilianll ed io ci precipitam– i• trasmissione inaugurale: gnra. Finalmente _cedette. Gli bambolato - mi disse -, fai mo alla finestra. Quando lo ve– sentimmo lrilessa, e la spjega- sfuggi di mano, come se la Qualc<'ss.anche tu•· Ma io ero demmo uscire dal cortile ~ zlorl.edel vangelo !atta da pa- forza centrifuga l'avesse spaz- triste, mi guardavo intorno· e imboccarr. frettolosamente via. dié · F'acchi~ttl. · · z,iia • vià da quell'abbraccio. e ml pnreva che la casa stessa Aguzze, ci voltammo per dare -I4liana, ed io cl preclpltam- piombò sopra una sedià. Vi s\ and!lndo a bràndelll. ore. che il segnale di passato pericolo. a guardare., mentre __Ia ..slgno- rannicchiò facendosi vento con tutti i moblll erano spostati e La -signora ~tella compariva in ra SteHa si metteva a. l>allare · le mani e gemendo pietosa- In dlso~d!ne, e che fosse un quel momento col suo fardello ~~ filra~o 1 :u ~t:~~!~~~= ~e~telv;~h"n 11 v~or~~si~.c~~: ~~~t,t<;i~~s~~~~ 1 o~6 1 ~a~.s~od~ ;1;,ia 1 .\b~~~l~e Ti 0 Jl?1li~~~~= ~o•nrd"e.,c,òrnC"heeuhmursu 10 sc.•I_logtrraid•'•-cido di suèore, gli ·occhi stra- ml ricordavo quasi più, questa ciava a girare la manovella e volti e spenti: 11 petto le ere~ ,era la prima vera casa è.ella a cercare un disco, lei correva Va-, flgl!o inio. Faremo gran- seeva scompostamente sotto il inia vita. aUa. mta volta. Mi abbracciò m di 0 , r_estem. _ 1 •Vd'\.?••l_Ia 0 tuda. 11 m 0 •c~e- veStito come avesse voluto Il giorno dopo si s.volse n ron una furia che in. quel mo– ~ di :u Inondare- la stanza. Le cor~ero balli.:,. cominciammo alle tre mento non mi aspettavo, lan– stasera Si~balla da noi. ·siete vicino e la fecero bere, e a del pomeriggio. C'erano più ciò un'occhiata agll altri, che t,\ttti invitati,. e Anch'Io? • - poco e. poco si rimise. Pom- torte di ogni altra volta e II non si erano ancora del tutto dissi~ «Anche tu. a1;1che tu• pilio sen1b:ava invece stupito p1ccol0 tavolo In fondo alla rimessi ed &spettavano appog– - gritlo.' E mandò Liliana ad che Il dlv~r~imento fosse fini- stanza era coperto dl bottiglie giatf al muro. e gridando: • Al- 1lvv1sàre Ja signora Giovanna, to cosi presto. restò solo In itnpolverate. 11 signor Alfonso legrla, allegria; evviva i Reali•, mentre l\,martto stava e;ià !ru- mezzo a.Ha stanza. guardando- era In servizio fino alle Quat- mt sollevò èa terra e partl. ganc:o nei cassetti della ere- si intorno, poi si tolse di ta- tro, cosi lo lo sostituii al'rono- Quella sera non so fino a denza e tlranqone fuori la t.er - sca li fazzoletto, se lo passò grafo. Ma non erano ancora quando ballammo. Mi addor– rina per -impastare una torta. sulla faccia, e raggiunse vcr- le t.re e mezzo che entrò in men tal su· una poltrona. sedu- Cominclò cosi l'epoca. delle gognoso il suo posto. E tornò casa come una schioppettata te acanto a Liliana che aveva. feste. Per tutto queJ,.tempo 11 in breve la calma. pallido da far paura. « E' qul; le due man-i abbandonate sulle fono""grafo-non riposò una se- Ma il più. delle volte te se- - disse. Ci fermammo tutti. mie gambe. ia. Ma chC sera? Comincia.va x:ate finivano tumultuosamen- • Ml ha mandato un blglletto prima· di mezzogiorno. quan– do la sigw.>ra Stella faceva i la\rori di casa.· e poi ripren– deva nel pomeriggio, finchè verttva lll su). ora t: -ionfa.le , ~~~~~~nfJ \~s~di!~t~ttr ~i~i ùBllava flno é. non paterne più. Qualchè. volta mi Capitava di andare da loro ar.che di gidrno. Non. mi chiedeya nem– ffièno se ne a.vessi voglia; sl precipitava alla manovella e ml afterravll al!a schiena ve• ne11.dom1ac!dosso come un te– nero bo!tde, mentre L111ana e Le.i. si strlJ.:!gevano e si met– tevano, a saltellare ln un ar..– golo. Io mi sentivo preso da quelle sue mani poderose, !or– li e grasse, e schiacciato con– tro il suo corpa. Mi pareva quasi" di entrarci dentro. La testa mi veniva conficcata ,tra le sue due mammelle. vaste e compresse, che sporgevano fi– no a tamponarmi le orecchie. còsl non sentivo più niente, se non il violento ojore di ci– polla, dl lardo, di sudore che le copriva il grembiule davan– ti, lucido èl vnto. Con gli ce– chi che lagrlmavano, ml sen– tivo volare. senza quasi mal toccar ter:a., mentre avverti– vo nelle gàmbe, sul ventre, e nelle m•;:,J aggrappate a ie 1 • VITO LOhtBARCl - • Vedrtn. di Roma • RENZQ ZORZI r -t.....,.._ P,•

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