Critica Sociale - Anno XXII - n. 15 - 1 agosto 1912

230 CRITICA SOCIALE ra dei guesdisti, i quali li considerano come « la scuola primaria del socialismo », e ne dominano il movimento per tutto il secondo periodo, che va dal 1885 al 1896. Questa intimità fra le frazioni ·socialiste e il sin– dacalismo finisce quasi col Congresso internazionale di Londra (1896), che segnò la rottura fra l'elemento corporativo e il politico, onde lo sviluppo progres– sivo della Confederazione generale del lavoro, che dura tuttora. Fu tentato nell'un campo e nell'altro di proporre un sistema di rapporti momentanei o permanenti, ma senza alcun risultato. Nel campo sindacale, al Congresso di Amiens (1906) tre tesi furono soste– nute: la tesi del delegato della Federazione tessile, il guesdista Renard, il quale, invocando la concor– danza e la complessità dei movimenti sindacale, politico e cooperativo nella regione del Nord, affer– mò che la Confederazione aveva interesse a inten– dersi, ogniqualvolta le circostanze lo esigessero, mercè delegazioni intermittenti o permanenti, col Consigl~o n~zionale del P3:rti~o s?ci~lista, per ag~– volare 11 tr10nfo delle prmc1pah riforme· operaie (8 ore, minimo di salario, ecc.); la tesi del Keufer, delegato della Federazione del libro, il quale, non ostile, al di fuori del Sindacato, all'azione politica e parlamentare, riteneva però c!oversi bandire ogni politica e ogni tendenza politica e socialista dai Sm– dacati, per non creare in essi la divisione; la tesi dei sindacalisti, per i quali si deve tendere, non alla conquista, ma alla soppressione dello Stato, e perciò la C. G. T. deve rimanere autonoma e non avere al suo fianco nè sette, nè partiti politici. Questa tesi prevalse con 834 voti contro una tren– tina e determina ancor oggì l'atteggiamento della Con{ederazione yerso il Partito socialista e i vari partiti politici. · In seno al Partito socialista, la medesima questio– ne fu discussa a Limoges (1906) e a Nancy (1907). A Limoses, Guesde sostenne che l'azione sinda– cale, che s1 muove nel cerchio padronale senza spez– zarlo, è forzatamente riformista, e se vuole profes– sare un Credo, avere una sua· propria concezione teorica - antiparlamentarismo, antipatriottismo, ecc. - divide gli operai che dovrebbe riunire e provoca il contro-sindacato e il Sindacato giallo. Le due azioni, corporativa e politica, si impongono egual– mente, non in quanto abbiano lo stesso valore, ma in quanto hanno la medesima necessità, e il proleta– riato, esercitando l'una e l'altra, non può dividersi contro se medesimo. Perciò - concludeva Guesde - « vi è ragione di provvedere a che, ,secondo, le circostanze, l'azione sindacale e l'azione politica dei lavoratori possano accordarsi e combinarsi». Lagardelle, sindacalista rivoluzionario, contrap– poneva a questa tesi la superiorità dell'organismo sindacale sull'organismo politico. « Il Partito - di– ceva - è una agglomerazione di uomini di tutte le classi, uniti da un legame ideologico. La classe è categoria di uomini che, . trovandosi allo stesso stadio <tellaproduzione, sullo steso piano naturale, formano un tutto veramente organico. La C. G. T., che raggruppa Sindacati esclusivamente operai, su– bentrerà sempre più al partito socialista, che acco– sta in sè operai, piccoli commercianti, intellettuali, borghesi». . .Jaurès e Vaillant sostennero l'opinione interme– dia, che mette allo stesso livello il Partito e la C. G. T., e attribuisce ad entrambi un còmpito spe– ciale e una rispettiva autonomia. «.Il Partito socialista - disse Vaillant - e la sua azione politica sono una conseguenza assolutamente inevitabile della lotta del proletariato contro il ca– pitalismo .. Senza il Partito socialista al proletariato è impossibile l'assalto che abbatterà il dominio della classe capitalista». D'altro canto « nella società at– tuale, in cui il conflitto fra classe padronale e ope– raia si accentua sempre più, il Sindacato diventò un elemento rivoluzionario essenziale». Partito socialista - soggiungeva - e C. G. T. hanno entrambi il loro còmpito. Ma non· giova « cercare accordi ufficiali, che la Confederazione ri– cusa ad ogni costo. Non si farebbe che sostituire alla détente lo stato di guerra ». Convinto perciò che la azione politica e la sinda– cale spiegheranno tanto maggiore efficacia, quanto più l'organismo politico e l'organismo economico godranno reciprocamente piena autonomia, il Con– gresso invitava i militanti a fare del loro meglio . per dissipare ogni malinteso tra la Confederazione del lavoro e il Partito socialista. Questa deliberazione, presa a Limoges con 148 voti di jauressisti, blanquisti, moderati del Partito, insurrezionali e sindacalisti rivoluzionari, contro 130 guesdisti, fu riconfermata l'anno dopo a Nancy con 167 ,voti contro 141. 1 r" , · Portata, qualche mese dopo, al Congresso inter– nazionale di Stuttgart (16-24. agosto 1906) e invitato questo a riconoscere che la reciproca autonomia dei due o_rganismi era in Francia la condizione necès– saria della loro azione e della possibilità ,di un ulte– riore spontaneo riavvicinamento, la Presidenza non la sottopose neppure a votazione; e il Congresso, sotto la manifesta influenza della complessa e unita ria organizzazione tedesca, affermava che, « sebbene ognuna delle due organizzazioni abbia, di sua na– tura, un campo d'azione distinto ed autonomo, vi è nondimeno una zona sempre più ampia della lotta di classe proletaria in cui le maggiori conquiste non si ottengono se non con l'accordo e la cooperazione del partito e dei Sindacati; la lotta proletaria sarà quindi tanto meglio impegnata e più fruttuosa, quanto più sttetti saranno quei rapporti, senza com– promettere la necessaria unità del movimento sin– dacale; ed è interesse della classe operaia che essi esistano e siano resi permanenti in tutti i paesi ». Ammoniva inoltre che « i Sindacati non adempiran– no pienamente il loro dovere nella lotta per l'eman– cipazione degli operai, se i loro atti non si impre– gneranno di uno spirito interamente socialista; e diventerebbero impotenti il giorno che si preoccu– passero unicamente degli interessi di categoria, si ponessero sul terreno dell'egoismo corporativo e ammettessero la teoria dell'armonia degli interessi tra il lavoro e il capitale». •** I Ora, in Francia, i rapporti fra la Con/ederazione generale del lavoro e i partiti politici che si inspi– rano agli interessi della classe operaia - radicale socialista, e socialista unificato - sono tutt'altro che cordiali; ma mentre i sindacalisti ostentano nelle polemiche l'ostilità, l'irrisione, il disprezzo, i socia~.· listi, e specialmente Jaurès, obbediscono al propo– sito fermo, rispettoso e leàle di fare quanto è loro , possibile per sostituire alla diffidenza e alla guerra permanente, se non una vera unione, almeno una convergenza di sforzi verso il comune obbiettivo, l'emancipazione del proletariato. E nel movimento sindacalista due tendenze si ma– nifestano già chiaramente: rivoluzionaria e rifor– mista. Il Sindacalismo rivoluzionario nega ·lo Stato, che per esso è il parassita per eccellenza, e ne respinge le leggi anche di carattere sociale; nega la demo– crazia e il suffragio universale, che dànno la dire– zione della cosa pubblica agli incoscienti e ai tar– digradi e soffocano le minoranze coscienti e ribelli .. che debbono esser chiamate ad agire; nega la pa– tria, perchè il proletariato non fa parte del tutto

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