La Difesa delle Lavoratrici - anno III - n. 3 - 1 febbraio 1

DELINQUENZA! Ero sa lita a lla ferr ovia sul tram N. 4 che va alla Torretta , ~ trov ai tutti quelli che erano -di dentro scandalizzat i, che comme nt ava no la cc;mctotta di una ragazza , che in piedi sulla piatta1 orm a, con un o scato lone a fianc o, teneva gli occhi bassi. arr oss iti come di persona che da poco aYesse finito di piangere - Si ha vog lia di dir e - dicev a uno - si nasce delin quenti !. - Ed un altro: - E poi si par la di eguaglianza, di v·olere elevare que– sta gente del popolo. E' inutile! E' tempo spre – cato! Quella gente lì nasce dilinquente. Oh, i socialisti, i socialisti. io metterei propri o sotto il loro muso questa gent nccia! Ecco: queJ!a bambin a è alta a,ppena un pa lmo e già pensa a frod are, a mentir e spudo ratrunente. :\'l'in teressai del caso ed in poche paro le mi misero al corrente di tutto. Que lla bambi na richie sta di pagare il biglietto per il tram, era scoppiata in un pianto dir otto e non si decide\·a a pagare. La rninacciarono di metlerla giù a terra e solo allora s1 decise a tirar fu ori i dieci cen– t.esirni. - Ah ! delinqu enza vera, precoce! Qua– le speranza lasci a quella bambina? Nessuna, finirà come sogliono finire le raga zze del po- polo ! Chissà . u M'avvicinai a.Jla piccola delinq uente e mi dis.=.e c-he a.ve ,·a sette a.nni: La mad re era morta di colera l'ann o av~ntì, il pad re era in Ameri ca e non dava più sue notizie. Lei con una sorellina più picco la ,·iven1 colla nonna vecchia, che le face ,·a trovare un po' di mi– nestra la sera verso le nove o le dieci di sera, quando si ritira\·a dopo a,·e re girato dall'una all' altra porta della città dalle 8 dell o..matti– na, portando cappeJJi per sig nora, guadagnan – do pochi soldi la settimana ed un po' di pane per colazione. A piazza Municipi o il tram si fermò; quella bambina scese col suo scato lone, attrave rsò la piaz za e s'i nfi!a,·a pei Guantai. Ed io la vidi scendere, allontanarsi. Era palli– -da, mal nut rita, mah-estila. con scarpe non ratte· per i suoi piedi, cou uno scialle scolarit o -che le coprh·a appena le spalle, ave,·a le mani ar rossale dal fredd o, che a stento pote vano sostenere quella grande scato la di cappe lli. PO\·era bimba - pensai - ed è di te che si è par lato tanto ! Tu ,·olevi risparmiare i due soldi per comprarti qualche leccorn ia. o qualch e giuocaholo. :-.ra non sai che questo non è per– messo a.i bimbi della plebe, ai figli de l popolo? Tu de,·i la,·orare da mane a sera, non aver capricci, ,·h·ere di continua rinun zia, altrimen– ti ti diranno catli\·a. perversa, delinque nte. Ciò che per gli altri bimbi sarà sve ltezza , precocità d'inte lligenza, per te sa rà preco cità di delin– quenza.. Tu appartieni alla razza ma ledet ta -degli eterni sfruttati. Tua madre era una la~ \·oratrice, forse una crestaia od una lavora– lrice di biancheria e mor ì lavorando. Tu o pa– dre, del quale non si hanno più noti zie, chi sa se non è morto anche lu i di lavoro, o, se ·vive . ch i sa con qua li ste nti si di ba tt e là nelle lnnh.ne ~uneriche !.. . E tu, povero esserino, abbandona to da tutti, ha i il va ntaggio dello sfrutt amento, n è ti puo i ribe lJare , nè pu oi re a- U:rime nti ti gr iderann o _deli1u11u·,1tP. !" div ente ra i giovj netta, donna; m algra do gli sten ti, le prin lzi on i, lo sfrutt amento. La natu– ra si affermerà in te, ed un giorno, guardan– doti nello specchio, ti vedrai belli n a, slanciata, con dei begli occhi e con dei bei capelli. In– comincerai ad a,·ere cura dell a tua perso na. Cna camicetlina di pochi soldi fatta con gu– sto. un nasi.ro, degli ~tracci di pochi centesimi nei capelli saranno la tua acconciatura, sod. disteranno la tua lec ita ci,·etteria di giovi net– ta. llill e sguardi attire rai. mille ammirazio ni susciterai tra i tuoi coetanei. Tu che eri di– sgraziata. trascurata, comincerai a sentire dol– ci parole, offerte lusinghiere. Qualche signorotto forse ti accerchie rà, ti cir– conderà di mi11e moine. Xon so ~e resistern i :1 tutio, ma guai ad una tua prirna caduta! --··.tti si scaglie rebbero contrn di te. Ecco la delin,ruenza ri\·elata ! Sembra,·a tale da che -era oiccina ! La tua fine io non la so. F orse <.JualChe ospe dale ti accoglierà anco ra giova– ne ammalata di mali innominabili. Anche li ti guarderanno con disprezzo. u Oh ! è una di entusiasmo cvn un dbcorso suggestivo e dotto, girano per la città, affrontano innanzi tempo le lotte per la vita. Vi sono ancora i fanciulli d-2lle officine, aJtri che lavorano alle macchi– ne d'enlusiasmo. A Lei che conobbe Ciprian i e \ enzono mutilati, stritolati Aflri la\' orano neJl e tipografi.e OVE:: si aitos– ~icano di piom bo e vengono su pallidi e rr1t1.– taticci. ~ on c·è opifliciv, non c'è lab oratorio ove APPESDICE 10 Pagine di vita E a Milano incomincia la dolente istoria. Tr o– vata tosto una camera, visto che quel tenen– te che doveva impiegare mio marito avea date solo vaghe promesse, e ch·era stata una gher– minella del signor principa le per !armi ri– maner sola e alJusare della situazione, del mio abbandono, della miseria, io mi diedi d'atto r– no per cercar occupazione. Tutti i giorni guar– davamo la quarta pagin a dei giornali e anda – vamo a offrire qua e là, ora ad una ditta, ora ad un 'a ltra che ne faceva ricerca, il nostro lavo ro: ci iscrivemmo ag1i uffici di colloca-– mento, mettemmo di mezzo quaJche nu ovo co– noscente, ma non riuscimmo che a farci man– giar qualche lira. ·Beppe provò a far il piazzi– sta, ma la cosa non riusci a dare alcun gua– dagno. Mi presentai in molti luogru come -contabile, come corrispondente, comt commes– sa di negozio. Mi si chiede\'ano dei ben ser– viti: ma se non l'ave\·o fatto ma.i ! Allora mi si proponeva di far sei mesi, un anno, gra– tuitamente, per poi giungere alfine a una lira o poco più al giorno: e si richiedeva un ve. stiario speciale, un 'uniforme. Ed intanto 9 Come mangiare? Di c!Je , h f' LA DIFESA DEL LE LAVOHATRICI non ,·en~rnno ndibiti i fanciulli. poich& essi sono i più deb oli, i meno protetti e quindi si prestano più allo sfruttamento. Senza contare il linguaggi o osceno a. cui essi si den ,no abi~ tua re fìn dalla tenera età, per cu i si abbruti– scono innanzi tempo, smarriscono la coscien– za, divent ano. libertini, dissoluti, spregevo li, per tutta la ,·ita. Si, è vern, essi forse diventerann o delin– que nti.., ma è la nostra. società che li fa tal i, è la nostn1 società che li pl'epara. Ecl, i loro gen itori si prestano alla loro degra dazione e li abbandona no, e li Yendono a i capitalisti, ag li industriali. Chi può udire le torture dell'in– fanzia abbandonata. e vendu ta, torturata e prostituita dai genitori incosc-ienti e dai signo– ri bo1·ghesi? 111 Russia si sono trovati dei luo– ghi ove si fabbricano gli storp i ! I bimbi ven– gono storpiati pel' essere poi venduti a pe rsone che li m andano a. mendic are . E sono medici laur eati <.:hesi prestano a la le opera . 111 1-d lt·i posti ancora esisto no case 111.1101ninabili , dove ,·engono condotte delle bambine dai 7 ai 9 an– ni. E la.l i delitti, e tali soz1.urre succedono dap– pertutto, poic hé dappert utto domina il denarn, il capi la.le, l'egoismo, la bestialità; dapper- 1 utto e'iisle lo sfruttamento del pili fol'te sul più dcb ok•.... 'i\Ic11t.re io pensaYu a tutto questo le alt re pe rso1ie int orno a me ridcnrno e sche rz<lVano. Pal'la.v,100 della guerra e del valor degli Italia– ni, dell'Italia che si ::irrern1ava per Ja terza volt~- Una ~i~nora coperta da ricche e gran di pellicce era in orgasmo ed in veiva contr o la. s~a .sa rta che non n tem po le aveva port ato I ab ito per la S('rat.J di ballo. L fl. piccola del-hz. <ruente era già stata dimentic ala. Nessu no più pens ::n·a a lei che, sfin ita, affamata, correva dal• J'-una a.ll 'altnt parte della città. Nessu no pen– sava agl i altri poYeri bimbi malvestit i e mal nutriti , con otti. innanzi temp o, dati alla de– linqu enza, a lla delinquemm prncocc ... Avrei v?luto rin facci3:re a tutti l'egois mo, la perver• s1tà, la barhal'1 e. Ebbi onore della soc ietà in cu i si vive. Il tram si ferm ò a piazza della ViU.oda . Avevo un bisognò gra nde di fuggire, fuggi re da questa nostra società vigliacca e m' av\' iai olla AMILCARE Villa. m nni cinpale; scelsi un via le il più recon– dito che guar da via Caracc iolo e H, tra H cielo ,il mare, il bel sole di Napoli , che in q11el giol'l10 ,splendeva ancora più bello io sogna i... Sogna i un'età in cui tulti i bimbi saranno acco lCi, curati, educ at i in loca li adat– ti, igie nici e pulit i. Grandi loca li con giardini, attl' ezzi, giuocattoli ,dove i bimbi crescerebbe– ro tutti insieme affrate llat i. Sono i figli dello Stato. i fìc;rli della società, l'av venir e dell'uma– nitù e si cerche rà quindi di allevarl i quanto pili hl'lli pi ù forti, robllst i e più bu oni si po– trà. E le donne, le, madri che assis terebbero tutti que ~ii bimbi avr ebbero· cura di loro. Ogni. egois mo sparirà . La donna amerà i figl i degli altri come i suo i ,elargirà ca rezze e baci a tutti i bimbi egualmente. Ed i fanciulli crescere b– bero senz '.oclio, senza !'an core, poichè sa rebbe – ro trattati con bontà, con amo re, con affetto ed avrehb ei-o tutti nutrimento e giuochi senza fine e senza distinzi one. i\la grida di bimbi felici mi disto lsero da questo bel sogno ... Volsi lo sg uar do e vidi un gruppo di fanciu lli che ben vestiti, rosei, pafiuti si rincorre\·ano nei viali del giardino pub blico. Oh! sono i figli dei sig nori , sono i JJ•·esre lti dalla fortuna, la (/ente onesta del doman i. Giocate, o bimbi, sche rzate, ridete, voi siete pochi oggi a goder e, m a un giorno snrete in molt i. Quando ogni sort a. di sfrutt a– men10 sa rà cessato, qn ando i deboli sa rann o protet li, quan do la donna ed il bambino acqui – stera 1u10 la loro ,wtonomia nella società ove vivrai, no, tu tto qu esto vasto gia1·clino risuo– nerà di cent inaia e cent inaia di grida allegre cli bimb i .Cont inu ate i voslri giuochi, o pr ivi- 1 leg iati della sorte! Non io con qu este mie. tristi verit à vorrò dist ur ba re la vostra a11egr ia di fanciulli felici: no, nessun accen no io vi farò alle mig lia ia e migliai a di fanciu lli deTia vo- ~ st ra età, che in qu esto stesso moment o, mentre ,·oi scherzate, la malva gità uman a, l'at tuale societ_à capita listic a sfrutta nelle officine, nelle fa!)bn che, man da con enermi scato loni da ll'una I all'altra pai-te dell a. città, mentr e poi mora l– i m~nt e li corrom pe, li abbrutis ce, li spin ge alla I delinqu enza .... Dorr. Am :LE B ,\HB,\ROSS..\. CIPRIANI deputa t o al VI collegio di Milano. Andai anc he a propormi come bambinai a, lan– to mi pesava il non poter, nonostante la mia buona volontà, esser utile a qualdw cosa: ma non sape, ·o bene il francese e non fui ac– cetta. Intanto fu necessario vendere i mate– rassi di lana. che avev:i voluto se rbar e e por– tu re con me, perchè ancora mancavano i mez– zi. Oh non basta aver volontà di lavon .1.rt • per ùccuparsi ! Quanta ama rezza mi sa le alla golD quando senlo qualche borghese dire ,•nn SP.H– so di dispregio: u :\1a di fame non si muor e! Son fole ! Baslo <J.\'l'r amore nl lav orn ! "· -– Oh, bisogna prova.re se basta. ! ! S'andava \"ia iii rn:i.ttino e· si lOl"llava slan• chi n.Jla sera, sfini ti , <li::;p('rali ! Ed ogni gini-110 la speranza rinDsceva. e l'::ibbattimento gj ::icui– Un giorno, vincendo il riserb,1, mi recai in in caserma d:t qurl lai tcnentr, poichi· Beppe si sentiva male. Egli era ton 11,1 suo amico. Certo flella. min.. voce v'era il pianto, nrgli or:chi lo smnrrime n– to ,ne l vnlt0, be11d1P t:1nlo ginvnne, ìl solco del dol<,re. Av~varno impegnalo al 1\Iont0 di P ieb1 fìn J'n– nello di spùsa; e que:,trJ dissi Nm t:rnta :,marn za, implorandn che ci si trovasse la\'<,rCJ ! L'amiro, vivnmcnte commoi;;so. si offri <li parlarne a. una sua cognata, nnima piPtn5,a <' buona, alla qua.le i<J avrei )iOt11t<Jrivolgermi come a una sor<·lla. e che cnlr, nvrehhe pr,,– curato nssist<'rci. Infatti, ricevetti in gio1nata Ull suo !JiglieUo pieno di bontà ct1e ci portò un raggio di sp,~– ;anza. :\1i recai dalla signorina .-\del~ rul cuo– rr clie mi battcvfJ 1orte. lo ero anrorn trc,ppo fiera per poter accclt nrc un a qu alsiasi carità e tem evo che qualche JHU'ola mi dove.5sero fe- i-ire. E nel salotto magniUco, tutto tende e tappeti e mob i!~d i lusso, !o ero coll' anim o sospeso, col respiro sospeso , come se fossi all'erta, ìn atto di difesa, come avessi a subir e un 'insoste ni– bilè urnilin.iione. Im·ece entrò la signorin a tult a bont à e dall1~ inie 1frir11c paro le intuì l'at roce sofferenza ed e!Jhe ta.tto sq uisito e fine, allora e poi, dj che io le ~erberò ognora viva gratitu din e. Mi chi e– ~e che sapevo ; mi diede dei fazzo letl i da ri– ca mare, mi pl'omìse che si sa rebbe adopera ta a trova rci lavoro; mi offrì un cor dia Je, mi tra ttò trratern ame.nte. Non ero molti) abile, mF~ portai il ricamc eseg uito colla massima. <'H rn : alJùrrt, udendo che un tempo m·i dil et– tan, a scri,·ere, mi diede dei bozzetti da fare, con tema Hssegnalo da lei, ch'ella poi av rebb e fatti puhh licare e m'avrebbe pa ga ti, Fu forse una. gentil e astuzia per potermi sovvenz ionare 8enza rhe io potessi rifiuta re l'aiuto. Bu ona., ca ra creatur a.! P. scrissi lutto il giorno e tut– ta la notte. i\la. quando andai a. porfaro il ma– nnscr iU..o, la signorina era.. assente e per quaJ– eh.e g iorno n0n potei veder la. Intanto ci mancava il carbone, ci mancava il pa ne e da due giorni non s'a.vea assaggiato nu lla. B<'ppe diventava ogni dì più asp ro, esa– sperato. ~1Hlecliva alla. vita, malediva i suoi che , pur t--apendolo in sì dolorose condizioni , non ci aiutavano, imprecava alla società in– tera . COA"liocchi sanguigni, colla bava alla bocca, egli aveva delle crisi di collera violen– ta ,rhe 111i i1ttPrrivann. lo m'ingino<'rhinvn da- Le donne socialiste e la candi d atura C iprian i A questa lotla elettorale del VI Collegio di Milano che fu veramente bella per lo spetta– colo impon ent e de ' suoi comizi, per il concor– so di oratori insigni tra i socia listi d'It aJ.ia e cli Fr anci a ,le donne socialiste diedero il loro mirabile contributo di fede e di at tività rispon– dendo alla viva as pettaz ione dei pubblici che oramai non -si rassegne rebbero più alla ma n– ca nza della nostr a nota speciale e suggestiv::i in tutte le più grandi manifestaz ioni dell'a ni– ma socialista. Aperta dall'on . Claudio Treves la serie dei comizi, le nostr e compagne furon chiamate a portare lu ce e solidarietà per tutto il res to della battag lia. M.argh eri.ta Grassini Sar falli il 19 in via Dorg ognone portò il pubb lico al più grand e entusiasmo con un discor so suggestivo e dotto , illus4rando specia lmen te i fatti della Comun e tanto svisati dagli a'vver sa ri in mala fede lò ancora il ~ in Prn.zza, ::::i1c lia riscuotendo Ja più calorosa simpatia da quel gran de pubblico . La P rof. Regina Ter r-uz.zi commosse profon – damente il comizi o di via Vigevano la sera deJ 21 - salutata da un entus iasmo vibrante e magni.fico. Giselda Brebbia acca lorò il suo publico di via Gentilino il 21 di sera con le più ard en ti af– fermazioni socia liste che le fruttarono con tinu e interruzioni dal delegato. Par lò ancora con vern, popolar issimo successo dinanz i alle ac– ciai erie della Gambalo ita in pieno meri gg io n 23 e il 24 alle 13 dinanzi allo stabilimento Miani e Silvestri in viale Tosca na. Arg entina Altob elli venne pure tra noi a pa r– lare la sera del 24 nel grande comizio di via Borgo gnone. Il pubblico l'acco lse con un 'ova zi.one al suo appa rire e seguì il suo forte discorso (inte r– rotto dal delegato) con un a in cessa nte vibrazio– ne d 'entusiasmo. A Lei che conobbe Cipriani udì le sue parole di esiliato, a lei che tanto fer– vore diede pure alla battagl ia pe r la candi da– tu_ra dell'on. Trev es nel II Collegio di Bologna, gli elettori del VI collegio tr ibuta rono il degno, ca loro so plauso che a questa ant ica meravi– gliosa redentrice dei servi de lla gleba , non mai scesa dalla breccia delle aspre e sacre Iot. te, era ben dovuto! Abigaille. Zane tt a la sera del 19 palpitò cur suo grand ioso pubb lico di viale Romana di tut~i i dolori e di tutte le spe ranze del pro le– ta riato e del sociali smo. Pa rlò di tutt.i i mar– tirii della donna pro leta ria da ri ven dicare ne l– le 1:ostre batt ag lie, cominciando da que lla per Amilcare Cipri ani, campione della libertà. A nome del pro leta riato femminile mandò un $:: luto _all'on. Treves, sostenitore in Parla mento , per 11 Grupp o pa rlamentare socialista, del vo– to alle donne. Non si sa chi fosse più com– mosso e più entusiasta :il comiz io o l'orat rice. Sospeso il comizio di via Vigno la la sera del 22, la Zanetta volò al comizio avversa rio di via Borgoqnone tramutatosi in comizio soc iali– s~a. nonost ante la selv,a ispida di baione tte e di dag he che onorav ano il cor aggio 1nod er ato ! Alcuni zerbinott i na zionali sti. abissi di .... moderni tà, e d 'inte lligenza storica tent arono es~luderla, per chè donna (!!) dal c~m izio pub-– bh c~- Ma la Zanetta coi compag ni si pr ecipitò senz altro _neJla pa l~str a dove quei rinnega ti butt a fuo!'l le pro miser o e... le fecero n egar e dal delegato la pa rola chiesla due ore pri ma 1 Ma con lei le compagne aveva no potuto re~ stare a... dar del filo da torce re ag li oratori di Enea Pres si e al suo pubb lico.. di questurini plaudenti! Jl g~·uppo femm injle socialista, pet la specia– le a~t~v1ta della compagna Segretaria Carl otta Cleri_c1 ,organizz ò meravigliosament e in due turni l'opera delle distribuitrici di schede , che, con gara ammirab ile, corsero ad ins crive rsi per prestare quest o importante aiuto. " La Difesa delle Lavoratrici ,, Ogni lavorato re ed ogn i lavo rat ri ce si abbom al nostro quindicina le per l'anno 1914, ne faccia propaganda at ti va, lo port i nelle leghe, tr a le m asse, nei co mi zi ! " La Difesa delle Lavoratrici ,, deve esse re l' amica di og ni casa pro le– taria . Abbonamenti: anno L. 1,50 sem estr e . ,. 0,80 50 copie L. 1,50 - 100 copie L. 3. vanti a lui pr egando lo a calmarsi, a chetarsi , a sper are, a soffr ire con rorlezza, a n on lasc iarsi v1~cere dallo _sco raggiam ent o, dall 'ira, il che mi faceva tanto male, mi recava tanto dolore e nuoceva alla sua salute e alla calma d'en• trambi e ci toglieva le ultim e energie per la lotta . E to lsi dal baule le ultime fodere di tela, le ultime camicie e gliele consegnai da ~ft 1 ;~~re al Monte di Pietà a ragg iungere le Int ant o, temend o che n on gli fosse ro accet– ~te, ~i reco.i da _una conoscente a prega rl a cl un piccolo pr estito, tanto mi spavenlava il P.ensiero ch'eg li torna sse a m ani vuote e fosse npre so da un a de llé sue cr isj violente Ell'avea appenaJ da to a.Ila luce un bimbo. Come osar cli par larle? Di di r1e, che mi conduceva? Non f~ci motto; .di ssi paro1e vag he di congratu la– zwne, ma, illanguidita dal digiun o, tortu rata daJ pen sier o, ca ddi in deliqui o. La povera si– gnora comp r ese? Non so. E' certo cò 'ebbi un po ' di brodo ca ldo che mi ri stor ò lo stomaco e n.lcu ne uova ch' eJJa mi costrin se ad accettare. Torn ai a. casa - ma Beppe non c'era ancora Il ritardo in compernsi bile mi at ter rì... un sO:. spetto mi attraversò il cerve11o: temetti egli non ritornas se più. Noi aveva mo già deciso <li morire in sien1e qu alora. j J destino avesse. con– tinuat o a perse9uitarci, ma egli non doveva, non poteva lascia rmi così sola ! I1 dubbio mi lace rava il cuo re, Furon ore di pazzi a. Come folle, anJai in traccia di lui. Lo trovai su bito : : 1 11 ~e 1 ~~i i~~f;~~o ca ri~o di ca rt occi, di roba , (Continua ).

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