La Difesa delle Lavoratrici - anno III - n. 9 - 1 maggio 191

Le donne in Sicilia. Una br eve visita in un paese od in una provin cia. non dù certo il diritto di emette re un giudizio su lht popolazione stessa . Si trat– ta qu indi an che, da part e di chi .scrive qu e– ste poche righe, d'un sempli ce deside rio - o bisogno - dì partecipar e all e compagn e le 'i?npressioni ricevut e dur ante un brev a giro di p l'opaganda in Sic;Iia. Questo bisogno conispon de poi anche ad un dovere - a que llo cioè di dissipar e dei pr egiu diz i e delle pr evenzioni che certa – m ente non contribui scono alla fa i m aziJne della coscienza sociali sta, e di sal di vincoli di proionda comp agine e d'incondizionata s Jlidari età, che devono uni, ~e tutte le pr olz- tarie. · Il quadro che di solito si fa della donna siciliana - può. esse re pr eso dal vero si, ma questo vero è unilateral e, esag erat o, anti– quato. La donn etta sch iava e fe rva d; l ma– rito - sup erst iziosa ej umile - sopravvivP. ancora nella pi ccola e gran de borghes ia, ma non nel prol eta ria to. 1 particolar i sensa– zionali del mar ito geloso che ass oggetta l a mogli e e si ven dica sa ngu inosa ment e di ogni parvenza di tradim ent o .o di tentat ivo di e– mancipazione - i parti colari che rendon o attraenti le produzioni cin emato grafiche •-- corrispondonb si a quello dell'ambi ento pic– colo borgh ese, non a que.llo prol etario. I tempi cambiano colla formazion e di nuo ve classi e rapporti sociali e con essi cambian o pur e i rapp orti mor ali , i costumi, le usanz e. Laddov e le affittanze collettive e le sezioni social iste - e parliamo oggi più che altro della provin cia di Trapani - e il maggiore concetto di respon sabilità e di dignità che ne scaturi sce dOrninano la vita della cla ~se lavoratrice - laddo ve è in vigor e l eman– cipazion e e gli uomini sono costretti di la– sciare a casa le donne sole - e tornando constatano che le donne pur essendo rimas '.e sole - si sono fatte rispettare - lutto que– sto dà una impronta nuova alla moral e, im pone nuove norme alla vita famigliar e e sociale. E abbiamo viste centinaia di don– ne, vest ite di festa, accorrere ai comizi - e seguire col massimo inter esse le espan – sioni socialiste. Venivano serie , d:gn '.t~s ?, senz3. chiedere perm esso a nessuno: eserci– tavano un loro dirit to; assentivano e discu – tevano, pales1vano insomma un grande in - .ct.per gli argomenti. In casa come in piazza serie, dignito se, - ospital6, senza essere u.Wfti, seusil'Jili. "Senza essere Ser~izievoli, liflda , pulitissime , ve– stite con semplicità e gusto, sen za sfarzo . presenziando alle discus sioni e alle conver – sii.zioni con spirito di squ isita indipend enza. Così pur trovandoci nella calunniat a Si– cilia, abbiamo potuto parlare durante de!Je pro cessio ni religi ose senza che l' uditorio proletario si fosse distu rba to a guardare la pr ocessione stessa, ma abbiamo p ura potut o parlare in una chiesa - ove poche ore pri– ma ancora si era pr edicato e pregat o. In– num ere donn e erano accorse an che nel tem– pio senza timor e di profanarlo , senza paura del diavolo. Le proletarie che abbiamo intra viste e che abbiam o potuto conosce re nei comizi e nelle loro case - riabilitano la donn a sici– liana - come il lavoro e l'istr uzion e nobi– lita e riabilita e redim e qual sias i popola – zione ... Molte donn e in Sicilia fanno pu re a meno di battezz~re i loro figli. Leggono, approfittano de11a ist ruzion e obbligato ria per imparare ciò che i mariti em igran ti non hanno potuto impara re. Così nella vita d i fa miglia. :\'on sono nè schi ave nè serve , ma uguali agl i uomini , come nella vita sociale - di– vidono con essi il lavoro, la miseria , par – tecipano alla vita del pensi ero e del socia - lis mo. . Fanno spe rar e bene ques te donn e - e le compa gn e di tutta Itali a le salut ano com e benemerit e pionier e delle ideali tà socia liste in un paese al quale la civiltà borgh ese ha voluto negare tutti i suoi ben efici. Sia lecito alla solt-OScritta rivolge re un sa– luto con un arr ivederci ai compa gni e com – pagne siciliare. Trapani . ANGflLlCA BAL ,\R\ NOfF. u Se si vuo l evitar e che il nostr o mot:im.enlu divenga superfic iale, bisogna che n oi att en– diam.h con tull e le nostr e forz e ai bi.'Mf11ti dr-l. l'educa zil)ne soci ali sta. f; possil.Jil ", t indispcfl. sabil e che noi ci prn curia rrt.o i m.e:.;i necessari a questo scopo. Le grand i r iunio1ti pul,/Jlic h..P, per quant o necq.rn ri e esse siano, non JìfJSSono fin ire di assorb i re l~ for:.e di cui n oi al.i!Jiamo bisogno. E necessar io ·che i piccoli bisoa-ni quo– tidiani dPlt'educa:.io ne soci ali sta ritornino m:auf i ad ogni nostra preoccu pazione e che i migli or i elementi vi si consacrino . 1:.· inutile, e necessar io che noi auad agniamo degli elr-t– lori, ma e ben più util e e 7Jiù n"cr, ssario che noi facci.am o dell 1: coscien :.e social'i ste 1). V lCTOH /HlLEIL LA DIFESA DELLE LAVOHATRlCJ P~llVIO lVIHGGIO lhi cde la vecchia m,adr c dalla soglia del Iugurio tris te: - Perchè non si lavora oggi? Perchè qu ei c.anti , qu ei suoni, e que i rossi vrssiUi? O vecc kia madr, ,_ che un dì st-rappasl"i al seno fin o alle sl-ille di sangu e J)er nutrir e il tao birnbo , che veo!iasli /1• hmgh c ore not– lurn c JJer ra1nm endarn e l'abitino logoro, chr digiuna sti JJt.:r com,JJerarv le ni etlicine dal /arrn.acista 'ingord) , ch" JJOrtasti il tu o sposo a rnorire sopra un letto d 1 'll' os7,edalc, che vedesi.i i tuoi figli ad 1.1-no ad 'U.IW parti– re pel m.ondo in cerca di vani?, e che Spre– nws ti. al ciglio tufi.e le lacrime; o vecchia m.adr e che vivi sola nell'att esa della ,m,orte 1-iberatrice, è -in no1ne dei tuoi r/olori che taciono ogg i le officine e rip osano "? cam,pi , è ver la grand e speran -,t che nessun 1nai riviva 'il tu o nwrtirio , che risuonano oggi i can ti di fesi.a! Chied e il bim bo lieto pur ne l visello pa– tito: .- Perchè non si lavora oggi, perchè squ.il – lano le fan fare, o 'mamma? - Birnbo JJallùlo e grmn o, che ti desti al matl'ino quando la m,amnw è già [uori a 1 lavoro, e .non hai la cioccolata cald'it ed un lcdu.ccio bianco, e chiedi invano le ·s~ar– pette nuove e il giocattolo bello; bimbo che cresc iuto appena sara i cacciai.o nell'officina a rovinarti le tue deboli m enibra che cer– cherai un giorn o -in.vano lavor o 'e ruberai forse in un'ora di fan ie, · è per strapparti a ques to trist e destino che oggi non si lavo– ra, è JJer la /e1e in un giorno di qiu.Stizfo sociale che suonano oggi le musiche! O ve cchia madre , socchiudi gli occki ytan– chi in un sogno d·i pace radiosa; o bimbo scarno apri i tuo i occhi lucenU in una vi– sione di bellezza e d' anwre! È il pr im o iWaggio! GrAELE- Ai cinque anni di Jole Quando sfilo -il tesoro cle la capellatura a la m."ia mano impu ra oan.i ricciolo cl'oro racconta una siw stari .a cli destino e di fede <t cui nes.rnnn crede t.rann e la m;ia memor ia. E 1Jmw do tu ri posi come clenlro una breve ora. di mort e, lieve spio con i curiosi occhi un racconto mulo che pallido si scrive sn fa, che app ena vive, tu.a aol.a di vell.ufo . Donna, arrai il I iw reano: un piccolo tria.11- golo di vit a; ad 0(tn i crnaolo l' ·imb allerai ne 'I seano di confine ; l'imJ)er-io che daranno al f·uò soano così e chiuso : B-i.soano - Amore - Desid erio . L o aua.rd.ann da l'cillo t.en -u:ì.ssime stelle (occhi di sentfo ell e su mura cli l>asa/.lo). Si. (Jiun ge, per acerbe strade, a la capit ale; nna ar an p-ietra e - Mal.e - le(Jgi scostando [!'erbe. Flu isce cul essa intorno un'acqua ar w:sa e rcldara . ..\'011 he'vern e! E' l'amara · fonte che notte e [gio rn o sgorya perchè r·imwva da sott.erranea zol.la la sempit erna poll a come un' eterna piova, quella che l.a pupilla di sorell e e di spose, ll eyi-ne angosciose al var di te, distilla, tlci che questo profondo lutto vi.la si di.sse, da che le crocefisse la pau.ra del mondo, Maddal .ene che sono, che saranno e son stat e pure ma conda.mwte sen:.a più m.a'i perdono , Regi.ne d·i villaggio che o(Jni suddito prese e per cui non s'intese mai sinfonia d-i Maggio .. Cinque anni! Immensa data per chi. mori ; [fuggent e attimo pel nascente. E tu, perché s~i nata? V!TI0fl!0 N IVELLJNI. LOTTE E DIFESADEL LAVORO Lo scioperodelle operaie I Ii caro viveri tormenta anche loro: da dieci anni si è promesso un aumento di salario: non fu mai concesso. Perchè non devono chiederlo allo Stato che ricava dal Mondarisi! difendete lavostra s lute e i vostri interessi. C'è una legge che protegge i mondarisi, ma i padroni molto spesso la mettono sotto i oiedi. In tal caso scrivete alla Federazio– ne Nazionale dei Lavoratori della terra a Bologna che vi . insegnerà a far valere le vostre ragioni. Non movet evi di casa se non avet e in ma– no il contratto scrilto, firmato dal padrone. Badat e che voi non dove te nulla al ca– poral e. I vostri dormitori devono essere mu– niti di reUcelle contro le zanzare, essere disposti in modo da permettere la separa– zion e dei sessi; non poS"sono essere nè tet– toie, nè capanne, nè porticati. I lavoratori devono avere acqua potabile e cibo sano. Il padrone deve dare gratis il chinino per dif endervi contro la malaria. Domandate– glielo prima di avere addosso la febbr e. Il lavoro non può cominciare prima del levar del sole. I mondarisi emigranti non possono lavorare più di 10 ore, i locali più di 9. La giornata di lavoro deve essere inter– rotta dagli opportuni riposi. I mondarisi hanno diritto ogni settimana a 24 ore di riposo. Le donne che al/altana hanno diritto a un riposo maggiore che viene pagato coJn,e lavoro. Se un mondariso muore gli eredi hanno diritto, oltre che alla .mercede de.I lavoro compiuto, all'importo di 15 giorni di lavoro_ Non possono andare in risaia: I minori di 14 anni compiuti. Le donne nell'ultimo mese di gravidanza e nel primo m ese dopo il parto. Non possono lavorare alla monda i fan– ciulli minori di 16 anni e le donne minori di 21 se non sono munite di fede di nascita. Le donn e incinte devono partire col cer– tificato del medico che attesti il periodo del– la gravidanza. Tutti i mondarisi devono essere muniti di un certificato del medico del loro paese dal quale risulti che non sono affetti da malattie contagiose. I padroni che vanno contro queste dispo– sizioni di legge possono venire condannati ad una multa da 500 a 1500 lire. addette alleManifatture Tabacchi. 1 Il .pubbl.ioo- -g,r-0.<;50- e ij,,,r,ffBlll:,e :n•t tua le non sono molto conv inti delllCf ra– gione di questo sciopero . Vedo n'o che le -ope– raie si recano alla manifattura qualche ora dopo le altre, · tornano dal lavoro un paio ct·ore prima, sentono che guadagnano 'fin L. 2.60 al giorno e che hanno diritto 'alla pensione (che raggiunge _oggi l'ingente som– ma di L. 420 all 'anno dopo 35 ann i di la-· voro) e si chi edono: ({Ma che cosa preten– dono? Così fossero trattate tutte le altre ope– raie che lavorano molto di più 1 e che sono pag ate molto meno. In confronto le tabac– chin e sono una classe privilegiata, e il loro è uno sciopero inconsulto i1 . monopolio del Tabacco la bellezza di un uti- • le che oltrepassa i. ,300 . rnJJi9ni? , ~ Pk!c0fè Ricordo che un ragionamento press'a po– co come questo si faceva anche per noi mae– stre dimenticando che per la natura del 'no– stro lavo ro, per gli stud i e le ansie che ci era costat a la ca rri era , per la continua ten– sione di nervi a cui eravamo costrette, per la vociferazione continua , e il pasto affret– tato nell 'ora di colazione , se non ·avessimo avuto il giovedì e le vacanze e i mezzi di nut rirci su fficientem ent e, la maggior parte di noi avrebbe finito al manicomio , o al cim iter o innanzi tempo. Se si potess e fare un 'inchiesta sul nume– ro del personale femminile che entra alla fabb rica del tabacco in confronto di quante ne rimangono dopo dieci anni , si trovereb– be che molte di loro o hanno dovuto abban– donare lo stabilimento per darsi ad altro mestiere meno insa lubr e, o sono diventate ospiti degli ospe dali , o sono stat e prese e portale al mondo di là dalla tub ercolosi e dall'an emia. E si sap rebb e an che che i figli che nasco– no dall e op eraie in tabacco sono tutt i gra– cili, an emici. predisposti alla tub ercolosi, al ra chiti smo. II lavoro nella manifattura ta– bacc hi è insalubr e oer il len to, continuo as– sorbim ent o di nicotina. Il regolam ento stes– so pr escri ve che l'e ffettivo lavo ro nelle ma – nifat ture non su oeri le sette ore: la famo– sa ora 1 così dctt~ di strao rdin ario , dove va aggi unge rsi solta nto nei rari casi di urgent e neces sità. Invece da qu attro anni è div en– tat a un'o ra no rmale, agg iunta all e sette re– golamentu. ri , e in quest i quattro anni le sta– tistic he regist rano un n umero sempre cre– scente di malattia. In mod ia sono tr e ope – raie al gio rno che in que ll'ora in più delle sette, sono prese da ca pogiri , da svc nim cn· ti, e ca dono aff rante e vin te su l tavolo del lavo ro. Ecco pcrc-hè le ope rai e chiedon o l'a– lJolizione di ques t'or a di lavo ro e desidera– no che l'au mento di sa lario sia rapp resen- 1,-to ap pun to dall'importo corr ispond ente al lavor o di qu ell'ora. Se la paga giornaliera può apparire a mol– ti superiore a quella di altre lavoratrici, si deve. pensare ch'essa vien e diffalcata dalle numerose e troppo facili sospensioni di sa– lario i!"}caso di ritardo, di permessi, di as– senze temporanee, e siccom e si lavora a cot– cimo, troppo spesso la cattiva qualità del – la materia e i riljassi canricc iosi ·nelle ta·rif– fe del cotti mo , assottigÌiano in modo im– pressionante il poco lauto guadagno. Chie– dendo, come chiedono, un aumento del 25 % sulle paghe attuali lo Stato avrebbe un mag– gior onere annuo di due milioni soltanto. per 18.000 operai. E chiedono pure una pensione di 600 lir e dopo 25 anni di lavoro; la perequazione dei cottimi in modo che tutte le sigaraie ché compiono Collo stesso sforzo fisico , e l'im– p.iego della stessa materia lo stesso lavoro. siano pagat e ugualmente in tuttè le mani – fatture. In linea morale vorrebbero sottrarsi alla degradante visita quotidiana all 'uscita dal– Jo stabilim ento: bast erebbe il controllo sal– tuario: esse non vogliono vivere in questo stato di perenne sospetto: se tra loro si sco– prirà qualche disonesta, la massa int era ne chiederà l'espulsione e la punizione , a tu– tela dell' onore della clas se . Vogliono pur e l'istituzio ne del collegio probivirale come si usa in tutte le industrie, poichè ora le comm issioni interne presiedute da un giu– di ce di tribunale, ma effettivamente diret te e dominate dal Dir ettor e, non offrono al– cu na ga ranzi a pe r il personale. Lo sciop ero si svolse in modo meraviglio· so in tutta Ital ia: la solidari età è compl eta ; i pr opos ili dignitosi; e sincera è la dispo si– zion e ag li inevita bili sac rifici a cui la mas– sa lav oratri ce va incontro: ta nt o en tu sia– smo , tanta cosc ienz a meritano il pi-emio della vitto ria.. E noi ve l'augu ri amo comple– ta , o compagne. Non lasciatevi int imid ire da mina ccie, non lasciat evi fiaccare dalle lagrim e dei vecchi , non ascoltat e i consigl i dei paurosi. non dat e retta ai giornal i borgh esi int eressa – ti a sostener e il Govern o a tutto danno dei lavoratori , pensate che lottat e per miglio– ral'e le vostre cond izion i e quelle della vo– stra fami glia , e che, se non otterr ete Ol'a quanto vi si deve con cedere, pas serann o de– gli ,cnni pa recchi prima di ra gg iunge re il migl iora.mento a cui aspi r:ttc. L:i. u Di fesa. delle Jnvorntrici )) plaucl 0 al vostco movim ento , e si augura che la vostra resis tenza si man tenga lena ce. Lo Stato in– du striale dov rà pu r cedere ! L'J Nl)A .\llAL ~ATI . Piange la povera madre sull'errore del figlio , ch'essa pur nella sua miseria ha edu– cato all'onestà. Egli ha rubato. Oh, triste e terribile cosa! ·- Non cade foglia che Dio non voglia! - -Dice la nonna rass egnata sempre e calma come la morte buona. Eppure nelle parole della nonna c'è un simbolo di verità: la nonna come !"umanità ignara non sa rendersi conto di una più am– pia legge socia le e racchiude nella parola Dio, come gli antichi nel Fato, il concetto complesso di questa legge che sovrasta la vita. Ci sono infatti dei fattori sociali che agi– scono all'infuori e al disopra del nostro vo– lere e contro i quali si perde talvolta l'ope– ra individuale. LEL legge del determinismo economico per la quale tutti i rivolgimenti sociali hanno sopratutto una prima base economica , trov a la sua corrispondenza nel campo educat ivo. L'educazione materna , l'opera della scuo– la, non va lgono talvolta a trattenere l'indi– viduo dal male. L'ambiente sociale ha trop– pe tentazioni, troppi mali esempi, perchè tutti sappiano salvarsi e non tutti sono e– gualmente forti per vincere. La povera madre piangente pensa ai suoi ins egnam enti falliti a un tratto; forse il mi– ragg io di un 'ora di malsano piacere, forse la rib ellione dell'animo di fronte alla viola– zione cont inua del senso di giustizia , hanno condotto il figlio al tradimento di sè e della propr ia famiglia, Che fare adunque? Rinuncerà la madre all'opera sua di educazione? Oh, no, no, guai se ciò avv enisse! Ma cer– chiamo di porr e la società su basi più giuste e sarà pure risolto il quesito educativo. La ma estra. l e nostr e collaboratrici c'invi.ano più ... no- 1;ell~ che art icol"i.. Noi non inlendia.mo ajfotfo loal,ere olla novella i.l s·uo valore sociale . !1'1a il oi ornal .e ha tante questioni importanti da I rnllare r non ha 1nollo spazio per le novelle. f-nviliauw rruind i le collaboratrici a mandare arti .coli , .. critic he !u ll e condfaioni . di lavoro dell e do~rne operme , su.gli scioperi ., sul movi– me·,!to .smdaca~e {emrnirli.l e, a domandar spie– (Jfl:iont e cons-igli a u Lu cia )I. E moll o ·più {aci.lr 1 che 1.01.'operaia, auiAata rl.~l b1~011 .~enso, da.lla pratica, dal sno spirito d osservn.:.ione /riccia un art,icolo che non una novell a. t_ri 1!.m;e.l.lct è una forma di componi – n1.11ntn JHu d·1ffìc1le di quanto si crede. (N, d, R.).

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