Fiera Letteraria - Anno II - n. 8 - 20 febbraio 1947

4 FJERA LETTERARIA ALB E' R ACCO~T() mangiare, e le tue donne, le donne del tuo pat.1.!, perchè non ne hai fatto venire qual· e.una? O n;. che Albé è morto, m1 pare d 1 aver allora, tre <.1U11.ttro volte in un giorno. Non avuto un amico. Lo vidi !°ultima volla .1vevi una donna. Albé. Soffrivi per la tua alrospe~ale. Aveva il color del limone, tut· disoccupazione, ti mancava da mangiare, lo occhi e baffi, certi occhi nuiuimi nel lat· eppure avevi il fuoco addosso, andavi gmw le della sua tunica e della slanza. Mi ven· d~ndo le gambe aperte delle donne nei giar• nero i bnv1di c:a:mevr_rleui di colpo un gal· dini, Albé. E poi il dormire, dormivi male. lo nero, nel chiaro d1 luna. E proprio mi La stanza che avevi prima in quella casa guardava come un gallo, mentre spiavn dal veci:hia. mal coperto. Avevi il colore del velro tondo dell'uscio verso d 1 lui. Non mi limone quel giorno e glt occhi pieni di spa– nconosceva, ed esprimeva la meraviglia di vento. un fanciullo, di un animale, lrnnquillo, ,,.cr· - Sì, hai rugione, le donne. preso nella sua tana. Erano bastali Ire O - E' venuto qualcuno a trova,h? q~atlro mesi pcrch.\. non mi riconoscesse piì 1, - No, non è venuto nessuno. Ma guarda d1 colpo, come s1 uconoscono gli amici Ma - e prese da un libro il ritrailo d1 una ra· la mia voce lo fece saltare · gazza che aveva c,mosciulo poco prnna d1 - Albé. Ci' L ~oppiò O pianir· ammalarsi che belln donna! Mi aveva re come un bambino. - Lo vedi lo vedi detto che sarebbe venuta. Valla o trovare -· diceva alzando le mani ed io' non pur· tu, è una bella donna. Fuori la neve c.ra lavo e non piangevo. No~ ero com:nosso. lucente solfo il sole. com,- capita a chi vive per proprio conto il ·- Arrivederci, Albé. suo $1:ntimento e tutto esaurisce nei pensir• - Arrivederci. Mn srattì attento con te 1i che aCcom1>agnétno il suo cammino. donne, statti attento, tu. ( - Ti ho cercalo, sono andato alla lu" Avrei voluto 0bbracciarlo nel suo letto, pensione, mi han detto che 11 avevano n· mi ~reva anche conveniente, ma gli porsi ccveralo all'ospedale di S. Spirito, che i,ve• sempl1c<menle In mano. Fuori mi lavai con vaqo fallo la d1srnfezione nella tua stan 1 a. la neve e sciacquai la bocca nlla fontana. Da S. Spinlo mi hanno mandato qui. Non lo vidi più e dopo quaiche mese m1 - Sì, sì, ma guarirò, starò bene, mc lo dissero che era morto. Chi sa che fine avrà d!ce M?m~rc il medi~o. Devo fare un paio fatto. Forse si sarà ricordato di me e qualche d1 mesi d1 cura e poi starò bene, sì. sì. giorno mi avrà .isptlt.lt0. Ma io avevo altro - Ti ho portalo un po' di dolci, di tor da fare e forse avevo paura. rone; è Natale Me ne andai nella neve. Cuarcl.wo le - Grazie, Ci', ma ce n 'ho Mi danno donne. Avevano nasi ressi ed occhi lucenti tu~~o qui, rcmPo tutto se no; hanno paura. e camminavano come orsacchioui nella neve. Po, pa~h~rò, quando sarò guarito -- e aprì Dovevano essere però calde sotto le pellicce un armnd1et10 e mi fece vedere dolci e tor· e i panni di lana. Calde. Pen~vo ad Albé, rane. a quella voha che lo vidi, anche di Nalalc, - Ma prendilo: te l'ho portato. al suo paese, in meno alla neve, vestito di Fuori e erano duo palmi di neve ed era nero, con mantello e cappuccio occhi e baf. tutto bianco sollo il sole. Ma io non ero fi neri. Un monachiro, piccolo com'era. dn· commosso, guardavo lui. la su.J stanza, la cora più piccolo cof piedi affondati nello neve fuori. Avevo paura del suo male e mi nf:VL Mi aveva accompagnato all~ slazi'->ne, ero messo tra il letto o la finestra che ave• pei bOK.hi d1 castagni, al mio ntori 10 scen· vo trovato aperta. Ero contento di averla lr0· dendo dal paese, vestili di vischio e di ne· vala aperta. ve. Mi aveva preso a cavallo sulle spalle V~leva darn:1i. dei 50ldi, pcrchè gli com• per formi pa».."lre il torrente senu bagnarmi, prassi una valigia. Voleva collocarvi i suoi chè dovevo andare lontano, libri e le sue cose per non lascinrle cos.ì. Gli dissi: _ Sai, aspetta. Poi, lanto si A casa, la sera, lo trovai a giocare a col· lrattn d( 9 ualche tempo, di un PQ. di tempo. I~ e.on gente del paese, il podeslà, lo spe· come d1c1. Pcrchè vuoi spendere dei soldi? zia le, e quel geomura che già conoscevo. Poi, quando verrò un'altra volta. Mi fece una festa. Mi diede da m;ngìarc Guardai la neve fuori Tutto era bianco con ras.so vino, Mi fece dormire bene in sotto il sole. Poi mi vol;i 4 lui e continuai lenwola di lana e mi mise anche il bracie– senza _1uardarlo. re nella stanza. lo avevo molto freddo e il - (Juando ci vedemmo l'ultima volln, a paese era alto nella Sii.a. Avevo freddo casa tua, non mi dicesti niente. Chi poteva anche perchè ero tr~sle. Perciò ero andato pensare. Sl, mi dicesti che avevi avuto un da Jui. Dovevo per forza andare da un ami– po' di sangue e ti eri fatto visitare dal me, co, allora, e mi ero deci50 per lui. Ero s1· dico. Ma nulla di preciso. Avresti potulo... curo di trovare tanta ne,ve al suo paese. Le Albé. Rimasi, quando ma lo dis.sero. Non distese di neve profonda sono come il vtno. capivo e In padrona di casa parlava e non L~ mente si stanca e il pensiero si addor· parlava. P~i quando copì che noi dovevamo menla come un ghiro in una buca di quercia. essere amici ... Ma io te lo avevo delto di Fone per questo non ebbi bisogno di par· stare allento. Ti ricordi quella volta che mi lare con Albé. d!ces1_i... vicino all'Università... perchè mi Il giorno dopo_ fece da mangiare al foco· d1cev1 lutto, Albé ... delle cose che facevi, . lare. lo lo stuzzicavo: - come, fai tu da Non ci vengono. rnpose. hanno paura, seno terribile io. Vedi. "' questo focolare ne afferr~i una una volta, che 3ldva inchi– nata. Scagliò le mani a branca e ,·inarcò sulle ginocchia nelle reni, con gli occhi pie– ni di spavento. E come fosse davvero con• giunto si strascicò con fracasso per 1Utt 0 il t~,•olato. Era veramente tcmbile Albé. Ti prende· va con quella sua mimica, Il faceva vedere le cose sotto il naso, come on diavolo, an· che se non era,.~ vere. se erano inv1?ntate. Perchè era capace di inventarsele le cose. lo lo sapevo, tutti lo sapevano che inven. tava, ma quando raccontava, uno non pensava più. Ti guardava sott'occhio e se· condo la tua faccia regolava il suo racconto. Anche- beffr mventa\'n. A un ,-la Q momt>n· tu doveva lirarvi qualcuno per lanciargli un gesto osceno e farlo rimanere di sale tra le risate della compa·gnia B1sognav.1 vederlo quando raccontava. Giocava come il gatto col topc e lutti stavano con la boe.ca aperta. A me 11011 ern riuscito a farla, ma dicev.1 che poco c ·era mancato. Amava raccontar· mi le avventure. Una volta ml" ne tirò fuou una bella, l'rcsca fresca come gli era capi· lata. una cosa da Mille e Una None, con palazzo donna e quattrini. M1 guardava '°l· t'occhio pieno di malizia, pronlo a volgere in bur!.:l se mi scopriva incredulo al ,accon· to. Ma io in certi punii gli credevo proprio. Chi sa che aveva nella mente. Uno se la prese una volta per la beffa e gli rispose chiamandolo storpio e sciancato. Per poco non finì male quella sera, perchè Albé ave~ \a sul serio una gamba storta. Una cosa da nulla. Diventò verde e volwa mangiarselo. Il ~iorno dop(l . ..:hc ,i p..lrlava del fatto, di!se scagliando la gamba: toh ! la butterei sollo il tram che mc la raddrizz.as3e. Quando lo conobbi nella città di provin• eia dove studiava, tante mc ne <l;issc che ...... > ..... >-->· ...... >-->->·...... >-->-->-->-->~---+- f MONDO f f LATINO I t RIVISTA INTERNAZIONALE t f /Ji,euo,~ 1 A~~;~::ERAR/JI I t llOMA. consi!~~!~:~~. Tt:L.161-291 t UFFICIO PUBULICITA • f CORSO V, EMANUELE SI , TEL. S61,UO r r Eoce in r.. eieoli di 31 p1gioe rormilo Ua34 t 111,.. , .. ,.,, ,..... tt ~ Uu numero L. 150 • E.tuo Il doppio f Abbon1rueoto trlme1lr 11• L. tOO Sem•11ule L. 7SO • Aunuo L. 1.SOO ,i. . qc po••••• 111t111 ,} ➔,._>~,._>->->,._>·➔~·➔,._>·➔··➔ riusci a farmi andare a slare con lui in una stanza che somigliava molto ad l!_na bolle, uri.a 1-.olle verde. Si pa~ava poco e in due avremmo ancora risparmiato. La padrona e· ra una bella donna e cucina,a bene. Le (i– glie ri ct..rte ragazze, specialmente la gran· de. io sarei stato tranquillo, senza d1stur· bo d1 nessuno. Mi lasciai persuadere anche per la simpatia che commciavo a sentire per lui. D_ovetti pensare che -aveva bisogno r:h un amico che stesse con lui, d, uno com me, a cui raccontasse le sue ccse le sue in– venzioni ... Vokva anche forse ~he lo gu1· dass1 nello studio. Chi sa che ,okva da me. Cerio mi stimava, m1 voleva bene e in fo,. do mi doveva vedere come uno di famiglia, un fratello maggiore con delle qualità alle quali forse aspirava. E per alcuni mesi c-o– mune fu la nostra vita IO quella specie di botte. che aveva al sole il balcone verso gli orti e il mare. Quando era allegro car1tava e danza,,. 11nprcv,•1sando motivi e coniando parole in un sud inglue. Aveva molti amicl e non s1 lasciava pelle giocando a carie e biliardo. Qualche volta se li porlava in casa i com· pagni. Ma 10 gli d1ss1 che non m1 piaceva e non lo fece piìl. Se non g1u0cavn, lo si ve· deva pas.seggiare su e giù per il co1so a guardare le ragaue e specchiarsi nelle ve· trine, chè si guarda,•a sempre nello spec· chio. Aveva un gergo speciale con gli a· miei. qualtro o cinque parole di malizia cd allegrla. lh ! 'Mmerica 11 ad esempio con percossa d1 man, e mezza piroetta. E vole· va dire giuoco donne e quattrini, come in America. Di scuola e 1tud10 11011 11 parlava ~ invano io tentavo di fargli annusare il libro con le mie palernali. Chi non lo ca,.. noscern tra la gente dei bars e cfelle ve· trine! Monello del corso, un monello in abi. lo nero, con le scarpe vispe, la chioma e gli ecciu v1sp1 nel v1set10 bruno. ~pt!rp~•a· va i poci,i qunttrini che la madre gli avr· va lasciati con qualche pezzo di tem.no . Quallrini e terreno la madre aveva affidati al segretario del comune perchè provvede1,• se lui a mantenere e far studiare il figlio maggiorenne. Doveva .a.ncora fare qualche anno, ~ando lo conobbi, ma non sapeva quasi nulla di ciò che si legge. Quel segre· tnrio, un piccolo uomo, che ogni tanto ""'° niva dal pae5e e gli lasciava denaro, er.a. il suo amministratore, così lo chiamava, la· sciando credere c.hi sa che soslani.a da am· ministrare. Una notte tardi, c.he stavo dormendo, cn· lrò come un fulmine e accese la luce. A· ve.va gli occhi pieni di spavento e andava su e giù per la slanz.a e sbuffava con le ma. ni nei taschini del panciollo, il cappello sulla nuca. - Ho giocato, vedi, mi hanno vinto, non ho più nienle in lasca: il ~eometra, ìl min paesano. E ora non ho più 11 cappotto 5udi cio, coi miei denari. - lì sta bene. Viattcne a letto e; non fa. re il tragico, ora. Lasciami dormire. Ma do– mani, o se mi sveglia, stasera stessa, quan· do viene, non dubitare, lo prenderò per il colletto che gli è rimasto sudicio e· iC mpre sudicio lo avrà. Cltelo dirò in faccia quello (Co111i1111ll::i<me1,edi ,11u11ero preced,eute) Al1en1a la Seziono come un equilibri• bla. A11cnia la Sezione come una cerva inseguita. Così anche si muovono le fo. glie umide, incerte, allora che In tempe– sta si sos1>ende nel cielo. LA GUERRA DI LIBIA J soldati avevano occhi su o&ni punto della testa; nelle tende .si nascondevano, da lontuno guarda,·nno Pilli. Come grilli silenziosi i loro occhi i111orno a lnj sul- 1uvanu. E nacque un':i]lcanza Ira soldali e uffi, ciali, uuc<1ue un'amicizin che poi perdurò l)cr tutto il tempo della Libi:,. Pilli creò <1ue,.ta amicizia pcrchè era incapace di ercare unu tirannia. Infoltì il tiranno ha le 6UC spie che benefica e i>r0• 1cgge e irwcce Pilli accade,•a cl1e un sol– dato che pochè ore avanti gli cm slalo a fare, In 1,pia, .aJcs::io lo im1>rigionuva. Quindi anche c.hi ern. come con facilitìa b'iucomrnno, portnto dalla natura n fare il mestiere, di Pilli 11011~i fidava, e badava ::inche lui a si:irci di111antc. Soldati e ufficiali ruron dunque costret· ti :1 urnanomeme ollenrsi, la qual cosa pro– dusse un effe110 raris11imo a incon1ror::ii nell'e'SCrcito italiano: che J>Oi ufficiali e soldati si vollero bene e non si 1rndiro– J10, e infatti, per esempio, nei mesi che dopo cor:.ero, negli altri reparti gli ufficiali, capitn quale 1ri~tc gucrTn era per noi quella della Libia. scnppa,•ano ver..s0 l'ltalia, per· cht: cr:inl) rnrcomandati Q 1>erchr. brigavanv, abbnndo11:111dQ nel deserto i soldati. Nella 110:.trn Sezione no. Anzi. Alr11ni ufficiali, o. a'meno, uno, operò, riu11re11dovi, a man• dure in Italia .-,olda1i della Sezione, lui rima~e nel de~erlo in.!iieme a <1ue1J( che non a,c,ano muto questa fortuna. i\ac.<1ue dunque un'amicizin a cnu-.a · d1 Pilli e a C'au-.a della Burocraziu militare di Pilli prolct1rice, L.a Burocrazia miliia1e dil'e ehe l'info• riore deve ubbidire al SllllCriore, ~pt:cie in zona cli guerra, e la buro<'razia italia– na dice anche ('he uon ,·uolc ,1e.i;;.::i1111.a f( grana )) 1 ,•he lllllÌ << .~i la\'an 0 le mani >), e poid1i; non è contemplato che un ~u– !>eriore ,cnga accu::iat0 da inreriori, dii 1.: i_nforiore SOJ>porli in -,ileuzio, pcrd1è è f'Q~I, Nc-.-.un ufficiale ciel Corpo Sanirnrio Effettivo, quelli che 1-1a,•uno negli urfìci. n,rcbbe inizialo un"azione per eliminare Pilli, il quale er:1 un urfìciale del CorJ}o Sanitario Effettivo. I nostri ..,uppo,,ti nernid ingle-.i che di:.Cj?n;n ano nel de~crlo accerchiamenti a ,ohe verfc1t1, avranno 1110 1 1e vohe J)Cll· &ilio che i ... oldati italiani eran 0 olupidi. I ~oldati iio!iani gli accnchiamentj ,Jn. vc\'an 0 farli alle loro t"irco'otanzc. * I <.0Jcfo1i quando '-eutono il rid,iamo tlel cli\ er1iment 0 dimentieano tutto. . 1no Racconto di MARIO TOBINO Gli ahri medici cnin 0 andati a pranzb da Mnhmùd. un patrizio dcll'o:1si. Pilli -era rimasto so'.o con i sohlati. Fece il b:1gno. Mandò a prendere una vaschetta di h1t1a che avevamo, una bagnarola buo– na a conlcnere seuc lilri d'11C((Utt e la foc~ 111e11ere_d~vimti alla suo tenda, ii levo j calzoni, rrnmse con i piedi, le g111n– l,c, le cosce nude; tenne solo la camicia e, sopra, il gilè, grosso di banconote. uno di quei puttini che \'Olano, nei <1undri, /iberi e felici, in1oroo alla t.csta della Ma– clonn::i. Si svolgeva il dopOJ>ranzo, nell'oasi c:m– did:1mcnte, fuori dal e leggi: Pilli e i sol• dati eran,1 creature umane che si diverti• vano. Chi ad~so si melle n rare il giudice con la grinta annerita, costui è ncl'i> ..l)aµlio. * Mise una :.cdi11 davanti alla bagnarola. misa i 1,pi:edi tiulli dont:ro l'acqua, lui ~cduto. La pellt. e la carn,. di Pilli erano Era Pilli, Oscar Pilli, era sadico, mania– bian1·he. Egli pacciugava con j piedi e co, era frenastenico, a,·eva la fug.1 delle cominciò a invitare i so 1 dati, che abita- idee. la 5mania dcll'inconsuh•1, era sim• \'0110 nelle tende vicine a!Ja sua, ad :1scol- pati<'o, era felice, era go1inle, era 1:-1 intivo, tarlo che le fille parole crnno allegre, in• era ladro, aveva deg.i ,;peltri che lo per~e– f:i11i «alludeva» in modo acuto e popo• guiv:1110, era un pullin 0 con gli occhi ce• laresco alle cose sessuali. Si fece sie1>e lt"sti, er:.i un tosc..anl, corro110; avcv:i il fi. intorno a lui con le gn111be dentro la ba- sico forte. Era avaro, non .sapeva riflet• ci11t>lla. ltre, non pole,•n pensare, non sn1,eva In Egli diceva; i .,o\dati, come coro, ride- morale, non conosceva l'amore, non ave• ,.u10. appen: 1 che egli aveva 11messo di ,•11 amici, non a,,e,•a cuore, ern infon11lc; dire. uclJ'interval!o ira unn battula e l'i:.1- si dimenticava. si dimenticava, e aveva ira. Pilli era fe"ice. V'era un'armonia, una una memoria di rerro, ehc non era sua, prf:Ci:.:I dii>endcnz:i. In quel momento era clic non ern ',liii: era un Loscnno, un anr veramente il cni>o. Un'assolul:i sponiane:i l1co 1osca110, un ca11oli<'o 10..cano, Lui non di.,ciplina: nlzavn la bt1cdie11u, diceva la JHll'-ava, non rifletteva, non 1>01e,•n, non l1,1ttuta, che era lcg:11a a!b prcccdenlc: ~~l.lU~li ~::1\1 :~~t :01:: 11 r;:~:1·1i~u ,;;~'1~ :r:~u:~I~ tù s\e ,r:::ll1~: i:,·::~cl~l~~o 1ociacquooc, qurm- ,igli:icco. Pilli cm liii vigliacco. Non cn- Fe11ccmcntc e eon naturalezza a Pilli ::~'a;a(:;~~ 1 . :::;~:~.C"1'~- J~ 1 ~:u:~ 111 j 1 !~ 1 i:~~:: ~~ sprinavano le immagini bur'eschc; e que• un 1:orrotto to;:-cnno; ttvcva il 6:.ico forte; ::-IC prog:re ..~i, amente pori avano lui e i non conobhe mai la ui~tezzd. Sempre fug– i'-f/ldati nel mondo a11nrchico o libero ehe giva, "Sempre fuggiva, le ~uc irrnnagini rug. sempre nel mondo appari~ce e UJJp;irirà, gi, ano, idee fuggivano, c:.se 11011 ernuo 1,er l,rcvi "ccondi, gio10;.o, e vre~1'> d:il'a t>Ue. Pilli era pazzo, 1u1ti potenmo accor– , ita bigotl:i rié mc....so 'SOiio il J>elo del• ger11e1~c,era cITenivo, crn di carriera, sa• l' cqua. pl·v,1 11 regol:u11t.:n10, 11011 :1111a,•a,non pen- Dunque :1,c,a un:1 :.icpe allorno di ~nl. ~a,a, non a,e\•a n1or,•, Pilli crn 1o~cano. da1i. lui ;:-oldato c11i ... 1e111c( nell·accnmpa- Pilli era pazzo, i _<·olonnelli -e ne pote• mento <111aleuffìci:1 1 e e comandante. , ano accorgere. Pilli non comprende, ,1, Egli a,e,a coperto il ~edere, biandii,;. n n :1m,1,•a, non èi fermava n rifleuere, i-1,lio e 11,u1b1do, dalle cmnieia, pcrl'liè trr. Pilli <ra, era Pilli O ... c:,r Pilli, corrolto t:eduto 11Li1l0 '-gabello davanti nlln 1inozza, 10:wano. loscnno corrotto; marcito cullo• ma ~e l'alzava, e t.·omc 1111aba1Icri-na ,·hl' lil'o, a 1 ln fìne del ballo agli i,,pett:1tori rivolta il Pcn-.amll!o di elimin:1ro O<>car Pilli. ,lcre1ano e tira Ml il forsclto in modo che Pt"n~:uumu tli eliminarlo 1>erchè, inolu·e, lo ,edano, !>e ugualmente come In ballcri- ne, ,cucn.Oo la guerra, arri,a,:1110 nlln Se– na raceH• que::ilà 1110~'-:I.e,;li fnl'cndo \'O• ~i::1:n;la~~~it~,c('~~e r\~r;? uvrebbc folto il lare ,cr::io l'alto il cencio tlelln camincia, al- lora i -.oldati J'nHcbbero , i~10. , c~lt•;::nrl~~,r~~-r~>;~cv~m~~\~"eri;ol~a;;:: ~~:rtt Egli dunque e~•endo..,i molto e('(·itato 1>er 1:in, Lo facemmo. le 1>aro'e e le risute, fece queHa mossa, e Unu di noi andò a Tripoli. i ~oldati ,idcro il 11uo cedere. \,vicinò e poi 'Si mi~e all'orecchio di Dopo di chi· Pilli, me-.110'-iin piedi <len- un '-cgrctario della Direzione di Sani1: 1 e lro la haciuclla, mnmiecò a un inizio di I tli .... c le no,·ità ,., 11 .◊ .. t·nr Pilli. • danz:1. Co-.tui tc111cnnò n crederei, come <111,111. Ormai non era pili il <·omandanle. ('rn do a un grande gli rilCt"Ontano una ~1oria . 1anco di fole. Poj di,•erlendosi ci credc11c. E il giorno do1>0 fu lui II pc1tegolezznre al suo 11u1)eriorc, che 'Bi ~llli)Ì e si (li\'erti. La 1:-1rnd:i dmu1ue d1e noi seguimmo ern quella so~ita, che ci insegnarono, non fo. CCIIHIIQ reclami uffìeiali, non e:,J}Qncmmo il pe110, bisbigliammo: chi operò c.rn nel• la tli, i~a con,,ucta. li pellCgj>lezzo dunque ssi tiparsc alla Direzione di Sunit~ che c'era un cnpit:1- 110 medico chiamnto Pilli che cnntu,•n messa nel dc~rto, 1iruvn pre: :i.so le (·au..cruolc p:1c• <·he1_1i ,c-lcgant.i, sahnva come uno 610mbec– l'0 11111:imorato. Ci l'0mportamrno da eQnsumati 1oreri. Prima si doveva for nascere il pettego– lezzo, J>oi quello s1csso aw-cbbc figliati}. lnfotti dopo che i ~ignori colonne:li mc• dici si furono di,cr1i1i J>arlando. ~edu– li alla mensa, Jellc creazioni cli l'illi. poi. quando forono ::ioli, sorse mecca1~ica. e agghi:1t·cian1e. la domanda: mo se Oscar Pilli combina, e..,senclo pazzo. qualche c0· .... a di grosso, cti m:1dornale, in una Unitn di prima linea, sul fronle di guerra, di l'hi è la re,,,1>onsabilit:i? i\oi ornrni lo snp• piamo, Non solo noi, 1u1ta In Direziono Superiore lo !>:1,dai "· 1cucnti II noi co• lonncl'i. Ormai la 1101izia è diffu~a, tutta fa numcrot-n mcn'Sa degli uffidali medici con0~<'e le azioni di Pilli. Se costui com• bina qu;1lcJ1e co-sa di grosso di chi è la rc:.pon-nl,ilità? i\oi no ç,iamo informati, aneht'-- <>e1101111flìcialme11tc. .E a que::ito punto i colonnelli rimane• \Uno -.o.-,.pe.:.i e irritati mentre nel silenzio dclb nuuera, si 'Sla,':mo ~pogli:rndo, vif'ini nJ entrare nel morl,iclo lcllo. Ciii! que:,li uflìcialetti ne ridono, ma i re~pon ... abili ~arcnuno noi. Ed aumen- 1:1\ 11In loro irritazione '-Clllprc pili c:he con– toideruv:m0 il fatto. DmHJUc :J\ C.\'amo Ottenuto que::ilo: s'era mito il pCllegoleno su Pilli nlla Direzio– ne dj Sn11i1i1.Pilli l'avevamo 1>re~ente noi, ma nnd1e loro. I -,ignori ~u,\criori "'apo– vano, :uwhc -,e IIOLI uflìcialmen1c. che uu tnpi1:ino medico, generit·:1mcnte 1>n~zo, co- 111a11d:1H1 una Seziono 1li Sani1à, 1>er In qunlc in 1empo di ...gucrra J>n,,san,) 1ut1i i forjli di una Divi!òione. Ci ru ,·hi pc11"1Ò l'he i Signori Su1>eriori, dopo d1c il 1H:llegolczzo si fos-.e follo c:ir– oc, ::iarcbbero ;:-Iuli ('Ol,lre11i a pro, ,•edere. Cii, elio :t\ ,cruic. E :1vrcbbcro, n loro mo. tlo. provH·duto, non per la giu:,tizia, o per far :u1d:ir bene l'e-serci10, o perchè me• ,ano di-..piarere elle i -.old:iti ~offri-.<iero •lvllè in1em1>en111zl!di un 1>azzo, ma c,...,i n, rchb•To 1>ro,, cd1110 c-.cJu-.i, :1111c 111e 1•cr che è, e gli -leveremo il cappotto, Albè. Vedrai ehc faccia farà. Pcrchè il cappotto non se 1 0 doveva t:omprare con i tuoi de– nari. Vedrai come gli si allungherà il naso. quel naso a gancio che ha, dalla -paura, si· no al pomo del collo. grosso della saliva, 1nghictt1ta al !?osto del pane. Il nobile! e tu pure lo dici. Ma tu sei una bestia, non mi vuoi s ntire e mi tiici sempre sì sì. Ma lui 110n devr giocare· con te. Vattene a letto. Me lo son sognato una notte. Era seduto 1n meno al letto in camicia bil\{1ca, come lo a\'e\CI ,eduto all'ospedale (perchè ves.ono da pagliacci , malati .all"ospedale~) come pure lo avevo \'edu10 quando s1 stava insie– mo, che si alzava di bono, pieno di spa· vento, chiamando come tra sè la madre. E.rn seduto in mezzo al letto e parlava. - Sai. mi diceva. chè anch'io slavo ..i letto. ho girato oggi per la ciaà. IO tutti 1 tranvai. Sono stanco ora, guarda. Sole nelle vie e donne nei tranvai. Ed 10 volivo a,ere le mrini al posto degli occhi. Me ne vado al p..'lese. Ci vieni .anche tu, vieni a tro· ,·.armi, ché ora non sono malato. Ti farò da mangiare, ti tratt tò bene e farà \ eiire anche una donna, questa vclta. Sono solo. lo sai. Ma non è vero che ho fatto morire mi-1 madre di crepacuore, come hai sentito. Troverai la n~ ve al paeSi• e nessuno li dislurberà, due palmi di neve. E ce ne andremo in cam· P<"gna nelle mie terre. vedrai. Le toglierò all'amministrnlore che non me le fa rtnde· re, e se viene mia zia ra caccio, che mi vuole rubare. Te le ho lnscmh., a te le mie terre. che ,a te potranno servire. L·ho dc1,o alla suora dell'ospedale, ché i parenti non li posso vedere. Solo mio zio dell'America mi vuole bene, ma è un ignorante. Ti ri• cordi che pacco mandò quando stavi con me nt~ln botte? E ti diedi quel faz.zoletlo di seta, l'unica cosa buona che c'er.a. Mi svegliai. e come se il sogno non fos· se finito, rividi Albé con i panni del pac· co. Sembrava un comico da palc()'Cenico. Che idea, quello zio! Cc ne stav~'lno due di Albè. lunghezza e larghezza. S mbrava un comico. E il cappello lo aveva a cupo· la.., in tes~a, senzn schiaccia_rl_o. Can!ava e ba1lava coi modi della sua l1r1c.a. cdh Mme– rica,,. E mi faceva far tanle risale, concialo in quel modo. FRANCESCO CARCH EDI PRECISAZIONE Nel numero del 6 febbraio 1947 abbiamo pubblicato, sotto il titolo « Pittura di Juar, Mirò u, un articolo di Riccardo Gulf,.,n ri– prodotto (per gentile conceasione del direi• tore), dal n. 2 della rivista internazionale Mondo Latino. Il titolo originale dell\:uticolo è u Juan Mirò per il cammino della poesia ,,. Nel pubblicare la presente iiola, che pet errore del proto fu omessa, rinnoviamo alla rivista Mondo Latino il nostro ringrazia• mento. 1imol'e di averne uu loro J)Crsonalc d:mno. percl1è, e'Sclusivnmen1e, essendo Superiori. lu Burocrazia li in<ficava responsabili di 1u110 c.iò ç.hc 11011fosse prono, regolare: e PilJi era un irregolare. Avvenne dun• ., 1 1c che i due colonnelli mc.dici (che in• funi due ve n'erano insieme a conumdarc l:i 6:mi1à della Tripolitauia uel tempo di PiUi) t-i cpncertnrono, e trovarono, eomo non 1>oteva 11011Cé'Serc, l'unico e il solito modo: F'ecero un'isJ>ezione alla Sezione d~ Sanitù. Cosa credevano di trovare? J 'SOidati clic ,:cmminnvano 'Sulle mani? come nei diseçni dei giorn:di umoriiStici quando vogliono rappresentare )'interno di un ni:111.icomio'? Arri\'nrono nel dolce 111a11ino, quando la nebbia nella Tripolitnnin cominei:i a ~fìoccar::ii. uccidendola il sole. Arriv:uono con l'uutomobilc, sccSel'0. Tutti e due ave,au 0 la p;mrin che pro• mineva la di,,isa. Uno era molle, .8fuggcn– te, con gli occhi chiari; l'altro Ùa bruno. calabrese. .Lu Sezione, a1>pe11ac'SSi scesero, si ordi– no. I soldatj ave,,ano tutti più di trentu mesi di vita da solda10. Sapcvnno cosa si d.ove,•a fare <1uando pei· pochi attimi ci sono i superiori. i Capi. che vengono a rure visita Tutti snlut;irono bene. con rapidità ag· gius1aro110 le lendc, corressero le di, i.c,e, Qualcuno che in (!UCI momento era im- ~::~~1,,\~~1:.::~c,;/o_na-.cose. Vi fu 6i1enzio per· I colounelli non arrivarono ul cen1ro dcll'acca111p:1111e1110<'hc ltllto era in ordine. I solda1i avcvauo ca1,ito che c'era <1ual– co::i:1per raria, che qualcuno -,i er.i mo!:-"S0 per far ce~,are Pilli. Erano allenti. Ora che j due colonnelli 6i erano 1uesentati erano anche più a1ten1i. Se il 1:,olclnto itu• li:1110 è ..,1i111ola10uclJ'nuenzione dlvcnt:i i,~ (111(.1. 111.omcnti pieno cli pregi, <'OSÌ i.i d11110:,tro. I due colonnelli guardarono se l'accam pnmento era pulito, ~e la 1cnd\1 di medi– cazione era in ordine, innnnzitullo 6fo. ~linn11~0 il. quaderno dei chieden1i visitn, 11 ~egi-.trn di curico e ~carico, i fogli. le :5crllturc, le frasi. Tutto era in online pcrre110. Pilli non a\e,·:1 dimenticalo nleun timbro Pilli t.ra U!l innamor:uo ~lei carl(:gg;io, c!Ci <1uader- 111, delle 'Sollolinca1ure, della pro<·cdurn. Appanc in quei tlocumcnti la ~un l)as:eio. ne. Pc,· !l0CO i duo colonnelli non si in- 1uunorarono ili qutllc circ·ol:ui, dei re~i– tolri, cc<· .. 1cnuti con mie meticolosità •· innanzitutlo co:.ì hnora1i, co111ras,egn~1i: letti e rilclti. I ~ignori colonnelli 'S..1J>C\a• 110 ~ohanto il, mc::ilicre dei i-ct!:i-,tri. Quc– Mi erano J)erre11i. Chi ave,n :1llora O:,:Ho dirt. c!1" l'illi crtt mat1u? t.:r;i un'ignoh•· lt• fal~11l1. Pilli potc,n an7.i e-.:.cre un ,..-.. lonnello come loro. Que~10, in "Segreto, oi mi-.f"ro II pén-..nrc- i due t'Olonnc\li. lC011ti1111u1

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