Fiera Letteraria - Anno V - n. 5 - 29 gennaio 1950

P,agina 4 · L A F I E R A LE T T ERA R I A Domenica 29 gennaio 1950 •• t l[}'POtlZIANO, :, IJl·EIGAR Al_lAN PI I: Il duca gli abbia perdonato, ma' lui è freddo con lei e la tratta con una risldtlà quasi ostentata, come se fosu più baua della p0lvere al suol piedi. ROBERTO • E !l'!I se ne sta sola, semp re nella sua sta nza, con le mani giunte ... Giacinta, m'Informa di que.sto... B&NITO • Povera madorma, Iersera l'ho villa, attraverso l'lnfe.rrlata del sun balcone: sln1hlouava In 1tnoc<:hlo cd 01nl tanto lnvoc1sva mormora ndo Ca• sll,:llonc. Lo ama ancora. Roberto. ROBERTO • Non so come l!OPl)(,rtcrà le nozze. Tu che ne pensi? Si faranno otto 1lorn1 a domani, è cosi? BENITO • Già, otto 1lorn1 a domani Ca– J11igllonc sJ)OSerà la cualna Aleuan– rin1, che era , prima di tutto questo . l'amica, anzi la più cara amica della blorula madonna Lalaac. Non voglio pensare al dolore di madonna. · UGO - Mica male questo vino! Perchè, slenort miei, volete bistrattare Il mio ,;adro ne, In questo artare:? Proprio buono (l lnghfoz:oJ questo vino. Chi tr!': 1 g~~:t!• d~ 1 s~ 0 :C~~ :\!~~~' 1 f~ chita rra ... Proprio al bacio, questo vino! Abbassi le penne, la slanora! li conte poi, è un po' allegrone - o lo è stato - slamo d'accordo, ma si va cambiando; ora non beve pili ... almeno I vini che non sono prcllbal1 (sin• ghiozzo}. ROBERTO • Andiamo a letto, via: Quc: sto tiP<> è messo sotto 3.plrlto. An– diamo. UGO - (levondo,o Caaa hai detto? A letto? E' cosl tardi? Non cc n•~ più up aocclo... Bene! A letto, n letto an• ch'io. -: • • • ( Entra Gli;zclnta) Oh, che Dio tJ be· nedlca . Sei tu, Ol1clnta? GIACINTA• SI, sono io.. Eppurc no: non sono lo. Questo ~:.l'enigma. c.::iro. Ero Giacinta ma... Ieri ,e rft. AdeJSO, ma• dama Giacinta, se v( piace, meucr U110. •- UGO• Temo forte, tesoro, (1fnghlozzoJ f1~~i!u ( :rnbdh1~:~~ :u~. 1 èl:~! 0 ai~u~~- to-,rrazlosa! · \ · : GIACINTA i Potét e 'ben . dirlo, messèr 0'10, cra zlo,Julrp•. lnfath li ' .. -onte Castiglione non m'lia nucosto che tono u 6iir~er:i~Q~~:::; , c':~~~ I SCCmO! GIACINTA • Qui, suarda! UGO - O Giacinta, (ainghlouoJ non vor- rai dirmi che Il conte mio p:-drone ti Introduzione ha dato queatc gioie. GTACINTA • E se touc co.!11. amico ·bello? UGO • Senti que1la, lo metto la mano Il manoscrfUo df qut.:tta trar,rdfa ha ,ma curiosa atorla, come curlo!lf 1ono { rJol peraonaaai, lo spunto della tra• ma e ,opratutlo l'ambientazione. Poe COmJ)03e I POLlTIAN • nel J,U5, Fur ono f consig li utUftarlslfci drll'amf• CO Kent1f!dl,I, romonziffr di .tuCCf'HO, a dl,.rorr,Uerlo dalla -noislonr e dall'am– J)llamento della tra gedia, incHandolo a dedlcaral a Jaoori di più immedklto e •lc11ro ouadaano. Alla morttt di Poe (1349) U manoscrfUo .si t-rot:aUG nelle murH di Mrs. 611eUa Sarah. Lcwl.s, aml- ~a v~:d~~ 10 pit~a~~,11~ 0 !fc ~11~:rn~ sul fuoco chi!: ho 1là visto quest'anl!:llo ,-frc per una boucco la di donne. Anna. al dito, al medio, all'lndlce ... anzi al Cook aPO.tò Beauchamp, ma non t-rala• ml.no lo del conte. Fra noi t..illo hln • ::: ,!....'~~ 0 ~ir ff':~!!~ 'Jfc1~t ~ 1L d~~~~~~ f~Ji:~ 1 e~> Nèo~ 1~~:1ic?~1~"::p;~~ l:~,e~ buuò alla porta dt! colonnello e oppe• 'Muoio disperata! Vo1llo uccidermi na queatl appa,.-ve, lo pugnalò. Ann~ selvaulam ente. Son disperato! Cook fece U ponibl/e per e,scre fncrl• GIACINTA • séJ ..1bronzo! minata col marito e per dividere con UGO • Ecco, li tolco... lui U carcere, mo n 1rlbunolc speciale GIACINTA• O Dio, la vita roi toslle_, condannò a mo,.-tesolo Bt auchamp . An• UGO • No, tutto Il mio arqore, Io vado, na, COrTUP.Pe fl accendini, ropafi ,n.re Il Giacinta. Addio. (l'a f)tr u.tefreJ. marito nello cd14 « ai 4uvclen6 con lui. GJACINTAi." (troll~e"dolo ~ i,n brac- :~:,;; Ì~ 11 :c!fv!t!ii:af ~::: :;: ~~:t:~ ~i~o,F:~llii~omio~~ ~~~ 1 rd:~~ ~;~~tp~~n~~~•:!<;;,/:tra~~~!~! 0 rt:•, · ::-rfe'!':t,tabl!1 .. ~nl1 'te~f.rdd~1:~~e son mlle trama. nello., Roma rlnoaclm•n tale, UGO. (~orbottondoJ • Certo che li vedo. non è chiaramen te cO,pprenslf.lUe. N• al, GlhCIN"A • Qutstl smeraldi.~ questi comprende perchi èbbla odopibralo U t9pnzl. .. Il vedi? • ~: 0 1~,~~a~a~ 01 !:r~~/~:: ,o~~li~!! ~~t~; -t~?A~ÌN~~v~1°Ù vedo.'.. Il' vedo... • Non coi l la Jiaura d,el vlgll acco ,otto lo ve.sie puoi sputare niente di Più dalla tua del Caatiallone divenuto e duca di Bro- bocca... e Lt vedo... • Mi sembra di allo ». Meno ollaurdo i il fl0me oraziano no, oppure wdl doppio. Questa ~ una d'aver parlato con madoMa? s. OZZO - Ser conte, lo non la vedo da undici mesi. Suo padre II duca, come tu ben sai, la tiene segre.;ata da11l • amici e, detto tra noi, cali ne ha ben donde. Ah! Ahi Tu mi capbcl, "Yero ... CAS'I\ • Jo no, Sant'Ouo , lo non ti ca– pisco. S. OZZO • Oh bè, non importa. (canta) Un uccello dalle belle piume - e dall'oc chlo birichino - tientelo In aabbla - tientelo in 1abbla - tientelo In sabbia - sempre rinchlu!o - prima che prenda Il volo. CAST. • Hal torto, Sant'Ozzo, lnde1n.a– ment(': torto. lo credo nel petto di don– na, non abbia mal battuto un cuore Più puro. E se una donna dev'esser scaslonata del suo fallo, questa è lei. Se poi, una promeua pronunciata nel modo più nero e più solenne , e dopo Infranta in malafede, basta a condan• nue , un ·uomo, S.ant'Ouo, quel dan– 'nato llbaldo·■ono lo. Giovane, ardente, be:lla e Innamorata, e pura qu■ntn bella, come poleva In me vedere - lei cosi leale -, come pateva lmma• atnare la mia Infame mallzla? Vorrei non esser Castlsllone ma qualche rouo cpntadl no occupato umUe, al •-.io umile camp0, ma restare tlcro della mia one,tà. · S. OZZO - Veramente bello! Non ho mii sentito In vita mia, uno sprolo– quio più santo. Infine tu hai r■alone. Oh, l'onestà ... ! Povero, ma roncsto, con l'Mnlmo ,ere no e l'estasi indlclblle del burro, li pan pepato e una clotoh1 dJ latte un p0' allungatQ.. . CAST. • (trattenendo a ,ic11to un aor– risoJ Tu sei matto, Sant'Ozzo. S. OZZO • Anche. questo è vero! Fam• ml andare prima che m'Imbeva della tua sa11eua. Buondl, e se dovessero farli cardinale, verrò da te MdImplo– rare un alto patronato. Nel frattempo vado e ti ,ped (sco Il cilicio e· le ce– neri, (Eau). CAST. • (ride) Che Il diavolo 11•porti: Malarado tutto, In fondo ti stra ppa un.::i risalti. Infine non vedo per chè dovrei, p~r una plcc0lezza come questa, pren• dcrm ela tropp0 . Incerti quotidiani ... Sposarla? No, Dio mio! Cntlsllo ne non si .sposa con chi se l'è spassata. Mal, per carità! E che ,e n<"direbbe, PQI, fra I cortl(lianl? E Sant'Ozzo che ne può pensare? No, non ho li dirlt.to di 1ettare questa macchia alla mili capi Dl Bro1Uo è un'antica e onora• la dl1eendenH! Non ne ho Il diritto. E poi, non son !esalo da promcsn con la dolce cuslna Alenandra? Con lei ho impe1nato li mio onnre. L'ono– n:, tnnnnzl tutto. Non pone macchiar.– In cosi. t..lage d'altronde è di mode– lli• condizione ... No, non J)OlS0mac– chiare Il mio onore. .. Oh, Il mio ono– re ... l'onore ... puh! Non è che un mal di testa dalla sbornia dl Iersera che ml dà questi rimorsi alla coscienza, SII uomo, Caat11llonc, via, sii uomo! Un p0' di vino e ml rimttto In sam– ba. U10! Non se:ntiJ Vino!! (entra Ugo con un scc:chclto e un paniere pieno df bOtUglleJ Che diavolo ml -porti? • UGO • (e,UanteJ Monslanorc_ CAS'l'. • Cosa ho detto? Dov'i ti vino? UGO • li vino, monsl3nore? Ecco li vi. no, monslsnorcl Dodici botllglle, mon– sh:more. CAST. • Dodici bottl slle? Portn un blc· chlc:re di vino! UGO • Dodlcl bottl,:lie, monsl1nore, per servirv i, del ml1Uor vino di Salerno. mandate In dono da Sua rlvcrcnza Il conte di Sant'Ouo. CAST. • A onor del vero e•~ da re,tar ara ti a sua riverenza - cosi lo chia– mi, no? - Sua riverenza. Dene, stap– pa una botti1lla e la,ciaml gustare Il contenuto. UGO - No, monsla nore, non si può. CAST. - Ah, e non si pu0 monsl1norc •! Cos'è questa idiozia? • UGO - Neanch e un aocclo, mon1l1nore. CAST. - Oh, e perchè, bel somaro? UGO . Etto, Il valletto che l'ha p0rt•• to, m"ha r!Ce.rito qucuo: non bere U vino. senza avere scelto ... CAST. - Che storia è? UGO . Giù, monsianorc, c'è ancora un altro dono perchè voi sceallate, o quello o il vino. CAST. - U clllclo! Pcrchè non m'hai portato anche l'altro dono? UGO • Eh, monslsnorc? CAS1'. - Testa di bronzo! Perchè non hai portato l'altro reaalo , ch'io lo vede, capisci? UGO • Non pouo. CAST. • Non puoi? Villano! Porla e la vcdremn. Cos'hai sulle spalle? (Ugo o~llo a terra H /ar,ottoJ. UGO • Un clllclo, monsls norc. E 1lù c'è un enorme vaso di ceneri eh• non riesco a sollevare. CAST. • Un vali() di ceneri! Quel matto di Sant'Ozzo! Ah! Ah! Ora f' un p0' troppo ! C'~ da morir da ridere. In quindi, devo sce,tllcre: le ceneri o li vino ... U10 manda a dire ... Ah! Ah! · Uao mand a a dire al conte che tenao li vino e lascio a lui le ceneri. Anzi, un momento ... Digli che ho i:cnsato ... meello, ho riflettuto -sulle sue parole - lui capirà - e ci vedremo al ballo. E dopo stappa una bottiglia e &odi• tela tu, Il valletto ed Il glullatt. Ah! Ah! Solo che cl pensi._ Un mu ldlo di ceneri_ Ah! Ah! Non riesco ad arrabbiarmi con costui! Bel t!Po di 1auden1e ed allesrone, Il conte di Sant'Ozzo! III SCENA Una 1alo •di· J)ala::o. Aleuandrc e Ca,tfglion,. ALESS. • Tu sei triste, Casllallone. CAST. • Triste? No, per nulla. Son Je- llce, Il più felice giovane di Roma. Ancora pochi giorni, pe:ua, dolce Alesandra, e .sarai mia. Son proprio fellclulmo. ALESS. • Hai allora un modo strano - per esprimere la aiola. Co~'hal che ti turba, cuslno? Pcrchè SOJplri cosi pro– fondamente? . CAST. • Ho SOllplrato? Non ho fattn c11..so, E' una sciocca abltudlnr, alquan• to scloc~a che Jiò quando ml dnto felice. Ho proprio sospira to? (10,J)lroJ ALESS. • Ancora! Tu non stai br ne... Da un po' di tempo ti liti d.ato ad una vUa... Questo m'addolora. Le ve-alle e Il vino, Caallsllon e, li rovinera nno. ;;1ua~~ \i\mr:!~lfo. c~'re~~:o:_ 11 u t~i peto - riesce a logorare più delle notti pa.s.sa1ein 1ozzovl1lla. CAST. • (riflettendo) E' vero, cara cu– a:lna. Nulla come le ore tardr, e Il bere può losora~. Neanche un'antoscla p~ fonda. De.vo correuermi.. ALESS. - Fallo, U .prego; e vorrei. ari • che tu lallclau l I tuoi umili amici, compagni d'orgia. Umili amici per l'e• rede d'un DI Brosllo e per lo sposo d'Alessandra. CAST. • Li lascerò, . A,LESS. • SI, devi lasciarli f', ancora, dà un po' di cura al tuo vestire .. alla tua casa. EuJ stonano col tuo ranao. Tu sai, molto dipende dalle apparenu ., • •ili umani, spiu · 11 sonante vento CAST.• Cl badel'ò. • e d'occldenie... •· Oh, bello, veramen• ALESS.• Ma blidacl dunque e fa p!Q, tt' bello - corrt'6 vicino alla mia so- attenzione al tuo portamento.- Tu 1r1ante tmm.aalne de.I cielo. Che terra c:is;c~J ~:1:!~ ~~,~ ~~~ .. n6n ho pro- :~u~: .. ;i ~~! ~e ha.~c: 1 li tom~~ar3 Alf~s!a. d/!~l!~afhii d~~~I. di Ule.' lii• :· 'èi~~~~tari~'-~~~rto non ,.-bpo nd ' • ciS~~e: (o;,;,,ottaJ Dole;, iradosa. u: , ~:: 0 ~b.°~:~!' di51,ir 1 ~, 1r~~: 1 : ud~ l■ae ... ! . • ·l ; tal Fernando dice: ella mori troppo ALESS.• Coba ha detto?- lo parlo a lui 11ovane. E Bos.sola risponde: non ere- - e lui parla di Lalaae ? Conte, li ®• la sua lnlellc1tà era ·ormai vec• prego (apPoQgla lo ,mano n1'4 .rua chlala . Sfortunata fanciulla! Gl.acln• apollo) cosa val soinan(Jo? • Tu non , ta! (G iacinta non risponde) stai bene. Dimmi COs'htl! ' · Ecco un brano più triste , ri!spcrato e CAST.• Oh, bell4 custna, perdonami, tl as,.a1 vicino a quella regina d'Eslt to ~re::,,-; ~:i r:!~o p~a~l! 0 5 ~~f~, TQ~~~ ~~q~~~o 1~f1~:. ri:1~ te~~ t:;~~~ , t'arla è opprimente... Oh, Il duca, la 1torla ... e Ma le sue ancelle pian• madonna ... (Entra DI BroalioJ. gono, chine •ul suo c0rPo -- due •n- DI. BR.• Ho nuove per te, fl1llo mio. celle dal nomi aentllli Erfos e Car- Ebbene, che c'è? Fa ,U broncio? Dalle mlon . Còlomba e Arcobalenn._ • Ola- un bacio, Cutisllone, dallt; un bacio , cinta! animale. Sublto. via, non ~ ne parli. GIAC. - Che c'è, madonna? Ho nuove: per voi due: Pollzlan o, con• LALAGE • Mia buona Giacinta, vuol ... te di Lelcester, ~ au eso a Rom• dli TI prego scendi In biblioteca. e p0rta• un momento all'altro. Lo avremo per ml Il testo del vecchi evan;icllstl. le nozze. tJon • è mal venuto nella GIAC.• Puh! (e,cc) città Imperlale . LALAOE • L'uni co balsamo LI troverò ALESS. · Come? Poliziano d'Inahllterraf ru1lada ,per Ja notte del· mio amaro Dt BR. · In Persona, e.ara. Lo avremo tormento. Una r1.11ladapiù dolce di per le: none. Giovanissimo, ma &là quella che sul colle Ermlonc scende maturo di f11ma. lo non l'ho mal vi- In catena di perle ... (Giacinta rlcntre1 sto, ma a quel che se ne dice, ea:11 è • aetlo U libro aullo tavola) ~n~::i~dl!i~~h~~~I: :r~Obift~~ s:r~'• d:: O~~; i,~c;;;f,~ .. 11 libro , madonna. Oh. AL~~$~ _PtJ 0 1 td'n~t~':,'jt~ 1 ~rlar di Po- LALAOE - Come, Giacinta? Cosa ho llliano. Allcaro, volubile, lencro... ~~~~ 0 c/hie~~à ad:rt!e:::t~~~: ~l Non. è cosi? Poco portato~ certo, alla servi e sei sempre stata fìclata t rl• DI~:~1 .t~z~l~;; ltro. cara. Non c'è ramo, G:rd. 10 _sa;,/c"!';j~~/ ~~e:~vlnccr- St _dice, In tutta la filosofia , anche Il ml che abbia ancora qualche cfolc:llo. ~~u~~~S:nz~~ ~~ ~:~e'=hi"~!~~: No, mc: l'ha dati tutti. , ALESS.• E' molto strano. Conosco .al• LALACE. DlcevJ, Glaclnt•. ~!~ cl pen- cuni che ha vlslo Poliziano ed han 10 • da temPo non ml parli p1u del ma- vissuto In ,una compaania. Parlano di trl:'°n lo. Come sta Il bunn Uso? E lui come un matto 1audcn 1e della Vf qu nd o sposerete? Se pos.so far qual • :~• ;:id~.ve la coppa del piaceri fino Ql~~i'nt~~alcosa che ti serva ancora.N C~~! ·c·o:o~~; 1 ~n •:.· :~/lsi:n Pd~::!•~i GIJn~iit:!~~~ c:e~ t~s:.r~~ ~~endc: r~:·: un gaudente. E' un so1na\o'! "e.un uo- donna, non ala necessario sempre rin• mo estraneo alle comuni -p■,Jslonl. facciarml quel ,clolelll... DI BR.. Non slamo d'accordo, ragazzi. LALAGE - I slole-111.Glaclnt~? Oh, cre– Andlamn fuori a aodere l'aria frt:sca di, non penuvo affa tt~ a quel 1iolclll. ~~~tt~h~ln;~I~;~~~ :c~~ 0 't1°iio 1 ~ 0 a1~ Glt;i•t:n::~ ~~ls,~~:1~h~ 8 ';ft ~ 8 !~~at: conico? pietra dell'a nello è falsa, pcrchè- è si– IV SCENA La atan:a d'una dome con una fin~ stra ape-rta sul gfoTdfno, l.,alaae in abito da luuo 11retto leogc ad un tuvoto ,u r quale ,ono d~ lfbri ed uno specchio a mano. Phi. dletTo Giacinta, ' lo comerlc– .,.a; lndolenlemenl• adagiata ,u " "a ,edio, LALAGE • Sei tu, Giacinta? GIAC. • SI, madonna; eccomi qui. LALAOE • Non sapevo, G.iaclnta, fossi qua. Siedi. Non stare In 1011ezlone per la mia presenza, !,Jedl. Vedi, ml sento umile, umllc:molto, CIAC.,.. fa porte> Era fempot' '°fSI sfede -db 1bfeco, bello comoda, e QUG1'dO IO padrona con uno ,pr~zzo, 0.ttenta.to . Lalaae riprende a leaa ere J LALAGE • • Snuo un altro r.felo, SOi• • gluo!le, norto un flore d'oro - ma • ma era un'altra terra ... • (1,olta al– cune pagine e riprende> e LI non vi • sono lunghi duri tnven,I, nè neve • nè plogila. Ma l'Oceano, sempre, aali curo che li conte Castiglione, neanche per Idea avrebbe rcsalato. un vero diamante a un tipo come voi. Ma è ben certo , Madonna, non porterete plt) le va.Ire aiole-. Eppure. l'nvrel 11iu• rato. <EaceJ LALAGE - (acopp(a in afnr,flfo:u col CC.PO chino aul tavolo; una brtue J)OU· • •a poi al:a• 11 tnaoJ A que!lltnslamo 11iunt11Dalla tu a ser-- :h~ i:u~~~: 1 1~ 0 ~ftt:C~n;u~~:~r l'anima. hl guardo nello specchio> Ecco un amico: srande amico di .altri Rlornl: un amico che non ml tradirà . S~cchk> buono e fedele, raccontami, ti pre~o. una 1torla bella e non badare se è lnteuu ta di dolore - etto, ml rispende. Parla di occhi tntavatl, di guance appassite, di belleua tramon• tnla. Ml rlcor,ta la Jl'.lolache ~ fu11t– ta. la speranza - dolce speranza - morta e 11epolta! Ora In touo cupo, trilite, solenne ma distinta, blsbla lla d'una 1omba aperta tropJ>o per tempo ■ una fanciulla perdu ta, Specchio buo– no e fedele! Tu non menti, non hai mete da toccare:, cuori da spezzare. CastlJllone diceva d'ama rmi e men• a un coUe-:fonfsla di outoQrafl. Questa pagina non Ju phi rlntracclata e la sua Tl'l(U1Ca11ta determino ancor ()f1QI la la– cuna nell'tHtima .scena, La Uwl.a fu p{1\ lordi sollecflara o con.regnare Il mano– •crltro dall'edltore · Jngram che 1ta110 intraprendendo la ,1ampa delle oper• omnia di Poe. Inoram, però , non fn• cllLlt che cinque .,cene nella ,uo edfzio- 11e: ial• sc•Uo i quella i,niuer,olment,:: f'f1>1'0dolto in oltrt ooli,mf e -,,.r/lno lit ftoffa,10 nello 1roduzfone delle e Poell,le• a cura di Olluero (traduzione quanto ,noi pedfuequo e per questo th ole"nl punU anche 1grammaticata ed 411urdal, PrecllamHte questo ,ceUa COfflprende– vo le ,1cene lll, IV, VI, Vll, IX. Le- re• 11on1f ,1cene f"rono acquistate dal mi• llardario Plcrpont Mor.oon e d perdct- 1ero /ra ti 11,10 eccezionale J)(ltrlmonfo di ,.-arHde di antiquariato, Solo nel 1923, fnuen10,.-fondodopo la suo morie, •i re– cupe,rarono i fogU mancanti e fu po,- 1fbfle una pubblfca:ione ,Jnleqro le (sai• oo la lacu,ia della ,cena Xl) edita da Geo Banra - Coli,mbio Unlvrrs !t11- M11110,honeolt U.S.A. QueSla che la Fu~ra J)11bbllco è la J)l"lma u·oduzione ftoliono dell'tdlz ione integrali'. 1~r!'°~!gaen,!~,'iad'tt;~~n;:;J,!'"::n:!a~!: '~~2_ u::r1e::C!r~h'ì!b~l•c~~~a~: era l11tonolo alta lnuenultà di quell'e- cinque mlgJlala di corone corne hltnte. poca ancoro epica dello let1e,.-01u,.-o ami- UGO • Vedo. Ma certo, (alng_hiozro) 1 che ,-icone che, d'altro parie, da questo con,. vedo (aua~a lntereuatoJ. ·· ~ • f!~~~~e trau e e U suo limite ,e la su11 G~~~:.~~it7:~T ;;1~!/"ro n;;,"nJ~:\~Ò IL DRAMMADI UN'ANIMA. tlvA. Tu sei sincero, lui fal:10, falso, falso! <Ment-rc elle J>aTlaun monaco e •i ovuièlna fnosaeniato). MONACO · Tu hai un rlfugln, figHa, nel f.~e~r~:.er;:ntt~ie t>;;,;!~rnc. Purifica L'opinione dei maaoiorl crltfei ,uno ricca fantesca di Roma, la 'più rtcca tTagedio non t concorde. Jn rf'altd, bi· delle flglle di qualunque betto llere, ll0(1na prendere queato ienlo;tlvo ~,.. perchè questi 1lolelll, che tu no_n vedi, quello che è: un milito di a!.>Ultddram • app■rtenaono a me. Sappi che Lalage, matlca e.stlnthia • dt manl, rfllmo uec- la mia slanora, Il ha reaalati a me, ca• eccezionalmente condizionata Lo spunto della t,.-ama Ju o/ferlo e Poe do un procea,o romonllco e dCl mo-– roso 1vol10.ti In An1erica nel 1925. Il ofovone legale Beauchamp oveuc otlc– nuto prome,sa di matrimon io da porte di Anna Cook, a JXlJo eh• •all la uen• dicoHc verso il colonnello Sllarp, ,.;he l'aveva precedentementc compron1,;aso e abbandonata. Il Jldanzoto aftdò a d11et– lci M,orp, mo H colonnello ,, aottro.uc , 1011cnendo che un uomo poUdco del nio rango non poteva. rt,chtare di mo- chio , 1ile, di un rdlalòao candore Urico, pisci? E me l'ha d■tl spontaneame nte di tiluozionl rlsolle • non risolte, mo In dono di nozze, tuUl qUHtl alolclll 'ricche a traiti di uno al!I0oloriul ma po- - uno per unol - Dev'cuei e ammat- tenza drammatlcc e poetico. Comunque tlta. · lo si voglia giudicar,, rlmone un docu• UGO - Ah, madonna Lalase t'ha dato mento di lntere,ae premfnenfe J)tr la le aiole! E come va che (1inghfozzoJ esatto comJ)l"ensione df un pocto per tu porti quest'anello? · troppo tempo mokonoacluto, GIACINTA • Il conte Caatlgliqn·e tue; 1..a. traduz ione dl Poe J)l"eaenca dltff- sl1nore lo diede a lei in pe1nn d'amo- ll Poe fenomenico sla come l'albero colpito dalla fol. gore sull'altura del Br ocken; da · cui gli uomini vedono dtsegnata sulle nubi l'omb ra spettrale dì se si.essi LALAOE • (11 al:a di scatto) Io sono In eue rra con Dio. Gli occhi paurosì del Piacere terre no ml turbano i sensi. Val! Non riesco a pregare. Anche Il vrotumo del giardi no ·m1 turba! La tu a presen za mJ addolora. V"! Il tuo abito di chiostro, ml riemp ie di spa– vento. La tua croce nera, di orrore e di paura. MONACO • Pen sa al tesoro dell'anima. LALAGE • E tu, al 110ml pa~U: a mio padre, a mia madre nel clcln! Penu alla ·casa quieta , al rll3cello che scor– reva di fronte alla porta, alle mie sore lline. Ad esse, monaco, pensa! E coltd di linr,i,ooalo e di 1umo1fera fuori re un anno fa... E Jet me l'ha datL del comune. Ho cen:0 10dl rf101verlc co- Chiaro? di MARI.O me meullo ho J)Otuto.Vorre i che quc.,to UGO - (ammiccando> Glaclnta,N /one t'avvio da J)(l;rtedi altri phì abUf GIACINTA - (c.•· > Ebbene, UsQ? e p(Ù In.spirati, per la tradu :!one del cin• UGO • Allora, cara Giacjntaf quemlla versi delle Uriche di Poe, che ,GIACJN1A • Adesso vcdJ? , e ENT 'ANN I fa un banale epi~ mini vedono disegnata sulle nubi !n~~~~o uannan~::!1: :; 1 ~,:i~rtl~uif!~:~ono U~~;r~! •:c~~~':f~ie i~ 1 mr!~n~~~~z~~f sodio di malco stume eletto ra - l'omb ra spe ttrale e monumenta le di A SANTONI RUGIU BIACINTA _ 1 Vedi»? le precipitava la fine di un o se stessi. Il Poe lesse nel Bérangc r . G. nn.'o 1•50•• GUGOIACl•NVTIA•• .l•vm,md 1 1 0 ,un•onln•v',••·i, (mo,t,a de i pii, strani gen i d'ogn i lètteratura , e adottò il rr:otto: • Son CO(':ur est l'americàno Edgar Allan Poe. La un lut h suspcndu; sitòt qu'on le 1011- ••POLITI A~,, 1 giolelU f'fUrondoafJ. • scena è una · bettola , come nel caso che il résonnc •, e lesse in 'Thomas ui?, cfn~rl Dolce ·Giacinta, m~donna dc.Ila morte di Christophcr Mar lowe; Moorc i versi The lell-l ale Ly,..e di GIACINTA • Eh, son lo che e vedo, e ar.chc il Mar lowc, cortle il Poe, ,era cui dovette ricordarsi pcl titolo di ora ... {prende Lg(oielll cd tsce uguf• un anormale; entr ambi poi scrisse ro uno dei suoi pitl o,·ripilanli i-accont i, TRA ~EDJC ~ ta da Ugo che caracollo >. in \'Crsi su Tam erlano. E siccome essi The t,11-lale H,art . Simil e a quella "-DI ~ II SCENA sono i due soli letterati di nota che cetra sospesa al vento, il Poe derivò PERSONAGGI LALAGE. un'orfana pupilla di Di Broallo ALESSANDRA, nJpote di DI Broglio e fidanzata di Ca,tigUone POLIZIANO, conte di Lelcester DUCA DI BROGLIO CASTIGLIONE, suo figlio ed erede SANT'OZO, compagno di Castlall one 'BALDASSARRE, compagno di Pollzlano GIACINTA, cameriera di Lala1e UGO BENITO ROBERTO vallcttl di casa DI Broglio UN MONACO L'azfonc af 1oolge ln Roma oll'epoco del Rlnaaclmen10. I SCENA Un (Zppartomento nel J)Olaz:o di Bro– glio. Tracce d'un festino p,.-otrotlo fino allc ore piccole. Su uno tavola del can• delabrf le cuf cande-le ardono, agli agoc• cfolf; maschere, un liuto, scarpine di darno e boutgllc infrante pre.sso la Por– ta • *"' tavolo. EntTa Benito e i-rova Uao, ubria co. UGO - Ah, scl tu, Benito, quello 1\1' (sfnghlo::o) sono .andati? BENITO - ECCO una questione, Uso, dlf– ficJle a chiarire. Son vuote le bottl– allc. Allora sono andati. Del conte di Sam'O z..tp- m'ha me"_? a gambe al– l'aria poco fa sulle scale, mentre ve– nivo aù - posso dirvi con certena; r:gll senz'altro è partito. Più • parti• lo • di cosi...! UGO • Ha sloulato Il bravo? <•fnahfo:'• zo> ... E Il giullare dov'è? Ml dicevi che sua eccellenza se n'è andato ... Scoml>'!Ui I violinisti. li diavolo Il portU Son veramen te lmbf':cllllto dal 1iran sonno. . BENITO - (tU.uand,oloJ Oh, questo è ve• ro. Hai raj:ionc... raslonl .sslma. Ncssunc., abbiano poetato di Tamerlano, cd dall 'anomaliél psichica una sensibili tà, nega ipfattl che tu sia una cima di Uno tPoQllotofo del conle CoaUgUdnc. entr ambi trovarono la mort e in una una ,•ibrazionc speciale, grazie alla ubb~clm~tc;! Chi ha detto Questo? E' Caatigltone in deshabflll e Sant'O:zo : • · ~t~o~f ;Atc ~~car~:i~~ J;c1t~u;~g~~~~~~~ :~:~ ic:ue!ta~~it~;t~:~/c~~l~~~ i~~in~~~ BÈ~i1i'ò ~e~~ nd,~b,,; , 03 ~1: 0 c~~;t!h~ S.s~!f1'h, C!~1~f~~ 1 o~a 0 :I~ 0 c~n r!;r. del..conq uistatorc as iatico. Effe tti va- sugges tione osscssi\'a. ·Ed è grazie a po,sa aver mentito dat6 che set un bu• di beffai Mllfllo, Castlallone, non né mcr\te il caso che fece cade re il P0t questa qua lità di perpetua ossessione ~~~1~ !r! 1 i,~e aJfr:~~~~t~n't~:o.R~ :rt~°mr~~~~~. ~~!sp~~~l:~~u:~\~~~ in una delle cosidcttc coop.s o stie di che Poe , con gli stessi temi, colpi bertoJ. Oh~. ma,tro Roberto! Che hai CAST.• (Irritato) Non mi sembra •uno polli in cui gli agent i elettorali se- piit in là che HoHmann, che pure fatto del tuo contcf scherzo. qucstrav ano elettori potenziali per prec orse tante delle sue scope rte, ROBERTO • Cosa farne d'un avvlnaz• 5. OZZO • Ah no? Ah noi Non II scm• ubriacu li e captar loro il voto, non non avesse colpito. Figure di dip so- :,1011 ~"c;'ati:::t~~~r~!lo 1 ,~! !::~~~~ ~~/~h;r:o~'A:lh~~hil~r:"c~ ~~ mutò gra n che a un destino tragica - mani, di ncvropatici, di convalc scen-. In letto. _ s~ncio . E' proprio un aJfar serio, ·In mente segnato fin dalla nascita. Nel · ti, sdoppiamento della per sona lità. BENITO senti buon Robert o. Tu pen fede mJa ~tita una sborni a Un af- secolo scono Poe faceva bella figura persino il tipo di d9nna etera, meno si che i1 duci non ,appia di quest; far serto'... Ottima Ideai Gu~rda un accanto a Ba11delair e nelle poco sot- ang elo e meno vamp ir o, li trovi già ~~~~~o:fu ,~•~n d~ 0 ~i J!t 1 :;~/~o! ~ 11 f~~ %~~e~~~! i\~~~~lz~~n~a!!: tili disqui sizion i di un Lom&roso o in HoHma nn. Ma tutto · questo ro- ~ peggio, di tu, In un alovane del suo butt.aio In qualche parte, deve esser ci di un Max Nordau sul genio e la manticismo spettral e, quest'a tmos fc- rangof Questo è un cambiamento In un rMarlo. vedrai che te lo mando. dei;:enerazione: cd è di ieri la supere• ra. da musco delle cere e deg li auto• lui che lo non n:,'a:1pettavo. E' cam• E un faaott ello di pater -nn,tcr ... Ti rogatoria notom iu azione (mi ci vo- mi, si quinte ssenzia nelle lugubri las- u8~t~ t! ~a; ;;.n~vuto, no? _ L'hai ::ngl~ lc~~:tochl;s~~:O a a~~lc~~~~t: :t glion parole degne dei due groS,i vo- se del Co,..vo e nel cre scendo spa• detto tu, Roberto _ capita un p0' a una mascherala . Lo avrai; perbacco. lumi) che la psicanali sta Marie Bo- ventoso della CadHta della Casa tutti quando si beve di nr,n es.sere Fammi andare a casa e te Il mando naparte ha fatto dell'op era di Poe . U,J,er: poes ia e rac conto che forse più ell ,teni, In l>CUI0,si capisce. T0. 1.n un vaso di ceneri flnlulme, Che a noi serve per ferm are un solo han bisogno d'una buona dose di RÒoe:R;g~• /;18 c: 12 n;~) c;:i, f~~t:~~~re C1!! t-òr.~:eno nd0 •1J TI pre,'.lo,smetti , punto , cd è questo: che le verti ginose coboti,rage, d'una messinscen a in una sia molto cambiato Castlsllone? A mc:, s. OZZO • La smetto._ per forza, la qual ità di scoperta del Poe, quelle per camera buia debo lmente ri schiarata ,1. Poe.o tempo fà, se ne 1 01 11 qualche smetto . Ohi, ohi, ml sto spi.nefando. cui egli è div enuto uno dei nomi di- da una candela (qu ale Poe soleya spraz.zn un po' volaar e, era un sen- Non parlo Più, sta pur tranquillo. vulga ti della letteratura uni,•ersalc, preparare per le sue recitazio ni del ai~~;o 0 .no~/~ 1: 0 v~,:e~nra:t~ secco. fA~lz·o(~U':~n~i.~t~?:; 01 si riducono in sostanza all'aver egli Coroo) per rivelarsi nel loro pieno Povera Lalaae cosi bella e snr.losa. CAST.• Parlo iul scrio. olt repa ssato una linea , un confine mai sigmficato di composizioni ad cHct• ROBERTO . SJamn sinceri, 11suo com• S. OZZO . Ed lo ne son convinto . altraversato prim a: con lui per I.\ IO, di Grand Guii:no l d'un g-è ncrc portamento, per me, l'ha condannato . CAST. • Pcrchè ml arrnu1 allora con prima ,volta iL subconscio si arti cola sublime. Non vogliamo con ciò spo- ~i!:,l~no~ t u;u;m:n~: ;: 0 s~:sf~~~u~~ ~~ !~i ~~l~~~et~ ~~l~~ ln:~et~~;afm1:n~ in lctlcratur a in un lingu•g gio hgu• gli:trc il Corvo delle penne del pa- :10n convinto che qucito ~la Il prln- te. Qmindo hai visto madonna Lalaae, rato tr asparcnlc, . i consunti mo11\•i ,•one, abba ssare ìl Poe al liv ello <l'un elplo della sua rovina. Co,l Il chiamo l'ultlma volta? del rep ertorio romanti co divengono istri6nc di genio. ll Licbeslod, l'a mo- lo. t suol travlzl, e la mania del 1\oco S. OZ7,0 • Undici mesi fa, almeno. M~ espress ivi del dramma della , solito· re-morte, fu la nota dominante della ~u~~~t~ 1:art;:':!~:~e - e sonn tante - f~ 1 t!f: 1 measo ora quella creatura dine d'un'anima ecceziona lmente con- sua avv entu ra terrena come della BENITO . 11 suo peccato pe,a lnsom• CAST. • (uueroJ Sant'Ozzo! diiionata. Il Poe fenomenico sta CO· sua ar te. E~l i argom enta nella Fi - brante sulla sua coscienza e lo tn• S. OZZO • (calmo J Monslsnore? , me l'albero colpit o dalla folgor e su l- losofia d,lla compo.si ;io11e che la pila sclna per quella strada. D!toeonoche CAST. • NuUa, Quando dicevi dunque l'altura dd Brocken , da cui gli uo- alta bclleu a è int risa di mela nconia, lioteca Grno Bianco a me, al mio amore sereno e alla mia flducla. AJle sue promesse, Alla mia . rovina. Pensa, pensa alla mia seta- e che essendo· la morte il tema pili t~:r dya~; ;:~l~zl~. ~":iTrc 1 nz':.' i~r~ melanconico , la morte d'una donna variavi di fede e di voti innanzi al bella doveva essere il tema pocticc. trono 111 Dio? per ecccllenn. Riduzione ad ass ioma MONACO • SI. logico d'una idiosincrasia che era il L't,L~~~ei ~~~u~~~a~! ~~ ::!(~ ~~~ destino de l poeta stesso. Poichè que- aorlco e Immediato? un voto solenne? sto è ,l'atto del genio: diverso dal MONACO • Ques to zelo, uau.,. mia, ti mondo circo stante, solitario nella sua onora ... un ~ca sensibilità; esso intrap rende a LALACE • No, padre, que,to zrt,, non ha rispl'asmare il' mondo a immagine di ~:l~uct~k)f 1 u~n~~~ !}:~~u<"rc~i" ~~~ se ste sso. E come M ichcla ngclo ..in- sacra re ti I mio• voto... rn monaco vest ì persino i santi del Pa radi so le J)Or0e fl croce.lfuo Rabbrt vtdillc•J del suo soff io di to rment.1to e cupo No, non quello! No! No! TI ripeto, Titan o, così Poe, portando a uno ~:~ 1 ~":,~r~~"~!a:t~~r~=~~~~ ; Q~!i1o~~':'. sviluppo estremo e quasi insostc ni- nati. Ho lo un crocefis.so ... !o. Perchè bile una tendenza sentit a da tutti i ~t-nso sia giusto che Il gesto, 11volo, romanlici, fece accettare agli uomini I lntenzlnne e II simbolo su cui lo alu- il suo binomio di bellcua . indi sso- ro, sl■no In armonJa, no, ;,adre? (sntt• lubilmcnte leirat• con la morte . Le ~~:rd:'~~~~taa f~C,:~~= ~ 1 ::\6:f!! du e note sove rchiano i personaggi in cielo un vnto di vende tta! che, come è stato notato, non sono · MONACO Tu caratteri ma figure di valor i': qua:'i P:irll d'u~ voto pea~~lo~a H!f 1\~• !~~~~-,; musica le - e pervadono tutti i pae- llvfde, e lo sizuardo acceso. Non tcn- sagg i delle sue deso late poesie e dei !:;et~r'J~ ~m~~:·rl~."~~~lll)~~:;cl~~! suoi paur os i racconti; e poco impor - Il aluram c.nto, non pronuncio rio! ta se quell 'insistere su pochi motivi LALAGE • Ho sturato. di li ghi solitari, di fore ste lun ari , di cicli ste llati, di tetri viali di ci. pressi, sa di manier'a: sono gettoni, note su cui batt e l'accento come nella sestina petrarc hesca: • Non ha tanti animali il mar fri !'onde •, il ricor– re re di 011de,lutto, notre, bo,chi, piag– gia, scro, crea un'atmosfe ra ,ugg-esti– va e sogna nt e al cui centro riluce d'un pallido bagl iore Endimionc, il ,•ago della Lun a • addormentato in qualche ve rdi boschi • · Così pall ide, cosi sfu mat e le crea ture del Poe, co– sì diverse da o~ni persona umana , eppur e atte a ri sveg liare una rii10• nanza, una Stimm,"'g che gli uomi – ni scoprono negli strati pii1 profond i, .sublimarì della loro anirna. Su que l– l'albero , colpito da lla folgore, in ci– ma alla montagna delle apparizion i, è sospesa l:1 cc:1ra ,otiuria, che pur vibra d'un'angoscia che ognu no in' sc:– grctc ric onosce per sui.. V V SCENA Unti stanza del pala zzo dl DI BroaUo. Il duca DI Br~llo e Ca,tt gllone. CAST. • (ridei Oh, certo ... "DI BR. • Perchè ridi? CAST. • Certo, dico, non ml sembra vero. Ieri - o ml sbaallof •·- non era Ieri che parlavamo del conte Polizia– no? Ma si, è stato Ieri: Alessondra ~~a~:~oin"~fa~~~~ Propr io? Pau e1: DI BR. • Euttam en,tc. ·Ebbéne ? CAST. · Oh, nulla, pro prio nulla. Dlp~:· dt~:ir:.' stra no che tu rida pro– c~!?i. · Certo. ~rlglnale, molt•) orJ1I– DI BR. · Insomma vuoi splc:1:arml final- ~::~~:soci" Intendi, con tuttn Il tuo CAST, • Ecco, eravamo discoutt su di lul.N DI BR. · Lui chi? CAST, • Il conte Pollzlan ; Dl BR. • Il contt di Letcestcr. A hit aJ.

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