La Difesa delle Lavoratrici - anno IV - n. 13 - 18 luglio 19

I.ì.H B.HSTIGI.ìl.H La Ba.stigìia t ra un ampio edificio che sor – geva a Parigi, una specie di castello ma:;sic– cio di fo1ma tozza e cti colo re o::.curo. ln esso erano inca.st1 ate otto .potenti torrii ciTcolari, ch e pa rt ivano dalla base e non iu pera, al– l'altezza <lell edilicio . dandogli un ~petto più cupo e più imponente. Era stato cost ru ito cir– ca -i-50 an ni fa tutto in pi-etra. gr,gia, era cin to da fossati larghi e profondi che ::.i attra\·e rsa– \·ano su ponti detti le\·atoi, perchè si patera.no abbassare o alzare secondo i casi. .'.'\ell'interno c 'era.no atrii, co1iì ampie e cor– tili, separati ira loro da fossati che i:i att ra.– \·ersa.Yano mocliante pont.i leYatoi. L e mu ra erano di uno spessore eno1me . di più che due metri, interrotte da poch e finest re da molti fori circolari· e da feritoie allungate, che fu– rnno cogli anni fatte aprire allo scopo di ,pun – tar e fucili e cannoni per \·omitare fuoco e bombe su Parigi , quando lo staio o la città fossero in pericolo. Era.i insomma di\·enta la una fortezza, che sery ì sempre però a.nch-e co– me prhrione. e \·i fur ono sepolti \'ivi, ne l cor– so di tanti seColi, mi gli aia di i.nfeliri con dan– nati pe r a\·ere odiato la tir annia e amato la libertà. ,- i erano ne-ll'inle rn o sotter ran ei cupi e paurosi. do\·e marci rono lenta.mente poYere \·ittime che a\·e ,·ano in qualche modo dimo– strato di dissenti re dalla V'Jlont à del re, che era allora conside rata come legge 1>er tutti. Koi almeno oggi col suffragio quasi uni ver– sale, possiamo mandare al parlamento uomini che partecipano alla prepa razione delle leggi e tentano d'impedire l'approvazione di quelle che sono fatte in Yantaggio di pochi e in dan– no della rnaggioranza, im·ece in quei tempi non s.i Yole,·a nemmeno sentire parlare di rap– presentanti de l popolo; e se qualc he ,·olla si conYocava il par lament o ques to era compos t~ soltanro di nobili e di preti, tutti osseq uenti ai desideri òel son·ano da cui ottene,·ano, in cambio della loro sottomissione, ogn i sorta di fa,·ori. Co.:i il re era son·ano a oluto e sop • prime\·a coloro che sospetta\·a non gl.i foss~ro fedeii. o con la morte o condannandoli a firnre lentamente nei !'=Otterranei della Bastiglia. I francesi si ribellarono contro queste atro– ci ingiusti zie dopo ave re sofferto in sile nz io per tanti e tanti anni. an zi per ~ecoli, scop– piarono in quella terr ibi le ri\'oluz.ione che du– rò tanti anni, che condusse alla cad uia della monarchia francese, alla dist ruz ione dei pr i– \'ilegi dei nobili e de i preti, e al rico noscim en– to, almeno in teoria, dei dirit ti dell'uomo. In realtà. ropera della ri\'oluzione che av rebbe do- 1:uto mirare a tri onfo dei principi di libertà e di uguaglianza per tntli, finì col trionfo di una classe che \"i\'e\·a da secoli oppressa e che si era lentamente prepa rata a roYesciare un ord ine sociale fondato sull'a rb itrio del re e sul priYilegio, approfitta nd o di tut te le forze per conseguire il !'=UO scopo . Intendo oarlare della bore:hesia che. sfrutta – ta prima della Rivoluzione dalle classi pri\' i– legiate. di\·enne alla sua \·olta gfrutlatrice di– menticando che de,·e il suo trionfo in gr an parte aJl 'ai.uto del pro iet ariato il qua le pu r– troppo atten de ancpra il ~iorno della sua ri– scossa. QueJla borghesia che noi combattia mo di– venne potent e to Jl'aiuto nostro, );ei momenti più deci::.!vi della lotta con– tro il re, contro i nobili e contr o il clero per il trionfo della libertà i borghesi non a\'reb" bero certo ,"into, ~ non fossero stat i aiutati dal proleta riato. che fu pronto allora, come è oronto ora, a da re il prop rio sangue per I.a diie-::a della JibPrtà e de l diritto all a vita. Lno di quei mome nti fu proprio nel giorno 14 luglio del 1789, in cui fu pre.:;;a e demolita la Bast iglia. Ed ecco come fu. - Il popolo ave;·a ottenuto di poter mandare i propri rap – presentanti in parlamento e accanto ai rap– pre.s~ntanti dei nobili e dei preti sedettero in– fatti molti rappr ec:entanti della classe borghe– se che allora era angariata e faceva causa coÌnune col proletariato . Fin dalle prime se– dute :-.coppiarono nel parlamento dei dissidi fortissimi; ma i rappresentanti della borg hesia sapendo di essere sostenuti da quasi tutta la popolazione. re'-ist1:-ttero contro gli alt ri e ap– provarono dei decreti fa\·orevol~ al popolo .e contrari al go,·erno assoluto e a1 suoi soste m– tori. Il re ,·olle resist ere, poi finse di arre n– dersi, ma intanto da\·a ordine che si rai?CO· glies'-ero in Parigi delle truppe per soffocare con le anni la resistenza. Allora il popolo non esitò: là c·era la Bast iglia che forse era pron – ta ad in.!?oiare r1uesti nuovi ribelli come a mi– gliaia ne t1xeva ingoiato nel passato: e dalle sue rnur,1 sarebbero tra poro "-iati:- lan ciate ~ulla città brJmbe e cannonate per "'Offocarvi nel .o:;anzu~ fJgTii tentati1.ro di rivolt::i. Fu un grido '-rJl0 : Alla Bas tiglia; e il popolo arm a tosi <Ji pkche, di cannoni e di tutto ciò che potè servirgli come anna fu in un attimo d<J,·e il Wrribile edificio gettava un'ombra funerea <li mlfi:v:: r.ia P di rnr,rte. CrJme fr-c.:.ro ad en– trare? Con qrJale miracolo poterono tazliare le catPne l"he .soc.,tene\'ano i ponti le\'atoii·! PPr– chè i ..:oldati ctie nano a guardia e gli altr~ mandati al J()ro -.:occor30 non fN'.Pro f11oro? E chi pur.J ,c.piP~n re r.:iò che avviene in ,.~rt" ore fatali? Certo 1;he quelle •Jecine di migliaia di uùmini eh~ gremi\:arw la piazza rinnpien dola di una sola f!rande implacabih~ volontà: q_uel– la di <E~trugg'ere, dovette ro i.rl 'lpùrsi con la ri– solutezza ,.h.e i;r,ir:Jva dal loro feroce ed ener– gico atteggiamento ~osi da :1nnient,1rP <..1gni tentatl\:o di resistenza. Fu Ja ff-de nPI trionfo ohe fi:ire ,ittrJriosi i francesi d~J H luglio ed apri loro la ·:ia nella tenP~ros~1 Bac;tiglia. Si fece LJn ma-..sarro di guardie, fu uc,_·1<.;o il ~1)– vernatore si libera rùnrJ i ~ette prigfonieri poli– tici che \'i Prano rinchiusi e f11la '-err1 d I quel giorno Jp mine e i pif't:oni cominc!::,mno J',JpP," radi demolizione. Alla luc~ tragira dell~ fiam– me e sotto colpi dPI piccone cad~\·ano in ro– vina Je fosrhP murn P al popolo francese trion– fante in q,,;l:!I7iorno pr :i.re\ 'a <li dr-rn,JlifP and1.e un f~rr, pa'-'-atrJ -:ulle rovine fomanff a-~7 <Jna– Je cantaronQ innP:2"J?;ando :ilh na~l'ita <JP.11:i nuoYa Frrtnda, Ii fatto dPlln c~<Juta della Bac;ti,zlia h:::i ,prnJ– che ~omi,fllianza NJTI la pre~a di HMna. Quando .!!li italiani pre.serù Rrimn, la tQlser'J al Papa rhe Yi dominava in nome <li ,ria ti– rannia. r_,he fi e:.,~rcitava raramiente i:.11111• rier– sone, si fae, c.nt ~Pntire in modo h(·n furiesto sul pen-:iero P sul1e cosden1:e · la tiranrd::i che, in nome della religjone , inceppa ogni mrJvi- LA D>FElSA DELL l,; LAVORATR!C! mento rnrso il progresso e verso la ci\·iltà . Con la presa di Roma gli italiani rup pero una tr a– dizione che da secoli pesava su i destin, della, loro J):..ttria, con la demolizione della Ba.stiglia i francesi clistrusse ro un poderoso strumento di tirannia che a,·eva ser\' ito contro la libertà dei popoli. 1\ell uno e nell'altro caso la borghesia pre– parò su quelle rovine il proprio trion fo, in– conscia forse che esso sa rebbe stat o il ponte di pas-;aggio verso l'a vvenire sociale, a cui aspira oggi l'umani tà: il trionf o del proleta- riato. I.\\-INI.\ \loS"OOLFO. AL DI LÀ DELCONFINE Dopo il Congresso inte rnaz.ionale femminile socialista di Berna e il Congresso femminis ta dell'. \jn., le organizzazioni e le man(festazioni femminili ·pro pace sl susseguo no in gra n nu– me ro. In l:-A·ezia hanno a\•uto luogo - fra il 2i e il 28 giugno - più di 300 comizi femmi nili, con cortei e dimostrazioni. Ovunque le donn e han– no protestato contro la guerra ed espresso l'augurio. che il Go,·em o srndese inte rvenga presso i Go,·erni bellige ranti a fa,·ore d 'una sollecita pace. A \\ 'a~liingto n le donne hanno fonclnto una ~!1i~~~~ii~i1eetJiJ~~~~t~)~ f 11 ~ ~ 0 af~;ei~:( n~ie! ~-1~i della \'ila II esse voglfono esse rne le conserva– trici. In quanto al programma poliUco della nuo– va associazione . esso coincide col program ma delle società pacifiste già esiste nti: disar mo, arbitrato controllo intern::iz.ionale dell'indu – stria delle muniz.io ni. Però oltre a questi pun– ti del progra mma, quello delle donne · ameni– cane contiene l'elab oraz ione di un pr og_etto sul quale si potrebbero unire tutti i paesi ne utrali per un intervento a fa, ·ore della pac e e una energ ica propaganda cont ro u la preparazione alla gue rr a)) in America. li mini~l"O degli, affari este ri ha rice\·ut o un a. delegazione di donne svedesi che hann o preso J'iniz iati\·a di u meetings >) in tut ta la S,·ezia a fa,·o re del la pace. li 27 giug no erano stati tenuti 313 ({meetin gs u e vi ave vano ,parteci– pato 91.256 donn e. La delegazione ha con~egnato al mitlistro un indi r izzo fo cu i si ringrazia il Governo della sua politica di neutralità. II ministro nel suo colloqu io con le delegat e ha segnalato l'esiste nza di un gru ppo il quale conduce una ca mpagna contro la politica del- la neut ralità ohe è stata unanimemente appro– Yata dal Parl ame nt o. ((Occorre - ha detto il ministro - che ,·enga dovunque opposta una resisten za decisa alle idee che que sto gru1)po cerca di diffondere· u. Da Parigi. In alcune mairies la moglie del sindaco rio – nale, come fece la Lagarrigue, aprì un as ilo temporaneo, in cui ospitò i ba mbin i affidati al ma rit o, n1asch.i e femm ine. grn.ndi e piccoli e si ingegnò di cerca r loro soccorso fra i cono– scenti o coi giornali o cogli affissi per le strade. Degli asi li che si fonda\'ano in città , parte tennero i bambini così come erano stati loro affiJatì maschi e femmine, fratelli e sorelle: pa, ·te li separarono , parte fecero scuola a do– micilio, parte mandava i bam bini nlle scuo le comu nali, ciascuno a second a dello spazio, de! J)el'sonale. dei mezz.i di cui disponeva. Per l'::irreclamento cli questi asili si ricorse al prestito : letti, biancheria fur ono imp1·estat i dalle famig lie che ,·i appose ro il nome, alla direttrice che inventadò tutto accu ratamente e che restitu irà ogni cosa a guer ra fi.nita. 1 bambini ft11'ono consegnati tutt i senza. cor– redo e ,pochissimi con carte, per cui gli isLi– tuti do,Te bbero pron"edere ad ambe due le cose. L'età clel!'acc ettazione - determin ata , come vedete, dal fatto comniuto - fu tra i 3 e i 16 anni. Furono rico\'e r8.te anche ragazze che an– da\ •ano a la\·orare e ch e il padr~ non volle lascia r sole. 1c Tutla la vita <li Jau.rès è una lotta per la reali :.:.a.:ione dell'ideale social'is ta. Questa è la i·ila eroica d'un lavora tore del diritto. della oiusti:.ia e della veri tà che non conosce lreaua nè riposo . Alla cQllera. Jaur ès risp o11de con la doi,ce:.:a. Eali cerca <lidisarmare i suoi av11er– s:ari con degli araom ,enti, con l'a:i one. con una pa:ien:.a instancabile . Eali si salva più spesso dalle miserie della lotta quotidiana. dall e riva– lità meschine, nelle aUe sfe re del 1>e11siero e sopratu tto nel l.avoro. IL lavoro è 71er Jaur ès il rim edio universale che gual'isce lulli i mal ·i, che fa sparire lult e le macchie della vol garil<i. In questo egli è JJrofon dament e socialista, voichè il socialismo è il lavoro un.iversaU:.:.a.• lo. la crea :.ione e la fecondità universale. E Jaurès non cessò mai di fecondar e col t-UO ardente lavoro ciò che egli toccava 11. LOTTEE DIFESADELLAVORO Sempr e a proposito di st rozzin i d i forniture milita ri, l'.lvanti! del 9 corr. aveva una corri– s-pondenza. impressionante. lo cono~co w10 di questi tipi che, ave ndo preso un forte accollo di camicie (parecc hie migliaia) ha imposta per il taglio una paga di L. 1.50 pei· cento, mentre il prezzo sino a qui praticato è <::empre stato ed è tut t'ora di lire 3 al cento . Questo ,·arnpiro de,·e a,·er realizzato, come si \'ede, un guadagno enorme. L"intens-,ità di que.sto lavoro ha p9i sopp1·essa ogni nor ma di uma nit à e rispetto per quei la– ,·oratori che '\"i sono forzatame nte ad ibiti. Si ha fretta di finire la commissio ne per inco– minciare l'altra, s:i lusingano i lavo rato ri fa– cendoli lavorare a cottimo, si esige che lavori – no 15 e 16 ore al giorno. senza rispetto per la domenica, praticando un sbte ma sem pli cissi– mo; non facendo cioè la paga al ~abat o sera, ma la domenica dopo pranzo. Nei la.borat ori le multe piovono come la grand ine. Si ingaggia– no delle giovi nette adiben dole al taglio pel' una. giornata di L. 1.40, mentre questo lavor o faticoso è semp re stato eseguito esclusiva men– te da uomini adulti a cotti mo, con un guada– gno di L. 6 e ì giornaliere. Che dire poi del bagarinaggio? di quel baga – riuaggio che, ferito a morte qui a Firenze nel famoso sciopero delle trecciaiole di qualc he anno fa, ri\'h·e oggi con le forn itu re militari aw;r,ra più crudele? Una giubba che il forn i– tore paga per la confezione L. 1.30, dril baga – rino che approfitta dell a fame e della inco– scienza in rui si trova no le no<;tre compagne. viene pagata L. 0.80. E potrei continu a.re un 1,pJ pezzo! Del resto ùn'nai questo lavoro inu mano ha varcato la fJPri!f',-hi Pd , doni pùpola.ri, per inc:.inua.1·~.i a 11- che nei rf1Jar-tieri centrali della città, cosicc hè tutti ormai 1;Hnno ,Ji rhP lacrimP grondi no quellP pù1·ne pa.lanrhe che le no.-.tre donne ri e– scono f:I. g1iadagnar • giornalmente. Un e( ba– ,ta.!,. q11indi ~1 impone a questa indecente spe– culazir,nP. Pe, ,·:1g(.f~1rng-ere I:, m1:ta neces.5ita prima di t,1tto hg-ilare que-.te urns.:-=e. Il partitfJ socia li– "ta e Jr, 11r,:-trc Caroerr, dr-I Lavoro dovranno int"r•~-s;i,·...,pnr, inV·n.;a.rnrnt+"'. Bis(J,Zfla poi r·reare 1mrmdiatarncnte delle corJpn;1,ti\'e fra I la\'ora.tori del ve~tia.rio, acciò possa.no trJnr·<JJ rerP a qur.str forniture. J depu– tati s;IJCia.listidonanrw SY1Jlgere la. loro attivi– tà pre~:,) il Govt?rno, ond,i indu rlo ad agevo– larne J;:i. <·<J'-thuzirJne r·oll'abolire <, correggerr tuttP. qu&lle pratiche eh~ Hf"' intralcia.no la dr it– t:.t \'la, pofrh.~ •~ nell' int.e1·e~\ e stesso dello Sta– lrJ f.dfidarr: la ('Onfezione di questi lavorì a dei tM·11ici1 fil Jttoci;to c·hP 'l drg-li ingordi specula– trJri, r[i;- ri<m s'i nt ::,.d,J0<J :lffatL,, riel lavoro af– fi,J'ltùg-Ji. \r•cf-t!ù nlJre la proposta di interes– sr.trP (•jnr! .i ((;!fllH•;, <•hf'., prr•vio accordo con Jri anirnrnbtrazi, ni 1u!LtarJ, \ igili r controlli ac– rio<:ctd~ Jr: fornitur,~ H~11g;rno n..ccordatP. a per– S<JnP del mr--.tierf lr1ddove 11ot1 co11conano coo– r,eratiH!, <; pnr·hc JJel contN1tto si tP.11gaconto dPi s:1lati ~ d1• d:ritti d<~i lavorittori. S" C:(J'il fAr.-nio, noi 11<m pù~,;i:1mo preti:nde– re di ubrilir-~ 11 fn1tt:.unrnto, ma per lo meno <li tu [J:il'e le n::,h.f~ tr,,ppo rapaci di molti speculatori, e far scomparire l'inutile pa ra ssi– ta irnI)ersonificato nel baga rino. ri~f 1 ~Lf~ ~?.~~i!°t: 0 ~~\e 1~~~~~s~~~t 0 /~1~!; come questo mom ento è YÌ\'O di. insegna mento per le pove re donne lavoratrici. Le donne so– dalìste debb ono metter.:1i a disposizion e di quel qualunque orga nismo nostro che intenaa ,promuovere qual che inizi ath·a . .All'az ione par– lament are n ecessariamente lenta e difficil e, si uni sca quella dj criti ca e di propagand a. I LABORATORI FEMMINILI Sono stata a vedere uno dei quattro labora to– ri femminili ai quali ha provveduto il Comitato mllanes-e per l 'assi\S.tenza civile, per ven ire in soccorso delle donne dfs.occupate. Nel vasto sa lone delle case Popolari di Via Tibaldi, sono già raccolte una quarantina di don– ne che confeziona no vestiti militari. Si trattava di donne presentatesi ali 'ufficio di disoccupazio– ne, o perchè non riuscivano a procurarsi diret– tamente il lavoro, o perchè prive di macchine , o perc hè sfruttate dl3g!i intermediari. Alle macchi– ne s'è provveduto comperandone di nuove con un fondo della Cassa di Risparmio a disposiz ione oer la disoccupazione ; altre sono state. a spese del Comitato, ritirate dal Monte di Pietà e affi– date alle singole pr oprietari e che debbono però ivi Lavorare. L'inizio è verame nte ott imo: si la– voro 9 ore al giorno. A casa , mi raccon 1tò talu na le ore non 'Si contav:ino, ma tutti i vantaggi era– no poi perdut i nel! 'and irivien i dai magazzini. I prezzi sono press 'a poco quelli della Coo– pen:ttiva sart i, la quale ha offerto il lavoro senza init-'resse. li Sindaco di Milano ha già fatto pratich e pres– so :.1 MiMstero , perchè i laboratori ottengano di– re1rnmente il lavoro dal Comando - e in tal caso avremo le massime tariffe. Jnnanto il prin cipio è afferma to: evitare lo sfruttamento del lavoro a domicilio e lo strozz i– naggio degl i intermed iari che fanno affari d'oro sui lavori militari e chiamare queste donne alla vita di organizzazione. E un IB.ltro grande vantaggio verrà da questi laboratori : ess i rimarranno anche dopo la guerra e costituiranno un mezzo reale per combattere rie l lavoro a domi cilio che non fu mai abbastan– za recriminato. Non si trascur i que sto umile la– voro in un momento in cui nessun 'a ltra può es– sere la nostra azione. Basta di diatribe inutili. Ness uno perde nulla del propriOI corr edo di idee lavorando per chiamare intorno a noi quelle po– vere donne che hanno bit-ogno del nostro aiuto. Esse ci apprezzeranno e saranno domani con noi. Cosl fra i mille dolori e disagi che ci porta la guerra, l'animo nostro rimarrà più sereno e il tempo doloroso pac;serà non invano! g. b BENEFICENZA Sempre le benefice nza dov rebbe avere un ca– rattere eleva to. sem pre si dov rebbe pensare che . portando un sollievo al numero infinito di mise– rie umane, si compie un dove re, si paga, e a scartame nto molto ridott o, un debito. Chi ha bisogno non dovrebbe supp licare, ma chiede re. Purtropp o anche ora ciò avv iene nella teoria. non ne:ta realtà. Chi ha bisog no oggi. com e ieri, deve battere chissà quante porte e chissà quante inuti lmente! E l'atto del chiede re ha, in sè. l'umiliazione. Perchè sem pre chi ha dato per beneficenza ha dato da avaro e da eso3o, esigendo in grat itudine e sottomissione mille volte quell o che dava , vo– lendo investigare nelle anime, scop rire mise rie e ve rgog ne nascoste, pel timore di essere ingan– nato. Ah. questo terribile timore d 'esse re ingannato / Tu mi chied i un ;,ussidio per non mrJrire di fame, pe rchè il padrone non metta i tuoi cenci sulla strada. Va bene. Ma chi sei ::i Che fai? Perchè non lavori. perchè non guadagni? Perchè non ri– sparmi? Perchè il tuo bambin o è vesti to bene? ài battuto altre porte? ài avu to altra carità? Mandi a mes sa i tuoi bambini? E ogni risp osto desta la diffide nza. E quand o l'investigazione umil iante non sodd isfa, o la pe r– sona che cerca non osa o non sa. o non può ri– spondere ( vi è pure anche pei pove ri quel de li– cato pudore per cui noi non gridiamo in facc ia agli est ranei le nostre miserie ) o non si dà, o si offende. Eppure i signori benefici dovrebbero dire : u Noi vi ringraziamo miserabili, accattoni, re– ietti infel ici, che accettate l'obolo meschino dell– la nostra pietà. Se la nostra pel osa benefi cenza non calmasse il morso della farne. non facesse tace re qualchi:i avido padrone di casa. non vestisse qualche bim– bo ignudo. voi vi disabituereste dal chiede re per carità, imparer este a volere per il vost ro diritto alla vita: non vi terremmo con qualche misera – bile obolo avvinti a noi dalla ril-onosce nza supi– na del derelitto! La ge nte cost retta a far porta davanti alle Congregazioni di Carità . ai conven – ti, alle cucine econom iche, purt roppo, perde nel– la lotta diuturna . per mangiare. ogni spirito di combattività. Umiliate lo un uomo e abba•sse rete il livello della sua dignità. Quando un uomo vi confessa che è digiuno e non ha un soldo per comperars i un pane sa che agli occhi vostri è più miserab ile d'ogni miserabile. Sa che è cost retto a piegare il capo, a tacere, a soffri re l'in sulto. E non può ribell1rsi. u Ci sono, si dice, [e pers one abili e furbe in fatto di beneficenza . ci sono gli accattoni di me– stiere, faccie che noi riconosciamo, che cercano oggi, come hanno cercato ieri, come cerche ranno domani ». Sicuro, pu rtroppo anche gli accatton i di me– stiere , devono mangiare. poco o tanto oggi, co– me hanno mangiato ieri. come dovranno mangia – re domani. E cercheranno semp re. con la faccia incallita al rimp rovero. abituando l'anima a sa– per inganna re, ricorrendo alla finz ione. Quelli che rimprove rano a questa ge nte di non voler lavorare non tengono calcolo dell'eserc ito di gente valida e sana che s 'offre invano sul mercato del lavoro. delle innume revo li cause per cui una pe rsona può diventar e, nella vita. un va– gabondo. uno spostato eterno . un invalido: non pensa alla scarsis sima tutela che la società offre agli inabili. per condizioni fisiche o morale , al lav oro. Del resto per qualcuno che inganna non si ha il diritto. beneficando. di umiliare le migliaia di persone costrette a ricorrere alla beneficenza pubblica. Il pane dato può val.ere molto meno della bontà con cui lo si dà. Le persone molto abili . molto pratiche cre– dono anche che 'la bontà, nel fare la benefi – cenz a. equival go ad una specie d'incoraggiamen – to all'ab uso. Può darsi che ci sia chi abusa della bontà e dell a buona fede di una persona. Ma purtroppo molte di queste persone che gridano contro l'a– buso di altre che sono. ammettiamolo pure, di– sones te. perchè cercano sussidi e aiuti a cui non hanno diritto e di cui non hann o strettam ente bi– sog no, non pensano che l'abuso e l'inganno so– no. nella vita d 'oggi, così /ad/i ed impun iti e... permess i. Fra le pers one ones te vi sono pure quelle che denunciano una metà de l loro gua– dagno per pagar men o tasse. negoz ianli che si valgono della buona fede de i clienti per sme rcia– re roba avariata, o pe r rubare sul prezzo. Vi è pure nella vita tutta la fitta rete di fr odi . di cui ci dob biamo guardare giorno per giorno , ora per ora. come se si vivesse in un 'imb oscata. Ma la frode della gente che non ha bisogno è furberia e l'abuso de'lla buone fede è un reato, per quelli a cui il bisogno aggiunge pei misera– bili un a1u{ra1•ante, invece di costituir e una di– scrimin ante . Ecco perchè , dal punto di vista socialista noi non ci sen tiamo di lavora re per la così detta be– neficenza borghese. . E abbi:1rno accettato ora la nostra part ecipazi o– zto ne ~ei ~omitati di ben~fìcenza, è semplice– mente in vista delle condizion i di vita eccez iona– li.e transitorie e per ch~ ci pare che qualche cosa di buono possiamo fare, portando, nella benefi– cenza un nostro concetto di gius tizia e di diritto che la rende meno umiliante. SORELLINA.

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