Fiera Letteraria - Anno II - n. 28 - 10 luglio 1947

_______________________________ F_IE_I_lA_L_E_TT_E_I_lA_R_I_A _ __ _____________________ _..;3 IL FIG-LIO DELL'EROE i;o, ed anche gli ocd1i do!le domi~ Ji~po• ,;te a rru,gare ::faceiat::.lllcnte Je picgùe <lei suo es.ile cori1(,. Infine gli parev:i di ve• dcrs.i addo"so lo ;iguardo d' ,\r111:111d<J e di utlire negli orecchi le risa tl'E111ilio. Racconto di. ARRIGO BENEDETTi Cambiò posiiionc. s'appogi;:O allu "pal· !ella. ~uarclò l'orolog:o: trn po1•0 Gi,111an· drea avrebbe comjnciato ud aspettare. For– Sb sta\•a mostrando ad Wl uomo polilic<> la fotografo1 in cui lui era lcnuto al hnt• tcsimo d:1 Gia11curlo, e. l'uomo magro eru a11pulllu il generale D.• l'uomo che .il ge– nerale miu:dO idul •uo cas1elio crou un mc"' .saggio. Gi~1rn111lrca è così, pensava Gja11- carl<no con tencrezia, meravigliandosi su· Lito dopo ,li sentire in ((U~l gio\•anc pa– rente un che di folso e di complicuto. Pe– rò. come sempre, Ginncarlino 6tabi i che per Care unu carriera politica occorrono certe forl,'.zie ç deciso di 11011 ritardare. Gr~~l~AK~c:l ~~t0 111 ~~~i~~ 1;::òu ;~:)!::. Seguiva, i,l 1111 sordo dormive~lin, li., im– magini irr.tanli de1la 1>cra primu. e ecn- 1iva in bocca un amaro disgl!SJoso, cllme se avesse. ecccssi\•amcntc bevuto. La scr:.i primo non era suc<;_cssonicn1e di straor– dinorio. Aveva cc1rnto (<Succedeva <la circa vent'anni) ln una piccola Lraltori:i in com– vagnia d'a:cuni amici, « Finita que,l'nmicizin », dicç,·a Ciancur _ lo nel dormiveglia, e con quesla co11srnrn– r.ione tentava di far dilcguaro lo facce di Armando L. e di Emilio N. che però tor– navano .i b.llennrgll dav:mti con violenza e. sfacciataggine, Facilissimo irriderle con eprez.zo, ma non a,trcttunto canee lnrlc; quando poi le imnwgini erano t,vanitc, J'C. stavano le voci. le risa, i rnonuori, so{fo. ca,.i, che t1empre finivano in un ru11101·e osceno. Dopo cena, il carfC sui divani ri– gidi a'Aruguo, pema\•a Giancarlo; ma su– bilo dopo d.ccva: (( l\lai più ». L'atmosfera del locale lo distrocva: <1ucllu JH;11ombrn, quel silcnrio (quasi la bussola della porta sul Corso 11farinasse i rumori esterni), era. 1111 1ali da r.onsolare solo nel ricor1fo un uom 0 di mezza etù come Gi:mcnrlo. Poi 111calma dei giornali i:nliimi e francesi lelli e rilcui, il saluto dei ,:mner:eri ci;lc s'inchinavuno ,:empre d.:wami a lui, di– cendo, ogni volta, a voce a 1 t.n, il suo IUJ· me di bauesimo, s:curi di far volgere fa tt--s!n perfino ai clienti abi:uali con. quel 1101110 Fumoso, perfino a quct:i f:he ave– vano ragioni (Giancarlo si era sempre rl· servato di rJleuere su quelle ragioni pri• ma di giud'.carlc scnz'allro vili e se11ui fondamento) per 11\'Cre qualche rtlllcore verso suo padre, un uomo che con l'i– ronia dei suoi grsli e fOpranutto (pema\•·• Giancnrlo) con l'esempio d:l!n sm1 vj_tB, s1raord'nurh1 in rnl'o, e r:ci:n di in11m1gi– nar.ione, li aveva distrutti. E.p1>1u-e.onch:. coloro che al salu10 sonoro dei cnmeri~ri alzavano la lesta, <lopo aver guar<l:110 un m·omento incuriositi. ubba~savano sub110 g 1 i occhi come avendo forn:ulnto una 1111!_ lancon ·ca rinessiune. Spccialmerite allora. Giancarlino, prova,•a un certo ranrore ri– guardo a Gi.nnrarlo ~110 padre. Fra tmllì nomi, di cui alcuni ricchi di fiFnifie:n;ir.,. ne. su 0 )Xldre in <1uel lontano i;iomo del secolr, scorso in cui si era trcvato nd avere un figl:o. aveva deciso 11i elargii il t.uo Cenamente fu quello un momento d'ouimismu e d'estrema fì<luciu in sè r1l in tolto ciò che da lui pro"'11iva. 1r Al. meno m'.1vesse eh.i.amnio col nome i}el nonno»- pen~a\'n s11es~o Ghmcarlino: « eh!! nome ripo!'Onle: Pie1ro ». in un11 .;tanz., &J)azio;;u1d.d palazzo tli via· le del Re, Giancarlino non comprn\•a 111::ni– mcno 1< li ·Messaggero». Glielo impcdi..vu il pensiero che H lunedì manina lo avrcb. be trovato insieme agli altri sul t.t10 ta• volo. Cerlomellte ili 1rat1a\'a <l'avarizia, m:1 c'era in quel modQ di com11ortarsì anche un cnlcolo divcno: il luned1 manina 1 g.ornali escono n mei;zogiorno, e che avreb_ be potuto fare se non aves5c a\'uto da lcg• gcre quelli della dom~nico·? La muttinata .nella stanza numero 777 ltlk:l ministero de.l'E. N. snrt.bbc stata lun~a cl.i spaven- tare. Gianc:1rliuo sapc\'a d'avere un impegno. Suo cugino Ginn:11ulre11lo aSJ)Ctlavn II eola– z1onC nel suo :1ppur1amcn10 di vin Duon– comp:1gni. Oru Gian~:arlino n,•evn 11iù volle d'.i.chfora10, in J)Ubbhco, d'aver~ vf!rso qu11-• sto .su 0 u111co partnto roruaoo un affetto lrutcrno. J\.n1U\'a i suoi ligli, li chiamava 11111où,voleva che lo chiamass..!ro a. zio». An:i:i Giarcarlino auunirava Ginnanclrea, o s1>csso aveva considerato che lui .sarebbe stato un figlio degno di suo padre, ten· tando addirittura di stobiHre uu'erc<lilà dì nngue, cosa liiffieilo pcrchè Gianandre;i, er.a figlio d'una cugina paterna, e se ave– va aggiunto al nome di 1,uo padre (un av• vocato, d1 nomi; Piazr.a) quello dei p::ire.n– li famosi era stato per mettere l'accento quell'offiuita naturale. Si, aveva promeM.2 di recarsi a pranzo; comunque consu.tato l'oroloi;'.o, e visto ch'era mezzogiorno, Giancarliuo rimandò una <lccision 0 dcfi– ni1ivn. Non 1>ote,•a rjfiu1are; anche perché l'invito era giunto da 1i,arte di Lucia. 1a moglie; segno che C::manclreu voleva ev:.1are un 11ossibile rifiuto. Forse, pensò G:anca.r. hno, 1cba invitalo a pron7-0 qualche per– sonaggio che potrii faci!itare la sua carriera 1,oliticn; sarei i,cnza cuore !'!e non oriil:1&• si :o.J\lo rimandò la decisione. Mancavano sessanta m.inuti all'una. Bos1av.1 decidere 4lle dodici e 11unranta, in· modo dn avere il tempo necessario per salire fino a Via Veneto con la « circolare interna:&, F:n d::i ponte C:l\'our. ma maggionncn– le se si r.isalc controoorren1c, sono vi.si – bili nel Tevere grandi natonLi dove. nella buon.a stagione, gli iscritti alle società na. laloric o kli canoltaggio si raccolgono per nuo1are o vogare. Da questi di\'crtimonti sono attrntle p~rsone d'ogni ceto. Alcuno sociclii. le specinhnculf! quella cui Gian– carlino era iscritto) conferiscono n 'chi vi C ammesso un che di elegante e cli mo'TI– dano. Una specie di circolo i;;alfoggian1a a poca dislanr.a dal ministcr.-, della Mu– rino. Là u~\'11 recarsi Giancarlino ogni mnttina di fe,stn. per nuotare o per pren– dorc sole. Ginnearlino poi aveva anche un'altra ubitudinc: mangiare 6nl fiume, <:on~:gliando i camerieri che lo ascoltava• no con rispeuo rirca il modo di condire la fottuc:, o di friggere il pesce. Jnohro in ((Ucl luogo Giancarlino s'imbat1cva in persone capaci di JJrOnunciare il suo no• me glorio;;amente. Vecchi uomini polilici (vecchi ma del nuovo regime) che stima– vano molto le im))rese del generale, vec– chi uomini ;d'armi che no erano s1ati ,j compagni. Gente che dando il tu II Gian.– cario. lo davano anche n Giancarlino sen– zn occuparsi se lui per rn1,:ioni d'età ave– "a il coraggio di renderlo. E c'erano le dorwe, Lo osservavano 6tm– prc con curiosità, carne se vo·csscro attra– verso di lui ollenere qaalchb, conferma di notizie corse un tempo r,ul vigor~ dd rn• dre Una fJocictà diversa da flUCib ('be Giancarlin 0 aveva l'abitudine cli frequen_ lare al caffè o nelle piccole trallor:e della zona di pia1.za San Silvestro, Amicizie e compagnjc qudle del fiume dio l'ocd1i(• tli Arnumdo ovrcbbe certamente sprtgia– to, e cho avrebbero fallo ridere convul– s:uncntc Emilio; eppure G:uncnrlino le acceuava e le coltivava come riscrv1.1d'af– feui e o ancl}6 a modo di rivincita. Era ouello tm poslo jn cui i cnmcricri )Q ch'.a. 111::t\•Hno « coÌonnello ». Però ora Giuncarlino non scese la scala <li pietra scnvutu nell'argine, e si giusti– ficò dicendo che voleva e\'itarc l'oàore aCU. Verso le dodi("j e me7.za Giauc:1rlo sfCt· 10 per nvvi:1rsi verso la ((circolare» ma lo, tr.11tenne la p1111ra d'arrivare tropi,o prc&to. Così restò a guardare gli 6cafi. Gli l)iaec,•ano 'i movimenti tlei \'Oi;atOÌ-i, lo maglie n rigl10 rosse, turchine. hia11cl1e. gia!le; le 11:mdierr- sui pennoni. sce 1 le in modo clic ne,i:,sun:i po\cssc essere consi1k– r:11n per quella d'una de:le 1ante nazioni APPARIZIONE di FABIO CAUPI Da un inviolato mondo ella m'apj>(lrve, e tenera le braccio. e gli occhi spala11ca,va: io la vedevo piangere 11el tramonto. Specchio alla sua t.ri 'stez:;;fl. mi furono le tenebre, l'i11ga11no clic ,ma più lunga lf 'ionw.ta tr,1ttic11c. Ansiosamente 1idivo. rifra11ge,-si -nell'acqua ùi un vicino r145ceflo la tua voce, e le tue fabbYa premere, il mio c1wr1•; come ,m dolce fiato di sole. Poi di nuO'Uo rùipparvcro sni mont.i nuvole gigantesche; si speccl1iava la mia, pupilla twida di luce tYa le, fronde degli alberi, riverso il capo dondolava com.e 1m fiore che si chiude alla notte. Accolsi il nulla, chiusi me stesso al giorno, al.la sperarizn. lo ddl'orina dei passanti nolturni. <lh•cn• tata più violcma a causa del sole. Disw: 11. CJic pos10! ». Decise di protcs1are. E re– slò a guan'.lare il galleggiante; gli piaceva come un giocattolo. Ponò poi g'.i occhi :.ui nuotatori di cui da intcudi1ore giu– dicò i movimcntj; seguì L1 corsa di alcuui scafi che scompnrvc.ro nel c.hiarore diffu– so. Restò là a guardare, tentalo oini ton· lo di fare un posso verso la scalo. Orn molto cose ~o inorridivano: ·il tanfo del– l'orina, inconveniente notturno che bi.so – gniwo cvitaro con guardie upposilamente pai::a1e; il balenio 1<l'ellaluce; la voce del cameriere cho lo avrebbe chinnrnt 0 1( co– lonnello»; il salato troppo cordiale dt. ~li uomini politici rrequcntatori del luo- di cui l'lt.aha .illorn si consitleravn avv~r– .,.ariu. G,li fi")lcevano anche i rossi campi di tcnnfa sulla riva; mn l'occhio l(lrnava 6JJcsso alle p:ccole bandiere dove ero u11 che di g1ovunile; esse insieme flllo vtJ'ni• ci chr. ricopriv:1110 i galleggianti f1:liporc– ~rino la cosa piì1 bella clcl fiume. Gia1,– carlin0 non amava la corrente gia 1 lastrn; e non capivo come molti. ,.uo JJt1dre ('Om' preso, potc.ssero averl;1 lol!ata? ln[atti ceco là, sopra un galleggiante, un 1100111:– tore che appena uscito dal limm:. t:i mette 60110 la doccill. lntanlo i canterìen gia correvano inlori~o aJle 1avole appnrec• chiote Verso le J0,30 Giancarlino. s'alzò deci6e di non frequentare piti Armando cd Emi– lio, entrò nel bagno, e ne u~cì do1>o tr"n• tucinqul! minuti. Era in cuci11u a 1,rep:1- rnre il caffC quando il 1el:fono suonO " l:er111:mente uno <lei miei amici», Gian carlino per.sò. Forse non Armando o Emi_ !io; ma 11unlche alt.ro . uno d-!!i mr-glio di– sposli verso di lui. gente vile, abb:11::ìna:.:1 dal sun nome, cd insieme rtlice di ve• derne l'irrisione. i>ersone capaci, ora, di teltlonurc e di porlare il chscorso su un 1cma qualsias:: il modo migliore pP.r tn1- 1>ccrrere la domenica, r1ol tic.a. ((Ua\chc J}e!lcgolezzo. Quei compagui di caffè avreb. bero par.aio con na\uraleiza, mn. ;indi.: nella colma della loro voce, sarebbe slatu e\·i<l(.nle la preoccupazione di coi; iere nel• -------------------------– Le )2.41. G:nncurlino decise di parlirt· Polevo. semmai telefonare. Mn no, meglio correre verso la C. D. lontano dalla sca'a odorante d'onnu, in modo du evitare il vecchio legionario paterno; lui ed i suoi Lei clislintivi ricordo di alcune imprese fnmose; un uomo cho era così diverso do Armando e <la Emilio. Qucs1i 11mici anzi ne avrebbero riso. l'interlocutore il slgno <l'un risentimen10. Quelli en•no uomini che 6Cliuti al ct1.ffè non lo avrebbero difeso mai. 1imidi nel contraddire Acmundo e Emilio. 5! snrebbe– ro detto che, sebbene. fossero sinceri am– miratori di suo pudre e estimatori delle "'uc imprese mililari e politiche, mai avreh– bcro corso il ril(chio di ~pponnro gli oc– dii carichi di dispr-Z7.0 a c111eidue amir.i comuni. Forse, in d'i;.parlc, avrebbero ac– cttta10 d'ammettere l'ingiustizia ddle pa• ro!~ <l'Am:iando e di Leone. Avrebbero cominciato il d'scor~n domandando notizir– Jel gencralt, evit;indo di dire 11 tuo p.::i- 1lr2:1l. e di ciò Ciancarlino glien'cra ap• I parnntemcnte i;r:ito. Anche lui diceva wm_ pre 1< generale»; cp1,ure <11ialcl.ifl-co6a s'in. s:nuava sempre nel &uo allimo <1uando si trovava co·n es1nmei a parlare del genera· le. Giancarlino mai aveva tentato di sta_ bilire la natura di quel suo sent:mento. e le voh" che :n•e,•a tcutmo di farlo si era arreso alla pruna supposizione: che si trai• lava si di rancore verso per~one che I,:, lusingavano, ma soltanto <1uu11donon c'cru ncuuno che li ascoliassc. incapuc1 di so• fltenere una 011i11ione ec1uani111eapp·el'u si troYasicro ad un ,avolo di caffè. « Ecco, peu~va Giancarfno. meglio l'odio e l'ir– risione d'uomini superbi, pervlrliti chis– ~ <la quuli amicizie s:grcte o Jeuurc 1,. !'~ amm'rava senza av\'c<lerseue appunto Ar– mundo cd Emilio. Il 1defono squillò a lungo, Gioncarl:no nll."l. lo ascohava pii1; e c1u:111dolo sentì e r.orse era troppo tur<li: dall'altra parie riattacc11van<J; nuO\'a cou~a di foi;tidio giac. rl1è Gi:rncarlino cr:i nacur:1!111cnte inclino alJ'ordmc cd aU'obbe<licnz:i ,.,I il no11 d· spandere ul telefono 11011 cr.a ges:o da lui. Era un ge~to che poteva mell.:r:o sulla vi.i della l(Jjssipazione. Si !Senti in pericolo. Giancarlo restO a luni;o nel suo piccolo appartame!llo. Bevve il rarrè lc111ame11te, aprì lo rat1!0 e !a ehi111.C;uolnndo r.he ni:,_ lo s111dio le Ji.hrerie erano coperte di pol– vere, (.°Orcòuna s1rar..cio e 1e ,lttcr.;e. lieto ehc :1prnir1s:ie .i.I bel rosso del mogano. C.:crcO Ji compiere m 'Ile piccole faccende. Alle dochci meno dicci, però, era in ~tr11· ..._ da ~ ncrcorrcva il Lungotevere \'Cr110 11 ponte ?\fari;hcrita. /Ili Non comprò giornali hend1C pii1 volte il passo lo portasse ad un'edico'.a. L:1 do• menir.11 pur non rccundosi al mini,1cro dcll'E,luca1.ioue Nuiona'e, dove oi;ni mal_ l•1 /, f,.t,_ h - rina l'u.scierc gli fuceva trovare mohi gior– nali r.011(:ui avr<·hhc paSl'alo il tempu che i1 regolamento gli imponrva di tru~corr:re ANNA SALVATORE: Disegno (I No, devo andare >l. Ginnendo disse 11 voco ttllil: rifiutò l'immagine della picco· la trattoria domenicale. « Sarebbo vile se non aiutassi Gianapdrea >I. E}JI anzi per meglio convincersi ad andare snscuò !'In. magine ,::radcvole di Lucia, r-ugina ché lo chiamavo sempre ((Carlo » e d.i ciò I;:, era irrnto, Alle 13 meno cinque, (zi!111carlino ern in 1,iazza della Libr.rtii et! O&peltnvn lu « cireolar'e ». E' difficile ri1·ostruire ciò r.he :ivvcnnc. Molto persone aspe11avan1.1. 11111"'domcn:cali. J)i esse irritanti le si– i:;norc; ma irritava uncl1c l'imnrngine di Ginnan'drcn in anesa. oecupnlo a parlar:, del '< ,:::encralc n. Raromerue Gianandreu diceva: t( Giuncurlo 1). Dice\'u: ((Gcncrn, le» 0111mrc: « TI mio grande pnrente 1). O anche: « Queslo nos:ro eroe». E non, Che Giancarl:uo dis:11>provasse siffaui appelln- ~t'•<li~!f.'lc::! 1\c•~:c~ro;;;;\u7 1 t 1 :,~~ni~~~ ciava il cu,dno. No. meglio pemnre o Lu cin cbo dice: « Carlo, buon giomO ». Ma ecco l:1 C. D che arri\•a. Arrivn e, si rer– mu. Pas~cggicri inedueali .scendono d:1!111 porla posteriore. Calpestano. « TI regola• mcn1o )). ,:::dJ.1 Gi:wr.11rlino. E~ in 1111cl mome1110 si riconlO che una ,•oha Ginw .1ndrea_ invitandolo a 1mmzo. lo presentò 11d un fi:enernle dcliii M.V .s.N. come il fi~ljo del 1<piii grnndc degli i1aliani ». Co. sì :.:ridò al conducente: t( Vergogna 11. E il conducente nffueciatosi alla porta al• \~ggiò le labbra. mentre gli occhi gli ri– devano con spre1.zo , dn rassomiglì~1re a quc.lli <li Emilio Poi il tram si mosse. Qualcuno disse: ·«E' Cia11carlino. li fi. glio ». Così d fu un mornento <li ra1tido compiucimemo (se111pro gli accadev11 di scmirlo come un id.olore per una puntura nclln '(>CIie); segu.ito 1111 µrande 1:1tnnchC't7~•. (Cn111im111) I concorsi letterari del festival cH Firenze Not1 avremmo nwi cre1lu10 ,li poter iro. vuro 11110 scomp::rtimcnto vuoto. Wlto 11cr uoi. U11ica 11oia: df,vcr viaf!pi<ire al. buio, come ui tempi dell'oscuramcmo. Paola la ,m::n~mmo a 1f1Jrmirc 11clla rete portu·ba• g,1;,;li, (/ove fllfo /i.ne s1ilii uttcli·;.o, sicd1e dormimmo ttbbwccimi fi110 a Firenze, do– ve si arrivò .verso lo 6 ciel mntti1w. Appemi fuori, della S1azio11e, al poSlo di J,loccn, i11cor11rammo Giorgio Camleloro, cl'-8 co11 11b11egwzirm.e tipicamente 1.ziot1'51-4 si. era of!eno di "far 11otta:a ". e r ggevo ,mcor, 1 nw,;nific«mc,ite. Parcv11 che 11011 ci fo:ss 6 11cmmc,w 111111 $lam:11 dis11cnibile. in tutta, Pirwze. Quafamo- già imvrecai:a, 1 impia11,;ewlo lo spfemfilftt urga11iz.=azìo11e ,lei Littoriali. Finimmo h 1111 albergo Jiur• ,w aoca111,, (t Pi11z::;(I tlel D1101110, uscc,1dor19, 1fopo un'orclla - verso le 9 - tornati ,,mui 1 /i buon umoré, I,,i commissione, di cui fr,ceo:11111 [Hrrle, 1w11 tlove11a riunìrsi che il Ki.om~, dopo, vener<.l, nl/a stessaora. Fmltaruo m;cvamo già trov11to ,k dormi• r<!, in modo più che dscoro,o, alla P·n.• sio110 Vi/fu, Fiorita. sui /.,11ngarni: tla man– gi,ue t1lla Trattoria ,lel l'e,mcllo. giusto in ca.sa di Dame A!igl,ieri. I ricordi dei. Lit– tori.ali si /t1C't,'<UI<, .~empr,c più .~eia/bi e Giorgio Cm,deloro riJ[u(l'(fagnava ,: fJ(Jco a J>OCO llltlf~ fo /IOBlrfl S/Ìlllfl. /.,a s·a,1;:;a cl0t1e ci ri.1mimmo -- 11n b11gig11twlo pol• ,,&oso e tarlato. co11 qualcl,e M!ggiola r.gcmba e' 1111a losca scrit,..,nia - avrebbe /a!to MOf"! nmt giti nlla Fc•lrra::ione Fio· rcntina del l'.C., ,falla <11rnle era stata mes.~a a dis110sizio11e, bc11sì a qtutlchr Ji,. ramazio,1e clamlestina, ,Ie'la .~·ss:, Parli• to. Com1111q11c il luogo si ttimostrò alÙrt· tissimr, n C$3Cr teau·o ,li cli.sc1usio11iac• canste, portate, quasi al limite del liiìg10. Vero e cl,e il Cm, cor.so ,!i prOtw narra– tiva ci at,'(?Va trovnti subito d'accordo: nes– sun racconto ci er(!_ 1mrso deg110 di tale rilievo da meritare più elio m111 .segnala– zione. Il 1;orurasto cominciò ,1u.a11tlo si po,. $Ò a iiMminarc le pot?$ie. POTronchi e 8i.– te,ICl1i parvero /in d'.1pprincipio decisi a da. re il primo premio (l.(l Alberto Cauerni, 11n npr!raio ,li /,astrn ,1 Signa; noi propo• neuamo ,tue "e.i arqtio ". Muzio Ma.:zoc• chi di Roma. e Roberto Morsucci, pure dt lfonu.. Si ,liscus.~c a lungo. Alla /i.ne . ri– conosci11111 unn base di dignit1Ì letteraria a umana u ttllli e tre i giovani poeti, l'idea ,li ,,remùuli t11Ùi e tre cominciò a pre• sf'ntar11i come l'u11iea .soluziono pouib,te, l,'orn avanzava e il richiamo dJcl "l'c.wcl– lo ,. affre1tarono i tcmpi dell'accordo. P«cato d,.e il Comitato italiano per il Fe$ti1,vzl Mondiale della Gioventù $ia uno organiz:ozio11e povera. In cmo contrario, l.'ex-aequo sarebbe 011estamente po111to cstfndcr.si ad almeno a!Jri Ire concorrerui: n Mario Trevi rii Ancona, nd Aggeo .)a. violi (!i Rom", e (Id E11rico Bedc.<;.çi di Ra– venna, appena 11ppena meno rapprese11tati– vi dei remiati. G101tGIO BASSANI 11 giudizio della commissione per la poesia La commissione giudicon·:ce per lo Poe, sia h~ notato. nel lr,-go concorso dei gio– "ani partecipanti, tra poc.<1iedi svar ata in. dole e levatura,. prove senza dubbio no• tevoli. Essa rileva come lendenza più ge• neralmente sentita. i\ bisogno di un cun– talto diretto o efficace della poesia col 1!!t• torc, nel senso in cui essa è poTllll" o espri• mere .scntimen1i semp!ici e a dar tesumo· nianzn di• quelle che sono le necesi:;uà e i problemi comuni. Nolo 1u11.u.viacbc non mancuno norcvoh esempi di un lavoro che cerr.a di riprendere il frutto delle ultimo a;cuole poetiche. Avvertendo la vi1alità di quc6te due e di altre più personali e:,.-per!enze es5a pre– mia ex•acquo. Alberto Caverni, di Lastra. a Signa (l<'1• renze). per In pocs:a << Noi si.amo », nel cui J:nguaggio, commosso, intenso e varia• to. si riflcne una notevole maturità di sentimento umauo. Robeno Morsucci, di Roma, per la poe– sia I( Appello ai pre(i ted~chi » <love, pur tra ineguaglianze e echi si fa luce una libertà di movimenti proni di tempera– welllo eieuro e per la 11oesia « Uno ho fre<l<lo». Mu– zio Mazzocchi dj Soma, la cui de icata ve– na poetica &i ricollega a esperienze. lette– rarie ancora vive e operanti nella n<Jfltra letleratura. Accanto a qucs1i lre premiati 5egnalo per 1xirtic0Laro vivacità i due componi• menti: ((La Fonuna». di h:io Badessi. di Ravenna, quindicenne, e « Poeo:;io in un tempo antico» di Franca Fr-anci di Se– na, e per 1101evoli qualità stilifltiche: ((Dalla grondai.a d'un casumcn10 a ((Uat– tro piani » di Enrico Corb.1ni. « Nei ca· nali del Vcnelo » di Mario Trevi, di An– cona, e « Ragazzi in carcere <li Aggio Sa– violi. di Roma. La eommjssione: Giorgi 0 Bassani. Alessao,. 1lro Parronchi, NiccolO Gallo. Dario Pnc– r.ini, Gug'iclmo Petroni. Assente: Rosario Assunto. I PRIMI FILM l'l'ALIANJ A COLORI HtllG ripresa ciucnwlogrnfiea delle opere d'arte, oppli~ ca=W,rc attu(lfa f,rr lo. prima 1•01/11 ne/ mo11do, ha dalo ,is.,/fati di u1w particolare ccce:io1111Jitil. C01J la ,;p ,r.sa di un gruppo di olcrni o Roma, of- 1,c alla gora di sec,1c di comp/cui ç:irmi 11eg/i stabilime111i rlello. Sealcra, 40110 sfc1ti i11fatti u/li• mali iu questi giorni dwe tlti prfiui ei'm1uc eo,. fomctwggi a colori messi i,, caulic,r 1/ulla · R. IV. C.: - l.a /iHe del mo11do» e • f-4 Vita dì Cri.fio • mr.,1,, sl(t per co11c/11dcrsi la. ua/1nu~o"c rl(g/i altri film su Clono, Bottier//i, e il Bc,:,to Angdico.

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