Critica Sociale - Anno XXII - n. 15 - 1 agosto 1912

228 CRITICASOCIALE Senza spegnere quel ch'è ardor vero di entusiasmo, noi dovremmo - noi socialisti adulti, in ogni luogo, in ogni Sezione - accostare i giovani, attrarli a noi, incitarli al lavoro costante, utilizzarli là dove per l'età loro più sono adatti, innamorarli delÌa azione quotidiana e pratica, con la quale i più lontani ideali si accostano un poco ogni giorno; della azione, an– ctie se modesta, anche se materiale, la quale è ele– vata e nobile per il fine a cui si riferisce! Avvezziamo i gi-ovani a trovare la poesia non tra le nuvole, ma nella vita, ,a scovrire -l'ideale nella realtà che si evolve, a vedere l'eroismo anche nel piccolo sforzo e nel sacrificio d'ogni ora, a scorgere la bel– lezza d'ogni atto nella fede con cui anche le umili cose si compiono! GIOVANNI ZIBORDI. IL PARTITO DELLAVORO in Francia e in Italia È nato? Sta per nascere? Mentre il partito repub– blicano si frantuma, il radicale si scolora e svani– sce, il partito socialista si epura e si ricompone, e dei detriti dei due ultimi si vien formando un par– tilo radico-riformista che tuttavia pretende a socia– lista, avremmo già in Italia anche il « partito del lavoro», un 'partilo cioè che, oltre la sua propria polilica, slrellamenlc operaia, farebbe anche la « po– litica politica» con o al di fuori degli altri partiti, e quindi contro qualcuno di essi? La deliberazione del Consiglio della Confedera– zione del Lavoro circa i rapporti di questa col Partilo socialista potrebbe farlo sospettare. Essa in– fatti sembra inspirarsi a un certo neutralismo po– litico, laddove afferma che la Confederazione non dimentica le inesorabili esigenze di ogni giorno del proletariato, e perciò « deve curare la dire– zione del movimento proletario al disopra di qual– siasi distinzione politica e lo sviluppo della azione • confederale promuovendo accordi coi partiti politici che accettano la lotta di classe ». Ben vero che, in quella deliberazione, è anche detto che vuol essere mantenuta l'unità delle forze operaie sulla direttiva della lolla di classe per ani– marle e illuminarle coll'ideale della solidariclà uma– na e per impedire opportunistiche degenerazioni ciel lavoro incessante di conquista. Ma l'ideale della « solidarietà umana» è un'aspirazione invero assai vaga .per una classe, che vuol arrivare, a traverso gli antagonismi delle classi, alla soppressione delle classi; e chi ricordi l'azione, svolta dai più influenti della Confederazione nelle riunioni privale dei so– cialisti di Sinistra al Congresso di Reggio, può forse temere che lo spirito di cotesto neutralismo sia ben più preoccupato delle conquiste di ogni giornp, che non·.della idealità animante e illuminatrice ... Scnonchè il nuovo direttore dell'Avanti!, la cui ll'stimonianza, nel caso concreto, è doppiamente au– lorevole, per essere egli al tempo stesso Consigliere della Confederazione e portavoce della opinione ri– voluzionaria, chiosa la deliberazione notando che la Confederazione ha risposto alle offerte della Di– rezione ciel nuovo partito riformista « collo Statuto alla mano, il quale consente alla Confederazione di stringere accordi coi partiti politici che accet– tano e favoriscono la lotta di classe»; non dimenti– cando però di avvertire che « il proletariato orga– nizzato non è affatto disposto a seguire e approvare la politica deleteria dell'opportunismo; che è il can– cro roditore della formazione delle coscienze». La rispettabilità personale degli uomini che diri- gono la Confederazione non ci consente di sospet– tare un intenzionale doppio senso o sottosenso nel– l'indeterminatezza e nell'ambiguità delle loro parole. Questa indeterminatezza ed ambiguità è tuttavia obiettivamente innegabile. Probabilmente essa è il riflesso della eterogeneità degli elementi che la Con– federazione ha il mandato di rappresentare e la cui azione essa ha il còmpito di indirizzare e di coor– dinare. Ma questa spiegazione non cancella, anzi accentua, le difficoltà del problema a cui la Confe– derazione si 'trova oggi di fronte, e il quale, a senso nostro, si profila cosi : È possibile che un conglomerato di forze, come quelle che si muovono entro la compagine econo– mica della Confederazione del Lavoro, difformi per grado di sviluppo, per intensità di bisogni, per cor– renti d'interessi, formi un tutto unico e organica– mente concorde, se non lo cementi quella ideologia socialista che tiene uniti uomini venuti nel Par~ito socialista da diversi strati sociali? Contadini e operai dell'industria, masse amorfe e depauperate e gruppi di aristocrazie operaie rac– colte 11elleCooperative di lavoro, potranno marciar sempre in eguale cadenza alle conquiste di ogni giorno, guidate dal solo ideale della solidarietà umana? Nessuna indeterminatezza di ordini del giorno varrà ad allontanare l'urgenza formidabile del pro– blema che abbiamo formulato. Le occasioni pros– sime metteranno alla prova, necessariamente, il neu– tralismo della Confederazione, e i fatti diranno se e quanto la polil.ica delln organizzazione operaia s'ia del pretto laburismo, o iuvcce imprcg11ata V<'ranwntc dello spirito della lotta di classe, che culmina nel– l'ideale socialista. Il còmpito perciò della Confederazione, sia ossa già, o non sia, Partito del lavoro, è indubbiamente arduo. Due pericoli gravi la minacciano, che ricor– dano la classica imagine di Scilla e Cariddi: il corporativismo da un lato, il sindacalismo dall'altro. •*• Poichè sembra ormai assiomatico che la vita po– litica italiana - quella proletaria non esclusa - è ricalcata, a un decenuio circa di distanza, su quella francese, ci sia permesso rievocare e com– pendiare il movimento sindacale francese, sulla scorta cli una recente pubblicazione (I), convinti che non sarà in quest'ora nè inutile, nè .inopportuno. All'indomani dell'ecatombe del giugno 1818 si costituiva in Francia la prima associazione, intesa a seguire una politica di classe, la Fédération ou– urière, la quale, fra il lu&'lio 1819 e l'ottobre 1850, riunì 104 potenti associazioni operaie. Il secondo Impero sofl'ocò, con le libertà politi– che, tutte le aspirazioni socialiste e tutte le riven– dicazioni del proletariato, facendo sciogliere e per– seguire dai Tribunali la Federazione, ed è solo nel J863-64 che si ha unn l'ipresa dell'idea socialista, e si rinnovano i tentativi di organizza:1-ionedelle for– ze operaie col Manifesto dei Sessanta, colla fonda– zione dell'Associazione internazionale dei lavoratori, e colla formazione dei primi Sindacali operai, tra i quali erano i calzolai e i tipografi. L'Impero li vede di mal!occhio, ma, ormai, deve subirli e si limita a sottoporli al regime della tol– leranza amministrativa, che si mantiene iu vigore fino ai primi anni della terza Hepubblica. Le prime undici corporazioni che si organizzano e che fondano, il 28 maµgio 1872, il Circolo del– l'Unione sindacale operaia, hanno un programma mollo moderato, quello « di tendere ad effettuare, (I) Hlsloh·t dts Parlh Pnclallslt8 en Fr11nct. - Numero IX; Le mou– vemtnl svndical; par BYLV.LIIIHUIIUIIBT(Ed. Rlvlère e~ c., Pari■, ltll)•

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