La Difesa delle Lavoratrici - anno II - n. 16 - 5 ottobre 19

mm f DOfinttn D l PROlflfllU L"arlicolo 25 deJlo Sl.atuto stabilisco che lutti i cittadini ind1slitmnente conlrib'Uisco– no, nella propor:,ione dei loro averi, ai ca– richi dello stato. Oggi invece succede che chi possiede poco o magari non possiede nulla. finisce pe,r pagare. in proporzione, assai più di chi pos– siede molto. Il ricco propriet.ario di case o di terre pa– ga. per es .. sui suoi beni la imposta e la sovraimposta; ma se ne rifà crescendo il prezzo d'affitto. Chi paga da ultimo è l'af– fittuario. talvolta così povero che riesce ap– pena appena. con una Yila di lavoro e di stenti, a sbarcare in fin d'anno il lunario. L'esercente paga una t.assa per i prO\·enti che gli dà il suo negozio: ma se n.e rifà an– che lui aumen!ando il prezzo delle merci. La tassa finisce quindi per esser paga[a dal– l'ayyenlore. che molto spesso deYe rinunzia– re a una parte di quel che gli sarebbe ne– cessario. perché non può spendere più di una data somma. Le imposte sul consumo. C'è poi un ·art.ra ca.usa di ingiustizia nel pagamento dei tributi. Questi non consisto– no soltanto nelle imposte o tasse che si van– no a pagare all'agenzia o all'esaLtoria: ce ne sono altri che i ci!tadini non si accorgo– no neppure di pagare. e che sono invece più gravi dei primi. io compero per esempio, il grano in Ru -ia, dove di grano se ne produce molto, lo pago. anche negli anni di non grande ab– bondanza.. non più di 1 o 19 lire al quita.le: mettendoci tutte le spese di t.raSjjorto per mare e per ferrovia e ogni altra spesa ne– cessaria. dovrei pagarlo. qui in Italia, non più di 22 o 23 lire al qum \a.te . Invece, se• io lo voglio a,·ere devo pagarlo in ragione di 29 o 30 lire. Perchè? perché, all'atto di en– .!.rare in Halia. ogni Quintale di grano deve pagare alla dogana 7 lire e 50 centesimi di dazio .. .\nche quesl-a. è una tassa bell'e buo– na. Se quindi io consumo, fra pane, mine– stra e altre virnnde. un paio di quinta.li al– l'anno di grano, sono 15 lire di lassa che pago. Similmente il ,ino che si compra nelle Puglie costa, anche quando il raccolto non é molto abbondante. 13 o 14 lire l'ettolitro. Io certe ci!tà non si può invece comperare a meno di 30 o 32 lire. La differenza è co– stituita. per una piccolissima. pa.rl <idalle spe– se di tra.sporto. per un"allra parte dal gua– dagno cbe fa il commerciante. per il resto dal da.zio che si dern pagare per l'introdu– zione del '"ino in città, dazio che è, secondo i luoghi. di 7. 8. 10. 12 lire all'ettolitro. Lo 3tes50 ragionamento si potrebbe ripe– !ere per la carne. per lo zucchero. per il co– l-0ne, per la lana. per un numero infinìto di merci. Il povero proletario che. mettendo da parte soldo per soldo, è riuscito a accu– mulare la somma per comprarsi un a.bilo di tela o di lana. non sogna neppure che. an– che per ripararsi da.I freddo e per coprirb le sue nudità, egli de,·.e pagare una tassa, rappresentata dal dazio sul cotone o sulla lana di cui è fallo il suo vestito. E l'umile inquilrno di una povera soffitta. che è co– s.tretto a levarsi il p.ane di bocca per poter pagare. a fine di mese o a fin d'anno, il fitto di ca.s.a. non pensa certo che anche al– lora egli paga una tassa. e che - se non ci fosse il dazio sul ferro <isugli altri mate– riali di cos\rur.one - la casa costerebbe me– n'> e anche il prezzo dell'a.ffi o sarebbe minore. Progressivita al rovescio. Ci vuol poco a ca.pire che i tributi di que– .:;t.o ,zenp.re non .:::iOno pagali in proportione alla ricchezza f)06seduta.._Per un quintale d. !?rano :;.i paga 7 franchi e mezm d1 dazio doJ?anale tanto se = deve servire alla fa– mio-lia. di un milionario. quanto se deve co– stituire il solo o il principale nutrimento di una fa.miglia. operaia... . . Il dazio sulla lana s1 paga m ugual misu– ra ta.nt ,, per l'abito del giovanotto elee-anle quanto p<-r il rozw vestito del contadino. L'ele\tolitro d1 vino paga l'> stesso dazio, tanto se sia portato nella ca.n 1ina del ricco si2'"nore. quanto se vada a finire sul dr:sco d( una famiglia. di lavoratori. Le Sf-"""' per il pane, per il vin'> ,, fJ<'r altre cose anrl".,ra ~no poco diver;;e per una famigli'1 d poveri e pn urm famiglia di ricchi; anche le spese fr,r la ca.sa, p<·r gli abi i, per lo zur.:.ch~ro non ~-;no in pro~r– zion~ della r1cche-z1.,a chr: c1asruno J')Osile– de: per oon&-~enza e f-vidf~nt-· rhr.. 1 tri~ buti rappres<•ntati da, dazi ,u qur·ll~ mere, :ii"Jnopa!!ati dai pon•ri in prr,porz1on(• molt<J maugiore che dai ricc~i: eh"" c'f' N1_m('.' si dice. una veTa progrf!s.s11;d11 al r&VflrtO U. G ~O!'iDOLl'O. .1l 1rJlO parlfITP dPllfJ par(Jirl ~ ..rra. fo mi turi.Jr, ,;1:,1t1P .,, ; prulau, di 11T"(JfJnp-yif1, d·m– qui.ri ::.ifJ11P,d'unii rr,1FJ. lr,,nla1111P /ir1ilr1 ma fJfJr,– minn·ole, UWJ.lTU 1JSa, cr,nt~o natu~a (>uandr,, nominiamr, yli antrr,pr,,fagi, sfJrr,d·arr,r,, r:1J11 fJf– gtJ(Jlio vrrJrlruMndr; la nostra 1upPrf.Jr1ta a f/H"' ~,-Li·11or1i. Quali sr,n(J i Ulva;(Ji. i rPri 1et,-a(JfJi? QuPlli r:hP si f1f11tr,nfJper dbf.1:r i dPi .1;inti, r, quelli rhP .ti brlttrmo pPr urctdPr ururamPnt, pPT urridnP:' . f piCCfJli fantarr:irti lfJTIJ1 d"stmo.Ji alla m_r,ri~ cr,111.e t branchi di caJ·trato chP uri marPlltltrJ li , pinge innan:i per le stradP. AndrtiWtfJ r1 r:a– dPTt i1t una pianura con la li?tla 1parrata dtt vn colp(J di Hiabola o col petto 1 1 ,rafo da uno J)f1lla; g;r,t.·tmi rhP JJOtrebbero Lat.·orau, produr– re, eisere u!il i LA DlFE~A DEIÌLE LA \"ORATRICl Sidi Ra.fa. La terra promessa, laggiù in Africa, co– sta ogni giorno lagri1ne e ,sangue. .',,forti ieri e morti oggi ... E l'avvenire bu.io davanti. i nostri fratelli ,cs11osti all'insidia ogni giorno. Morti e feriti dei nostri. rnorti arabi ed eritrei ... Il sogno di fra.tellanoa che ci ha insegnato il socialisrno non fa dire a noi con esultanza: Morirono l1 ·dei nostri e 200 arabi. Il nernico ver noi non esiste. I uiorli li confondiamo tutti. nello spirito no– .,tro. 1n un eguale pensiero di vielà. Il ne• mica per 11oi è la ouerra. . . .1/aledella la guerra' Ci sarebbe da d1s11e• rare della bontà umana e della vita se la possibilità di questo fallo atroce noi non la vedessi1no sc01nparire, in un avvenire per cui lavoriamo lulli, che è l' {LSpirazione più ardente della nostra ani1na ~ocialista. quan– do i nostri figli non penseranno vizì che al lavoro, fecondo, alla pace, oll'mnort. Gocce d'inchiostro Lavoratrici, a voi ! Filippo 1\urati - parlando giorni sono agli "lettori - osservava che la Carnera po– trebbe deliberare il volo alle donne. Il suo calcolo era esattissimo. Fino a poco tempo fa. c'erano nelle liste circa 3.000.000 di elettori. Attualmente ce ne sono 8.000.000. Non è verosimile che i cinque milioni di nuovi elettori rappresen– tino la classe dei padroni. Questi cittadini investiti del diritto di vo– to potrebbero senza spargimento di sangue, fare una rivoluzione, cambiar faccia al pae– se, pensionare. poniamo, gli alti papaveri, abolire vecchie leggi medievali o metterne in sesto di modernissime, utili ai più e po t.rebbero. anche volendolo, chiamare le donne al ,e godimento>) dei diritti politici. La donna é l'uomo. E' probabile che la nuova Camera somi– gli a quella vecchia, invece e che di volo alle donne non si occupi nemmeno accade– micamenle. Ah! oovere donne! Vero è che la maggio– ranza femm.inile non si preoccupa di ·se– re conSlidera\a. alla stre.o"Ua dei dementi o dei delinquenti. Sa di essere nata donna çer servire all 1 uomo. Serv;re da piccola in su, a tutti gli usi. E sbassa. la tesla e .tira in– nanzi. come può, fin che può. :via se aprisse gli occhi! Qualche cosa po– trebbe pur fare per la sua emancipazione. Ora. a ca.gion d esempio. sta per aprirsi - e in molti paesi è già aperta - la ca.mpa,– gna elettorale. Perchè non si mettono anch'esse in cam– pagna? !\on è strettamente necessario che scendano in piazza, che attacchino ai mu– ricciuoli i ma.nifest.i elel\orali, che ostentino il bra.cc1ale rosso o la coccarda rossa per le vie, ma in casa, m.a all'opificio, con parenti. con amici. con avversari, possono bene perorare la loro causa, che è ca.usa di giu– stizia, e raccomandare ai maschi di votare unicamente per il candidalo degli oppressi che devono redimersi. Le donne non hanno ancora il volo. D'ac– cordo. Nla hanno ancora la lingua. Ebbene, l'usino per incitare gli elettori a non ven– dere per un piallo di lenticchie, o per un litrn di boccaro o per poca o per molla moneta. 1a loro coscienza, se ne hanno una, o se non ne hanno una, li aiutino a for– marsela. Non è indiffcrenLe per nessuno - uomo o donna - che nelle elezioni vinca il par– ti!o dei signo1·i o vinca il par'ito dei poveri. Se la Camera vecchia fosse sl-a.ta in mag– gioranza composta di socialisti, l'ignobile guerra libica che è costala sangue denari, onore anche, al paese e che costerà ancora vitlime umane e milioni senza numero, l'i– gnobile guerra, ripetiamo, non si sarebbe fatta. I soldi, se c'erano, si sarebbero spesi in opere uLili, in lavori, in bonifiche-. in provvi– denze per gli umili, in altri Lermini per il pesce popolo, che, in u!Limo pa.ga per lutti. Or noi diciamo: - coraggio, figliole. muovetevi. Muovete la lingua. Dite la vo-– slra opinione. lmpedile, per quanto può di– pendere da voi, che i signori uomini che sono ancora i vostri padroni in casa - commettano la bestialità di ribadire a voi e a sé i ceppi della schiavitù, dando il voto ai vecchi padroni della vii.a pubblica. nazio– nale, della vii.a economica o politica. Chi scrive queste rapide esort.a.zioni, ha cono– sciuto - non come Adamo conobbe Eva - una operaia. la quale avm·a, per disgrazia sua, un marito a.mante aclla bettola. - Bada veh! - gli aveva dello nella vi– gilia di un 'elezione - bada, veh! di andar a volal'e per il socialista. L'uomo che, nel fondo, non e-ra che un malato della volontà. aveva promesso. Ma poi, vinto dall'abitudine, invece che alle ur– ne era andato a.U'osteria. Ebbene, l'ape.raia andava a scovarlo di là, e, p,-esolo per 11 bavero. lo conduceva. alla sezione: - Fa il tuo dovere d'uomo, prima e poi. .. L'uomo votò e non Lornò più all'osteria. Ohe! Ohe! il raccontino, come quelli per i ragazzi. termina con una moi-ale. La mora– le conta poco. L'imporla.nte è che ogni don– na di buon ~enso capisca la sua forza. Si dice - e spesso in senso malizioso che lira più un capello di donna che un paio di bovi eia lavoro. Fate che la senten– za sia altrettanto vera e per un motivo più ·t1 . __,. per voi. per i vost,ri flgl i e per tutta la gente che è a-lgiogo delle secolari in– giustizie. E cosi sia. VrrroRIO GorrARDI. LOTTEE DIFESADEL LAVORO A Legnano furono licenziale, per cause lievi otto tessitrici. Le operaie dello stesso stabilimento scioperarono chiedendo il mo– tivo del licenziamento al direttore. Lo sciopero. male impos.\alo, finì in un disastro. Riportiamo il commento della Camera del Lavoro di Legna.no. la fine àimtrm nello s□opern nelle tcsiitrill Fu confusionar o il principio e disastro– sa la fine. Lunedì mattina rientrarono tuU.e al lavoro. meno però le otto lavoranti che si eressero a difesa della causa di tulle, ed ora, 11 direttore farà del rimanente come gli piacerà. Ecco i risull.a.li di quesb scio– pero inconsulto. :\'elle nostre conferenze di propaga>1da abbiamo sempre insegnalo agi i operai e specia.lm <·nte alle donne che l'arma dello sriopr•ro è un'arma polente, ma delicata e difficile., e che prima di ricorrere a questa arma bisogna assere ben preparati e avere un c,bhie\\ivo ben chiaro da raggiungr·re. 13,sogna innanzilu\\o vagliare tul 1 i f(li ele– menti alLi a scongiurare il disastro r le disillusioni. La Camr,ra rie! Lavr,ro a sc.op! 'ro scop– pia.lo i, in\r,rvMula lsairebbc in\t,rvenula ririrn11. :-:<• J'azion<· delle opf:raic non fosse stata improvv sa) ha offr-rto il pro1,rio aiuLJ •olir!at,, si <·ra cPrli rhP al rlsastro non si rf,Jvr:va arrivare, PPJìUrf! è ~I.ala rr~pinla. Pf~rchi'."! Chi ha r:onsiµ-liato que~t-e .t.riov,1n1 lavoratrit; a re~pingerci? l.1a r1- r,o~t.a !"ha data. una iriovanbs ma .st1ùp<·rarite al Ravizzini. Risposta viglia.c– r;a. Hi~posla bri;,ante.-ca; che uscita dalla borea di qu,•lla inn<JCRnle ragazza s.i r,uò ar.uuiri~ da qual fonte fosSP ispirala. Chi larnra all'ombra del conf Pss10na.le " nHdi antr, oscuri di,lle sacre,,tie eonlro i no':ilri uùmini e Il colpisce o.ndw nPl– ronorr·• S. far·eiano avanti quosti mr,;s,,r, una buona volta s,• non vogliono cs~··rr, dei vili e dei codardi Ed ora le o\to licenziale rlr•bbono ringra– ziare chi le ha educate rosi, non solo, ma ringrazino le loro compagne che lr· hanno abbandonate sole. dopo sol, quattro giorni di lotta. Ecco l'educazione civile avuta. ecco la ,,,idarielà. Lo C' amera del Lavoro di Legnano. Che possiamo dire noi alle operaie tessi– trici di Legnano? 11 disinganno subito avrà certo detto loro ormai, ciò clie, qualche volta, non msrgn/ che l'espenenza. dura. Per adoperare l'arma dello sciopero biso– µ-na essere organizzate nella sede natura.le dell'organizzazione cfie è la Camera del La– \·oro dove si es:plica e si rafforza la soli– darietà del proletariato nella sua lolla di c asse economlica. ~ prim~ d'impe~nare una lotta bisogna chiedere 11 cons,g!Jo e l'aiuto della Camera del Lavoro, essere preparali pe.r un po' di tempo almeno alla resistenza, essere sicuti che l'elemento che lrasciniamo con noi ha un vero spirito di solidariek\. Quc$ti sciop.eri improvvisi e inconsulti u– na volta portavano nei padroni un certo s~oment.o, poichè li coglievano impreparati. Or~ questo non ~vvienc più. ogni sciopero finito male è un arma nelle loro mani un molivo di rappresaa:lia; indebolisce e 'sco– raizg-a la classe operaia. Le operaie di L,•gnano mediteranno ora capiranno quali sono i loro veri amici e· 18. 5:COnfi\t.a dolorosa d'oggi sara un monito per I avvenire, un incitamento ad organizzarsi a disc plinare la loro lotta. Così sollan'i.,; divenlcranno_ forti e potranno sperare in eventuali v1c111evittorie. Co.r:u.f.(gio,dunque! E ;-;i mellano all'opera le p1u volonterose e lo più inwllig-cnli! lefilatrici di lamina aderimno alla[arnera tlellavoro. Ln '-Pia <if·I 21 ~ett..e~brr, al tPalro l..iriro, ~i ~onri adnnnt~ ~e flla.tr1ci de!J.i filanda Cuer:n m 11.um.ero ~l:. ~(Ml Il Hg-rrtar:o drlla C. d. L ~foria 1 1, crit.•·o JJ co11trattn ,11 hl\or Mi1111~ lato ,n preredf'nza dPi <lern.. -r-rif-itia11i. rsp• c.., Jo stati, dell'attu:dP ag-.ta1i<11u·, do:11nnd,11Hli po– '-eia ~P Jp filafr:ri iutf'n<l('~t--ero !'--(>gUrr Ja C. rl. L. r,pp11re i rattolic:' f..R Hller.rnto filatl'i– ri <'<Hl un c:oJo gri,lo e11tusia~ta, <lichi.1rnrn 11o fii atJIJi1fldOur1re J'<Jrg-trnizu1.zio11e ratto! ca . Il _\lari1111i cnnsigliù Jr• Ol0triri a pr't''lif'ntfl~.i J/ g1<J1"110<lopr, al !:nor,. r n ripres(' tLt.r:-i, tra11qu llarneote, '-r res1ii11t<•,nllr 14. La ror-ri~pr,odenza. di Sorr,ina ntt.cHua l'a– marezza che ci ha. procurato la notiz;ia dello <;ei0f)('r0 delle t.essitriri di !Rima.no_ ,Bra.ve r,peraie di Soresina! Ed ora. lavorate peJ vo– stro miglioramento, con lo stef.iSO slancio e cori lo stesso entusi:1srno col quale avete ac– cettato l'aiuw della C. d L. l' alcoolismo e la classe operarn La classe operaia non ha compresa. l'im– portanza della lotta antiatcoolisla. Gli stes– si organizzato,·i parlano con accento di di– sprezzo degli sforzi che qualche loro compa– gno un po' lungimirante fa pe.r imped-ire la degenerazione del proletariato. Nelle campagne i famosi circoli vinicoli veri focoiai della più oscena intemperanza, sono divenuti la base dell'organizzazione, quasi che nella lotta contro il capitale il vizio possa essere un elemento di coesione e di forza e non una ragione di debolezza e di disfatta.. Per fortuna, però, si comincia ad aprire g1i occhi e l'ora del ravvedimento non s, Ja.rà a lungo attendere. Noi che abbiamo la lodevole abitudjne. di batlere la campagna per ragioni di propa– ganda, ne abbiamo viste delle belle. L'acco– glienza che sovente si fa ai propagandisti nei circoli vinicoli, non è certo tra quella onesl.a. e lieta. Chi parla s'accorge subito della sua poco desiderata. presenza.. Il ner– vosismo, il malconten.\o è nell'aria. La gente suol bere mollo, fare la partita e non ha tempo di a.scollare le chiacchiere degli im– portuni. Da elementi siffatti noi non sappiamo quali vantaggi poLrà un giorno ricavare la classe operaia nella lotta che sostiene a fa– vore della sua emancipazione. Se il prole– tariato fondasse sul serio le sue speranze su gente ordinariamente avvinazzala. la sua causa non farebbe per certo un passo avan– ti, ma ne farebbe parecchi indietro. In molti paesi di campagna la politica. so– cialista è basata nell'aver vino il più pos– sibilmente buono e a buon mercato. Tutto il resto non ha importanza. La propaganda dei principi socialisti, l'organizzazione di classe, la coltura. generale e professionale sono cose inconcepibili o si concepiscono c0- me un passa.tempo di sfaccenda.ti o di gente che vuol posare ed intellettuale. I clericali, com'è loro abitudine scimmiot– tano quanto fanno i socialisLi. La loro orga– nizzazione non mira che a neutralizzare la nostra. Il demagogismo clericale è l'impu– denza fatta persona.. I preti nelle campagne, appena hanno visto che l'alcool poteva di– ventare un mezzo d'esaurimento della co– scienza proletaria. hanno creato subito i loro circoli vinicoli. Di fronte al circolo sociali– sta oggi c'è quello cattolico ove si tracanna allegramente in onore e gloria del-l'altis– simo! Noi ci auguriamo che il trisle spettacolo, per la dignità nostra e della classe operaia. abbia a cessare. Il periodo idillico della sto– ria socialis!.a. è stato sorpassa.lo. Oramai tutti sono persuasi che la borghesia, ferma nelle trincee del privilegio non è disposta. a con– cedere più nulla al prole\aria.\o. La follia milita.rista ecl imperialista. ha pervaso gli animi di tuLli. Nei parlamenti europei non si fa che domandare nuovi fon– di per la costruzione di na.,·i, di dirigibili e di aeroplani. li prevalere dello spirito milita.risi.a. vuol dire arresto del movimento emancipatore della classe operaia e ritorno ad un'epoca da molti creduta. già sorpassata. A noi quin– di s'impone il dovere di prendere il piccone a due mani e colpire senza riguardi. La so– cietà borghese deve essere minata. alla ba.se . alle fondamenta, nel suo organismo istitu– zionale a.ffinchè la sua vita sia paralizzala. ~la per ottenere questo occorre un prole– tariato, sempre p;ù combaLtivo, il quale ab– bia la coscienza della sua forza e delle diffi. coltà della lolla verso cui è chiamato. Ora sono apptmto siffatte qualità che mancano nei bevitori; perchè l'alcool deprime ogni energia morale influendo sinistramente la volontà e il carattere. La i::uerra all'alcool sotto tulle te sue for– me dovrebbe costituire uno dei postula.ti del movimento operaio italiano. Nell'Inghilter– ra, nella Germania, nel!' Austria, nel Belgic, da anni le nostre aspirazioni hanno trovato pratica applicazione. 11proletariato italiano non ha ancora sen– tilo la slcssa necessità. Ma noi in fatto d'or– gan,zzazion€' siamo alla coda delle nazioni civili. Non lo dimentichiamo: l'l\a.lia ha so– lo il 10 per cento di organizza.li sugli orga– nizzabili. GIOVANNI ALLEVI. Donne. donnP, perché ri dolete della vostra schiaritù e drr1li orrori rhe atterriscono il mon. di), sr /ruriate t:he il prete vi riempa lo spiri/o di fanlrurnii P t'i 1·uoti la horsa di danaro? Per_ f'ltè drn•rrh/Jp smettere di spadroneggiare, se a lui f'rmsP(}nate i fìoU vostri perchè li cresca a .çua immaai11e? Voi credetP di camminare sole, P lutto l'PlPmenln nero vi sta al {lanco e sulla frontP portate il marchio della sua vicinan:a. F. O. GUEn.RAZZI.

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