La Difesa delle Lavoratrici - anno VI - n. 5 - 11 marzo 1917

MATER DOLOROSA .S ·era ~ncora più racco lta nell 'ombra, presa a1 cuore m un ,doJore immenso atroce come la inesorabilità d'una morte, la p~vera madre do– lorosa: anc ora più s'era scostata dall '1uorno che un giorno I 'a 1 veva alzata su fino a!l 'immenso, su fino al Sole, e che poi, indifferente, stanco forse, l 'aiveva lasciata ,ricadere in un buio più orrendo della notte, più immenso dei deserto. .S'era scostlB.tada quegli occhi che ancora come un g,iorno, erano così h.1minosi: s'era ~l'.onta– nata da lla propria sua anima, che forre la s;,in– ~e"'a ad un 'altra debolezza. E le parole pensate tanto e non dette mai, da anni, le si affoiliarono tutte, ora dolci e trist i COIT".e pallidi crisantemi al sole di ottobre, ora rudi e rapide come gli ultimi guiz zi di un sole ohe muo re. E a<I una ad urui, vennero lente at!e sue labbra di piccola e vecchia bimba stan– ca, &peZ.Zateun giorno forse ne! suo primo so– gna .... Parve all'uomo curvo avanti a lei, quasi una ~iuta ed antica melodia , quella voce pia– aa, gra ve e dolce che veniva dall'ombra. Ed ascoltò intento, senza gesto, senza moto. - u Quanta forza, sl, quanta forza ! Tu f1<Wl sai, vedi : non puoi sapere. Tu non sai che sia avere tutta la gioventù dei venù anni, con i suoi canti, con le sue speranze racchiuse in un solo sguardo di fiamma. in una sola anima .d 'Iddio. Tu non sai che voglia dire prendere rutto questo, selvaggiamente , e s;:>ez.z.aretutto , tutto: anche l'an ima, anche ii cuore, e lasciare solo più una maceria informe sulla via lunga, 1rida, dese,ta . - u Tu non sai che voglia dire di~içiiegare un &iorno immense le ali bianche della speran– z:a e de] 'affetto, ed essere afferrata alla nuca , alle reni, brutalmente , e gettata a terrn, e cal– pestata 2r:cora? « Sai t!.ltto questo rn? e ricordi? u Ero venu ta da te, un giorno lontano : un 5iorn o dì sole. Ero venuta trepida, buona. per dirti ciò che era la rivelazione di una seco nda vita, ciò che era la sublimaz ione di tutti g:i aJ– fetti . Ero venuta per dirti che ero madre. 1t Ho pian to quel giorno , vicino a te, d 'an– sia e di gioia: ansia e gioia di quante cose as– sieme, e pur diverse, e pur tutte belle! tt E tu? Ricordi? Subito, subito ho intuito, ho sentito cosl vicino a me, così in me, la tua s.orpresa e la tua paura!.. sl, lasciami dire, ~ trJa paura l Non interrompere : è necessario dii-e tutto, ;,oichè sei venuto per sapere! « Sono passati anni , tanti anni, ed ho an– cora qui, sai, nel cuore, il soloo della sfe rzata terribile delle tue paroJe, del tuo consigli o bru– tale, sempiicemente bruta.le, e detto quasi con u_nsorriso! n - Bisognava evitare, recidere. - Bisogna uccidere il subl ime ed i! supremo della Na– rura. Occorreva fuggire o burlare il giudizio de– gli altri , de! mondo.. Che imporravano i miei venti anni di fede? Che impor tava il mio amo– ;e? Che importavo io steffia? E che la mia ani~ ma . tutto? - Recidere . Bisogna recidere . lf ••• Non ci siamo più visti, - continuò la voce pi2ii.a e gra ve -, non ci parlammo più. Ricord i? Ed un giorn o. un sereno giorno di pri– rr1..a:vec-a, venne la bambina, la piccola creatura deJl.s redenzione . Venne ibla vita con un lieve fruscio di ali : e venne aHa madre sua come un nuovo e meraviglioso miracolo dell 'amore ... Portò con sè una vita nuova, nei grandi occhi per la ;,rima vo:ta sbarrati al'.a luce: e portò alle mia oovera ani ma affranta, un 'estasi sco– no6ciuta, ·grave ed infinita .. u Lo sa:>esti subito, poichè io stessa lo ~cris– sl. E te 1'2nnunciai con la parola più buona e più grande , era la parola del perdon o e della speranza. {l Non hai risposto. Nè alfora, nè mai. Nean– ~e quando ti dissi che io, io sola, assumevo intera la responsabil ità della S'lla picco.a vita, del suo avvenire, di tutt o. Neanche allora. (( Bastava, s-ai? <( Fu la fierezza e l'orgog lio de-ila mad re che vinse . .Mi rialzai altera, indifferente anche; ma fui giovane e fu i .forte per il dovere e çier la lotta . Per lei, avanzai risoluta , sol.a, serena , sulla nuova v.ia rr,acciata. Per lei, furon o lievi i sacr ifici più arCN..li, le fatiche e le rinuncie più grav i. Per lei, se fosse occorso, con un sorriso forse avre i data la vita tutta . (( Sai tu che voglia dire avere impetuoso nel– ! 'anima il desiderio di esserle vicina, di se– g1uirla ad ogni pas....c:o, ad ogni parola : di sor– reggerla, di guida rla , di udire il tri]o giovani – le, il cingue ttio di passeretta : ed essere co– stretta lontana, rude mente, piegata al lavoro di 1-u-nghe ore, per il suo pane? vive re sempre la trepidazione e I 'angoscia della sua salute, della sua piccola v,ita esile, e doverla abbando– nare a mani i-estranee, mercenarie; ed attendere con un lento marti rio J 'ora di fuggire, di fug– gire da lei, di tenerla forte forte sul cuore, e di baciar.a perdutamente sui chiari occhio ni at~ toniti. sulla sua bella test ina d'oro? (< Sai che voglia dire sa1;)erla ammalata. gra– vemente, veder la mancare , morire q,uasi di uno strazio terribile, e non avere un conforto. e non sent ire una voce cara ed amica, e dover sof– focare l 'ur:o , ricacciare il singhiozzo, per es– sere forte. forte fino 211 ·u1timo, fino ali 'es tremo? E poi ancora dopo, quando la sua intel– ligenza incomincia ad aprirsi come un piccolo bocciuoìo, udire la domanda semp lice, inge– nua, attesa da anni con dolorosa accorazione: - H Mamma, ed il mio babbo? Non l'ho io il babbo? Perchè? l) - 11 Sai che voglia dire comporre duramente lo spasimo del volto, impedire le lacrime brucian– ti, attenuare que :Ja infant ile curiosità con ,un abbraccio forte, e nella voce che trema, inven – tare la bugia, la pietosa bugia che rattrista ma anche rassicura la picco la anima precoce: H Non c 'è i;,iù il babbo. Non te ne ricordi n. Ma ancora la domanda ingenua -eontin.ua : - H Era buono il babbo? E ti voleva bene ; mamma? Vo:eva bene a me? i) 1< Cadere, vedi, ai piedi di quell 'esile inno– cente: - Sì, s-j ! Te ne voleva tanto! >) u Sai che cosa voglia dire tutto questo? E tutto q-uasto ho v,issuto, sofferto e pianto. Ed ora? 1( Ora che l'anima è niente, ora che la. spe– ranza torna lieve e lenta , ora ohe il sO':e an– cora splende per i miei occh i stanchi, per il suo viso di stella, ora tu vieni : vieni per sa– pere! u Con quale diritto? Dimmi, con quale di– ritto? n E l 'u,tim o singhiozzo, che pareva un lame n– to ed una maledizione, si perdette lento per l'ombra della camera minuta, rosea e graziosa. L 'uomo, silenz ioso, pallido, grave, ~,i chinò iento fino ~le mani della madre, ed una parol a sola, unica potè pronunciare que l labbro oon– tratto, scolorito dal! 'angoscia : - Perdo no... ... parve che nel! 'aria passasse infinito il pro– fumo di mi:Je cose perdu te, scomparse: di mille affett i lontani , ignoti.. La mano esangue <lella .madre si posò lievis– sima su quella fronte piega ta: (I - Non ti rimprovero . Non ti accuso. Sei suo padre. Que..-=-rt: o ti riabilita e ti perd ona. Vai ora. . tu non puoi nul!a per lei. Hai un 'altra famiglia, 1.m 'altra casa : lo so. Vai.. Non di- \PPENDICE 18 LA GUERRA ROl!A.N½ODI VSEVOLOD GA R TSCH I1' CJle hrigan¼, zio? domandai. - 11 tedesco, il capitano; è di servizio oggi ed e alla rei roguard.i _a. E meglio non fenila.rsi, perchè vi accomode:-ebbe per le feste, non vi laBce.relY..h un palmo di e.or , JO sano . Er a qulj::;~oil soprannome cfie i soWati a e.– va.n o affib~,iato a \~/1:;n'zel. Uscii dai ranghi, p~chf:; mi acco rsi che si camminava meg lio sul ciµ-lio della via. Molti sol dati a.vevan9 fatto altrettanto, /riacchè in qu ella giornata terribile non si -p.ensava ad oSoer...are l'ardine di marda. A por0 a POCù la mia compagnia mi distanz iò e la retro– guardia mi raggi unse. Wen tzel, esU:nuato, respira.va a stento, ma mostra-va una energia st raordina ri a; mi si av• vicinò . - Che ne dite? mi domandò con voce roca.. - State con me, perchè mi sento m.i..nrare Jr• foru . - Volete un po d 'a<'".qna? Bevve a vida.mente alcuni sorsi al1a. mia zur.ca . P'=-1" alcuni ista nti <'amTOina.m'T10 vicini sen z;1 parla re. Poi fa~nd~si anlmo ruppe il. silenzi, , pt""r di re: Add](), bJ'-f"~rnn. che vada m ccxh al.la , rolonna; ne sono ,zià. cadute tr op-pe rli qu Pste fia.cch~ rreatyr : , . . . . D .,-po a}cum p;:iss1 m1 vo1La1 e v1d1 \\ ent7~1 i,.icino a un raduto, chP lo scuoteva pPr un:, s,-,aJ!R .. · •- Su ranaJ?lia . <.;u, su ! Non ri conusce,o più iJ mio cortese inter – locutore di un minuto p rim a, pro rompev a sem.a posa mlle piu grossolane besuimmie. Il solda to, ,·he non era quas i più in sè, fissava con aria disperata. l'ufficiale furibon– do. U: sue labbra si muo vevano per mormora,. r e una preghiera. - Andiamo, al zat i sub ito. Come? non vuoi? Eebbene, -prendi! prend i! E, brandendo la sciab ola, Wcntzel si mise a percuote re ri petutament e col foder o di ferr o le spalJe contuse del di~ raziato. Non potei trattenerrni e mi avvi cin ai a Wen - tzel. - Pietr o Nicoln.evit<-h! - Alzati! La mano che reggeva h sciabo la si alzò an– cora per colpire , ma giunsi in tempo a. renna– re il colpo. - Per Dio, Pietr-1 Nico1a.evit.r:h. 1n.s<'"i:ttelo. Volto verso me una fa.cci~~,conveulsa di col– ler a; gli rv·rhi fuori dPl1r orhite e 1n hocca stretta lo facevano tr rrihi le: ritirò In. mano con un Tnl)vi.mento l ,rus.rr> . PPnq.ai r.h~ mi si sarr:h~ volta to contro per nunimti 'r·ra, inf atti una. grave In.subordina.• zir,n" affr-rrarv> un uffi f'iafr · pe.r un brnorio), ma i:;i tr:dtennc. - Sentite. Kazan ow, non rprovatRvi 1m':iJtr~ -,<-ltn.: <.#l .iTIVP"P r'.hP r·on m11. vi fn~tp imhrtf- tuto in Hn nor,,n violr-ntn cornr- Chtchur ., o Timnfeir-\· il voc:tro sr-herzQ vi sar..,blw ('r,•.;<a.t,, menticare quest'ora. Non diment icare tua figlia)>. .E mentre la fronte dell' uomo si rialzava, il gndo trattenuto forse da tutta quella lunga ora , forse anche da tutti q,uegli anni passati, prorup– pe impetuos o, s-el vag,gio quasi. - Mia figlia ! Mia figlia! Che io la veda una volta, •una volta sola! DaJla finestra, aperta impetu osamente daila madre, irruppe una profusione di luce, di rag – gii e venne festoso il cinguettìo di mille passeri, il magico profumo della primavera. Agli occhJ abbag,'.iati dell'uomo apparve ·una fioritura me– ravigliosa, un azzur ro immenso , ed una piccola visione dì bimba ,follegg iante, bionda, che cor– reva e fuggiva .. Dalla gola arida , rfarsa di quel padre, non venne un suono , non una ,parola. Solo un gesto lento, tris te, delle braccia che si tende-vano a quella ptCcola visione bionda , ridente ohe fug– giva .. u - Va, va ora. Non chiamarla . Che non ti veda , che non comprenda. 1t Le torresti per sempre il sorriso: forse per sémpre la felicità. Per lei è sta•ta inventata la bugia, la pietosa ,bugia. Va a c.asa tua, dai tuoi flg;i.. Ah! non ne ihai? E l'esp iazione , vedi. .. Va dal-la tua compagna, allora : amala, in nome mio. in nome di tua figlia. Va .. L'usc io si chiuse , lentamente , dietro a quel – !'uomo che usdva curvo, stanco. La madre ari-cora si raccolse ,più mesta, più pa'i!ida, nell'ombra della piccola c.amera minu – ta e ,graziosa. E nei suoi occhi sbar rati ed im– moti, passò rapida la vision e de'l,a sua creatura adoratrl, del suo avvenire di lotta e di forza. Ne,! nome di lei, bened isse la vita e la ma– ternità . Torino. SERENELLA. Una donna haparlato ... Negli ondeggiamenti d'un Congresso, nel tumulto delle discm,sioni che non si arriva a term inare, poichè colui che asco lta non vuole intenderci, una donna si è levata. Gracile e paJlidi ssima, il suo velo di lutto la ren deva più pallida ancora , e più esile. Con un gesto che sembrava spiegare il velo funebre sulle teste impazient i, lo ha pre– sentato. Diritta in faccia a quegli uomini che dovevano, con un solo e magnifico slan– cio, rispondere all'appello del popol o che atten de laggiù nelle trin e€€. essa ha par– lato: - QuPsto velo di lutto non mi ha insegna– lo l'odio! Cara Ma,ianna, così dolorosame nte, così ingiustamente colpita. hanno essi compreso il vostro uppe Jlo, ne hanno senti to passa re la bellezza. in un soffio ardente? Le vostr e parole, Marianna, devono oltr e– pass ar e tutti i congres.si; bisogna che vada- 1·0 a ri ,.yegJiare le coscienze addormentate: IJisog:na che rannodino coloro che trema no e coloro che e 0 it~nn: hi'0C;f]a, che divengano ' nr imo versetto del Vangelo ,li domani . A coloro che ci promeltono i ran cori eter– ni. che ci destinano alle amarezze delle lotte senza fine, rioet ete!r . Marianna, rip etete le cenza sta nchezza , per aiutare la liberaz ione · '1l'uma nità. Lungi dalla politi ca, lungi dal– le amb izioni e dall e riva lilà, le vostre pa– role d'amore e di perdono andranno a toc– care il cuore del popolo fra ncese rnfferente . caro . Non dovete dimenticare che siete sold ato e che (1)€r un fatto simile si potr ebbe f;ucilan i, senza proces so. - Che importa! Non potevo ve<lere e non in– Lcrporm.l. - Ciò on_ora i "·ostri sentim enti gen.e.r1Jsi, ma non è 11 caso d i sfoderar li. Si puo forse a.gire alt rimenti con questL. (il su o viso esµ . j meva il disprezz c qu asi l'odi o). Jn qu~ste die• rine di uomini caduti come femminuc ce, qno.l~ C'Uno soltanto è veramen te ma lato. Non è per 1-:rudeltà ch' io agisco; non sono crude le io; ma hisogna mantenere la disciplina. Se si potesse pa rlare con lor o, aVTei tentato di persu.a.derl i, .ma la parola n on serive: non sentono che il dolor-c flsiro. Non a~colta.i la fine del SllO disc orso e rag– giuns i la m ia compagn ia. che er a già lontann Ritrova i Federow e Gitkow nel momento in cui il battagione ai tog lieva dalla. str a-da per entra.r e in 11n cam'Po a far tappa. - Ch e dicevatr> dunq 11e \VPntzcL Mica ilo– vitch? mi domandò Federow qua nd o arrivai vicino a lui ~ossato, e prim a anco ra che aves– '>i depo,;to il fuci le. - " Dice·. 1 n..te l) borhottò Gitk~·. - Ohe si parla in quel mod o? L"ha tenuto per una ma.– no. F.h. ro-a.drnnr Kazanow. diflìdnV' clr.!l tede– sco : può ben ei-;sere garbnk> ro n voi ma vi ro– ,·inn ohbc- prr nn nnnnnlh xv. TAPP R F. ACCAMPAJl,[EN Tl . Arrivoonmn a Fok<·ha.n té"nrdi nr:lh notte. nono nvPrP, attrn.versnJ,r, una città bu h. siJ"n- 7j(l-C;a, " nirna <ll nnlverr, qi11ngemmo in rnnzo ni ramni. Ern ,..o~lbu io che non d ~i v11dp-yn. a tr" T)"lQ<;j rli <lit1f:rnv1.. C,i si 1r~nmnò nJh m" – .0"1in <' i c:01r'lnti. op-p~i c!:ùh fntl cn. i:i ~vl– (!r,rmr-nf:tronq Ili nn 'f)rnfnnrli<:.!<.>.irnn ~onnQ. E' meraviglioso che le abbia pronun ciate nna donna. Non è la donna che, in ogni mo– do, dovrà bendare le ferite , le cicatrici, af– finchè non siano più che il ricordo di una spav entevo le follia. Censura fra ncese lo ho pensato a quella donna ignorante , Marce lla, che veniva verso di voi intellet– tuale, e ho sogJJato che vi incontriate di nuo– vo entrambe sul cammino che porta alla lu– ce della s;>.rnplice e ra diosa bontà. FANNY CLAR. IL NUMERO Una donna fu assassinata. La scena selvag– gia si svolse sul iPOnte di Billancourt, a pochi passi da Pa rigi . Quella donna aveva parecchi amici. Es.si frn– ternizzarono nel delitto. Giunse sola. L 'atten – devano i tre , decisi ali 'omicidio . L 'ese cuzione :u rapida. La vittima non era un essere inter~– sante, - se una creat _ura umana può non es– se re interessante. Ma i tre ti giustizieri ,i sono odiosi. Chi non è offeso di simile vigliaccheria? ... Eppure... Non si agisce lo ste~so, ogni giorno, in un altro ordine d'idee? Nelle nostre campagne si dice: 11 Se vuo! ammazzare il tuo cane, grida che ha la rabbia; tutti ti aiuteranno n . E' la mala fede che niente offusca tanto , come la libertà. ' Avete un'opini one ? . Avete l'audac ia di espri– mer la seco ndo la vostra coscienza? Essi si elevan o ad accasato rì. Essi sono il num ero. Essi sono la forza. Lo sannc, ne abu – sano. S' attaccano in folla ad un uomo solo. Non t~ re ~are un gesto, azzardare una parola. Vi paralizzano e le loro grida soffoca no la vostra voce. Il diritto di difesa non esiste: ecco il se– gre to del loro tc coraggio )). E cantano vittori a. Qu esto spe tacolo. che ci è dato d'ammirar e ogni giorno, sarebbe infinitamente triste se non si fosse già scettici su lla jprobità !ntel!ettm 1le dei nostri tempi . E la forza opprime sempre il di– ritto, nonostante quel che se ne dica. Chiunque abbia conserva to un grano di buon <: ,er.so ed un principio di umanità è inseguito dal – la muta ... Che cosa irn;:orta? L'isolamento ha la sua grandezza. Il cora ggio ha }a sua bellezza. E Ja viglisccher ia è la peggio re di tutte le bruttezze ... Si_misero in tre per uccidere una donna. Ogni coscienza protesta. Essi si -mettono in migliaia per soffocar e uR pensiero. Nessuno ne parla . __ Ogni giorno s'impara a disprezzare sempre fllll la stra na morale di un mondo senza scru– poli. E la vita passa , che fa giustizia del mondo. MARCELLA CA PY. L'alcool e il seppe lltto re delle classi opero-i,;. O~ore. salute . famiglia, avvenire. tutto preci pita nella vora gine scava ta da questo per{l ~.., nemico che attende al varco la sua pr eda w ogni ango lo di strada. ' Il beone non è susc ettibi le di sentire la soi.i– darielà di classe, qu ind i è un essere inor;1ti – niz.;abile e per quest o 1falto si condanna da sè stesso a vivere fuori della grande famiglia operaia. E. U . Quasi nessu n o assaggiò il rancio. ~e lla no~t.earri varono quelli rim asti per via. .\11 8:1ba c1 mettemmo in cammino, felici al pensrnro iche dopo l'al tra tappa a°l'·remmo M'U– lo tutto un gio.rno di rip oso. Le colonne a \Janzano di nu ovo, i sacchi pe– sano sem1:re sull e spa lle ind olenzite, i piedi ~ rnaccati, gonfi, insengu in atì ci fanno sp-a– s~mare. Duran te i primi dieci chilometri non st ha coscienza di nulla, iperchè un breve son – no n~n ha potuto rtposard clelJa stanchezz a del giorno pr ima e i soldati comrojn ano an. cora assonnati. Mi è capitato di dormire . così profonda men– ~ durante la marc ia da non poter credere. S:Ltnt? al la ~rima tap.pa , di aver percorsi di e– Cl ch~lom etr1 sen za punto ramm enta rmi dei L'lJ0!5h1 tl_ttr a.versn ti. M'er o sveg lia lo al mom en– to 1~ cu i la colon na, si a.lline.:Lva,per ferm a rsi. ~ m fi:S~ttava già (oh gio ia!) l 'o.ra del rip oso, in cm s1 poteva far bolli re la pento la e bere del thè micio. A.ipnenn. i fucili sono a.oca.Lastati e i sacchi ri_ ~nra. ?.i ya in re rca dPlla legna pel fuoc o; e,_ M S"n·p m (!"P•)f'rn .. fo <li ringlia e di stoppie Il gra notu rco. Si piantano in terra due bni o– net !,e. vi Ri mette a. traverso una bae,chetta di fn~1JP; e ;Vi ~i artnccano d'l1e o tr e pento le. I fìh d1 T>~lia er.;;ili e c:ecchi bruciano KUbilo, ' con una _fiamma chia ra e alleg ra. Si di '5f)one sem– pre 11fuoco dal la 110.rt e ove tira vento, in mo– do che lo. fiamma lambi sca. le pen tolr- fuliggi ~ noe.e l"' I acoua ,poc;f';a così bo1lire in dieci mi – nuti. ~i hutfa. il thè nell'acqua cnld~ e ve lo sl lf\..'¼"!fl un poco, per o.vere UH1 liquid o forte P 4r11-a<;1 nPro, che ~i beve. SJH'SSO ~enza zucche– M. !J)Prchè il '!overno, <'he ci passa . molto thè : 1 1 mmt-<> rhr n, vrJte lo fumiamo come fosse ta.bac-r0. ri cl:\ nof',hi.c;simo z;ucchero. T,1 1 _ -nr-nt.ol: l. f'hP r·onti C'TIP ~"tte bkchieri. è ln. P,H7:Jon,- "rrl innrh di un ~ lo u.nomn <r rmfir,1,n).

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