Critica Sociale - Anno XXII - n. 15 - 1 agosto 1912

226 CRITICASOCIALE . ritorni e cl.ellerinuncie, anche le più ingrate, all'atto di scemare, o dividere, o porre in contrasto, le forze di difesa del proletariato? Per questo, l'altra vo~ta, parlammo di ccdiser– zione avanti il nemico ». No, non muoviamo rimprovero ai ccdestreggianti», perchè in essi sia smarrita o attenuata la fede nel– l'idea, o nella forza delle masse, o il Partito appaia virgulto che inaridisce ai loro occhi, o perchè iper– bolizzino le virtù del patronato politico, o anelino a mescolarsi ai partiti di Governo e al Governo, o siano pronti. di soverchio a varcare soglie stem– mate, e - dinanzi alla grassazione africana, alla perversione che essa genera, a tutto ciò che di inci– vile e di tristo e di triste essa significa e suppbne e prepara per i destini proletarii - non sentano, non sentano più, le sante indignazioni e le rivolte im– placabili della loro giovinezza socialista, che, per– duta, non si risuscita .... Debolezze, errori di uomini, che gli uomini scon– tano, che van sotterra con loro. Ma che non cayano · solchi, non incidono aspre cicatrici, sulla pelle o nel cuore del proletariato militante,,che - può, mai esservi dubbio? - li sconfessa e rinnega. Altro ci angustia. Ci angustia che quei compagni di ieri, nell'atto che sentivansi avulsi, moralmente, politicamente, da quella ch'era stata la loro milizia, e addossati al dilemma: o rientrare, subendo, od uscire come individui, rimanendo .... i ·compagni di ieri, ricordati, rimpianti. forse richiamati domani; abbiano prescelto sgusciare. dall'alternativa, alma– naccando un terzo corno al dilemma. E che, nel men– tre tutto in loro diceva - i,li atti, le parole, gli scritti - che non avrebbero piegato; che anelavano, provocavano, volevano divorzio e libertà; ostentas– sero, invece, ed ostentino offese nostalgie, si atteg– giassero, e si atteggino ancora, a cacciati ed a vit– time, per cavarne un pretesto ad uscire men soli, a commuovere solidarietà, a trascinare Sezioni di partito e frazioni di massa, per accamparsi ed ar– marsi, tosto superato il confine, contro i commilitoni della vigilia; gettando, o presumendo gettare, il dubbio, lo scompiglio, il disorientamento nelle schiere che balenavano: e non badando ai sorrisi, al contenuto giubilo, alle suscitate o inanimite bal– danze nel campo nemico; non addandosi delle lu– singhe sommesse, che di là si susurrano loro, non sentendone sgomento e ribrezzo .... In quest'ora,' in questa imminenza di battaglie su– preme! Questo il rammarico e l'accusa. Che già forse -– diradati i• fumi e sopito il clamore della scaram.uc - · eia -:- freme nel loro segreto, come freme nell'in– timo di troppi, troppo pronti segl!aci, che si ve– dono via via scantonare, e sostare· distratti, e cer– care, per rifarlo a ritroso, il sentiero che li dilungò dalle tende .... Non avranno, al ritorno, gioia della scampagnata. Meno ancora ne avranno quei primi, che, fuoru– scendo, si fecero il ritorno impossibile. E che sogno inseguivano? Che lartra speravano raggiungere, che miraggio .abbracciare? Come concepire soltanto, che la massa dei rejetti e dei calpestati presumesse di salire, penetrare, assidersi, regnare -con loro? - Ah! si fossero guardati d'attorno! Avessero sol– tanto interrogato il volto corrucciato dei compag-ni più antichi, più provati e securi! Prima dei lor sogni superbi, avessero ascoltate le umili e pro– fonde ragioni dell'intuito, che la ragione non sa! Ben avrebbero sentito rispondersi : - Forse, non è quella la via; certo, questa non è fora! LA CRITICA SocIAu:. ·1otorno alle~forme dell'attività giovanile soci~ista Un dei còmpiti più alti, dei problemi pm delicati, che il Congresso nazionale di Reggio, pur toccandolo di corsa, assegnò e delimitò con indicazione precisa al Partito socialista e a chi ne dirige le sorti, è la riorganizzazi~ne dei Giovanili. Da anni si discute di ciò, e talora si oombatte, nel seno stesso dei Giovani socialisti; o nella organizza– zione degli Adulti, La disputa e la passione delle tendenze, inevitabilmente penetrata nel campo gio– vanile, acuì i dissensi, e li colorò di un elemento nuo– vo ed irritante. Parve talvolta che la discussione fosse pr-o o contro i Giovanili, in quanto essi erano gene– ralmente aderenti' a questa piuttosto che a quella cor– rente. Di rado si discusse con serenità intorno al pro– blema più concreto: quali fossero le naturali funzioni e i limiti della azione di queste giovani forze, che pos– sono efficacemente collaborare alla vita del Partito. Conosco· l'obbiezione pregiudiziale. l!'ho sentìta nel Congresso, l'avevo udita prima in sede e da bocche più modeste (già io stesso la feci su. queste colonne altra volta). Erano ope1'ai e compagni anziani, i quali non comprendevano la necessità che i giovani si or– ganizzassero a parte, e citavano il proprio esempio: -:-- Noi, ai nostri tempi, cominciamlllo a frequentare dei socialisti più vecchi, poi ottenemmo di partecipare alle adunanze, dove tacevà.mo e ascoltavamo cercando d'impa,rare. P.iù tardi, ci trovammo socialisti inscritti di diritto e di fatto, senza bisogno d'esser passati per l'anticamera dell'organizzazione giovanile. Perchè non fanno· altrettanto i giovani d'oggi? , La discussione sarebbe lunga. Altri tempi, altri co– stumi. Quel che impo•rta è, che l'organizzazione gio– vanile è già un fatto esistente, ha. dei diritti di citta– dinanza acquisiti; scioglierla sarebbe disperdere o respingere energie, che invece conviene utilizzare e guidare a mète feconde. D'altra parte, chi esamini la questi-one per Provin– cia, per Collegio, vede che il concetto dell'« organiz– z.azionea sè », adunando queste energie, le moltiplica. I pochi. giovinetti, viventi nell'ombra degli· adulti in ciascun singolo luogo, non -rappresenterebbero nulla: uniti insieme, vi possono dare, in ogni Collegio, in ogni Provincia, la piccola Federazione, ·che cura la Biblioteoa, che vi dà la squadra d•i Ciclisti rossi, che vi forma la fanfara socialista, che vi fornisce il drap– pello combattente, oggi qui, domani là, per lo ~élio– pero, per la battaglia elettorale, per la dimostrazione anticlericale, per lo spiegamento solenne di milizie s·o– cialiste. È, anche in questo caso, il grande principio della -organizzazione, che, raccogliendo e adunando piccole forze disperse e infeconde se sole, le mette in valore e in azione nella compagine solidale e diretta ad un fine. Ma quali gli scopi? E quali i caratteri di questa ala del nostro esercito, che non dovrebb'essere, second'o me, di avanguardia piuttosto che di retroguardia, ma dovrebbe avere un posto e una destinazione speciale, accanto alle milizie degli adulti? · *** Ecco: a me pare che l'organizzazione giovanile, prefiggendosi di essere anzitutto una .palestra, una scuola, dovrebbe avere quel, che della scuola è il primo requisito: la laicità. Laicità rispetto a tutto

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