Critica Sociale - Anno XXII - n. 15 - 1 agosto 1912

284 CRITICA SOCIALE IL PRIMO .&OB&BESSO NAZIONALE delle Opere di educazione popolare (Roma: 7, 8, 9 dicembre 1912) Ecco il Manifesto-programma del Congresso, a cui accenniamo più sop1·a,e che togliamo dalle bozze della nostra consorella: La coltura popolare, 01·gano della Unione dell'Educazione popolare. · La sede dell'Unione (pe1· chi intende aderire o comu– nicare con essa) è in Milano, via S. Barn.aba, 38. Allorchè, è tras,corso un sessennio, il 1° Congresso internazionale delle Opere di educazione popolare ra– dunava in Milano (•settembre 1906), da dentro e da fuori il confine, un superbo areopago di intelligenze e di volontà, e, coi laboriosi dibattiti delle sue Se– zioni, tracciava un vasto programma di studi, di ini– ziative, di istituti, intesi a vivificare, ad integrare la scuoi-a, per farne uno strumento formidabile di rinno– vamento civile; •l'indolenza e l'impotenza, che amano dissimularsi drappeggiandosi nella toga della sottile ipercritica, poterono forse scetti-camente sorridere di quella « vana accademia», cbe sembrava anticipare gli -eventi e baloccarsi coi castelli. aerei dell'utopia. Dove allora, infatti, in Italia, le Opere, dalle quali il Congresso s'intitolava? E n?n era un futuro .scim– mieggiare paesi, che ci distanziano forse da un se– colo nel progresso scolastico, quel disegnare sulla carta i palazzi incantati della coltura redentrice, lad– dove - sul terreno della r-ealtà - la scuola esisteva a mala pena e, rannicchiata nei tugurii, lesinava l'u– mi-le alfabeto ai figli del popolo? I fatti s'incaricarono· bentosto di dimostrare l'arti– ficiosa inan•ità della faci-le censura degli sfiduciati. Erano corsi appena due anni e, in Roma, il 1° Con– gresso nazionale delle Biblioteche Popolari - onde sorse la -loro fiorente Federazione - riusciva a una poderosa affermazione di ardite ini'ziative, che rapi– damente si concretavano - e continuano a concretal'.si vigorose ogni giorno - in feconde realtà. Accanto ad esso si annunziava, umile ma vivo e vitale, i,l primo germoglio della Unione italiana per l'Educazione po– polare, il cui seme ·si era svolto nel limo depositato dal Congresso de.J '96. Anch'essa, questa Unione, un anacronismo? Anche ,ess.a una anticipazione presuntuosa e accademica? - Poteva anche parere. Pure volle vivere e visse. Lavorò paziente e mo– desta; da molti, da troppi igno,rata o mal valutata. Sentì che i-I suo giorno verrebbe, che era vicino. No, non era vero che attorno fosse lo squallore e il. de– serto .. Quella bigia radura già si popolava di germo– gli, ansiosi di crescere, di espandersi, di folteggiare, di intrecciarsi. Il fiorire e il trasformarsi tecnico delle industri-e, reclamanti non più brutale -vigore di mu– scoli, ma raddoppiate e raffinate energie di nervi e di cervello; la educatrice -libertà, conquistala dai nu– clei operai; un senso sempre più vigile e diffuso della v-ergogna nazionaJ.e del nostro pervicace analfabeti– smo; la legge Orlando, che invocava i presidii finan– ziarii occorrenti per sciogliersi dalla paJ'lalisi e cor– rere attraverso il paese; e i-I mirabile, diremmo epi– demico, diffondersi delle Biblioteche del popolo; e l'agitazione dei maestri, dalla quale, pur nella ricerca di un pane meno avaro e di una dignità professionale meno insidiata, già .trapelavano aneliti di riforma della scuola, miranti ben più alto e più !unge della angusta chiostra corporativa; e il pullulare delle scuole libere, e il bisogno sempre più accentuantesi delle più varie scuole professionali, alle quali si connette così inti– mamente i•I nostro avvenire economico; e la scuola popolare, complemento della elementare, rimasta a tutt'oggi cornice senza quadro, formula. verbale senza sostanza viva di contenuto; e ogni giorno l'affiorare di nuovi p:l'Oblemi, l'affàcciarsi di nuove iniziative, nell'àmbito dello Stato, del Comune, delle iniziative private o di Enti locali; tutto questo ben attestava che una trasformazione profonda incubava nella buona terra italiana, della quale era movente, anima, obiet– tivo il bisogno della coltura diffusa nel popolo. Formazione oscura, frammentaria, incerta di sè, ma ostinata, necessaria, invincibile; è la quale,· per– tanto, supponeva, pr,ovocava, voleva l'opera e i.I con– col.'IWdi un nucleo centrale, di un org,ano coordina– tore, che le fosse bussola, lume, direttiva, stimolo, aiuto, presidio; clie le infondesse consapevolezza e unità; che ev-0casse e ponesse a suo• servizio le espe– rienze dei paesi più progrediti; che fungesse da tes– suto interstiziale fra le giovani cellule disperse, che o si ignorano affatto, o invano cercans-i a vicenda, per moltiplicare ciascuna la propria virtù d'azione nella solidale cooperazione collettiva. E venne - coronamento d( questo indefesso lavorio - •la legge del 4 giugno dello scorso anno, che, coi nuovi stanziamenti per la scuola e per gli istituti ausi– liarii ed integratori, pone, veramente davanti al paese tutto quanto il .grande problema dell'educazione po– polare, e ardibamente lo avvia a soluzioni vittoriose. Pone i-I problema e lo avvia. Ma la legge, ma lo Stato, non possono, essi, fornire le- vive soluzioni. Può, deve fornirle il paese. Senonchè, mano mano che si scende, dalle vaghe astrazioni dottrinali e dalla fredda formula legislativa,· al cimento del.Je vive attuazioni, le difficoltà, le .incer– tezze, gli ostacoli si addensano e fanno barrierl!,, da– vanti al passo anche dei più ardimentosL Le iniziative, che la legge suggerisce, tendono ad impaludarsi, sin dall'inizio, nei pigri stagni burocra– tici. Gli apostoli, i volonterosi avvertono che l'opera loro, isolata, -localizzata, non i-lluminata che dal loro cri~rio individuale, urta e si frange nel. ma-0igno inerte dell'indifferenza, della inesp~rienza tecnica, del misoneismo tradizionale. Da ogni parte è un bisogno di erudirsi,. di di-~cutere, di ricevere luce, di far convergere forze e voleri, di evitare dispersioni vane di energre e concorrenze ro-· vinose, di coordinare insomma e di ,organizzare il lavoro. L'impresa, a cui la nuova legge e le necessità dei tempi chiamano gli educatori e gli amici de.Jla coltura popolare, è cosi vasta, nuova, complessa e for– midabile, che invano si presume di condurla innanzi vittoriosa, senza una grande intesa, un vasto sforzo collettivo, una preparazio11e adeguata, calcolata, con. corde, di mezzi e di mosse. Il « patronato scolastico», questa geniale conce– zione e creazione di altrettanti centri locali, propul– •Sori·e cooroinatori delle opere della coltura, sta già davanti al bivio decisivo del suo destino: essere o non essere; funzion~ e svolgersi, oppure _involversi nel germe ed atrofizzarsi. La politica della scuola e della coltura esige la sua propaganda, i suoi parlamenti locali e centrali, i par-

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