La Difesa delle Lavoratrici - anno II - n. 16 - 5 ottobre 19

LA VOCAZIONE .Cal'lo conduceva il suo carrellino per le ne ampie della cit.\à. Era mollo alto a quattordici anni, aveva la figura svelta e di– noccolala_ dei ragazzi dallo sviluppo preco– c-e. I suo, due belli occhi verdi, dai riflessi J:,~u~\~iy~~o dolci, d'una dolcezza un po' Era venuto in ciUà per fare l'arLisla. Ave– va una gran passione pel dis-egno. Al suo pa:se _a,:eva ornal<:>d_ipupazzi, fiori, ometti, ca, a!\1 11 muro di ernia del suo cortile, le pareti della casa, le cucine dei contadini. Gh d1c.cvano: 1( Se vai in città diventerai un grande pit.tore >1. ,E rìdea di essere un giorno un pittore, d imparare a d1pmgere quadri veri era sta– to 11suo sogno. sempre, fin da piccolo, il S?gno che ave,·a dat-0 al suo viso un'espres– s10n"è di ragazo pensoso e precoce. ~I~ suo padre non aveva i mezzi per farlo studiare e la vocazione del figlio lo commo– ,·eva poco . ..\ ciualtordici anni lo condusse in città in una specie di pensione semi-gratuita dove ,·enivano accolti una ventina di ragazzi della campagna e an·iati a un lavoro. Domandarono al ragazzo: « Che vuoi fare? i,. « Il pittore ,,_ « ,-<l bene, ti cercheremo un posto di gar– zone nello studio d'un pittore, o comunque. m quello d'un artista n. E pochi giorni dopo lo accompagnarono in un cant:ere do,·e si la,·orava il cemento. Da allora cominciò la sua vita di piccolo garzone. Gli facevano tirare il caneUino. lo manda,·ano a comperare la colazione pei grandi. gli comandavano mille mestieri umi– li e duri. parlandogli con la rnce rude, scu0- tendolo con qualche scherzo trh·iale quan– do !o sorprende,·ano con gli occhi velati di lagrime, facendolo correre senza posa. Car1n s'indugiava qualche volta a guar– dare i modellatori. uno specialmenle che gli parHa un artista più bra,·o degli altri e che aveva una lunga bar6a e un viso pallido e buono. Poter anche lui un giorno trarre dalla creta informe con un ioc1::o così sicuro ed agile i fiori e le testine- d·angiolo. e fo– glie. e rami. e frutta! DimenticaYa i quadri ~')gnati sempre, tutli i piccoli angoli ,perdu– ti della campagna, le luci dei tramonti se– reni che a,·,·olgevano le sue colline. i bei v'gneti rossastri dell'autunno che egli pen– sava di riprodurre. un giorno quando sa– rebbe sta o pittore. Anche per le strade de-Ila città egli s'indu– gia,·a col suo car1·ettino del ceme..r1t-0 a guar– dare una statua. il cornicione d'una finestra, una casa di cui coglie,·a. immediatament~. ---==~cs;·;:a.,_rm.on.a della linea. la facciata d'una caie– sa. B1::;ognava rm5eire a qualche cosa! _-on aw~vano cominciato come lui. altri ar– tisti di cui leggeva avidamente la storia? Bi30smava riuscire ad ogni costo, anche a quf:l'llo d1 morire appena raggiunto il suo sogno~ ". 'se oar!ò limidament 0 al modellatore dalla barbi nera che gli dis con un sorriso di simpatia: • 'udia. Ya al corso di dis-egno e model– latura alla sera. . hai occhio. buona volon– tà e oerseveranza chissà che non riesca! E non ,-;,omentarti. sai. led fficol.tàsono molte. ho avuto io pure una vita triste e disagi d'ogni specie prima di riuscire! ». '\ezli occhi di Carlo passarono un lampo di spPranza e un pens~ero risoluto. a: Andrò certa.mente, grazie ,1 rispose. Carlo lavorò di giorno e studiò alla sera fie"o a tardi e alla domenica, nza sentire nè ::;lanchezza. ne di:;aµ-io. E riuseiva bene. li professore lo guardava con OCf'.'hiobenevolo e g-li diceva o;:mi volta eh':' 2'h pa.~ava vicino. vedendolo cosi cur– ,·o. attento. instancabile al lavoro: " Corartgio! ,, E ,di oechi di Carlo lucevano di /lioia. :.la lavorava tror,po e nella pensione man- :nava P<>"'-' e male. Sembrava divorato da una ff-bbrt int.erna. non sentr-ndo i mille bL,-"Tli d, libertà e di ;mo-o della /liovinez- APPESDICE Pagine di vita ~on v'era. Usc,gnrJ di castigo! Il d.u;pia.cnP, di ,erJ~r~li rammvulare la frrJnte qu:i..n<Jo tor– nava a casa stanco, dopo il lun)2"rJ,inten.<..rJ lavoro rn1ellettuale, ~ra r,.-r nr-i a (liù grand,; amarezza - e noo;tra madre n Jl!l'J. taceva, tut:e I~ rn,!:ttre JJiccole ma.nranze a lui faceva nOU·. Come ci a.ddrJirJrava questo, i, we primJbile! - O-,m~ a,remmo rk1Jff1prato ci I rl1i+"d,P,r mil– le ,·olte fJErdrmo il nrr~tro fallo, pur che dò ci foo-..en~p~rmiato! ma la m 1mma in cio era nflessibile. Quest0, io, ia·n,lta, ntJ11 le sapevo perdonare. E glielo dicevo aspramente. ErrJ consapevole del ~acriflcio r.he s'imp(meva mio padre per noi - mi pareva delitto, rattristar– lo; oltre ad UJ1a scuola gravosa, da,·a lezioni d:ifficili, e non solo: preparava noi al niagi– stero, apprendendoci quindici materie, tutto da solo, nelle brevi ore di libertà Tra11quilla– mente poi, come CirH'i11uato, coltivava il suo LA DIFESA DELLE LA VORATJUCI za. Pur di riuscire. Alla mam:na lonlana, che era la sua spina e il suo rimpianto cocenLe, scrivova leltc-re riboccanti d'amore e di speranza. Le diceva che non avev<.tche un dolore: quello di non vederla, di non sentirla mai, alla sera specialmente quando gli era cosi gravoso addormentarsi in una casa estranea. Era un inverno lungo e rigido. Carlo ave– va le mani o i piedi gonfi o paonazzi per i geloni e alla sera, quando affondava le dita nella creta gelida. soffriva indicibilmente. 11a non si lamentava. In marzo !a scuola. serale si chiuse con la premiazione. Carlo ebbe il primo pre– mio. ~ fontl'e saliva sul palcoscenico, tre– man.te per la commozione, vide il model– lat.or ,e che l'aveva incoraggia.lo e gli sorri– se con orgoglio. l1 giorno dopo cominciò a lavorare con lui, nel suo studio. ~la era molto pallido, con la figura. più magra e più dinoccolata .\h. il fr do terribile delle matLinate tra– scorse aJl'aprrlo. trascinando il carretto. tor– mentato dalla tosse! E quel suo appetito fraglìardo non mai saziato alla pensione! Gli si riempivano di lagrime gli occhi pen– sando alla sua casa lontana, alle cure di sua madre che lo viziava come un bimbo, gli riscaldava il letto alla sera e aveva sem– p,·e paura che non foss-e coperto e nutrito al5bastanza. Nello studio del modellaTore C,ufo lavorò con passione, rivelando creT!e magnifiche qualità e una delicata anima d'artisla. M·a tossiva e deperiva ogni giorno, pareva che !o tormentasse, sempre, una leggera febbre. Quando chiamarono la madre la febbre era divenuta gagliarda e gli occhi del ragaz– zo erano incavati o lucidi. Morì qualche settimana dopo, tisico, all'ospedale. E nel delirio parlava. scmpro della sua vita misera.bile di garzone. per lui che ave– va il sogno luminoso del! 'arte. E si lamentava del freddo e della lame e chiamava la mamma con un'angoscia di– sperala. E la mamma, cu1·va. sul let.t.o 1 con un'an– goscia mula. lo guardava.. i\1ARtA PERorr1 BORNAGHL La resa dei conti nelle prossime elezioni. Ecco il conto della guerra. M.a io.... Scusi, ma non l' ha ordinata lei ? La logica dei piccoli Pierino. - Papà, la mia maestra mi ha detto che noi piccoli dobbiamo ubbidire sempre ai grandi. Babbo. - Certo, bambino mio, i grandi hanno sempre ragione perchè hanno più giudizio e più esperienza di voi. Pierino. - Papà, ma come posso ubbidi– re? Tu mi dici di non andare ln chiesa, che lo stud:o della dottrinetla è inutile, che mi fa anzi diventare più ignorante. La mam– ma mi ,·uol mandare a messa, mi fa stu– diare tante pagine di catechismo! E se non ubbidisco mi dice che crescerò mollo cattivo. Babbo. - Povero Pierino! Parlerò io alla mamma e vedrai che non li obbligheremo più a fare due cos-e tanto opposte. Pierino. - .vr a, papà. non devi parlarne alla mamma! :.ti dice sempre: Tu ubbidisci va a mes– sa e a dottrina. e non parlnrne al babbo. . ·on è necessario. ,,rtirello, spaccava le legna per la .mamma pcrchi- 110n ei :J ffatica.s~ t.r(Jppulei, e la donna r·he ra.iutava; e leggeva legg<wa una volumin0- sa strnia universale, che metteva i brividi solo a vederla. Oh quei vOlur~i r,i~n;. a.Ili e g,•ossi d1e ,s;.1pevano '1'11ntico! Come pùteva <livl'rtirsi mio r><Jdre a Jt•J:tJ;r~r di quella roba? peusava– tn<J. E:ili firN,ccu11ava dì nor1 fosciarri anno– irJrP,, " perdi;. 111•n!--ava., , <111a11t<J giustarncnte, che Ja. r1oi&. dello rpirito ,~ la più rattiv:i con sigli era! Si r<;mpfaceva ,li vedn f;i r e::;errizi ginna• !'!lici f' ca1,riole e s:.i.lti cr)me antidoto ali, stu– dio; , di fJlaceva --e non ci ,,ccup:1vamo di t:J,.(;(' ·t:df' d()mf' tif'he fecoruJo le nootre for1.e· ed na. molto 1-;r,veror;el giudicarci ~· f'i rnet– thvarno n,1 11fl~trr,, 1m <Jrnamcnt.o, chi• rhe– l:isse un f><>' di vanità.. Era W·THJ1H~ vigile fJer tPm:, chi' cre:,<'-f• inw v:m,~. Jeiua~re. , zii~,: o peltf'g(J)e Dav:rnti a Jm fifJn si ,,,°Jlevano dire d1e crr,;;e utili, e tutlf' pesavamo bei.e le nostrP parùle; io, assa.i C· spansiva e chi:1-<.·dlir!rina, ~Miri \"O<folla co-.tri zlone che -<.L<,vevo imf-'Unt1i; lorcliè parlavo, ,·r0 'l:pe~(.;() rirnbf,('·tnta. Qualche no,.<,tradomanda lo prov~ava qualche volta a dihmgarsi sull'ar– gomento rion voleva che il nostro cervf'llo tosse offusca.te, da. qualsiasi superstizione; non ci ot,bJigù rnai ad alcuna cerimonia, non vo- VAKIETA' i nostri bambini La piccola Nini ha detto la bugia. La mamma ne è molto addolorata e la sgrida: le dice che è brutta. cattiva, che non vuol tiene alla sua mamma ecc. ecc. Quando poi è stanca di gridare, affena la bimba per un brace.io e la rinchiude.. nel came– rino Duio. La mamma torna. quindi con aria Lrion– fante, verso gli altri figlioli e dice loro: ,e Vi serva d'esempio! Quando i bambini, .. n. Il pred:cozzo resta sospeso all'inizio per– chè la mamma s'è accorta che un'amica, presente alla scena, la guarda con viso t.ri – st.e e corrucciato; una Iagrima le trema fra le ciglia. " Che ti prende adesso, chiede la madre all'amica, ho forse agi!o male?». L'amica accenna colla mano ai bimbi; la mam.ma capisce e se ne sbarazza mandan– doli a faro qualcho spesuccia. u Potevi lasciarli qui, dice l'amica, ci sa– remmo spiega.Le un'altra volta. I bambini han capito che non voleva,mo parlal'0 in lo– ro presenza e ciò non è bene >1. leva frequentassimo chiese o istituti religiosi; rispettoso delle opirdoni altrui, ma fermisshno 11elle sue; ~tringente nella sua dialettica, ma senza mia dolenze di linguaggio. Lo sue pa– ro!~ ~i S!'0lpivano nella mia mé,ile tOTYle 11èl 111armo. Prob'TCS~ista, repubblicano; non 1'ln– tesi r-he ,li rado arC'ennare al !-iOCialismo: ep– pur<' og-ni suo detto, ogni suo atto era impron– tntc• tld 1111 vero, ronsapevole socialismo. Fa 11gJj :1ltri riò che vorresti f~se fatto n te; egli applicava il motto cristiano ad og11i mmiife~tazioue della sua vita. P<'r rida rnadr~ aveva ed ha ancora una te• nerezza vigile e premurosa che mai s'intiepidì: le fu padre, frat<'Uo, a111ico- mai intesi fra loro uua parola u~pra. Ricordo: quand'ero bimlJa, P~f)'CSSO n,ia. madre piang<'va e noi tutte cr,n Jei f>Crchi~. per qualche spesa slraor– di11ari:i, li 111en-.,iJe 110n le bastava o tutt.a ti– rnorr,sa. rhif.deva, o m:wdava a chiedere dal 11iil pkrolo di r1oi, altro denaro al babbo, che allora, poveretto! faC'eva la ciera Rrura scura e rbprmcl1:va Sf•<·ro secco. - E alla mamma cadevano i lagrimoni: u E ci vOgliono assolu– tarnentr• 11, diceva. - Povero babbo! Tutta la re.':>ponsabilità pesava su luL Lavorava. mollis– simo, ma guadagnava poco e doveva sostenere una famiglia di 9 persone! L'economia e l'or– diue erano esemplari nella .mia ca.sa . " A sentir Le io sbaglio sempre. Pazienza! Sono curiosa di sapere perchè ti sei rat– tristata poco fa». " Perchè hai punito tua figlia e mi face– va pena un vaco la bimba che scontava una co!pa non sua ... mi facevi pena assai assai, tu che ti \'Cndicavi sulla .tua creatura degli errori che vai commettendo tu stessa. Ecco! ora difficile a dire, ma tu hai voluto sa– perlo! 1>. " Hai faLLobene. So che in fatto d'educa– zione hai certe idee strane e mi piace cono– scerle ... Però, scusa, non ti capisco. Forse che la bimba ha imparato da me a dire le bugie? "· u Appunto! "· (( Oh! ma io non sono sleale, tu lo sai"· (( rru sei leale, io lo so, tutti lo sanno. Ma verso i tuoi figli usi il sistema sbrigativo di ridurli all'obbedienza colle bugie». ((Per esempio?)). " Poco fa il più piccolo dei tuoi bambini voleva afferrare un bicchiere e tu non vo– levi perchè temevi che lo infrangesse. Poi– chè il p;ccino insisteva, tu hai tagliato corto dicendo: scotta ,1. « Ebbene? "· " I figlioli più grandicelli ha.nno notata la bugia e ne hanno sorriso fra loro. Quan– to al più piccolo non Larderà ad accorgersi che il bicchiere non scot.!,a ... così capirà che la mamma ha detto la bugia e questa sarà la piccola finestra per cui la menzogna entrerà a profanare la sua anima immacolata. Ep– poi perderà la fiducia nella mamma sua ... '1,i offende? 11. " No, Li voglio troppo bene per offender– mi. Solo mi pare che tu esageri ». ((Eh! no. cara. Vedi io sono contraria al– le busse. ma avrei preferito veder la tua mano colpire la manina indiscreta che udi– re la bugia dalle tue labbra. Ed ora ti citerò un anro episodio. L'altro giorno Ninì voleva una bambola. una bella bambola, as– sai costosa. E !u l'hai strappata dalla ve– trina dòcendole che la Fata gliel'avrebbe portata in occasione d~l suo natalizio. Il natalizio è passato e .... 11. u N1a che volevi? Che facessi piangere sul– la sLrada la bambina? e( Dovevi dire che tu sei povera e che la b<Lmbolacosta troppo. Avrebbe pianto? stril– lato? Pazienza! Poi avrebbe capito e si sa– rebhe adatl.ata. Invece ora tu devi evitare quella tal strada e la noLa vetrina perchè non si ripeta la scenata. La gente? E che imporla a te se la gente ascolta, guarda e forse ride? Quando noi 1 mamme, parliamo ai nostri figli non dobbiamo preoccuparci del giudizio alLrui. Dobbiamo invece chiede– re a noi stesse: questa mia parola che im– pressione farà sull'animo del mio figliolo? buona, nc>nbuona? ... Mi spiego? M'in\endi?». u Sì, .ti comprendo. ma mi pare assai difficile ... 1>. ((Tì pare che dalla t,eoria alla pratica il passo da compiersi sia assai arduo? Non è agevole lo confesso, ma è assai meno diffi– cile di quanto Lu creda. Basta volere fer- 1namente. E quando si sono superati i primi ostacoli, la via si stende innanzi a noi am– pia e luminosa. Va ... togli tua figlia dal camerino buio. Non è fra le tenebre, non è fra le pa.reti di un carcere che s'impara la verità. E' fuori, all'aperLo, nella luce, nell'aria, in p;ena li– bertà di corpo e di spirito. LUISA DRAGHI MARTEGANI. J.., • Tnghillerra ha i.l più largo commercio este– ro. la_ più g:ande_ n~arin(f, mercantile, i più grandt invesltmentt eh ca1ntali all'estero Emntre la na:.ione inglese non è la pili ricca del mondo, ma è poverissima 11erchè 71overissi– me sono le moltititdin i. Circa u11 ter;;.o della popola:ione dei più r;3a;g.~{~e~i~;L v!; ::,1li::e1:;\~~i1:St~i~i ;:_ (J~i abiti, edili. di pubblica 1.1,tililà, delle ferro– Ne. dei prodotti chimici, delle vetrerie guada• gnano llrr 9 a 27 scellini la settimanfl. <Ure ita– liane 11,25 a 33,75). T salari vagati ai lavoratori inglesi sono dun{fite, a bassissimo saggio. Circri un fl"r:,o della po71ola:.ione vive nelle anoustie ctrUa. fame. 1'uol dire (l1uu1ne che lo sviluppo del regime ca1)ilalistico flrricchisce a dismisura pochi prL riler,iali r> fascia. la molliltuLine lcivoratrice nel– lt· strelloi,, del fJisogno. Come riuscì col suo stipendio ad alleva.rei ed istruirci tutti, io non so - fu prod;igios9, ed egli diceva spesso che ciò si doveva molto alla mamma. In Ui.lèfa. .miglia.io crebbi: era naluraJe qujn_ di c-he pensassi tutti buoni, scrupolosamente :--inceri, spontanei, onesti. Qui solo si respira aria pura, diceva qualche ,olta il papà en– trando. Ora solo comprendo come aveva ra– gione. Vivacissima. io ero: adorn.vo il pericolo, 10 (.;.fidavo coraggiooa; non amavo le bambole, i giw,chi pue1 ili, ma il salto, la corsa, ~a gin– nastica.. )l'arrampicavo come un gatto; se le mie soreJle gridavano quando !'alta1ena era spinta con forza, dicevo loro con un certo ~prezzo: Come siete pauroso e vili! Ed inse– gnavo a loro a non temer di nulla, le rinfran– cavo, le proteggevo, inventavo -.sempre nuovì gii1ochi. (Continua). Per mancanza di spazio rimandiamo al prossimo numero articoli di Giovanni Allevi, Giselda Brebbia, Senofonte En– trata ed altri.

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